mercoledì 11 febbraio 2015

Una discussione sulla natura distruttiva dell'interventismo statale

Gli scribacchini presso la stampa mainstream non ci fanno mai mancare spunti di ilarità tracotante. Soprattutto quando si guarda questo pezzo di Bloomberg in cui anche i giornalisti si arrovellano il cervello per trovare una scappatoia a quella che pare essere diventata la malattia del secolo: inflazione sotto la "media". Con "media" si intende, ovviamente, una cifra scelta arbitrariamente dai banchieri centrali. Allora facciamoci un giro sul sito della St. Louis FED e osserviamo questo grafico. Rappresenta il potere d'acquito dei consumatori per i beni e servizi esistenti. E' letteralmente colato a picco. "Strano", l'ultima volta che ho controllato questo è esattamente l'effetto che l'inflazione ha sulla moneta. Ai giornalisti di Bloomberg, a quanto pare, pare superfluo porsi certe domande... non che la pigrizia intellettuale non abbia colto anche le menti presso la Reuters e il WSJ. Il mantra dell'inflazione al 2% è stato ripetuto talmente tante volte dai faccendieri della FED, che ormai è stato assorbito per osmosi dalla maggior parte dei commentatori e giornalisti. Non fanno caso alle orde di persone che popolano i negozi della Apple ogni volta che sfornano un qualche nuovo marchingegno infernale. Non fanno caso alle orde di persone che prendono d'assalto ogni maledetto giorno le filiali di Walmart. E nonostante ciò continuano a parlare di deflazione "mortale". Aspettare che i prezzi calino ancora in una spirale "mortale"? Sciocchezze buone solo per la propaganda senza senso di pennivendoli e pianificatori centrali che pensano al loro tornaconto. Ma oltre alla retorica e alla propaganda, questi pazzi scatenati hanno altre armi a loro disposizione per manipolare il mercato, e ne discuteremo in questo saggio che comprende tre articoli (1, 2, 3) di Shostak e Garrett fusi insieme.
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di Frank Shostak


Gli ordini di beni capitali non militari sono aumentati dello 0.6% ad agosto, dopo un calo dello 0.2% a luglio, attestandosi a $73.2 miliardi. Si osservi che dopo aver chiuso a $48 miliardi a maggio 2009, gli ordini di beni capitali hanno seguito un trend rialzista.

La maggior parte dei commentatori considera questo rafforzamento come una prova che le aziende stanno investendo sia nella sostituzione dei beni capitali esistenti sia in nuovi beni capitali per espandere la loro crescita.



Rispondere al Mercato o alla Banca Centrale?




Non c'è dubbio che un aumento della qualità e della quantità di strumenti e macchinari, ovvero beni capitali, sia la chiave per l'espansione di beni e servizi. Ma è sempre un bene per la crescita economica? E' sempre un bene per il processo di generazione di ricchezza?

Si consideri il caso in cui la banca centrale è impegnata in una politica monetaria allentata, cioè un pompaggio monetario e un abbassamento artificiale della struttura dei tassi di interesse. Tale politica imposta la base per varie attività non produttive, o bolle.

Per sopravvivere queste attività richiedono finanziamenti reali, i quali vengono deviati per mezzo di una politica monetaria allentata. (Una volta messa in campo tale politica, si permette l'emersione di varie attività in bolla.)

Si noti che i vari individui impiegati in queste attività sono i primi destinatari del denaro; ora possono deviare a loro vantaggio i vari beni e servizi dal bacino della ricchezza reale.

Questi individui stanno praticamente impegnandosi a scambiare nulla per qualcosa. (Gli individui nei settori in bolla non producono ricchezza reale, invece tramite il denaro pompato ne sottraggono una porzione al bacino della ricchezza reale. Ancora una volta bisogna notare che questi individui non stanno affatto contribuendo all'espansione di questo bacino.)

Anche le attività in bolla richiedono strumenti e macchinari, ovvero beni capitali. Quindi i vari beni capitali generati per tali attività rappresentano solamente uno spreco di ricchezza reale, dal momento che gli strumenti e le macchine che vengono generati verranno impiegati nella produzione di beni e servizi che, senza il pompaggio monetario della banca centrale, non sarebbero mai stati richiesti. (Sono state crete infrastrutture inutili.)

Queste attività non espandono il bacino della ricchezza reale, lo prosciugano. (Ciò equivale ad un impoverimento economico.) Più è aggressiva la posizione monetaria allentata della banca centrale, più il sopra citato bacino verrà drenato e meno ricchezza reale verrà lasciata a disposizione dei creatori di ricchezza reale. Se tale politica persisterà per troppo tempo, questo potrebbe rallentare o addirittura ridurre il bacino della ricchezza reale e mettere in moto una grave crisi economica.



Un Rafforzamento negli Acquisti di Beni Capitali Punta ad una Bolla

Suggeriamo che il forte rimbalzo negli ordini di beni capitali sin dal maggio 2009, è stato causato da una politica monetaria allentata della FED. Da notare le fluttuazioni selvagge nella nostra misura monetaria AMS, dopo un lasso di tempo seguito da forti oscillazioni negli ordini di beni capitali.

Un aumento della dinamica di crescita della moneta è stato seguito dalla crescita negli ordini di beni capitali per sostenere l'incremento delle varie attività in bolla. Al contrario, un calo della dinamica di crescita dell'offerta di moneta segnerà anche un calo negli ordini di beni capitali.




Suggeriamo che un rallentamento della dinamica di crescita dell'offerta di moneta sin dall'ottobre 2011, sia attualmente in procinto di far valere la sua posizione dominante. Ciò significa che le varie attività in bolla rischiano di finire sotto pressione. La crescita monetaria più lenta rallenterà la deviazione di ricchezza reale dalle attività creatrici di ricchezza.

Di conseguenza gli ordini di beni capitali finiranno sotto pressione nei prossimi mesi. (L'accumulo di un'infrastruttura inutile rallenterà – sarà costruito un minor numero di "piramidi".)


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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E' generalmente ritenuto che un economista, affinché possa valutare lo stato dell'economia, necessiti di indicatori macroeconomici che gli diranno che cosa sta succedendo. La domanda che ci poniamo è questa: perché è necessario conoscere lo stato dell'economia globale? A che scopo possono servire tali informazioni?

Un attento esame di questi problemi dimostra che in un contesto di libero mercato non ha molto senso misurare e pubblicare vari indicatori macroeconomici. Questo tipo di informazioni è di scarsa utilità per gli imprenditori. L'unico indicatore a cui qualsiasi imprenditore presta attenzione è il profitto. Più è alto il profitto, più benefici una determinata attività concederà ai consumatori.

Prestare attenzione ai desideri dei consumatori significa che gli imprenditori devono organizzare quella struttura di produzione che più si adatta a tale scopo. Seguire vari indicatori macroeconomici sarà di poco aiuto in questo sforzo.

Un imprenditore cosa dovrebbe farsene di informazioni circa il tasso di crescita del prodotto interno lordo (PIL)? Come può aiutarlo a realizzare un profitto l'informazione che il PIL è cresciuto del 4%? O quale possibile utilizzo può farsene di dati che dimostrano che la bilancia dei pagamenti nazionale è in deficit? O quale uso può farsene di informazioni sul livello dell'occupazione o il livello generale dei prezzi?

Quello di cui un imprenditore necessita non sono macro-informazioni, ma piuttosto informazioni specifiche sui desideri dei consumatori riguardo un prodotto o una gamma di prodotti. I macro-indicatori statali non saranno di grande aiuto per gli imprenditori. Questi ultimi dovranno stabilire la propria rete di informazioni relativa ad un particolare progetto. Solo un imprenditore sa che tipo di informazioni sono necessarie per riuscire nell'impresa. A questo proposito, nessuno può sostituire l'imprenditore.

Se la valutazione di un uomo d'affari sulla domanda dei consumatori è corretta, allora farà profitti. La valutazione errata si tradurrà in una perdita. Il quadro economico penalizza, per così dire, le imprese che hanno giudicato male le priorità dei consumatori e premia coloro che hanno azzeccato una certa valutazione. Il quadro economico fa in modo che le risorse siano sottratte da quegli imprenditori che non prestano attenzione alle priorità dei consumatori e finiscano nelle mani coloro che lo fanno.

In un contesto di libero mercato privo di interferenze dello stato, "l'economia" non esiste in quanto tale. Un ambiente di libero mercato è popolato da individui, i quali sono impegnati nella produzione di beni e servizi necessari per sostenere la loro vita e il loro benessere, vale a dire, la produzione di ricchezza reale. Inoltre, in un'economia di libero mercato ogni produttore è anche un consumatore. Per comodità possiamo etichettare l'interazione tra produttori e consumatori come l'economia. Tuttavia deve essere compreso che in nessun caso la cosiddetta "economia" ha una vita propria o è indipendente dagli individui.

Mentre in un contesto di libero mercato "l'economia" è solo una metafora e non esiste in quanto tale, tutto ad un tratto lo stato dà vita ad una creatura chiamata "economia" attraverso il suo costante riferimento statistico ad essa, utilizzando, ad esempio, un linguaggio come "l'economia è cresciuta in tale percentuale", o "l'ampliamento del deficit commerciale minaccia l'economia". "L'economia" viene presentata come un essere vivente avulso dagli individui.

Secondo il modo tradizionale di pensare, bisogna distinguere tra le attività degli individui e l'economia nel suo complesso, vale a dire, tra micro e macro-economia. E' anche ritenuto che ciò che è bene per gli individui, potrebbe non essere un bene per l'economia e viceversa. Secondo questo modo di pensare viene assegnata "all'economia" un'importanza fondamentale, mentre gli individui vengono a malapena menzionati.

In effetti si ha l'impressione che sia "l'economia" che produca beni e servizi. Una volta che la produzione è stata sfornata "dall'economia", ciò che rimane da fare è la sua distribuzione tra gli individui in modo più equo. Inoltre si prevede che "l'economia" segua il percorso di crescita delineato dai pianificatori centrali. Così ogni volta che il tasso di crescita scivola al di sotto del percorso delineato, lo stato dovrebbe dare una spinta adeguata "all'economia".

Al fine di convalidare il successo o il fallimento dell'interferenza statale, sono stati concepiti vari indicatori statistici. Un indicatore forte viene interpretato come un successo, mentre accade il contrario per un indicatore debole. Periodicamente, però, i funzionari governativi avvertono che "l'economia" si surriscalda, cioè, "cresce" troppo in fretta.

Altre volte i funzionari avvertono che "l'economia" si è indebolita. Così ogni volta che "l'economia" cresce troppo velocemente, i funzionari statali dichiarano che è compito del governo e della banca centrale evitare l'inflazione. In alternativa, quando "l'economia" sembra essere debole, gli stessi funzionari dichiarano che è dovere del governo e della banca centrale quello di mantenere un elevato livello d'occupazione.

In questo modo gli statistici governativi creano un'entità inesistente chiamata "economia" che deve essere accudita da funzionari statali e banchieri centrali. (In realtà i beni e i servizi non sono prodotti in totalità e sotto la supervisione di un essere supremo. Ogni individuo si preoccupa della sua produzione di beni e servizi).

Possiamo quindi concludere che i cosiddetti indicatori macroeconomici sono artifizi che vengono utilizzati dagli stati per giustificare il loro intervento. Questi indicatori possono dirci molto poco sulla formazione di ricchezza e quindi sul benessere degli individui.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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di Garet Garrett


Il welfare state perfetto deve infine razionare il reddito nazionale, e, quando lo fa, il denaro diviene come una tessera annonaria in tempo di guerra. In un primo momento lo stato deve prendere in prestito parecchio denaro. Per trasferire ricchezza dai pochi ai molti — la ricchezza nella sua forma moderna, in gran parte imponderabile e non portabile — deve essere in grado di prendere in prestito e spendere: le persone che hanno risparmi da prestare devono credere nello stato e avervi fiducia, altrimenti tali azioni sono impossibili. Se non è possibile prendere in prestito per spendere, la rivoluzione andrà in bancarotta sin dall'inizio. È per questo che nel secondo e terzo mese, con il Tesoro vuoto, il New Deal fu costretto a vendere titoli di stato sotto la falsa promessa di ripagare gli interessi e rimborsarli in dollari d'oro — una promessa che si stava preparando a ripudiare.

Beh, il resto è semplice da spiegare perché il metodo era semplice.

Per un po', e fino a che è stato possibile sfruttare la credulità degli individui, il New Deal ha continuato a dire che il bilancio federale sarebbe stato pareggiato. Nel mese di luglio del primo anno [il presidente Roosevelt] disse: "Un governo può sembrare incoerente se taglia le spese regolari e al tempo stesso prende in prestito e spende miliardi per una situazione d'emergenza. Ma non è incoerente, perché una grande parte del denaro d'emergenza è stata acquisita sotto forma di prestiti che saranno rimborsati dal Tesoro; e per coprire il resto, abbiamo imposto nuove tasse per ripagare gli interessi sul debito."

Se fosse stato vero, avrebbe significato un governo solvente con un bilancio in pareggio; ma non era vero.

All'inizio del secondo anno, mentre si recava al Congresso con un bilancio che cancellava tutte le idee consolidate in materia di finanza pubblica, il presidente rinviò blandamente il pareggio di bilancio per due anni, e in seguito disse: "Il bilancio è talmente chiaro che siamo in grado di guardare avanti nel tempo, tra due anni, quando ci auguriamo che il governo avrà sicuramente una base finanziaria equilibrata e potremmo dare il via alla riduzione del debito pubblico." E qui veniva tracciata una linea, oltre la quale c'era una realtà parallela.

Utilizzando il dispositivo europeo della doppia contabilità, possiamo affermare che gli USA avevano due bilanci. Quello che rappresentava le spese ordinarie del governo era in pareggio. L'altro, che rappresentava le spese straordinarie per la ripresa e così via — sarebbe stato considerato in modo separato. Sarebbe stato equilibrato una volta che sarebbe stata agguantata la fantomatica ripresa, in modo che tale sforzo sarebbe stato sostenuto dal reddito nazionale. Questa doppia contabilità andò avanti per parecchi anni.

Poi c'era l'idea dell'investimento di stato. Lo stato sprofondava nella spesa in deficit, con enormi enormi conseguenze per quanto riguardava il debito pubblico. Per quanto possa sembrare paradossale, il debito era bilanciato da attivi. Lo stato stava investendo i propri fondi presi in prestito non solo nelle cose che si potevano vedere ovunque — cose belle e socialmente utili che non c'erano prima; stava anche investendo nel campo della salute, del benessere e della felicità futura di tutta la popolazione. Se ci fosse stato un investimento migliore di quello, o uno per pagare dividendi più grandi, quale poteva essere? In un lampo tale strategia si usurò, e anche se non venne mai abbandonata fu sostituita.

Non dobbiamo dimenticare la dottrina inventata e promulgata dagli economisti del New Deal — la dottrina del debito pubblico illimitato. Che differenza faceva quanto grande fosse il debito? Non era affatto come un debito verso creditori stranieri. Era qualcosa che dovevamo solo a noi stessi. Pagare o non pagare significava solo spostare o non spostare i soldi da una tasca all'altra. E comunque, se davvero avessimo voluto pagare, il problema si sarebbe risolto con un aumento del reddito nazionale.

Molte persone infuriate sprecarono il loro tempo opponendosi a questa dottrina definendola una fallacia economica. Errore o no, era tutta una questione di punti di vista. Per coloro che consideravano il New Deal come il feticcio della solvibilità, era un errore. Per coloro che sostenevano la tecnica scientifica rivoluzionaria era perfettamente sano, addirittura ortodosso. Secondo quest'ultimo punto di vista il debito pubblico non era un problema di finanza pubblica. Bisognava considerarlo solo in relazione al fine. Un debito perpetuo e illimitato rappresenta la spesa in deficit come un principio sociale, una ridistribuzione progressiva della ricchezza per volontà del governo fino a quando non vi è più niente da condividere; dopo di che arriva un razionamento del reddito nazionale. Alla fine si arriva alla svalutazione del denaro e quindi all'inflazione, come se la classe media venisse economicamente uccisa nel sonno. Nell'arsenale della rivoluzione, l'arma perfetta è l'inflazione.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


12 commenti:

  1. Ciao Francesco,

    belli tutti e tre gli articoli, ma il terzo è il più dirompente perché riporta pari pari le tesi irresponsabili più in voga nel mainstream e tra i suoi epigoni più radicalizzati, come gli statalisti accentratori folli MMters.
    Purtroppo, sono i mantra cui le greggi deresponsabilizzate hanno abboccato in cambio di briciole e promesse. E sono diventate l'esercito di "poveracci mentali" che sostiene tutta questa follia distruttiva.
    Che l'inflazione li divori!

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  2. mises diceva che gli investimenti vanno fatti con risparmi reali. egli intendeva, evidentemente, degli investitori. bisognerebbe precisare che gli investimenti richiedono sempre risparmi reali. solo che quanto sono fatti, o ripianati, con denaro creato dal nulla le perdite si esternalizzano su risparmi reali di qualcun altro, nel presente o nel futuro.

    io continuo a ripetere: nello scenario non austriaco preferite essere divorati dall inflazione o dall espropriazione autoritaria degli stati (anche, ma ovviamente non solo, per aiutare le banche tbtf)? perché non vorrete mica pensare che in assenza di inflazione, cioe di stampare a loro favore, lorsignori si adeguano a ristrettezze?

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    1. Oramai siamo tutti inflazionisti...
      E chi vota per averla... La trovi!
      ;)

      E tutti i costi a noi imposti siano girati ai clienti finché presenti...

      Comunque, finirà male.

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    2. Ciao a tutti.

      E se accadessero entrambi? :)
      D'altronde il minimo che uno possa aspettarsi oggi è il peggiore degli scenari. Anche perché l'inflazioen è una tassa nascosta e i parametri con cui viene calcolata estremamente manipolaibili... quindi chi lo dice che ci sarà inflazione quando ci sarà realmente? Probabilmente avremmo avuto uno dei due scenari in caso di ciclicità della crisi attuale, come d'altro canto è accaduto negli anni passati. Oggi la storia è leggermente diversa, perché la ciclicità delle crisi si è talmente incancrenita che ha intaccato la base dell'attuale pianificazione centrale. Gli errori si pagano, soprattutto quelli economici; e fino ad ora ne sono stati commessi talmente tanti che i guai sono diventati strutturali. E' questo quello che si rifiutano di capire i burocrati statali e quelli che popolano le banche centrali.

      Credo che si arriverà al punto in cui anche le banche centrali alzeranno le mani davanti al casino che hanno creato lo zio Alan e lo zIo Ben, e in quel momento verrà lanciata la moneta: testa o crpce, ovvero, inflazione di massa (attraverso la probabile nazionalizzazione delle banche centrali) o depressione (rialzo catastrofico dei tassi di interesse). Stando all'ultimo esempio che ci è stato fornito dalla Russia, dopo un breve periodo di tempo di rialzo dei tassi e conseguente recessione, se ancora ci sarà spazio per inflazionare si calcerà il barattolo. Ma l'inesorabilità esplosiva degli ulteriori errori che si ammasseranno ci aiuta a fare front-running aòòa stupidità dei pianificatori centrali. Esattamente, lo scenario migliore da augurarsi è quello in cui si schivano gli assalti partoriti dalle situazione sopra elencate. Oro, titoli azionari (specifici), contanti possono essere tutti sfruttati a proprio vantaggio per crearsi un guscio contro il Grande Default.

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    3. si, francesco, è proprio quello che stanno facendo ora :) stampano soldi e fanno scannare la gente per quella parte che non si trattengono. poi, se per sbaglio o per aver vinto l'agguerrita faida ti arriva qualcosa pure a te, se la riprendono. si chiama robin hood tax (ma i tsipras e podemos cambiano paradigma: sono meno etilisti nella distribuzione. ovviamente emergerebbero altri tipi di problemi. ma è sempre bene quando il potere al omneot troppo forte batte un po' in ritirata)

      https://www.youtube.com/watch?v=mBMeaPAzIQc

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  3. io voto per il secondo, perché aggredisce le fondamenta dell artifizio, rivela le fondamenta epistemologiche. denuda il re. e mostra come i macroeconomisti altro non siano che guitti del potere.

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  4. infine sulla articolo 3: il keynesismo per, lasciatemi l azzardo verbale, "funzionare" ha bisogno di regime di stretto controllo di mercato di beni e capitali. con dazi, limitazioni commerciali, controllo di prezzi, tassazione. con quel che ne segue in termini di "furbi e potenti" che si sottraggono ad esse, di impoverimento da asfissia economica e di controllo delle persone. guardate l europa: è inutile che stampi per aiutare la grecia se lo stampato poi se ne va in germania....

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    1. L'azzardo morale delle banche tedesche contro l'azzardo morale degli statalisti greci.
      Un finale degno di una pochade.

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  5. Guardate un po' chi è tornato...
    http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1077:ora-arriva-il-bello&catid=30:metalli-preziosi&Itemid=171

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    1. E su Bitcoin sembra dare ragione a North... Che il vecchio zio Gary c'avesse visto lungo?

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  6. non sono mai stato un fan del bitcoin, ma solo dell idea. problemi: mancanza di trasparenza, sulla origine (progetto nwo? ma sarebbe il meno, la parte più dietrologia); eccessiva propensione ad essere usato come strumento di speculazione; legato al precedente: convertibilta fiat e conseguente manipolazione da parte delle banche centrali; nonostante il valore come preferenza soggettiva, eccesso di mancanza di preuso; ma SOPRATTUTTO non è vero che non è inflazionabile: basta cambiare nome.... e oplà: betcoin, butcoin, bottoni etc etc. allora che differenza ci sta con altre monete in tutto e pre tutto eguali? perché la preferenza dovrebbe appuntarsi su una in modo che si può ritenere stabile? l idea è fantastica, ma dovrebbe dare un veloce WEB che sia fondato su una preferenza soggettiva ma pur sempre prasseologica. una soggettività oggettiva.

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    1. Credo che l'esperimento monetario del Bitcoin abbia ancora qualcosa da dire. Infatti gli "scandali" che si sono susseguiti nel conro del tempo (partendo da Mt. Gox) sono tutti legati a terze parti che prendono in gestione il denaro degli altri. Bitcoin è assolutamente acerbo per assurgere a moneta ampiamente commerciata, ma le sue qualità sono ancora tutte lì. E' vero, ne esistono cloni a iosa e alcuni infinitamente inflazionabili ma ciò non cambia una legge economica oggettiva: la moenta per essere tale deve essere scarsa. Per quanto ne so l'algoritmo di base a Bitcoin non è stato alterato, anzi. L'idea alla base, è vero, è affascinante ma lo sono anche le sue potenzialità. In questo momento, però, le persone hanno scelto diversamente. Per me non c'è niente di più giusto e auspicabile di una scelta volontaria.

      Comunque, gdb, ora siamo in una fascia di bonaccia. Il mercato sta scontando un rialzo dei tassi americani la prossima primavera/estate. Vedremo cosa accadrà, perché non dobbiamo farci scappare nessuna opzione in questa battaglia tra individui e stato. E l'individuo, a differenza dello stato che è ineluttabilmente incapace di tenerne conto, è estremamente attento ai dettagli e sono questi che faranno la differenza.

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