venerdì 27 gennaio 2017

Non siamo tutti Negan, lo stato è Negan





di Francesco Simoncelli


Non è la prima volta che propongo riflessioni spingendo i lettori di questo blog a guardare film o serie TV. Chiunque voglia rinfrescarsi le idee, può consultare la seguente etichetta. Lo faccio perché l'intrattenimento può raggiungere un pubblico molto più ampio nell'epoca moderna; ma non solo, ciò sprona i lettori a considerare ciò che li circonda, ad avere un occhio critico nei confronti di quello che hanno di fronte e, soprattutto, a trarre una lezione da quelle situazioni che all'apparenza possono esserne scevre. Essendo poi io un appassionato cinefilo, mi viene abbastanza spontaneo elaborare commenti filosofici e sociali dalle pellicole che guardo. Nel caso particolare di oggi, parleremo un po' della serie TV, The Walking Dead, focalizzandoci sulla stagione in corso. Perché? Perché grazie a questo telefilm la maggior parte delle persone può comprendere come siano nati il concetto e l'essenza dello stato moderno.

Franz Oppenheimer per primo ha tracciato la linea storica e sociologica che c'ha permesso d'indagare a fondo l'origine di questo pachiderma parassitario, ma mi rendo conto che potrebbe risultare  alquanto "noioso" per un pubblico apatico nei confronti di un testo accademico come quello dello studioso tedesco. Quindi rivolgiamoci al grande schermo, e cerchiamo di trarvi quante più lezioni possibili per comprendere propriamente quei concetti che ancora ci sfuggono. E sono pochi gli argomenti tanto controversi quanto la comprensione di cosa sia realmente lo stato.

Siamo circondati da individui che ancora credono che rivolgersi allo stato equivalga in qualche modo ad esorcizzare i problemi sociali che attanagliano la vita di tutti i giorni. Cos'è questa assuefazione alla droga statale? Come si può sostenere un'istituzione che chiede con coercizione oltre la metà degli onesti guadagni delle persone in cambio di presunti servizi? E quando questa promessa non viene mantenuta, come si può altresì perdonare questa mancanza più e più volte?

Sebbene l'indole umana possa essere labirintica, esiste un punto in cui le cose falsificate assumono la loro vera forma, apparendo infine per quello che in realtà sono: truffe e raggiri. L'attuale situazione finanziaria mondiale sta esponendo la realtà dello stato per quella che è: un parassita annidato al cuore della società che si ciba avidamente della vita di quest'ultima, portandola inevitabilmente all'implosione. Ma la cecità della maggior parte delle persone è ancora talmente estesa, da non far percepire loro come la quintessenza dello stato, la rapina attraverso le tasse, sia la base del consenso e dell'approvazione della vessazione e dell'esistenza dell'apparato statale. Addirittura pagare le tasse diventa parte della "legalità", falsità che viene ricordata quanto più sovente possibile dai lacchè e dai sacerdoti che osannano lo stato. Nonostante si accumulino scandali su scandali su come vengono sperperati i soldi estorti dal lavoro onesto, i pochi secondi d'indignazione vengono magicamente cancellati dagli slogan vuoti enunciati dai recinti della propaganda statale.

Facciamoci, quindi, aiutare dalla serie TV, The Walking Dead, per capire la vera natura dello stato e come fare per emanciparsi dal controllo mentale e sociale esercitato per decenni da questo parassita.



CAPIRE COS'È LO STATO SIGNIFICA POTERLO ABBANDONARE

Iniziamo con un po' di background per capire di cosa stiamo parlando. Avverto i lettori che questa parte avrà alcuni spoiler sulla trama del telefilm. Ambientato negli Stati Uniti, la storia di questa serie TV narra fondamentalmente le vicende dell'ex-poliziotto Rick Grimes (Andrew Lincoln), sopravvissuto insieme alla sua famiglia e ad un gruppo di altri individui incontrati lungo il suo cammino ad una invasione zombie. Nel corso delle stagioni vediamo la regressione della civiltà allo stato selvaggio, dove un mero utilitarismo fa da padrone nella maggior parte degli episodi. Gli unici rapporti civili sono quelli che intercorrono all'interno dei vari accampamenti, i cui individui all'interno cercano di unire le forze per avere più possibilità di sopravvivenza.

I rapporti commerciali sono azzerati. La fiducia nel prossimo è azzerata. Possiamo riassumere la sequenza degli episodi fino alla settima stagione con questa formula: vita mea, mors tua. I primi segni di cambiamento li avvertiamo nella sesta stagione, quando il gruppo di cui fa parte anche il protagonista si stabilisce in una comunità molto grande, quella che a tutti gli effetti assomiglia ad una città. Da nomadi si offrono di fornire protezione alla nuova città in cambio di un posto in cui stare. Non solo, ma addirittura si scopre che stanno iniziando a spuntare nuove città di stanziali con cui sarà possibile commerciare.

Nonostante la piaga dei morti viventi che attanaglia la Terra, inizia a palesarsi uno spiraglio di speranza, tornando a quella condizione sociale che più ha aiutato gli uomini a prosperare nel corso della storia: lo scambio. In loro emerge di nuovo quello spirito civile che li rende consci di come potrebbero migliorare le loro condizioni attraverso il commercio con queste nuove realtà. Non avendo nulla da barattare, però, si offrono di liberare la comunità con cui vorrebbero commerciare da una banda di vessatori che li tengono sotto scacco. Stretto l'accordo, si passa all'azione. Ciò che ignora il gruppo del protagonista è che la banda di vessatori fa parte di una "organizzazione" più grande che si fa chiamare i Salvatori. Come capo hanno un tipo chiamato Negan (Jeffrey Dean Morgan), il quale, non tollerando l'affronto, decide di organizzare una spedizione punitiva.

Da qui in poi si scende in una spirale di violenza senza fine, in cui Negan mostra come abbia sotto il suo comando un esercito di manigoldi in grado di tenere sotto scacco diverse altre comunità, chiedendo loro gran parte della loro "ricchezza" pena una pesante dose di brutalità. Il gruppo di Rick, dopo aver imparato ad avere paura dei morti, tornerà ad aver paura anche dei vivi ed a conformarsi alle regole di Negan. Peggio, dovrà lavorare per lui e soddisfare la sua necessità di ottenere un tributo ogni tot. tempo.

Ma la domanda è: perché Negan è al comando? Perché il suo esercito necessita della brutalità che sposso ostenta? Perché un altro di loro non sarebbe tanto buono quanto lo è Negan? Perché egli incarna la violenza. Negan, così come lo stato, rappresenta la persuasione coercitiva che gli altri tanto rifuggono e di cui gli altri hanno così tanta paura. Ecco perché i suoi sudditi si affannano a difenderlo. Ecco perché coloro che compongono lo stato si affannano a proteggere quelle figure carismatiche in grado di raccogliere il consenso tra la grande massa. La figura del leader carismatico rappresenta il collante che tiene insieme la truffa dello stato e l'illusione che esista qualcosa di buono nelle politiche statali. Nel mondo della serie TV, The Walking Dead, Negan impersona la quintessenza della massima violenza in un mondo in cui le regole paiono ormai un ricordo del passato. Esistono vari gradi di violenza, ormai, ma quello di Negan affonda le radici nella parte più oscura dell'animo umano, e questo carisma viene riconosciuto dai suoi sottoposti i quali vi scommettono in modo da poter annichilire la volontà altrui e attraverso le scorribande vivere del lavoro altrui.

Nel mondo reale, invece, è il carisma quella caratteristica che consente ad alcuni individui di emergere dalla massa e ricoprire la figura di leader. Ma cosa succede quando queste figure finiscono a capo di un apparato coercitivo come lo stato? Succede che una persona, o un piccolo gruppetto di persone, finisce a capo di un'istituzione che è capace di mettere i bastoni tra le ruote ed intaccare la genuinità dei processi di mercato. Questo interventismo, a sua volta, significa una serie pressoché infinita di interventi atti a mettere una toppa agli errori causati dalle scelte precedenti. Questo perché, come diceva F. A. Hayek, la pretesa di sapere da parte degli individui li porta ad imporre sull'intero ambiente di mercato i loro desideri piuttosto che lasciare che siano quelli degli attori di mercato a prevalere. Divieti, ostacoli burocratici, ingorghi giudiziari, sono tutti tentativi maldestri per provare testardamente che si ha ragione o per impedire che le correzioni di mercato facciano il loro corso.

Oltre al carisma i leader politici fanno affidamento alla metafora dello stato paternalista per permettere agli individui di cadere più facilmente nella truffa, elevando il loro ruolo a padri premurosi in grado di poter indirizzare nel modo giusto il futuro dei loro figli, ovvero, i cittadini. Questo specchio per le allodole serve principalmente a garantire una scappatoia per quelle politiche atte a favorire gruppi clientelari che foraggiano le campagne elettorali dei leader politici. Il clientelismo è la forza dello stato, poiché, analogamente alla figura di Negan, i gruppi clientelari si affidano a quei leader politici che più hanno presa sulla popolazione attraverso il loro carisma affinché mandino avanti i loro programmi.

In una società libera, o al limite con uno stato limitato, non esisterebbero ruoli di leadership, solo ruoli di vigilanza affinché non venga commessa violenza contro la proprietà e la persona altrui. La società libera incita gli individui ad essere i capitani del loro destino, senza che si intrometta qualcuno che si presume "sappia più di loro" e ne decida il destino. La libertà non passa attraverso la bocca altrui.

È per questo che bisogna guardare con diffidenza tutti coloro che si offrono di consegnarci un futuro di libertà, proprio perché le uniche persone che possono consegnarcelo per davvero siamo noi stessi. È pericolosissimo cedere la propria libertà alla volontà altrui, soprattutto quando si tratta di decisioni che riguardano, oltre i frutti del proprio lavoro, il proprio corpo. Essere amanti della libertà significa soprattutto lasciare che gli altri facciano le proprie scelte anche se sono in disaccordo con i nostri principi. Assecondare percorsi dannosi per la libertà e la prosperità economica, come quello che passa da un'ideologia collettivista della società e da un interventismo rampante nell'economia, ci porterà a finire lungo quella che Hayek chiamava "via verso la schiavitù". E questa è un'altra lezione che impariamo da Negan, ad esempio.

Accentrando il potere nella sua figura, Negan elimina il dissenso all'interno della comunità che intende sottomettere facendo ripetere in modo maniacale che "Tutti sono Negan", spacciando questo concetto come una sorta di "Tutti per Uno, Uno per Tutti." Ma la violenza con cui viene imposto questo diktat inficia un qualsiasi scopo comune in cui ogni individuo è libero di perseguire i propri interessi per raggiungere infine il bene comune. E questo comportamento non è assimilabile all'odierno patriottismo sfoggiato dai cosiddetti statalisti hardcore, disposti a giustificare le nefandezze dello stato in nome di un non ben specificato bene superiore? Il collettivismo sfrenato uscente dalla comunità messa in piedi da Negan e quello reale propagandato dai megafoni statali, rappresentano la quintessenza dell'anima dello stato, dove si cerca di accomunare individui con desideri e personalità diverse in un meltin pot monoforme e senza la possibilità che possano scappare.



REGOLE ARBITRARIE E SOPPRESSIONE DELL'INDIVIDUALITA'

Nel mondo di The Walking Dead, Negan è colui che fa le leggi. Giuste o sbagliate? Non esiste nessuno al di sopra di lui che può giudicare la sensatezza delle leggi. In stagioni passate abbiamo visto come lo stesso Rick fosse caduto in una trappola simile, ma poi comprese come fosse l'unione spontanea d'intenti a fare la forza e non la semplice paura. L'autarchia è un controsenso, poiché nel corso del tempo abbiamo visto che l'uomo è riuscito a sopravvivere alle avversità grazie alla cooperazione. È stata quest'ultima la carta vincente che le persone hanno potuto giocare per garantirsi un futuro su questa Terra.

Ma l'essere umano non è buono a prescindere, alcuni aspetti della sua indole lo portano a scegliere la violenza come modo d'agire. È per questo motivo che sono venute in essere le leggi, regole generali attraverso le quali potersi rapportare ed avere chiaro in mente come esistesse qualcosa "al di sopra" degli individui. Le leggi non servono solo come monito in caso di comportamento sbagliato. Servono a ricordare agli individui che nessuno può arrogarsi il diritto di cambiarle senza un consenso generale.

Scrive Rothbard:

[Nel suo libro La libertà e la legge,] la tesi principale del Professor [Bruno] Leoni è che perfino i più devoti economisti di libero mercato hanno imprudentemente ammesso che le leggi devono essere create da una legislazione governativa; Leoni mostra che questa concessione fornisce un’inevitabile porta per la tirannia dello Stato sull’individuo. L’altro lato della medaglia, derivato dall’aumentare l’intervento governativo nel mercato libero, è stato l’aumento della legislazione, con la sua conseguente coercizione da parte di una maggioranza – o, più spesso, da parte di un’oligarchia di pseudo -”rappresentativi” di una maggioranza – sul resto della popolazione. In questa connessione, Leoni presenta una brillante critica dei recenti scritti di F. A. Hayek sullo “stato di diritto”. In contrasto con Hayek, che chiede di avere regole legislative generali in contrapposizione alle bizzarrie di arbitrari burocrati o di “amministratori della legge”, Leoni fa notare che la reale e sottostante minaccia alla libertà individuale non è l’amministratore, ma lo stato legislativo che rende la regolamentazione amministrativa possibile. Leoni dimostra che non è sufficiente avere regole generali applicabili a tutti e scritte in anticipo, in quanto queste stesse regole possono invadere la libertà – e, in generale, lo fanno.

Il grande contributo di Leoni è quello di mettere in evidenza persino ai più fedeli teorici del laissez-faire un’alternativa alla tirannia nel campo della legislazione. Piuttosto che accettare o la legge amministrativa o la legislazione, Leoni si appella ad un ritorno alle antiche tradizioni e principi della “legge fatta dal giudice” [in assenza di precedenti, ndt] come metodo per limitare lo Stato ed assicurare la libertà. Nella legge privata dell’antica Roma, nei codici civili continentali, nella common law anglosassone, “legge” non significava ciò che pensiamo oggi: promulgazione senza fine da parte di un legislatore o di un esecutivo. La “legge” non era promulgata, bensì trovata o scoperta; era un corpo di regole usuali che erano cresciute tra le persone, come i linguaggi o le mode, spontaneamente ed in modo puramente volontario. Queste regole spontanee costituirono “la legge”; ed era il lavoro degli esperti di legge – vecchi uomini della tribù, giudici, o avvocati – determinare quale fosse la legge e come la legge si applicasse ai numerosi casi di dispute che nascevano continuamente.

Quando lo stato entra nel business della legislazione permette ai burocrati di armeggiare con le leggi, creando un arbitrio innaturale nel corpo legislativo il quale favorisce diversi gruppi nella società. Di conseguenza le leggi precedentemente considerate qualcosa di "al di sopra" le persone, vengono abbassate al livello dei "comuni mortali". Violarle, quindi, non fa più emergere un dubbio morale, bensì diventa quasi "normale" non rispettarle. È per questo motivo che al giorno d'oggi il crimine è più dilagante, soprattutto perché, come già detto, più uno stato legifera più la corruzione diventa invadente. Ciononostante i megafoni statali strombazzano del periodo più sicuro mai visto dagli individui in tutto l'arco storico, demonizzando invece epoche del passato. La verità, invece, è tutt'altra, soprattutto quando si indagano le meccaniche e gli eventi che vengono presentati in modo distorto dallo stato. Ad esempio, le menzogne comunemente accettate sul Far West (1, 2, 3).

Ma il cuore di questa propaganda risiede nel sistema scolastico, il quale prepara le giovani leve al futuro inculcando nelle loro menti il verbo statalista. Non è un caso, infatti, che Negan voglia insegnare una lezione al figlio di Rick dopo che quest'ultimo, in un raptus di rabbia, impugna un'arma ed uccide un paio di scagnozzi dell'armata dei Salvatori. Lo scopo di Negan, lo scopo dello stato, non è quello di distruggere fisicamente i giovani, ma quello di assorbirne l'essenza vitale piano piano attraverso l'obbedienza e il lavoro, distruggendoli psicologicamente nella loro individualità.





Per questo gli fa fare un tour del suo accampamento e mette a nudo la sua personalità, e le sue fragilità, per distruggerlo psicologicamente. Il momento in cui lo fa girare senza la benda che gli copre l'occhio offeso è significativo dell'intromissione dello stato negli aspetti più intimi degli individui e poi esporli al pubblico giudizio. La privacy non è qualcosa di sacro, peggio ancora non lo è la proprietà del proprio corpo. Negan può avere accesso ad ogni particolare della vita dei suoi sottoposti e, mascherando inizialmente i suoi modi con una patina di cortesia, quando non vede conformità alla sua volontà non pensa due volte a minacciare di violenza.

Il processo d'indottrinamento è talmente efficace che sono pochi quei soggetti che riescono a sottrarsi. Ciò viene sottolineato quando Negan, mentre porta in giro il figlio di Rick, gli fa tenere in mano l'arma con cui incute timore: una mazza che il despota chiama Lucille. Il ragazzino avrebbe l'occasione di chiudere la faccenda con Negan quando questi è distratto da una faccenda che richiede la sua attenzione, ma non riesce a colpirlo. L'aura dispotica ha già avuto la meglio sull'indole del ragazzino, inducendolo a rinunciare al suo intento di ucciderlo. Ma non è finita qui, perché Negan, volendo accompagnare il ragazzino, Carl Grimes (Chandler Riggs), al suo accampamento d'appartenenza, gli impartisce l'ennesima lezione sullo stato: gli statalisti sono sacrificabili.

Coloro che hanno subito il lavaggio del cervello da parte dello stato, sono pedine spendibili. Credono ciecamente nell'autorità statale che sarebbero disposti anche a sacrificare la loro stessa vita per esso. Queste persone non rappresentano una minaccia per lo stato, e vengono usate come monito per gli altri affinché rinuncino alla loro indole individualista. Nel telefilm notiamo questo aspetto quando Negan uccide un compagno della comunità di Rick, il quale, avendogli proposto di prendere il comando al posto del protagonista, viene squartato sotto gli occhi di Carl. Lo stato utilizza i lacchè per propagandare il suo verbo, ma non si fa scrupolo ad eliminarli quando necessario.

Questa lezione viene impartita anche allo stesso Rick quando viene costretto da Negan a guardare l'assassinio di due suoi amici. Rick deve rimanere in vita affinché la sua sottomissione sia da monito agli altri. Lui, la figura carismatica del gruppo, fungerà da avvertimento per tutti gli altri senza che Negan si sporchi ulteriormente le mani. Emblematica la scena quando Negan costringe Rick, attraverso una macabra prova, a togliersi dal volto uno sguardo di sfida che gli aveva precedentemente lanciato.



CIO' CHE È VOSTRO, È MIO

E arriviamo al punto centrale di questo saggio sullo stato ispirato dalla serie TV, The Walking Dead. Negan esige, oltre alla cessione di tutte le armi, metà di tutto ciò che i suoi sottoposti producono. In cambio si riceve protezione contro i morti viventi e qualsiasi altra minaccia esterna. Non solo, ma se ci si rifiuta di sottostare alle regole da lui imposte, o si finisce ammazzati oppure sbattuti in una delle celle nel suo carcere. Chiunque stia pensando al sistema tributario, ha praticamente capito di cosa sto parlando. È talmente tanto lontano dalla realtà, soprattutto con una pressione fiscale odierna oltre il 75% tra tasse dirette e tasse indirette? Potremmo dire che Negan sia addirittura più clemente!

L'economista austriaco Joseph Schumpeter riteneva che il sistema fiscale di una nazione poteva servire come base utile per determinare l'ascesa e la caduta di un paese, dal momento che il sistema fiscale riflette le idee politiche di quella società nel corso del tempo. Molti dei liberali classici del XIX secolo credevano che ciò che un uomo guadagnava attraverso la sua produzione era suo per "diritto naturale". Molti degli economisti classici di quel tempo, da un punto di vista più utilitaristico, rafforzavano questo punto di vista sottolineando che la tassazione del reddito e del capitale indeboliva gli incentivi per il lavoro, il risparmio e gli investimenti, riducendo in tal modo la crescita del capitale e quindi ritardando aumenti del tenore di vita nella società.

L'idea di un sistema fiscale con tasse basse per finanziare uno stato limitato era caratteristica di un'epoca storica dedita ai principi dei diritti individuali e al rispetto della proprietà privata.

L'ascesa delle idee socialiste, interventiste e assistenziali sociali nel XX secolo, hanno creato un regime fiscale completamente diverso. Lo stato doveva usare il suo potere di tassare per abolire lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi. Doveva usare la sua autorità fiscale per influenzare e determinare gli investimenti e la creazione di posti di lavoro in varie parti del paese. Doveva utilizzare i suoi strumenti fiscali per rendere i paesi agricoli più industrializzati e rendere i paesi industriali più agricoli. Doveva utilizzare i dazi doganali per controllare il flusso delle importazioni e degli investimenti nel paese, e sovvenzionare l'esportazione di determinati beni, risorse o servizi fuori dal paese.

Le imposte sono state rese uno strumento d'ingegneria sociale ed un dispositivo per favorire determinati gruppi d'interesse. In tale epoca di collettivismo fiscale, nulla è più detestato da parte delle autorità statali di qualsiasi tentativo dei contribuenti di sfuggire alle grinfie dell'esattore delle tasse.



LE SCELTE HANNO CONSEGUENZE

Lasciate che io torca per un momento il famoso titolo del libro di Richard Weaver, per introdurvi, cari lettori, alla figura di Morgan Jones (Lennie James). Il personaggio in questione è quanto di più libertario si possa concepire. Dopo aver perso moglie e figlio a causa della piaga degli zombie, durante le sue peregrinazioni trova una sorta di redenzione incontrando uno strano individuo che lo introduce alla pratica dell'aikido. Ponendo questa arte marziale come filosofia di vita, egli ne applica i principi anche nella vita di tutti i giorni, cercando di mostrare agli altri come seguire principi di base semplici possa aiutare a vivere meglio.

Infatti uno dei principi fondamentali del suo "credo" è esattamente il principio su cui si fonda la filosofia libertaria: il principio di non aggressione. Rifiutandosi di essere il primo ad usare violenza, Morgan ci mostra come sia importante per un'esistenza pacifica difendere la propria vita e le relative proprietà solo quando minacciate. Scatenare guerre o conflitti in prima istanza è controproducente per un'esistenza prospera e proficua. Ciononostante è altrettanto importante sapersi difendere, poiché viviamo in un mondo eterogeneo in cui non tutti gli individui seguono gli stessi principi. A volte preferiscono ricorrere alla mera violenza per cercare di vivere al massimo col minimo sforzo.

In caso di attacco violento, non c'è pietà per coloro che decidono di ricorrere a questo infimo espediente. Ciò non significa uccidere, però. Infatti il grado di violenza è commisurato al grado di aggressione mostrato dall'aggressore. Infatti Morgan, col suo credo, ci ricorda come ogni vita sia importante. E questa lezione ci viene ricordata anche nel telefilm quando un manigoldo, provando empatia per un membro della comunità di Rick, si sacrifica per salvarlo. Come detto in precedenza, la cooperazione è stata la caratteristica fondamentale affinché il genere umano avesse potuto superare le insidie della natura e della storia. Di conseguenza più membri produttivi contiene la società, più è facile accedere ad una vasta gamma di produzione attraverso la quale migliorare il proprio benessere e la propria vita.

È stata l'abbondanza di beni e servizi nel mercato che ha garantito agli esseri umani la possibilità di superare lo stadio della mera sussistenza e godere di uno stile di vita superiore. È stata la divisione del lavoro e la specializzazione risultante che ha consentito di sconfiggere la povertà. Lo stato, invece, attraverso la sua cosiddetta "guerra alla povertà", sottrae risorse economiche scarse al settore produttivo e gli impedisce di rispondere alla domanda genuina di mercato. In questo modo diventa molto difficile soddisfare le esigenze genuine degli attori di mercato, i quali non possono accedere a beni/servizi necessitati e il bacino della ricchezza reale ne risente. Infatti, sebbene lo stato si voglia magnificare dicendo di essere in lotta contro la povertà, essa è stata debellata dall'abbondanza dei mercati e degli accordi volontari tra gli attori di mercato.

La nostra società è figlia del successo industriale del XIX secolo e del relativo progresso che nessuno aveva visto arrivare. È stato qualcosa che ha cambiato per sempre la storia dell'uomo. Come mai proprio il 1800? È una domanda che ancora suscita dibattito, ma una cosa è certa: il mondo in cui gli attori di mercato avevano vissuto fino a quel momento sarebbe cambiato in un modo irriconoscibile. Una crescita tra il 2 ed il 3% che nessuno ha visto arrivare. Un cambiamento radicale della società occidentale, se ci pensate, che ha avuto luogo in una generazione. Quasi incredibile. Cosa cambiò in sostanza? Fondamentalmente due cose: l'informazione e la retorica.

Ai tempi degli antichi Romani l'informazione viaggiava a circa 1 miglio l'ora. All'inizio del 1800 l'informazione viaggiava a 1.4 miglia l'ora. Dall'invenzione del telegrafo la velocità dell'informazione è aumentata di circa cento volte al secondo. La retorica invece ha radici che si possono tracciare fino al XVII secolo, precisamente in Olanda dove iniziò a prendere piede un senso di legittimità nei confronti della ricchezza personale derivata dall'imprenditorialità e dalla creatività personale che avrebbe portato a delle innovazioni tecnologiche. Non solo, a questi cambiamenti nel corso del tempo se ne aggiunsero altri due man mano che si diffondevano in Europa (soprattutto nelle isole britanniche): cambiamento dell'etica, un cambiamento di mentalità alimentato inizialmente dai Calvinisti (la ricchezza personale è legittima); fiducia nel futuro, orientamento verso il futuro.

Queste idee rivoluzionarie vennero formalizzate nel libro, La Ricchezza delle Nazioni, di Adam Smith, in cui si affermava che la ricerca della ricchezza personale generava ricchezza anche per l'intera nazione. Questi cambiamenti portarono il mondo a sperimentare una delle crescite economiche e sociali più significative della storia umana.





Quindi lo stato non è affatto il fautore di un miglioramento delle condizioni di vita della società, bensì ha dapprima eroso il bacino della ricchezza reale e poi ha "dichiarato guerra" a quelle stesse conseguenze fuoriuscite dalle sue azioni. Ovviamente è una battaglia che non può vincere, perché significherebbe ridurre le proprie dimensioni. Ma come possiamo vedere ogni giorno, il welfare state, il dispensatore di briciole dello stato, è un potente dispositivo ammaliante che tiene al lazzo la maggior parte delle persone. Non riescono ad immaginare un'alternativa al di là della violenza ridistributiva dello stato, considerando quindi impossibile associazioni volontarie e solidali. Un'impossibilità, invece, smentita dalla storia. Non solo smentita dalla storia, ma addirittura smentita dai tempi correnti. Senza contare le iniziative votate al volontarismo e alla protezione della proprietà privata e dei diritti individuali rappresentate da Liberland, Liberstad, Sandy Springs, ecc.

All'aumentare delle rappresaglie e delle violenze dello stato, gli individui tenderanno a secedere in qualche modo dalle sue grinfie. Allo stesso modo, notiamo come nella serie TV Morgan inizi ad avere vari discepoli della sua filosofia, riuscendo a cambiare il punto di vista di personaggi che prima erano totalmente votati alla violenza.



CONCLUSIONE

Questo breve saggio ha analizzato le similitudini che intercorrono tra la serie TV, The Walking Dead, e la natura dello stato. In particolare ho analizzato la figura dell'antagonista della stagione in corso, Negan, per permettere alla maggior parte delle persone di comprendere cosa sia veramente lo stato. L'unico modo di evadere da un recinto è capire d'essere in un recinto. Ho scelto questa metafora perché suddetto personaggio rappresenta davvero al meglio le azioni dello stato e la sua essenza predatoria. Chi non prova il desiderio di evadere dalla tirannia di Negan?


3 commenti:

  1. Ciao Francesco.
    Belle riflessioni.
    Il peccato originale inventato ma propagandato continuamente è homo homini lupus. Ne consegue che un tal peccatore merita necessariamente un recinto per il bene proprio ed altrui. E da qui tutto il resto, nelle forme che conosciamo e coi risultati che conosciamo.

    Ma, a mio parere, è questione di dna. Ai più il recinto piace. Meglio l'autostrada del sentiero panoramico. A molti piace l'autogrill. Pochi deviano per quel paesino dove fanno quel vino o quel formaggio. Sul navigatore scelgono la via più veloce anche se a pedaggio. Prendono il motoscafo invece della vela. Non vogliono intoppi, tutto deve scorrere liscio. Da a fino a b. Altri, invece, non riescono proprio ad accontentarsi dello status quo. Devono partire ed andare per la loro strada. Si assumono rischi che ritengono di aver ben calcolato. A volte lasciano il segno, altre volte si perdono dell'oblio. Ma a loro piace così. Così come agli altri, ai più, piace nell'altro modo e si dannano per usare l'autostrada. E magari le auto si guidassero da sole così da potersi dedicare ad altro, tanto si arriva comunque a b.
    È questione irrisolta ed irrisolvibile di dna. In senso lato.

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  2. Quando si bela senza criterio strappandosi le vesti in piazza sul perché non ci sono "prevenzioni" riguardo le calamità naturali, sappiate che lo stato ha mentito e continuerà a mentire. Sempre. Delegare la propria sicurezza e quella dei propri figli alla manica di ladri e truffatori che popola le sale delle varie burocrazie equivale a giocare alla roulette russa. Siate vigili, perché nessuno lo sarà al posto vostro, in un mondo in cui ci sono ancora decerebrati ansiosi di decantare il loro amore per lo stato e le tasse come quintessenza della civiltà.

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