venerdì 25 luglio 2025

“Lose-lose”: quando il mercato costringe anche l'apparato statale a comportarsi bene

 

 

di Francesco Simoncelli

(Versione audio dell'articolo disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/lose-lose-quando-il-mercato-costringe)

In base alla mia esperienza alle persone non piace sentirsi dire che ciò che pensavano fosse vero è sbagliato. In particolare non amano sentirsi dire che potrebbero non guadagnare quanto pensavano; o che non sono davvero così ricche come credevano di essere. I movimenti dei prezzi nel mercato azionario sono episodici e ciclici. Non sono mai completamente indipendenti dall'economia reale e qui sta la parte più importante: sono sempre soggetti a una regressione alla media, cioè tornano sempre dove dovrebbero essere. I prezzi del mercato azionario riguardano il futuro e forse il futuro sarà molto migliore di quanto ci aspettiamo, ma i prezzi non possono essere indipendenti dal mondo reale. E in questo momento c'è un enorme divario tra la realtà e il valore di mercato delle azioni.

L'unico modo per colmare questo divario è l'argomento di questo saggio. È ciò che ho definito la “Grande Perdita”. Non c'è tempo per scrivere un libro su come evitarla, ma alla fine non ce n'è bisogno: ve lo mostrerò.

Gran parte di ciò che pensate sugli investimenti e sul mercato azionario è sbagliato. Sapevate che il 58% delle azioni non ha generato profitti per gli investitori negli ultimi 100 anni? Gli studi dimostrano che l'investitore medio ottiene risultati peggiori rispetto alle medie di mercato e anche se conservasse le sue azioni per 100 anni, difficilmente guadagnerebbe un centesimo in valore reale. I mercati seguono schemi ciclici, alcuni di questi possono durare fino a 73 anni, da un massimo all'altro. Non potete permettervi di trovarvi dalla parte sbagliata, né potete permettervi di subire grosse perdite, soprattutto non a fine carriera. Mentre nel breve periodo può succedere di tutto, nel lungo periodo gli eventi di mercato seguono degli schemi. Un uomo, a 90 anni, può occasionalmente diventare padre; può apparire giovane e vincere partite di tennis. Eppure, tra qualche anno, sarà morto. È uno schema contro cui sarebbe poco saggio scommettere.

L'andamento dei mercati ribassisti: strutturale e ciclico

Nei mercati e nelle economie, così come in politica, esistono anche degli andamenti. La tabella qui sopra mostra che ci sono stati oltre 25 mercati ribassisti nella storia del mercato azionario statunitense. Quelli ciclici si verificano più spesso e durano meno; quelli “strutturali”, come quello in cui ci troviamo ora, durano più a lungo e colpiscono più duramente. L'andamento più importante nei mercati è quello che chiamo il Trend Primario, la corrente profonda che muove gli eventi, indipendentemente da ciò che le persone sanno, vogliono o pensano. Purtroppo, in mezzo a tutto il rumore dei continui movimenti di mercato, e a un vento impetuoso di notizie e opinioni, può essere difficile distinguere il Trend Primario. Bisogna ascoltare attentamente, isolarsi il più possibile dal rumore di fondo e ascoltare attentamente.

Esistono andamenti prevedibili: un albero cresce molto in alto, poi marcisce. Un Impero – anche il più potente di tutti i tempi – si espande e poi si restringe. Su, giù, su, giù... in tondo – gli schemi ciclici del mondo naturale, ad esempio i cicli del sole o di un motore a quattro tempi, sono regolari e, in una certa misura, prevedibili. Ma gli schemi di mercato sono diversi: sono soggetti alla “riflessività”. È un circolo vizioso in cui i prezzi influenzano le percezioni... che a loro volta influenzano i prezzi... che a loro volta influenzano le percezioni. I mercati non sono sempre efficienti o razionali, a volte “impazziscono” un po': ovvero, reagiscono a ciò che sta accadendo, a ciò che è già accaduto e a ciò che la gente pensa stia accadendo. Questo crea molta incertezza e volatilità. Ma è comprensibile...

Se i picchi di mercato fossero prevedibili come le eclissi solari, ad esempio, non si verificherebbero mai. Gli investitori anticiperebbero il momento culminante e si precipiterebbero a vendere temendo che i prezzi scendano prima di uscire. Invece gli investitori ipotizzano sempre, sempre incerti e sempre soggetti a influenze. Le azioni passano da valori molto bassi a valori molto alti in trend di lungo termine. Durante tutto il XX secolo ci sono stati solo tre di questi cicli a lungo termine, come vi mostrerò tra poco. Ma prima, un breve commento sul denaro.

Oggi, quello cartaceo, perde valore rapidamente. Se ragioniamo in termini di oro, ad esempio, all'inizio del 1915 i 30 titoli del Dow Jones Industrial (un buon indicatore per i titoli di qualità) valevano 2,65 once d'oro. Quel rapporto salì a oltre 18 quando il primo picco del secolo fu raggiunto nell'agosto del 1929. Poi iniziò la fase discendente, che si concluse all'inizio del 1933 con il Dow che valeva solo 1,92 once. Quello fu il primo ciclo “dal basso verso l'alto e poi verso il basso”. Il successivo iniziò nel 1933 e proseguì fino a un altro massimo per le azioni del Dow Jones durante la prima settimana del 1966. Il Dow Jones raggiunse il picco a 28 once d'oro. In seguito i prezzi scesero di nuovo e si stabilizzarono 14 anni dopo (nel gennaio 1980) a 1,29 once d'oro per il Dow Jones. Fu il secondo ciclo. Il terzo iniziò nel 1982, con il Dow Jones che raggiunse la ragguardevole quota di 42 once entro la fine del secolo. E oggi, a un quarto di secolo di distanza, il rapporto tra prezzi reali (in oro) e valore reale (le aziende nel Dow Jones che producono beni e servizi utili) è più forte che mai.

Nel 1915 si potevano acquistare 2,65 once d'oro al prezzo di 30 azioni del Dow. Quel rapporto seguiva l'andamento altalenante di cui ho parlato in precedenza: da un minimo inferiore a 2 a un massimo superiore a 40. Ma quando le azioni erano molto convenienti in termini di oro, tendevano a diventare meno convenienti in futuro. Se erano costose, accadeva il contrario. Oggi, dopo oltre un secolo di oscillazioni, il rapporto è a 11 circa. Solo pochi mesi fa era intorno a 15, più o meno lo stesso del settembre del 1929. Da allora a oggi gli investitori nel Dow hanno guadagnato solo dividendi e non un centesimo di plusvalenza. Il valore delle migliori industrie americane, rispetto al valore del denaro reale, non è andato da nessuna parte. Durante il boom degli anni '60 il Dow Jones valeva circa 1,2 volte il PIL, ovvero il 120%. Per mettere la cosa in prospettiva, la “media” (la media a lungo termine) del rapporto azioni/PIL è di circa l'82%. Se fosse superiore, le azioni sarebbero sopravvalutate. Ancora più in alto, una bolla. Se sapeste che il mercato azionario sale e scende, in lunghi cicli della durata di un decennio o più, e sapeste che nel tempo non potete aspettarvi di realizzare plusvalenze dalle vostre azioni, e che l'unico modo per progredire è fare trading comprando quando sono a buon mercato e vendendo quando diventano costose, non cerchereste di mettere in pratica questa intuizione?

Le statistiche di mercato ci mostrano che essere nel posto giusto al momento giusto è la chiave per ottenere grandi guadagni. In altre parole, “l'allocazione” è molto più importante della selezione dei titoli – o, per usare il gergo di Wall Street, il beta è più importante dell'alfa. La vera domanda è quanta parte del vostro patrimonio allocare in azioni in un dato momento. A questo proposito c'è il cosiddetto Dow/oro: se aveste investito $100 nelle azioni Dow a partire dal 1° gennaio 1913, oggi avreste $51.338, ovvero $4.897.400 con i dividendi reinvestiti. Se aveste seguito la strategia di trading Dow/oro – con solo cinque operazioni nell'ultimo secolo, escluso l'investimento iniziale – oggi avreste un conto del valore di $56 milioni.


LA GRANDE PERDITA

L'obiettivo sorprendente del sistema di trading Dow/oro non è fare soldi, invece è evitare la Grande Perdita. In questo momento il rischio è molto elevato. Se venite investiti da un'auto, o dal mercato, il risultato è lo stesso: siete fuori dai giochi. Subire una Grande Perdita è la cosa peggiore che vi possa capitare, perché non potete più sperare in alcun guadagno. È importante rendersi conto che, così come è difficile identificare il Trend Primario, è ancora più difficile individuare gli investimenti che saranno i grandi vincitori. Anche se siete uno dei migliori investitori del Paese, a volte si vince, a volte si perde. In generale se siete in sintonia con il Trend Primario potete sperare in una crescita, ma solo se siete ancora in gioco, solo se avete evitato la Grande Perdita. Ecco perché evitarla deve essere la priorità numero uno. Tutta la mia strategia si basa sul rimanere in Modalità Massima Sicurezza per evitarla.

Perché?

Va bene perdere soldi quando si è giovani, fa parte del processo di apprendimento. Ma se lavorate tutta la vita per accumulare un gruzzolo, non potete permettervi di perdere tutto. A quel punto avrete 50 o 60 anni. Non avrete tempo di recuperare. Si evitano le Grandi Perdite rispettando la disciplina del trading Dow Jones/oro. Gli investimenti salgono e scendono. Quando salgono nessuno ha un'idea precisa di dove andranno in seguito, ma ora comportano il rischio di una grossa perdita. Più sono costosi, più possono perdere.

In breve, non cerco di prevedere la prossima mossa del mercato azionario, ma per l'investitore medio il suggerimento è quello di abbandonare gli investimenti quando il rischio di perdita è elevato. Poi, dopo la svendita delle azioni, il rischio si riduce e le si riacquista. Chiaramente si tratta di un percorso generico che per forza di cose non si può adattare a tutti gli investitori. Infatti esistono anche strategie “su misura” e, a tal proposito, l'allocazione degli asset – tra liquidità, azioni, obbligazioni, metalli preziosi e Bitcoin – può essere ripartita con una consulenza col sottoscritto prenotabile su Calendly.


LA REGOLA AUREA

Quando dico che le cose “valgono” di più significa che è possibile scambiarle con altre in quantità maggiore. Il denaro è un modo per tenere traccia delle transazioni e semplificarle. L'oro è diventato denaro perché funzionava sia come riserva di valore che come mezzo di scambio. Non ha altri scopi significativi (a parte l'ornamento). E nel tempo non cambia molto rispetto ad altri beni. Man mano che un'economia cresce, ci sono più beni disponibili per l'acquisto. Se l'offerta di moneta fosse fissa, i prezzi scenderebbero: ci sarebbe la stessa quantità di denaro, ma un grande volume di “roba” che si potrebbe acquistare.

Ma la quantità di oro tende a crescere alla stessa velocità dell'economia stessa. L'attività mineraria fa parte dell'economia, resa più facile dalla tecnologia, ma resa più difficile dall'esaurimento dei giacimenti facili e le nuove scoperte tendono a essere più lontane e più costose da sfruttare. Quindi l'equilibrio tra il denaro e le cose che acquista non cambia molto rapidamente. Ecco perché una riserva d'oro, risalente a centinaia di anni fa, ha ancora oggi, più o meno, lo stesso potere d'acquisto di quando è stata portata alla luce.

Anche il valore delle aziende produttive di una nazione (azioni) non cambia molto, non rispetto ai beni e ai servizi disponibili, o al denaro utilizzato per misurarli. Questo perché anche il loro valore deriva dall'economia reale. Le aziende valgono solo ciò che possono offrire agli azionisti in termini di profitto, ma nel complesso non possono generare più vendite e profitti di quanto l'economia consenta. L'economia potrebbe crescere a un tasso del tre percento. Il potere d'acquisto dei consumatori dovrebbe crescere con l'economia, né più né meno, il che significa che anche le vendite e i profitti a disposizione delle imprese nazionali crescono a quel ritmo, insieme alla quantità di oro (la massa monetaria).

L'importo totale del credito può essere aumentato facilmente, oro e Bitcoin ad esempio no. Il denaro “stampato” può far sembrare che le cose stiano “salendo”, può dare impulso alle vendite, al PIL e agli utili. Può distorcere l'intero quadro. I profitti sono particolarmente vulnerabili. In genere le imprese pagano i propri dipendenti, poi essi acquistano prodotti e servizi dalle aziende per cui lavorano. Quindi i profitti sono solitamente frenati dai costi del lavoro. Ma l'espansione del credito consente alle imprese di generare vendite senza costi del lavoro a compensarle. È come se il denaro arrivasse per magia, anziché dall'economia reale. E senza salari da pagare, i ricavi delle vendite diminuiscono in modo sproporzionato rispetto al risultato finale. Le azioni possono dare l'impressione che “stiano andando sulla luna”, ma solo in termini di denaro fasullo. In termini di denaro reale superano le 15 once d'oro/Dow solo periodicamente e temporaneamente. E poiché l'oro è sempre collegato all'economia reale e alla produzione reale, i legami tra oro, PIL e le aziende che lo producono possono essere allungati, ma mai infranti.

Ecco, quindi, le fondamenta di una qualsiasi strategia che voglia solo successivamente diversificare i propri obiettivi: quando i valori sono bassi, favorire le azioni; quando sono costosi (oltre 15 once d'oro/Dow) privilegiare l'oro. E cercare sempre da dove potrebbe derivare la Grande Perdita ed evitarla.


COSA ACCADRÀ ORA

Gli eccessi del passato devono essere corretti... o come minimo ri-assorbiti. E per farlo ci sarà bisogno di equity. Questo vale sia per i singoli individui che per il governo federale stesso. Infatti quando gli accordi di mercato diventano “lose-lose”, ovvero vicendevolmente svantaggiosi, tutti ci perdono. Alla fine della fiera il denaro fiat è un'arma a doppio taglio che intacca anche la ricchezza e il benessere di chi lo emette. È una corrosione che si diffonde dal basso verso l'alto, che danneggia più gli strati bassi della società per poi risalire la catena dei quintili di reddito, ma che infine non lascia superstiti. Il problema è che se ci si aspetta un cambiamento dall'alto, e si attende solo quello, allora bisognerà aspettare che i quintili di reddito più alti inizino a provare dolore economico. Negli Stati Uniti siamo esattamente in questa condizione adesso.

Circa $50.000 miliardi rischiano di svanire in uno schiocco di dita dalla presunta ricchezza delle famiglie americane. Le famiglie americane hanno aggiunto tale somma in “patrimonio netto” dopo i lockdown e la maggior parte di questa è in azioni e immobili. Tenete presente che non si è mai trattato di ricchezza “reale” in primo luogo: è stato il risultato del più “Grande Esperimento Finanziario della Storia”, ovvero una spesa pubblica sconsiderata e una stampa di denaro ancora più sconsiderata che hanno gonfiato bolle in azioni, vendite e utili aziendali, PIL, obbligazioni, immobili... quasi tutto.

Questa è una situazione che può essere solamente stabilizzata: una contrazione contenuta di tale ricchezza e un ampliamento dell'equity per attutire i contraccolpi. Ecco perché oro e Bitcoin stanno tornando alla ribalta sulla scena pubblica: rappresentano il volano attraverso il quale ampliare il lato degli attivi della nazione nel suo complesso. Perché se c'è un argomento che viene ripetutamente sorvolato è il lato degli attivi degli USA, con le tesi della “controinformazione” che si concentra solo ed esclusivamente sul lato dei passivi. In questo modo si finisce per essere utili idioti per chi diffonde in prima istanza questa consuetudine: la City di Londra.

Un giorno guarderemo indietro e commenteremo di come il GENIUS Act sarà stato l'anticamera dello smembramento del sistema bancario centrale così come lo conosciamo. Per quanto si possa essere d'accordo con lo slogan “End the FED”, non è così che questa storia può finire visto che i suoi (adesso) concorrenti, BCE e BOE, prenderebbero il sopravvento sull'economia statunitense. Ci vuole criterio in questa partita in modo da non diventare inconsapevolmente utili idioti al soldo della cricca di Davos. Ecco perché la chiarezza nella modalità d'ingaggio riguardo l'ecosistema crittovalute da parte delle imprese private e pubbliche negli Stati Uniti è fondamentale: si toglie quella cappa d'incertezza e rallentamento nell'adozione che ha caratterizzato l'amministrazione precedente. Ora ogni banca potrà emettere la propria stablecoin e così far tornare la FED a quello che era prima della riforma Roosevelt: un prestatore di ultima istanza per quelle banche, americane, in sofferenza. In un certo senso tornare addirittura al sistema di stanze di compensazione emerso prima del Federal Reserve Act. Il sistema monetario attuale a due livelli (banca commerciale e banca centrale) verrebbe contratto a un solo livello dove l'individuo si interfaccerebbe solo con la banca commerciale. Questa non dovrebbe più passare dalla banca centrale per la domanda di liquidità ed essa sarebbe coperta esclusivamente dai titoli del Tesoro americani, abolendo la SLR che serve solo per tenere a galla asset di nazioni bollite.

A ciò si aggiungerebbe che i titoli del Tesoro americani sarebbero coperti da hard asset come oro e Bitcoin. Questo significa che c'è una profonda trasformazione in atto nell'economia statunitense, dove il compito di persone come Bessent è quello di rimuovere quel fattore a doppio livello che ha fatto sprofondare nel tempo l'economia statunitense. Infatti esso era paragonabile a un individuo che mangiava ogni sera al ristorante pagando con la carta di credito... senza avere un reddito però. A tal proposito una notizia passata un po' troppo velocemente secondo me, perché rappresenta un cambiamento epocale nell'ecosistema Bitcoin, è la possibilità di inserirlo come collaterale quando si accendono mutui per le case. Sta maturando sempre di più la sua economia del credito ed è l'anello che gli mancava affinché possa fare il vero salto di qualità. Si tratta ancora di un processo rudimentale e rozzo, ciononostante è un segnale inequivocabile di come sia stato smentito anche chi dubitava che Bitcoin potesse avere successo dato che non aveva un mercato del credito. Certo, saranno gli ETF a essere posti come garanzia, ma la recente notizia che essi possano essere rimborsati “in kind” aggiunge ulteriore fascino al tutto.

In questo modo si stabilizzano i prezzi delle case e le si collateralizza con hard asset. Non solo, ma viene a crearsi un circolo virtuoso dove i vari asset degli USA vengono puntellati da asset credibili come oro. Bitcoin e titoli di stato americani. Il tutto intermediato da Tether. L'obiettivo di ampliare l'equity della nazione sta venendo soddisfatto in modo egregio dall'amministrazione Trump. Ecco come si ridimensiona, nel concreto, il potere del sistema bancario centrale e si impedisce alla nazione di essere attaccata da player esteri ostili. E su questa scia non solo abbiamo visto l'Australia seguire l'esempio, ma addirittura l'apertura del mercato dei pensionamenti all'uso di Bitcoin. E quale mercato più di quest'ultimo ha bisogno di copertura a causa delle passività non finanziate che si porta dietro?

Finora Powell non ha abbassato i tassi perché lo spazio fiscale non era sufficiente da permettere un nuovo allentamento delle condizioni creditizie. Se riavvolgiamo il nastro all'anno scorso, se avesse tagliato in estate avrebbe favorito i democratici nella corsa alla Casa Bianca, invece tagliando a ridosso delle elezioni ha permesso che i risultati della sua decisione si manifestassero dopo il voto favorendo in questo modo Trump. Poi chiaramente ha messo in pausa ulteriori tagli in attesa di motivazioni concrete lato bilancio federale. Se l'inflazione è scesa, così come registrato dai numeri ufficiali, è stato solo grazie alle sue azioni. Adesso che la legge di bilancio è passata e la Rescission Bill fa il suo corso, ci sarà spazio per tagliare i tassi. O perlomeno finché il prezzo del petrolio e i futures sulla benzina rimarranno in un certo range, e l'indice dei prezzi al consumo rimanga contenuto. Non scordiamoci la pressione sull'eurodollaro. Quest'ultima sta rallentando i piani di rilancio dell'economia americana di Trump e Bessent? Sì. Conta davvero in ottica di investimenti esteri che affluiscono negli Stati Uniti? No.

Il tempo dei tagli alla spesa discrezionale sarebbe arrivato ed eccoci qui prontamente a commentare quanto sta accadendo in termini di Rescission Bill. Inutile dire che si tratta di un primo pacchetto, dato che l'ammontare iniziale è ancora insufficiente per definirli “tagli alla spesa”. È pur sempre un buon inizio. Non solo, ma i tagli maggiori stanno avvenendo a livello di licenziamenti di dipendenti pubblici, come si vede dal grafico qui sotto.

Guarda caso tutto il polverone alzato per la Big Beautiful Bill adesso si è posato alla prova dei fatti, alla prova di dover votare davvero per i tagli nel processo politico adeguato. Non credo che Paul e Massie abbiano fatto tutto quel baccano solo per i “principi”... ci sono le rielezioni l'anno prossimo e avere famiglia è pur sempre un aggancio per eventuali ricatti... Al di là di ciò la “motosierra” sta calando anche sul lato spese federali, man mano che il DOGE scopre nuove aree da tagliare.

Ora che Trump ha visto l'approvazione del bilancio, nonostante fino a ottobre debba inghiottire la parte approvata dall'amministrazione Biden, può dimenticarsi del Congresso per le cose importanti fino alle midterm dell'anno prossimo. A meno che il Congresso, con la formazione attuale, non voglia essere annoverato come costola dell'amministrazione Biden (che ha aumentato il debito pubblico nell'ordine degli $8.000 miliardi), dovrà votare a favore di ogni codifica in legge dei tagli scoperti dal DOGE. Con le rielezioni che pendono sulle teste dei senatori l'anno prossimo, sarebbe politicamente suicida. Comunque il connubio tra tagli alla spesa, dazi, tassi d'interesse alti è sostanzialmente uno: ridurre il flusso di dollari all'estero. E come ci ha dimostrato il DXY, per quanto si sia fantasticato di “de-dollarizzazione” non c'era niente di concreto. Da qui la “necessità” di alzare l'asticella del tetto del debito americano, perché a fini pratici nel futuro a breve termine la domanda di strumenti in dollari e strumenti denominati in dollari (es. titoli di stato americani) salirà. In questo modo si soddisfa tale domanda e al contempo si impedisce che il DXY schizzi troppo in alto da richiedere davvero alternative. Infatti con la contrazione dell'offerta di dollari offshore c'è stato un cambiamento nel modo in cui la domanda di dollari e strumenti denominati in dollari si manifesta sui mercati: non più con l'inganno e nell'ombra, ma alla luce del sole adesso.

In base a questo nuovo assetto le stablecoin diventeranno un assorbitore di emergenza di titoli di stato americani, le banche commerciali emetteranno le proprie valute digitali coprendole con titoli di stato americani, l'abolizione della SLR e delle varie parti del Dodd-Frank Act aprirà spazio di manovra alle banche commerciali, domanda/offerta di titoli di stato americani verrà intermediata esclusivamente dal Dipartimento del Tesoro e non più dalla FED, domanda/offerta di denaro verrà intermediata dalle 12 FED regionali e dalle stablecoin, la FED fungerà da finestra di sconto per prestiti di emergenza in caso di difficoltà, ci saranno due dollari (uno per le transazioni interne e l'altro per quelle esterne) e il SOFR fungerà da tasso di mercato determinato solo negli USA per coordinare la relativa attività commerciale.

Non dimentichiamoci, però, un dettaglio importante che vale sia per i singoli investitori, come d'apertura di questo saggio, che per il governo federale: la rivalutazione dell'oro. Attualmente sui bilanci della FED l'oro in suo possesso, circa 8.000 tonnellate, è valutato a $42 l'oncia. Ai prezzi spot attuali, però, sarebbero equivalenti a circa $900 miliardi. Un passo in avanti, certo, ma non una soluzione ai problemi di debito degli Stati Uniti. Oh, ma se invece suddetta rivalutazione arriverebbe, ad esempio, fino a $10.000 l'oncia? Non è un'ipotesi personale, ma una che è stata scritta nero su bianco sulla relazione di maggio della Federal Reserve.

Non dimentichiamoci inoltre che, se l'oro venisse rivalutato in questo modo, la nazione con più oro avrebbe la maggiore leva finanziaria in questo nuovo sistema. Inutile dire che in tal modo sarebbe più facile puntellare e far riassorbire gli squilibri finanziari. Senza contare che l'oro rappresenta ancora solo una piccola frazione del sistema finanziario globale. Gli ETF sull'oro fisico rappresentano appena l'1% di tutti gli ETF e quelli legati alle industrie dell'estrazione di oro rappresentano una quota ancora inferiore. E con Bitcoin lo spazio di manovra si amplierebbe ulteriormente. In aggiunta a tutto ciò, il governo federale ha anche in programma di investire ingenti somme nelle infrastrutture energetiche. Infatti la capacità totale prevista della rete elettrica dovrebbe aumentare di oltre 400 GWh nel 2025, rispetto ai 160 GWh dell'anno scorso. Quindi nonostante l'attuale clima di difficoltà economiche, vale la pena di prendere in considerazione anche commodity critiche in tale settore.

Forse l'amministrazione Trump rimetterà davvero le cose a posto per gli USA, o almeno inizierà il processo in tal direzione. Sarebbe fantastico se tutto ciò accadesse. Ma la risalita dagli accordi “lose-lose”, ovvero vicendevolmente svantaggiosi, comporta il passaggio dagli accordi “win-lose”, ovvero a somma zero, prima di poter ritornare a quelli “win-win”, ovvero vicendevolmente vantaggiosi. Questo significa, quindi, che il vostro piano d'investimento NON PUÒ dipendere da forze politiche al di fuori del vostro controllo. Il vantaggio competitivo in tale fase di transizione si coglie, non si eredita: https://calendly.com/fsimoncelli


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