mercoledì 16 luglio 2025

L'oro protagonista: una strategia per facilitare l'eccellenza degli Stati Uniti nel XXI secolo

Il DXY ha un'importanza marginale nei mercati. È policy. Quello che sta accadendo ora nel mercato del Forex è il precursore di una crisi del debito sovrano. L'attacco al SOFR ad aprile ottiene adesso risposta con la rottura del peg del dollaro di Hong Kong. L'altro peg importante, quello del riyal saudita, non sta soffrendo affatto. Questo mi suggerisce che Bessent & Co. stanno rispondendo per le rime a Londra e Bruxelles. Infatti il punto di vantaggio americano, in questo momento storico, è che per quanto possano essere grandi le passività statunitensi, esse sono localizzate e non più internazionalizzate. Adesso gli asset non contabilizzati (es. risorse minerarie, home equity, stato di diritto americano, sistema “idraulico” finanziario americano, ecc.) possono essere messi a esclusiva copertura dell'economia statunitense (diversamente dal passato quando c'era il LIBOR) per resistere ai venti contrari provenienti da decenni di distorsioni economiche e finanziarie. E questo riguarda anche la politica monetaria e questo mese possiamo aspettarci un tagli dei tassi di 50 punti base da parte della FED. Tagliare nel mezzo di un confronto bellico acceso, che rischiava di trascinarsi dietro gli USA, non era saggio. Trump e Powell vogliono la stessa cosa, ma per ragioni diverse. Powell vuole distruggere il mercato del dollaro offshore restringendo la liquidità in dollari. E lo sta facendo supportando l'obiettivo finale di Trump: rompere l'Europa. Per quanto Trump voglia affrontare il rollover del debito di questa estate con tassi più agevolati, non era affatto automatico che un taglio prematuro dei tassi avrebbe fatto scendere il back-end della curva dei rendimenti. Invece adesso, con il cessate il fuoco tra Israele e Iran, e uno potenziale tra Israele e Palestina, oltre al rinnovato afflusso di capitali negli USA, Powell può tagliare i tassi. Il front-end è coadiuvato da una crescita dell'economia statunitense e il back-end sentirà la pressione alleviarsi. Chi in questo contesto ha le carte peggiori da giocare, proprio perché non ha niente per coprirsi, è l'Europa. Ecco perché verrà forzata ad accettare qualsiasi accordo verrà partorito dall'amministrazione Trump. Per quanto i giornali vogliano far passare come “capricci” gli andirivieni di Trump riguardo la questione commerciale, l'incertezza che ha creato attorno all'UE e al Regno Unito è essa stessa uno strumento negoziale. Ecco perché i capitali volano negli USA: i mercati hanno prezzato questa incertezza e stanno capendo che UE e Regno Unito non hanno niente per sostenere le loro posizioni negoziali. Non bastano la BCE o la BOE che tagliano i tassi, è una questione di equity e a parte la “voce grossa” questi Paesi non ne hanno.

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di Vincent Lanci

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/loro-protagonista-una-strategia-per

Sintesi: Questa relazione esplora la rinascita dell'oro non solo come riserva di valore, ma anche come strumento monetario strategico per eludere le sanzioni, supportare la diplomazia commerciale e gestire il debito. Basandosi su precedenti storici, sviluppi contemporanei e quadri teorici come l'Accordo di Mar-a-Lago di Stephen Miran, questo saggio propone che gli Stati Uniti siano in grado di riprendere a operare in un mercato dell'oro a livello sovrano al fine di ridurre il debito, premiare i partner commerciali e ripristinare la base manifatturiera ed esportatrice statunitense. Questo meccanismo, un tempo dominato dalle bullion bank e ora imitato dagli stati sanzionati, consente la monetizzazione dell'oro senza una liquidazione immediata. Le coperture forward sull'oro offrono agli Stati Uniti l'opportunità di indebolire strategicamente il dollaro, al fine di rimanere competitivi nelle economie globali trainate dalle esportazioni, ridurre gli oneri di debito e sostenere gli alleati commerciali attraverso un sostegno monetario mirato. Questa relazione sostiene che la trasformazione dell'oro nell'ambito di Basilea III, unita a un cambiamento nella strategia monetaria statunitense, segna un ritorno alla funzione geopolitica fondamentale dell'oro.

I. Introduzione. L'oro è una riserva di valore; è denaro. Grazie alle sue proprietà fisiche immutabili, al riconoscimento universale e all'assenza di rischio di controparte, l'oro rappresenta un asset straordinariamente efficace nelle operazioni monetarie sovrane. Questo articolo esplora come gli Stati Uniti possano rendere operativo l'oro come strumento monetario per gestire il debito, influenzare le dinamiche dei cambi e perseguire una leva geopolitica in un mondo in via di deglobalizzazione.

II. Fondamenti storici: il carry trade delle bullion bank. A partire dagli anni '90 le bullion bank hanno adottato un modello di carry trade sull'oro che ne ha consentito la monetizzazione senza vendita. Ciò comportava:

• Detenere oro fisico di proprietà, o in prestito, da un'altra parte (posizione spot)

• Vendere quell'oro a termine (creando una potenziale passività futura)

• Investire i proventi in asset ad alto rendimento (ad esempio, titoli del Tesoro, azioni, od obbligazioni estere)

Questa struttura commerciale forniva reddito mantenendo intatte le riserve fisiche e limitando la pressione al rialzo sui prezzi dell'oro. È diventato un pilastro della strategia di gestione delle aspettative delle banche centrali e uno strumento di proiezione di un dollaro statunitense stabile e affidabile.

III. L'accordo di Mar-a-Lago. L'accordo di Mar-a-Lago di Stephen Miran offriva un modello per sfruttare l'oro e gestire il debito e gli squilibri commerciali degli Stati Uniti. Tale proposta prevedeva:

• Vendita delle riserve auree degli Stati Uniti

• Utilizzo dei proventi per acquistare valute estere con rendimenti più elevati

• Riduzione dell’onere effettivo degli interessi sulle passività statunitensi

Sebbene politicamente tossici, l'ESF e strumenti simili erano già stati utilizzati nelle crisi di stabilizzazione monetaria. Sebbene l'Accordo di Miran sia stato pubblicamente accantonato, alcuni dei suoi meccanismi fondamentali rimangono praticabili.

Flusso per il carry trade di titoli sovrani statunitensi (Tesoro → Vendita a termine → Acquisto di valuta)

IV. Oro ed elusione delle sanzioni: il modello Russia-Iran. Stati sanzionati come Russia e Iran hanno sfruttato l'oro per accedere alla liquidità in dollari tramite controparti fidate. Detenendo e coprendo l'oro tramite Paesi come la Cina, generano proventi liquidi in valute locali o globali che vengono infine convertiti in dollari. Ciò consente loro di finanziare le operazioni evitando le sanzioni SWIFT e statunitensi.

L'accordo petrolio-oro tra Russia e Cina, descritto per la prima volta dall'autore di questo articolo nel 2017, ha creato un precedente. Inizialmente liquidato come una voce di corridoio, ha guadagnato terreno quando è stato successivamente riconosciuto da analisti bancari credibili. Più di recente è stato annunciato un seguito tra Cina e Arabia Saudita, in base al quale i sauditi avrebbero ricevuto il pagamento del loro petrolio in yuan con l'opzione dell'oro. Il metallo giallo sarebbe stato detenuto dalla Cina, come era avvenuto per gli accordi con la Russia. Ciò dimostra che l'oro può fungere da riserva neutrale rispetto alle sanzioni e da meccanismo di trasferimento, fungendo allo stesso tempo da ponte monetario (mBridge) verso il dollaro statunitense o altre valute, se necessario.

Flusso di evasione delle sanzioni sostenuto dall'oro (Russia → Cina → Commercio → Dollari)

V. Cambiamenti strutturali nel mercato dell'oro. Il contesto macroeconomico e normativo è cambiato:

• Basilea III riclassifica l'oro come asset di livello 1

• Recente riclassificazione dei derivati OCC Gold presso le banche

• Queste banche detenevano oltre il 90% dell’esposizione derivata all’oro degli Stati Uniti

• I Paesi BRICS ora danno priorità all’oro rispetto ai titoli del Tesoro per le riserve commerciali

Nel complesso questi cambiamenti segnalano una rivalutazione dell'oro nei bilanci sia privati ​​che sovrani.

VI. Una nuova strategia statunitense: diplomazia commerciale basata sull'oro. Gli Stati Uniti possono ora perseguire un carry trade sull'oro:

• Vendita a termine di oro a banche di fiducia

• Utilizzo dei proventi per acquistare valute estere o debito dei mercati emergenti

• Sostegno alle valute alleate, riduzione della forza del dollaro

• Stimoli monetari evitando una cattiva gestione dell’inflazione

Questo quadro consente l'integrazione delle politiche commerciali e monetarie. Nell'ambito dei negoziati commerciali bilaterali, gli Stati Uniti possono offrire la stabilizzazione delle valute dei mercati emergenti, riducendo la resistenza alla riforma tariffaria e rafforzando i legami politici.

VII. Conclusione. L'oro sta tornando al centro della scena come strumento versatile per la politica finanziaria del XXI secolo. Adottando meccanismi di carry trade sperimentati dalle bullion bank e replicati da stati avversari, gli Stati Uniti hanno l'opportunità di allineare la gestione del debito, la strategia monetaria e la diplomazia commerciale. La convergenza tra cambiamenti normativi, rimpatrio dell'oro e frammentazione geopolitica rende questo momento particolarmente propizio per la reintegrazione strategica dell'oro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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