mercoledì 30 agosto 2017

Ce la farà il Giappone ad abbandonare la sua dipendenza dal denaro facile?





di Brendan Brown


La sconfitta del Partito Liberale Democratico (PLD) del PM Shinzo Abe alle ultime elezioni di Tokyo — e il trionfo del nuovo partito del governatore Koike (Tomin First) — ha acceso una debole speranza: la politica radicale dell'espansione monetaria giapponese potrebbe essere abbandonata. La luce tremolante, però, non è stata abbastanza forte da affievolire la mania nei carry trade giapponesi e quindi lo yen ha continuato a scivolare dopo le elezioni. Tra metà giugno e inizio luglio la valuta giapponese è scesa di circa il 5% rispetto al dollaro USA e del 10% rispetto all'euro.

La percezione nei mercati valutari è che il Giappone non entrerà in una normalizzazione monetaria quest'anno o successivamente, a differenza dell'Europa in cui il capo della BCE ha affermato che la normalizzazione monetaria avrà inizio l'anno prossimo, anche se il viaggio promette di essere molto lento. Il treno americano verso la normalizzazione continua ad un ritmo lento, compresi alcuni periodi di movimenti inversi. Inoltre il clima monetario è più estremo nel caso del Giappone rispetto all'Europa o agli Stati Uniti.

Era possibile immaginare che la sconfitta elettorale del PLD avrebbe indotto Shinzo Abe a ritirare il sostegno nei confronti del governatore della Banca del Giappone, Haruhiko Kuroda (il cui termine termina nell'aprile 2018), segnalando quindi la fine dei tassi d'interesse negativi e del quantitative easing. Ma i mercati nella loro saggezza hanno concluso che questo non doveva succedere. Molti anziani giapponesi sono contenti del loro mercato azionario e dei guadagni immobiliari, anche se si lamentano dei tassi d'interesse negativi e della minaccia dell'inflazione. In ogni caso sono stati i giovani elettori, rispondendo ai presunti scandali legati alla corruzione, che hanno votato in massa per il nuovo partito del governatore Koike.

Infatti la previsione è che il PM Abe nominerà un esperto monetario ancora più radicale a capo della Banca del Giappone, insieme a due vice governatori di simili vedute. Alcuni esperti politici a Tokyo suggeriscono che Shinzo Abe potrebbe affrontare una nuova sfida alle elezioni del settembre 2018 e che l'ex-ministro della difesa, Shigeru Ishiba, potrebbe vincere. Ishiba-san potrebbe favorire un ritorno all'ortodossia monetaria. Ma in termini di mercato, ci vuole ancora molto e potrebbero essere ancora inflitti ulteriori danni monetari.



Tre rischi per l'attuale ortodossia del denaro facile

I mercati valutari non sono una scommessa a senso unico e ci sono tre rischi principali che affrontano gli speculatori in caso di ulteriore deprezzamento dello yen.

In primo luogo, gli Stati Uniti potrebbero prendere di mira la manipolazione della valuta da parte dell'Europa e del Giappone, attuata sottobanco attraverso il raggiungimento dello standard mondiale d'inflazione al 2% e lo schieramento di strumenti di politica monetaria non convenzionali. In particolare, la politica della Banca del Giappone di fissare i tassi d'interesse a lungo termine a zero è sicuramente un mezzo per mantenere lo yen a buon mercato.

In secondo luogo, l'economia statunitense potrebbe entrare in un rallentamento del ciclo di crescita e persino in recessione, cosa che a sua volta restringerebbe le lacune di rendimento che succhiano capitale fuori dal Giappone.

In terzo luogo, i giganteschi carry trade potrebbero improvvisamente invertirsi poiché l'inflazione globale dei prezzi degli asset potrebbe entrare nella sua ultima fase.

I carry trade in piena espansione rappresentano infatti un primo sintomo dell'inflazione dei prezzi degli asset. Man mano che gli investitori affamati di rendimenti decenti ne cercano di migliori, o gli investitori colpiti da una serie di plusvalenze diventano irrazionalmente esuberanti, diventano insolitamente sensibili a racconti speculativi, scartando un normale e sano cinismo. Questi racconti giustificano posizioni di arbitraggio di rischio in tutte le varie forme di portfolio. Il Giappone, a causa dell'estensione della distorsione monetaria, è diventata la terra di frenetici carry trade.



La guerra giapponese contro la deflazione

Il ritmo naturale dei prezzi è stato insolitamente in discesa in Giappone, il che significa che la ricerca dell'inflazione positiva da parte della banca centrale crea un forte disequilibrio monetario. L'ingresso della Cina nell'economia globale ha significato, nel caso del Giappone, un processo di integrazione che porta costanti pressioni al ribasso sui prezzi (e sui salari tramite l'esternalizzazione). Oltre a questa pressione c'è stata la crescita del mercato del lavoro "irregolare" (contratti temporanei). E se consideriamo la zona centrale dell'economia giapponese, la crescita della produttività e il cambiamento tecnologico stanno abbassando i prezzi (queste tendenze non sono evidenti nei dati nazionali a causa della mancata inclusione di regioni lontane dalla capitale).

Nell'era della cosiddetta Abenomics (sin dal 2013) la Banca del Giappone ha spinto l'obiettivo d'inflazione al livello globale del 2%. Di conseguenza c'è stato un boom dei carry trade nelle loro varie forme. Le ipotesi speculative per giustificarli sono aumentate e diminuite nel tempo. Alcuni critici ritengono che l'ultimo calo sia dovuto alle FANMG (Facebook, Apple, Netflix, Microsoft e Google) nelle quali gli investitori giapponesi hanno investito molto tramite i cosiddetti prodotti finanziari strutturati.

La popolarità di alcuni strumenti d'investimento si va ad aggiungere alla popolarità dei carry trade in Giappone. I professionisti finanziari studiano grafici e linee dei trend; il trend è vostro amico, almeno fino a che non viene rotto. Con una stabilità monetaria, i difetti di tali strumenti sarebbero probabilmente contenuti. Ma nel trambusto monetario mondiale di oggi, i carry trade giapponesi diventano ancora più prominenti.

Shinzo Abe deve senza dubbio sperare che l'inflazione globale dei prezzi degli asset, inclusa la sua componente giapponese, resterà nella sua attuale fase repressa l'anno prossimo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

1 commento:

  1. No. Una volta avviato è come una droga cui non si può rinunciare.
    La cartamoneta creata dal nulla ritorna sempre al suo valore iniziale: nulla.

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