lunedì 21 agosto 2017

Mercati falsi, denaro falso





di David Stockman


Washington non governa. Ciò che Wall Street si aspettava dopo le elezioni era una rinascita della crescita attraverso politiche pro-business, uno stimolo gigantesco attraverso tagli fiscali e un ampio pacchetto di stimolo infrastrutturale. Le aspettative di crescita si sono lentamente arenate ad un ritmo di crescita pari all'1% del PIL.

La crescita del PIL reale è abbastanza vicina allo zero, soprattutto quando teniamo conto che l'inflazione è sottostimata. Se si guarda al PIL nominale, tra il 3.5% e il 3% all'anno, e sottraete una misura reale dell'inflazione – rimane ben poco.

Tutte le aspettative che sono state anticipate dal mercato e che ancora devono avverarsi, alla fine si scontreranno col fatto che niente di quanto anticipato si avvererà.

Il governo non ha nemmeno cominciato a stilare una legge fiscale. Non ha ancora iniziato la risoluzione del bilancio per l'anno fiscale 2018. Non esiste possibilità che una qualsiasi legge possa essere approvata. Dovrebbe esserci un'istruzione di riconciliazione per il bilancio 2018 che dovrebbe avere inizio il primo ottobre affinché si possa presentare un disegno di legge in entrambe le Camere.

Il Congresso non ha nemmeno avviato il processo di risoluzione del bilancio e mentre alcune persone potrebbero pensare che sia ancora presto, in realtà è già tardi. Ci sono pochissimi giorni legislativi rimasti tra ora e l'inizio del nuovo anno fiscale e non abbiamo nemmeno una parvenza di una risoluzione di bilancio.

Le entrate, la spesa e le politiche fiscali devono essere approvate e votate con consenso della maggioranza repubblicana. Il raggiungimento di tutto ciò alla Camera e al Senato sarà praticamente impossibile. Ecco perché lo stimolo fiscale che ci si aspettava è morto.

Adesso siamo ad agosto e abbiamo avuto settimane e mesi di presidenza Trump con quasi nessun risultato, a parte le controversie e gli sforzi continui a litigare sulla Russia. A causa di tutta questa distrazione, non è stato fatto praticamente nulla e anche sulla semplice priorità di abrogare e sostituire l'Obamacare siamo essenzialmente fermi.

L'unica ragione per cui il mercato azionario rimane al picco è la stessa ragione per cui l'indice S&P 500 rimane a $2,450: siamo a 20/25 volte i $100 per azione che le aziende nell'indice S&P 500 hanno guadagnato in base ai Generally Accepted Accounting Principles (GAAP) tra gli ultimi 4 e 12 mesi. 25 volte non è solo un numero statisticamente elevato, è superiore del 90% rispetto alle osservazioni del secolo scorso.

La domanda è: perché credere che sia sicuro stare nel casinò e pagare 25 volte gli utili, quando una recessione è inevitabile entro il prossimo anno o due? Gli utili scenderanno a $50 o $30 per azione – proprio come è successo l'ultima volta.

Perché continuare a pagare tali multipli elevati per utili che sono destinati a diminuire?

Siamo ormai giunti al picco di questo mercato rialzista. L'unica cosa che tiene viva questa euforia è una convinzione che in qualche modo i robo-trader si rifiutino di accettare la realtà. Ciò può essere spiegato solo con la convinzione che Donald Trump riuscirà ad estrarre un coniglio dal cappello e rappresentare la seconda venuta di Ronald Reagan.

Anche se ciò si avverasse, dobbiamo ricordare che niente di quello che voleva fare Reagan è stato fatto. Aveva le giuste intenzioni, la filosofia giusta, era un conservatore che voleva minori imposte, ecc. Ma quando i politici si avvicinarono alla Casa Bianca, le riforme fiscali e le proposte di spesa fallirono e si finì con un grande taglio fiscale e un enorme stimolo.

Si trattava di uno stimolo alimentato dal debito che ha aiutato l'economia per alcuni anni. Non ha avuto un effetto duraturo e non è una cosa che possiamo fare oggi perché attualmente abbiamo $20,000 miliardi in debito.




Qui sopra è riportato il NASDAQ 100 al suo picco. Se ignorate ciò che c'è sul lato destro, avreste potuto pensare che non ci fosse alcun picco. Avreste potuto ignorare i segnali e credere che quella volta fosse diverso, che in qualche modo Alan Greenspan e la FED avrebbero scatenato i miracoli di una crescita economica mai vista prima e che non era troppo tardi per continuare a comprare azioni.

Se allora aveste creduto tutto ciò, entro pochi giorni il mercato sarebbe crollato del 10/15%. Era una bolla enorme e la bolla finanziaria di  oggi è molto più grande. L'ignoranza di oggi è molto meno giustificata.

Penso che siamo ancora una volta molto vicini ad un picco simile. Come 17 anni fa, potrebbe succedere la stessa cosa. È chiaro come il casinò sia ormai diretto verso il disastro. Non ci vorrà molto prima che questo castello di carte cada a terra.

È meglio sembrare uno sciocco prima che la bolla scoppi piuttosto che esserlo dopo. Io sono nato lo stesso anno di Donald Trump. Quella era la prima sfornata di baby boomer. Se siete stati spazzati via nell'autunno dell'87, avreste potuto recuperare il terreno perso. Se siete stati colpiti dal crash delle dot-com, avreste avuto la possibilità di recuperare il terreno perso. Anche se siete stati danneggiati nel 2008 e siete stati molto coraggiosi o addirittura sciocchi da tornare indietro, forse avete recuperato gran parte del terreno perduto.

Ora non c'è più tempo e quando questa bolla scoppierà, accadranno due cose: in primo luogo, la maggior parte della generazione dei baby boomer avrà esaurito il tempo; in secondo luogo, non si riuscirà a recuperare il terreno perduto perché credo che la FED abbia finalmente giocato l'ultima mano. È a corto di polvere da sparo asciutta, con la dimensione dello stato patrimoniale essenzialmente intrappolata in un angolo.

Quando il mercato crollerà, non ci sarà possibilità per Washington, sia sul fronte fiscale che sul fronte monetario, di salvarli.




È importante ricordare sempre ciò che è a rischio e il pericolo che ci troviamo ad affrontare. Pensare che in qualche modo Trump possa tirare fuori un coniglio dal cappello e creare una rinascita come quella avvenuta durante gli anni '80, non è possibile. Qualunque cosa poteva andare storta, è andata storta. L'aumento del bilancio della difesa è stato molto più grande di quello programmato. La riforma fiscale ha finito per essere il doppio di quella effettivamente prevista. Come mostra il grafico qui sopra, Reagan iniziò essenzialmente con un bilancio federale pulito. Il debito totale era di $930 miliardi, il 30% del PIL. Trump invece è partito con quasi $20,000 miliardi di debito pubblico. In altre parole, nel corso del tempo è esploso di 20 volte.

Siamo ora al 106% del PIL. Non c'è spazio per avere un altro miracolo keynesiano. Negli ultimi 30 anni c'è stata irresponsabilità fiscale su scala mai vista e un deficit di bilancio che sta diventando sempre più grande.

Con ogni anno passato abbiamo aggiunto migliaia di miliardi in ipotesi economiche ottimistiche che estenderanno la loro influenza al prossimo decennio. Questo senza considerare un centesimo del potenziale programma di Trump, che a mio giudizio (contrariamente ai $10,000 miliardi del CBO) andranno ad aggiungere dai $12,000 ai $15,000 miliardi di spese.

Gli speculatori a Wall Street presto cominceranno a capire dove siamo diretti. La bolla finanziaria gonfiata sin dal 1981 alla fine scoppierà, e i rami monetari e fiscali del governo hanno esaurito la loro capacità di sfidare le leggi di base dell'economia e della finanza.

Nel 1950, quando GM deteneva il 50% del mercato automobilistico, si soleva ripetere: "Se scompare General Motors, scomparirà anche la nazione".

Questo ovviamente quando GM era l'elemento motore della crescita e dell'aumento dei livelli di vita nell'economia in forte espansione dell'America del dopoguerra. Quei giorni sono passati, sia per GM che per la nazione. Nonostante la riduzione del 20% nella sua quota di mercato per quanto riguarda le vendite di veicoli leggeri negli Stati Uniti a giugno, è ancora un colosso... anche se di diverso tipo.

GM ha fatto registrare un record di $4,361 di incentivi durante il mese di giugno. Stiamo parlando di un aumento del 7% rispetto allo scorso anno e rappresenta il 12% del prezzo medio di vendita di $35,650 per veicolo, anch'esso un record. Ma ciò che ha dovuto mostrare per questo sforzo di marketing è stato un calo del 5% delle vendite anno/anno ed un aumento degli inventari. Questi ultimi sono saliti del 46% rispetto a giugno dell'anno scorso.

Il mio scopo non è quello di lamentarmi della tenuta di GM, ma sottolineare che insieme all'intero settore automobilistico è diventato un reparto della falsa prosperità alimentata dalla FED.

In una parola, i consumatori hanno passato il mese scorso ad "affittare" nuove auto a condizioni più favorevoli che mai. Ma questo non potrebbe fermare la scivolata delle "vendite" dal suo picco nel 2016.

Infatti giugno ha rappresentato il 6° mese di declino anno/anno. E il calo era quasi universale — con FiatChrysler in calo del 7.4%, Ford e GM del 5% e Hyundai in calo del 19.3%.

L'evidente stop delle vendite di auto è un grosso problema, perché l'esuberante rimbalzo nel mondo automobilistico dalla leggera recessione negli ultimi sei anni, è stato un importante contributore alla ripresa debole del PIL globale.

Infatti la produzione industriale complessiva non è in realtà più elevata di quella che era nell'autunno del 2007. Ciò significa che per un decennio la crescita dell'economia industriale aggregata è stata zero.

La produzione reale nella maggior parte dei settori dell'economia statunitense è in realtà diminuita notevolmente, ma è stata parzialmente compensata da un aumento del 15% nella produzione delle auto rispetto al picco precedente e un aumento del 130% rispetto al fondo del 2010.

In confronto, l'indice per i beni al consumo esclusi i veicoli è ancora il 7% al di sotto del livello di fine 2007.

Queste cifre sulla produzione industriale sottolineano con forza la misura in cui la debole espansione delle vendite reali e del PIL negli ultimi sette anni, è stata sostenuta artificialmente da una ripresa insostenibile nel settore automobilistico. Le vendite fiacche di automobili a giugno sottolineano inoltre che questa spinta è finita.

Tuttavia la crescita economica è esattamente ciò che è stato inserito nelle medie ancora in forte crescita del mercato azionario. Ma l'Armageddon nel settore automobilistico è la prova del marciume che si trova sotto l'economia di oggi e le bolle finanziarie.

Si scopre che il giugno scorso il prezzo medio di vendita per un veicolo leggero era di $31,720. Questo è un aumento del 75% rispetto al prezzo di vendita medio registrato 20 anni fa nel 1997. Tuttavia, durante questo stesso intervallo, il reddito medio delle famiglie è cresciuto solo del 52% (da $37,000 a $56,000).

Ma come hanno fatto le famiglie statunitensi a permettersi di acquistare le loro auto nuove quando i loro redditi sono languiti negli ultimi due decenni? In realtà, non potevano permettersele. A giugno i finanziamenti per i veicoli nuovi ammontavano a $30,945, pari al 97.6% del prezzo medio di acquisto.

Sono aumentati del 29% sin dalla grande recessione e mostrano come funziona la Finanza delle Bolle targata FED. Vale a dire, ha permesso all'economia statunitense di sperimentare un boom attraverso il settore automobolistico (basato su un crescente valore collaterale delle automobili), non attraverso una salita proporzionale nel reddito e nel potere d'acquisto delle famiglie americane.




Infatti, visto che viene finanziato circa l'85% delle auto nuove, le famiglie stanno prendendo contanti per finanziare le commissioni di transazione, rimborsare i prestiti sommersi o fare una gita a bordo del loro nuovo bolide.

Inutile dire che accendere un prestito più di quanto costa una nuova auto e finanziarlo per 69.3 mesi, rappresenta l'ennesima versione di un classico schema di Ponzi. Ciò è particolarmente vero in questo caso, perché a differenza delle case durante la mania dei mutui subprime, è evidente che le auto si deprezzino molto più rapidamente prima che il debito venga ridotto.

E va anche sottolineato che i prestiti per le auto sono sostanzialmente sostenuti dal valore collaterale del veicolo stesso, anziché dalla redditività e dal merito di credito del mutuatario.

Inoltre aumenterà la marea dei prestiti per auto sotto stress e si moltiplicheranno le storie d'orrore riguardo quelle famiglie che sono state risucchiate nella finanza Ponzi delle auto.

Non sorprende, quindi, se il debito pro-capite per le auto sia ormai ad un livello massimo di $4,200 e sia salito del 40% rispetto al livello post-crisi di $3,000 nel 2010.

Quindi la FED può cianciare di una ripresa economica che è stata la più debole nella storia moderna, ma è solo una ripresa nella statistica e nei numeri. È stata raggiunta a costo di seppellire le famiglie statunitensi in livelli di debito inimmaginabili e sicuramente insostenibili.

Ciononostante la Yellen e la sua combriccola continuano a respingere la minaccia di un debito inadeguato in base al presunto successo della "regolamentazione prudenziale" e al miglioramento dei bilanci delle banche e del mercato immobiliare.

Infatti il debito delle famiglie è stato spinto nel settore automobilistico. Al culmine del boom dei mutui immobiliari nel 2008, c'erano 98 milioni di mutui ipotecari (compresi i secondi mutui e linee di home equity) rispetto agli 88 milioni di prestiti per auto.

Questi ultimi sono ormai aumentati a 108 milioni — un livello fuori scala che ora supera del 35% il numero dei prestiti ipotecari immobiliari.




Va da sé che per generare 108 milioni di prestiti per auto, ogni consumatore che poteva appannare uno specchietto retrovisore poteva essere legittimato ad accendere un prestito per auto. Di conseguenza il debito subprime per auto è ormai ai livelli massimi, aprendo la porta ad una quantità gigantesca di inadempimenti.

Quest'ultimo punto è cruciale e sottolinea perché questa volta il ciclo di contrazione del debito sarà molto peggiore rispetto al 2008-2009. Questo perché quasi un terzo degli scambi di veicoli porta ora con se un'equity negativa.

Ciò significa, a sua volta, che i potenziali acquirenti di auto nuove dovranno incassare somme di denaro crescenti per pagare i vecchi prestiti. Alla fine, la natura precaria della piramide del debito che sta alla base del mercato delle auto non può essere negata. Pregiudica l'illusoria prosperità alimentata dal debito del settore automobilistico e, invece, sottolinea come i consumatori vengano condotti ancor più in profondità nella trappola del debito della FED.

Ecco perché i risultati di giugno di GM erano un'avvisaglia. Gli stipendi correnti riescono a mantenere a malapena il passo con l'inflazione — in particolare, come risulta dal costo del cibo, dell'energia, delle medicine e delle case. Inutile dire che se sbiadisce la crescita occupazionale durante la prossima recessione, il mondo del debito della FED crollerà di conseguenza.

Dopo il rimbalzo negli ultimi due anni, con un tasso compreso tra il 5% ed il 6.8% su base annua, anche le carte di credito stanno finendo nuovamente nei portafogli. Con i saldi superiori ai $1,000 miliardi, sono tornati al livello insostenibile del maggio 2008 poco prima che esplodessero durante la Grande Recessione.

Allora perché i giocatori d'azzardo nel casinò continuano a "comprare durante i ribassi"?

Perché questa storia "sta andando avanti"... finché non lo farà più.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/

4 commenti:

  1. mi pare che trump sia arrivato quasi al capolinea, e l america pure

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    1. Sta affondando nelle sabbie mobili della palude che voleva risanare. Ha mandato via Bannon per chiamare i rinforzi. Vedremo se il capolinea sarà un esito od un passaggio caotico pianificato da altri.
      Ma la vera battaglia del nostro tempo è proprio tra il mito della centralizzazione (fino all’imperialismo) e l’aspirazione al decentramento (dalla sovranità nazionale ai cantoni svizzeri, fino alla sovranità individuale).
      La vedo dura. Ed incerta.

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  2. Fake markets, fake money, false flags, fake media. Morti veri.
    E mentre i gangsters delle superpotenze e nelle superpotenze si affrontano per il Potere assoluto,
    come cantava il Blasco, gli spari sopra sono per noi.
    Una svolta autoritaria è nelle cose ed arriverà tra scroscianti applausi e silenziosa rassegnazione. È la salute dello status quo contro noialtri.
    Ma come diceva V, per trovare i colpevoli basta guardarsi allo specchio.
    Pertanto, salvare "la pelle" (Malaparte) ed il possibile.
    Scialuppe non ce ne saranno per tutti. Buona fortuna!!!

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  3. Ma... ma... mi avevano detto che il debito pubblico non è problema.
    Basta contabilizzare quello privato come pubblico e via!

    Scherzi a parte, il debito, privato o pubblico che sia, davvero non è un problema: qualcuno che lo paghi si trova sempre.

    R.G.

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