martedì 20 agosto 2019

Le banche centrali stanno rendendo più rischiosi gli “investimenti conservativi”, un disastro per le pensioni





di Daniel Lacalle


Circolano molte idee sbagliate sui danni collaterali causati dalla repressione finanziaria. La prima è credere che le banche centrali monitorino o reagiscano all'accumulo del rischio finanziario. I politici tendono a consentire un'eccessiva assunzione di rischi come un effetto collaterale minore nella loro ricerca di inflazione ad ogni costo. Se le valutazioni degli asset sono in qualche modo elevate, si aspettano una correzione moderata. Un altro malinteso è ritenere che i rischi accumulati durante i periodi di espansione monetaria possano essere facilmente assorbiti e mitigati con misure e normative macroprudenziali (Steiner et al). Le prove mostrano anche che il rischio arriva rapidamente e che l'impatto su asset ed economia reale supera di gran lunga quello stimato da banche commerciali, banche d'investimento e banche centrali. Il fallimento degli stress test e l'incapacità di vedere bolle finanziarie, o prevedere una crisi, sono una testimonianza degli errori nelle opinioni riguardo il rischio.

Uno dei maggiori problemi in questo momento è che gli investimenti più prudenti stanno accumulando sempre più rischi straordinari per rendimenti più bassi.

Prendete in considerazione uno dei fiori all'occhiello degli investimenti conservativi, il fondo pensione norvegese. Nel suo rapporto annuale mostra che ha conseguito un rendimento reale netto del 3,27% e -7,74% nel 2018, ma ciò che sembra più interessante è che la performance complessiva ha sofferto mentre gli investimenti azionari sono aumentati dal 20% al 69,32%. L'aumento del rischio complessivo imposto dalla repressione finanziaria delle banche centrali ha fatto sì che i fondi pensione globali riducessero le posizioni obbligazionarie a favore di alternative più rischiose e illiquide (Hentow et al, Come investono i fondi pensione pubblici? Dagli asset locali a quelli globali).

Non solo i fondi pensione stanno diversificando in Paesi ed asset più rischiosi, ma stanno anche cercando rendimenti in prodotti ed emittenti sempre più complessi con solvibilità e qualità della liquidità più deboli (Sondaggio OCSE sulla regolamentazione degli investimenti dei fondi pensione, 2018).

Rendere le obbligazioni sovrane a più basso rischio nell'OCSE estremamente costose attraverso iniezioni di liquidità, programmi di acquisto di asset e tagli dei tassi, equivale a gonfiare una bolla immobiliare. Un asset percepito come sicuro e con qualità stabili viene gonfiato attraverso politiche sul lato della domanda e supporto monetario, e l'accumulo del rischio si diffonde ad altri asset volatili e meno affidabili.

Alcuni fatti preoccupanti:
  • L'ammontare del debito a rendimento negativo ha raggiunto un massimo storico di $12.500 miliardi.
  • Il numero di obbligazioni spazzatura a rendimento negativo in Europa è aumentato da zero a quattordici in pochi mesi.
  • Gli afflussi netti nelle obbligazioni spazzatura sono saliti a giugno a $10.600 miliardi, il più grande aumento rispetto a tale periodo sin dal 2017, secondo il Financial Times.
  • I fondi pensione detengono fino al 30% degli attivi in prodotti illiquidi e azioni. In Europa la domanda proveniente dai fondi pensione asiatici, prevalentemente giapponesi, per il debito periferico dell'Eurozona è aumentata al livello più alto sin dal 2008, nonostante i rendimenti storici bassi e l'aumento della tensione politica e degli squilibri fiscali.

La politica della "ricerca di rendimenti decenti" è simile al rischio delineato dal professor Steiner nel suo documento del 2014: l'accumulo persistente di riserve crea un rischio sistemico. I fondi pensione stanno accumulando asset che percepiscono come sicuri rispetto al rendimento inesistente delle obbligazioni domestiche di massima qualità e, facendo ciò, stanno anche aggiungendo nei loro portafogli l'incertezza crescente e gli squilibri sistemici di altre economie.

La maggior parte degli investitori considera i fondi pensione come l'opzione più sicura e più conservativa per accumulare ricchezza nel tempo e proteggere i propri risparmi, ma molti probabilmente non sono consapevoli dei crescenti livelli di rischio che si stanno accumulando nella base patrimoniale, poiché i gestori sono costretti ad abbandonare obbligazioni di alta qualità a favore di asset più volatili, rischiosi, meno sicuri e persino illiquidi al fine di ottenere un piccolo rendimento dai loro investimenti. I policymaker possono dire che tutto ciò sta accadendo solo a causa della domanda del mercato, ma quando la banca centrale manipola il costo e la quantità di denaro per un lungo periodo di tempo, eliminando artificialmente l'offerta di asset a basso rischio attraverso acquisti diretti e riacquisti alla scadenza, non fa altro che creare un sussidio artificiale per una particolare classe di asset per cui la domanda è scarsa, creando un insieme di bolle che non saranno facilmente contenute quando scoppieranno.

Il fatto che gli investitori più conservatori siano costretti ad acquistare obbligazioni a rendimenti ridicoli di società quasi fallite, non è un successo della politica monetaria, né uno strumento di crescita. È una mostruosità monumentale che alla fine genererà una crisi di conseguenze senza precedenti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Articolo sintetico ed esplicativo.
    Ritengo che in Italia solamente una minima parte dei sottoscrittori di contratti di previdenza complementare sia a conoscenza dei rischi che corre a causa del perdurare di tassi di interesse artificialmente rasi al suolo.
    Una percentuale ancora minore avrà la volontà di potenza di vedere la Realtà, in tutta la sua dinamica mutevolezza, e di sforzarsi trovare soluzioni alternative una volta che sarà stata informata del problema.
    Grazie Francesco per la traduzione e la pubblicazione di questo brano.

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