giovedì 1 agosto 2019

Grecia: la sconfitta del populismo per mano della realtà





di Daniel Lacalle


La sconfitta di Tsipras in Grecia incarna la perdita di coloro che sono saliti al potere promettendo che due più due faceva ventidue, insieme ad una carovana di promesse politiche che hanno danneggiato coloro che fingevano di proteggere.

L'esempio della Grecia è molto utile per altre nazioni europee.

Primo. Il populismo marxista non scappa al fallimento nemmeno se viene mascherato. Il motivo principale per cui Syriza è salito al potere è stato il fatto che i partiti socialdemocratici e conservatori hanno attuato politiche sbagliate per anni. Tra il 1976 e il 2012 l'occupazione pubblica si è moltiplicata per tre, mentre l'occupazione privata è aumentata solo del 25%. Sin dal 2004 più di 70 aziende pubbliche risultavano in perdita, mentre la spesa pubblica si attestava in media al 49% del PIL. La Grecia, di fronte al fallimento delle politiche keynesiane, ha abbracciato il populismo che, invece di correggere errori precedenti, ha promesso molto di più dello stessa cosa che fino a quel momento era fallimentare.

Secondo. Il populismo arriva promettendo ricchezza per tutti attuando politiche che portano alla miseria. Syriza ha promesso tutti i tipi di soluzioni magiche, dal non pagare il debito alla minaccia di lasciare l'euro quando non un singolo cittadino greco avrebbe accettato dracme svalutate. Quello che hanno consegnato è stato una corsa agli sportelli bancari e il Paese in una recessione profonda. La fantasia e l'arroganza di Syriza, insieme alle promesse infantili di Tsipras, sono state sfatate dalla realtà. Se la Grecia avesse abbandonato l'euro sarebbe diventato un Venezuela europeo. (Ma rimanendo l'agonia è più lenta. Non si scappa dai costi di opportunità. NdT)

Terzo. Hanno promesso di tassare i ricchi e invece hanno aumentato le tasse a tutti. Tsipras e Syriza lasciano la Grecia con una disoccupazione del 18,1%, un debito del 176,1% e un disavanzo ancora in crescita. Ma, soprattutto, lasciano aumenti delle tasse per i lavoratori medi. Con Tsipras il cuneo fiscale per i lavoratori è salito al tredicesimo posto nel mondo. Un singolo lavoratore paga il 40,9% in tasse. Persino gli agricoltori del Paese sono scesi in piazza dopo l'assalto fiscale imposto dal governo di Tsipras. Un contadino che guadagna €5.000 euro al mese deve pagare fino a €4.000 in tasse e previdenza sociale, secondo l'Unione Greca degli Agricoltori. Il governo di Syriza ha aumentato le imposte sul reddito del 70% per gli agricoltori e le ha portato al 44% per coloro che guadagnano €40.000 euro o più.

Syriza ha aumentato le tasse alla classe media per sovvenzionare il suo clientelismo politico, qualcosa che persino il ministro delle finanze ha capito, suggerendo a Tsipras di promettere (in ritardo) tagli fiscali per attirare investimenti e di non abbassare nuovamente le pensioni.

Quarto. Addio pensioni. Syriza ha effettuato i più grandi tagli pensionistici nella democrazia greca. Oggi le pensioni greche sono tra il 25% e il 40% più basse di quelle prima dell'arrivo di Syriza. E Tsipras si aspettava di essere nuovamente rieletto affermando che non le avrebbe abbassate più.

Quinto. Il Paese è stufo dei populisti che danno la colpa a tutti tranne a sé stessi. Alcuni diranno che le suddette politiche furono imposte a Tsipras, eppure non si dimise, rimase al potere, attuò massicci aumenti delle tasse e tagli alle pensioni e si aspettava che tutti lo avrebbero ringraziato permettendogli di continuare a governare il Paese.

Il populismo marxista, come sempre, ha promesso il paradiso e ha consegnato l'inferno, ha devastato i pensionati e la classe media, e non ha tagliato un solo euro di spesa politica.

Qualcuno dirà che la prossima volta sarà diverso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. La trasmissione dei tassi negativi inizia a diffondersi nell'economia più ampia. Inutile sottolineare come ciò sia avvenuto in concomitanza con un tasso di risparmio a livelli minimi da 50 anni a questa parte. Distruggere il bacino dei risparmi da cui si attinge per far crescere un'economia non lascia altro modo che ricorrere ad un boom fasullo "stimolato" dalla spesa pubblica. È una fallacia perché tale spesa non necessaria provocherebbe solo una bolla a breve termine che andrebbe ad esplodere rapidamente. L'Europa ripeterebbe gli stessi errori che hanno portato i Paesi periferici a creare capacità in eccesso e squilibri enormi. L'errore di "stimolare la domanda interna" ignora tendenze rilevanti come la spesa passata e l'eccesso di capacità, l'efficienza e l'invecchiamento della popolazione, mandando avanti l'idea fantasiosa di risolvere tutto ripetendo gli errori dal 2004 al 2007.

    Non è un caso che la Consumer Confidence stia virando nettamente per il basso dato l'ambiente, ottenendo il contrario di quello prospetto dai burocrati. Spese inutili sia a livello statale che individuale sarebbe un errore monumentale e non risolverebbe nulla. Sarebbe un miraggio a breve termine e porterebbe ad un'inevitabile crisi. Ecco perché in questo contesto asset come bitcoin rappresentano un salvagente (se non l'unico salvagente) in grado di salvare la vita economica dei consumatori e la base da cui ripartire per avere una società che torni a fare del risparmio il baluardo del proprio successo.

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