lunedì 4 aprile 2011

L'Azzardo Morale dell'Euro

Lo so, molto spesso il blog si occupa di affari legati agli Stati Uniti. Ma loro sono la fonte da cui, a cascata, si ripercuotono le decisioni prese dall'establishment finanziario alla Federal Reserve. Infatti la crisi del debito che ci ritroviamo ad affrontare qui in Europa è in parte una conseguenza della politica accomodante della FED. La BCE non ha fatto altro che seguire cecamente la sconsideratezza spacciata per "prosperità" da Bernanke. Il periodo di vacche grasse è finito, ora dobbiamo affrontare la magra; nonostante i soliti iDIoti dicano il contrario.
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di Jesus Huerta de Soto


Prefazione a The Tragedy of the Euro, di Philipp Bagus (2010). Un file audio MP3 di questo articolo, narrato da Keith Hocker, è disponibile per il download.


E' un grande piacere per me presentare questo libro del mio collega Philipp Bagus, uno dei miei più brillanti e promettenti studenti. Il libro ha una tempistica estremamente calzante col periodo e mostra come l'organizzazione interventista del sistema monetario europeo abbia condotto al disastro.

L'attuale crisi del debito sovrano è il risultato diretto dell'espansione del credito da parte del sistema bancario europeo. All'inizio degli anni 2000, il credito fu espanso specialmente nella periferia dell'Unione Monetaria Europea ovvero in Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna. I tassi d'interesse furono ridotti sostanzialmente dall'espansione del credito accompagnati da una caduta sia nelle aspettative dell'inflazione e sia nei premi al rischio. La brusca caduta nelle aspettative inflazionistiche fu causata dal prestigio della nuova Banca Centrale Europea, una copia della Bundesbank. I premi al rischio furono ridotti artificialmente a causa del sostegno previsto da nazioni più forti. Il risultato fu un boom artificiale. Si svilupparono bolle nei prezzi degli asset come la bolla immobiliare in Spagna. Il denaro creato da poco fu primariamente iniettato nei paesi della periferia dove ha finanziato il sovraconsumo e gli investimenti improduttivi, principalmente nei settori edilizi ed automobilistici. Allo stesso tempo l'espansione del credito ha anche aiutato a finanziare ed espandere l'insostenibile Stato Assistenziale.

Nel 2007 iniziarono a palesarsi gli effetti microeconomici che invertono qualsiasi boom finanziato dall'espansione del credito e non da risparmi reali. Iniziarono ad aumentare i prezzi dei mezzi di produzione come le merci ed i salari. Salirono anche i tassi d'interesse a causa della pressione inflazionistica che fece ridurre alle banche centrali le loro posizioni espansionistiche. Infine i prezzi al consumo dei beni iniziarono ad aumentare in relazione ai prezzi offerti dai fattori di produzione originari. Divenne sempre più ovvio che molti investimenti erano insostenibili a causa della mancanza di risparmi reali. Molti di questi investimenti sono stati effettuati nel settore edilizio. Il settore finanziario andò sotto pressione mentre i mutui venivano cartolarizzati, finendo direttamente o indirettamente nei bilanci delle istituzioni finanziarie. La pressione culminò col collasso della banca d'investimento Lehman Brothers, che condusse ad un vero e proprio panico nei mercati finanziari.

Invece di lasciare che le forze di mercato facessero il loro corso, sfortunatamente, i governi interferirono con il processo necessario di aggiustamento. E' questa sfortunata interferenza che non solo ha impedito una ripresa più veloce e più completa, ma ha anche prodotto, come effetto collaterale, la crisi del debito sovrano della primavera 2010. I governi hanno provato a sostenere i settori sovraestesi, aumentando la loro spesa. Hanno pagato sussidi per acquisti di nuove automobili per sostenere l'industria dell'automobile ed hanno iniziato lavori pubblici per sostenere il settore edilizio come anche per sostenere il settore che ha prestato a queste industrie, il settore bancario.

Per di più i governi hanno sostenuto direttamente il settore finanziario dando garanzie per le loro passività, nazionalizzando le banche, comprando i loro asset o le partecipazioni parziali in esse. Allo stesso tempo la disoccupazione è aumentata a causa dei mercati del lavoro regolamentati. Le entrate del governo, eccetto le entrate erariali e quelle della previdenza sociale, sono colate a picco. Le spese per i sussidi di disoccupazione sono aumentate. Le tasse corporative che sono state gonfiate artificialmente durante il boom in settori come quello bancario, edile ed automobilistico sono state completamente spazzate via. Con entrate in calo e spese in ascesa, i deficit del governo ed i debiti sono lievitati come diretta conseguenza delle loro risposte alla crisi causata da un boom che non era sostenuto da risparmi reali.

La situazione della Spagna è paradigmatica. Il governo spagnolo ha sovvenzionato l'industria automobilistica, il settore edile e l'industria bancaria, che si è espansa pesantemente durante l'espansione del credito nel boom. Allo stesso tempo un mercato del lavoro molto inflessibile ha consentito al tasso di disoccupazione di salire al 20%. Il deficit pubblico risultante ha iniziato a terrorizzare i mercati e gli altri Stati dell'Unione Europea, che infine hanno fatto pressione sul governo per fargli annunciare qualche timida misura di asuterità in modo da essere capace di continuare a contrarre prestiti.

A questo proposito la singola valuta ha mostrato uno dei suoi "vantaggi". Senza l'euro il governo spagnolo avrebbe quasi certamente svalutato la propria valuta come fece nel 1993, stampando denaro per ridurre il proprio deficit. Ciò avrebbe implicato una rivoluzione nella struttura dei prezzi ed un immediato impoverimento della popolazione spagnola poichè i prezzi delle importazioni sarebbero aumentati. Inoltre, con la svalutazione , il governo avrebbe potuto continuare sulla via della spesa senza alcuna riforma strutturale. Con l'euro gli spagnoli (o qualsiasi altro governo nei guai) non hanno potuto svalutare o stampare direttamente la propria valuta per ripagare i debiti. Ora questi governi devono impegnarsi in misure d'austerità ed in alcune riforme strutturali dopo la pressione da parte della commissione e degli Stati membri come la Germania. Così è possibile che per il futuro si paleserà il secondo scenario come menzionato da Philipp Bagus nell'attuale libro. Il Patto di Stabilità e Crescita potrebbe essere riformato e rinforzato. Come conseguenza i governi dell'Unione Monetaria Europea dovrebbero continuare ad intensificare la loro misure di austerità e le riforme strutturali in modo da soddisfare il Patto di Stabilità e Crescita. Pressata da paesi conservatori come la Germania, tutta l'Unione Monetaria Europea seguirebbe la via delle politiche tradizionali in tempo di crisi effettuando tagli alla spesa.

Al contrario dell'Unione Monetaria Europea, gli Stati Uniti seguono ricette Keynesiane per le recessioni. Nell'ottica Keynesiana, durante una crisi il governo deve sostituire una caduta nella "domanda aggregata" aumentando la sua spesa. Così gli Stati Uniti spendono a deficit e praticano politiche monetarie estremamente espansive per "far ripartire" l'economia. Forse uno degli effetti benefici dell'euro è stata una spinta per tutta l'Unione Monetaria Europea verso la via dell'austerità. Infatti avevo già argomentato in precedenza che la singola valuta è un passo verso la giusta direzione poichè aggiusta i tassi di cambio in Europa e di conseguenza termina il nazionalismo monetario ed il caos dei tassi di cambio flessibili manipolati dai governi, in tempi di crisi.

Il mio caro collega Philipp Bagus mi ha sfidato sulla mia piuttosto positiva visione dell'euro sin da quando era uno studente della mia classe, puntando correttamente sui vantaggi della competizione tra valute. Il suo libro, The Tragedy of the Euro, potrebbe essere letto come un'esposizione elaborata delle sue idee contro l'euro. Mentre la singola valuta tiene lontano il nazionalismo in Europa da un punto di vista teorico, la domanda è, quanto stabile è la singola valuta oggi?

Bagus affronta la domanda da due angoli, fornendo allo stesso tempo i due obiettivi e contributi principali del libro: un'analisi storica delle origini dell'euro ed un'analisi teorica dei funzionamenti e dei meccanismi dell'Eurosistema. Entrambe le analisi puntano nella stessa direzione.

Nell'analisi storica Bagus affronta le origini dell'euro e della Banca Centrale Europea. Svela gli interessi dei governi nazionali, dei politici e dei banchieri nello stesso modo in cui fa Rothbard in relazione all'origine della Federal Reserve nel The Case Against the FED. Infatti il libro potrebbe anche essere analogamente intitolato The Case against the BCE.

Consiedrando gli interessi politici, le dinamiche e le circostanze che hanno condotto all'introduzione dell'euro, diviene chiaro che l'euro potrebbe difatti essere un passo nella direzione sbagliata; un passo verso una valuta creata dal nulla ed inflazionistica designata per spingere da parte i limiti che la competizione e la politica monetaria conservatrice della Bundesbank hanno imposto in precedenza. L'analisi teorica di Bagus rende ancora più chiari gli scopi inflazionistici e l'organizzazione dell'Eurosistema. L'Eurosistema è smascherato come un sistema auto-distruttore che conduce ad una massiccia redistribuzione in tutta l'Unione Monetaria Europea, con incentivi per i governi affinchè usino la BCE come un meccanismo per finanziare i propri deficit. Mostra che il concetto della tragedia dei beni comuni, che io ho applicato al caso della riserva frazionaria, è anche applicabile all'Eurosistema, dove i diversi governi europei possono sfruttare il valore della singola valuta.

Sono fiero che questo libro venga reso disponibile al pubblico dal Mises Institute. Il futuro dell'Europa e del mondo dipende dalla comprensione della teoria monetaria e dal funzionamento delle istituzioni monetarie. Questo libro fornisce forti strumenti verso la comprensione della storia dell'euro e la sua perversa organizzazione istituzionale. Se tutto andrà bene, può aiutare a far cambiare l'attuale corso verso un sistema monetario sensato nell'europa e nel mondo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Jhonny,
    apprezzo mlto le tue traduzioni.

    Ma questo Porcelli che comincia ad essere incensato da Rischio Calcolato?????

    Un altro suggeritore di "investimenti" in oro?

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  2. Confermo Porcelli è un imbecille: basta leggere il suo istant book.

    Il Folletto

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  3. Sono stato un pò assente questi giorni e forse mi sono perso qualcosa. Non conosco questo Porcelli, né ho mai letto nulla di lui (vedrò di rattoppare questa falla a breve...).

    Detto questo non contesto la linea editoriale di Richio Calcolato, non sono il gestore quindi non posso addentrarmi in questo argomento.

    Per quanto riguarda l'oro, in questo momento è sempre meglio comprarne di fisico; soprattutto per proteggere i propri risparmi da alcuni saltimbanchi della finanza a cui piace giocare coi numeri. O al limite il franco svizzero.

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