martedì 13 maggio 2014

Le banche centrali estendono la loro presa mentre continua la burocratizzazione dei mercati





di Detlev Schlichter


Il ventesimo secolo ha visto il passaggio dall'ordine del libero mercato e della moneta apolitica – rappresentata dal gold standard – al caos della moneta elastica e dei mercati del credito sotto il controllo delle banche centrali statali. Questo cambiamento è stato completato nell'agosto 1971 con la cessazione di Bretton Woods, l'ultima traccia superstite del gold standard, sebbene fosse un cugino debole e malaticcio. Finalmente libero dalle manette d'oro che erano sempre state l'àncora monetaria del capitalismo, il sistema finanziario globale ha prodotto, negli ultimi 40+ anni, grandi squilibri e crisi sempre più devastanti: dal Giappone alla fine degli anni '80 alla bolla dei subprime nel 2007/2008, alla crisi del debito della zona euro.

I problemi di fondo del denaro elastico, del credito senza limiti e delle banche centrali senza freni ancora non sono stati riconosciuti come cause principali del disastro finanziario, ma sono rimasti dei punti fermi nel dibattito mainstream. Invece alle banche centrali vengono consegnati maggiori poteri e diventano più interventiste di giorno in giorno. E' davvero bizzarro: gli artefici che hanno creato questo caos ne emergono rafforzati.

Per darla a bere alla popolazione, pero', devono riscrivere la storia. Anche se nessuno può negare che il denaro facile – fornito in ultima analisi dalle banche centrali – abbia portato a ciò che è comunemente definita come "eccessiva assunzione di rischi," a quanto pare il problema non era il denaro facile di per sé, ma le banche centrali che non si sono concentrate simultaneamente sulla "stabilità finanziaria." Questa svista si puo' rettificare dando loro ancora più poteri, in particolare nel settore della vigilanza bancaria e nella regolamentazione finanziaria.



La missione va avanti

Oggi il Financial Times scrive quanto segue in merito a quanto sta accadendo presso la Banca d'Inghilterra: “Carney, l'ex-governatore della banca centrale canadese, lo scorso luglio ha assunto il mandato di modernizzare la Vecchia Signora di Threadneedle Street ed è stato capace di sobbarcarsi la sua nuova responsabilità di vigilanza e di regolamentazione finanziaria.”

“Criticando il fallimento della BoE sotto l'ex-governatore Lord King per quanto riguarda stabilità finanziaria ed inflazione, ha detto: "Non ci vuole un genio per capire che oggi esistono rischi simili".”

A Carney sembra sfuggire l'ironia di questa affermazione. Oggi esistono questi rischi solo perché la Banca continua a reprimere i tassi di interesse piuttosto che smettere di assumere nuovi poteri per gestirne le conseguenze. Come ha riportato lo stesso FT la scorsa settimana, la Banca d'Inghilterra sta già cercando il modo di limitare i bonus delle banche britanniche e di congelare le paghe dei banchieri per un massimo di sei anni nel tentativo di contrastare una "eccessiva assunzione di rischi." Nel frattempo non sembra preoccupare nessuno che una burocrazia statale ora possa determinare come le imprese private (con l'eccezione di RBS e Lloyds TSB) debbano remunerare i loro dipendenti.

Il settore bancario centrale rappresenta la promessa dello stato di "guardare le spalle ai banchieri," qualunque cosa accada. “Keep calm and keep lending” è il messaggio veicolato al sistema finanziario. Tutto questo rende inefficace il regolatore più efficace del capitalismo – sistema profitti e perdite. Così, tocca ai banchieri centrali fare tutta la regolamentazione.

Quella che vediamo qui è la legge di ferro dell'interventismo. Nessuna interferenza col mercato potrà mai farli funzionare al meglio. Il settore bancario centrale non è altro che una forma persistente di intervento e di manipolazione del mercato. E' fondamentalmente in contrasto con il libero mercato. Ma quando le conseguenze non intenzionali diventano troppo evidenti, la risposta politica è quella di aggiungere ulteriori interventi.

La Federal Reserve quest'anno ha festeggiato il suo centenario. La sua concezione originale come "banca dei banchieri" prevalentemente passiva e non interventista è sempre stata ingenua, come capirono fin dall'inizio molti dei suoi primi critici (tra cui il repubblicano Elihu Root). Come ha sottolineato James Grant, negli anni '50 la FED si sarebbe dovuta astenere dal comprare titoli con cedola, preoccupandosi che tali operazioni avrebbero inavvertitamente distorto il mercato. Oggi la FED acquista solo titoli con cedola e lo fa con l'obiettivo specifico di manipolare il mercato. La banca centrale fissa amministrativamente i tassi di interesse a breve termine, determina la quantità di riserve bancarie, modifica la forma della curva dei rendimenti, manipola gli spread di rischio sui mutui e aumenta spudoratamente i prezzi azionari, il tutto per il bene pubblico come definito dalla sua pletora di obiettivi e sotto-obiettivi (es. il target dell'inflazione, evitare la deflazione, ancorare le aspettative di inflazione, ridurre la disoccupazione, stabilizzare i mercati finanziari, stimolare l'economia, diffondere i benefici della ripresa e fornire allegria generale per chi guarda la TV finanziaria).

La Banca Centrale Europea (BCE) è molto più giovane, ma ha già ampliato il proprio mandato al di là di quello che prevedevano i trattati istitutivi. La famosa promessa di Daghi di "fare tutto il possibile" (che significa stampare denaro a tavoletta) per tenere insieme la zona euro, è supportata dal nuovo strumento definito Transazioni Monetarie Definitive (OMT), invenzione ad hoc partorita nel mezzo della crisi del 2012 (e probabilmente illegale e incostituzionale in vari luoghi, come si può accertare dalla sentenza della Corte Costituzionale della Germania, anche se timidamente rinviata alla Corte di Giustizia Europea). Eppure è eminentemente popolare nel settore finanziario, dove la logica di solito è sottoposta al detto "il fine giustifica i mezzi." Presto la BCE sarà incaricata di sovrintendere direttamente più di 120 banche europee.



Dal culto dei manager al culto dei burocrati

Mentre i tentacoli della pianificazione centrale raggiungono sempre più angoli dell'economia, il libero mercato è inevitabilmente in ritirata. Ma nessuno sembra accorgersene o preoccuparsene. Questa è la morte del capitalismo, ma poche persone sembrano ormai apprezzare quello che significa. Leggere il Financial Times è diventata un'esperienza davvero surreale. Sembra solo preoccupato di un piccolo gruppo di dirigenti e burocrati, i presunti elementi motore di tutto il mondo che si incontrano al World Economic Forum di Davos ogni anno, coi quali alla maggior parte degli scrittori più anziani del FT piace socializzare.

Il vero capitalismo è, ovviamente, mosso dai capitalisti, da persone che utilizzano il proprio denaro per finanziare, costruire e mantenere le imprese, e che in ultima analisi si assumono dei rischi e, sì, sono anche speculatori. Persone con idee nuove e coraggio. I manager sono dipendenti dei capitalisti. Sono le braccia dei capitalisti, sono pagati per fare un lavoro. Non sono proprietari e le loro perdite sono limitate. Non è una caratteristica dispregiativa. I manager sono necessari e quelli bravi avranno capacità e talenti che non sono così comuni. Eppure esiste un abisso incolmabile tra i due gruppi, e non ci può essere alcun dubbio su chi siano i veri elementi motore (e sempre lo saranno) sotto il capitalismo. Eppure, a mio avviso, le relazioni aziendali hanno indebitamente glorificato i manager in questi ultimi anni e decenni, uno sviluppo che ha certamente aiutato i top manager a diventare estremamente dipendenti dai media, arrivando probabilmente a spendere più tempo e sforzi per affinare la loro immagine pubblica piuttosto che gestire le attività delle loro aziende. Inoltre, la capacità di "essere bravi a parole" è ciò che conta di più per certi tipi di giornalismo.

Il culto dei manager-eroi è stato esteso alla burocrazia internazionale. Sembra che non vi sia alcuna differenza tra Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Jamie Dimon, Sheryl Sandberg, Mohamed El-Erian, Christine Lagarde, Mark Carney e Janet Yellen. Fanno tutti parte di una potente élite internazionale e sono tutti indubbiamente influenti (e probabilmente unici per talento nel loro campo), ma alcuni di loro sono capitalisti e imprenditori, altri sono dipendenti stipendiati, ed altri ancora burocrati di alto rango finanziati da istituzioni fortemente interventiste; e in base a come funziona il capitalismo, quello che queste persone fanno (e quale sia il loro impatto) non potrebbe essere più diverso. Tuttavia i vari giornali e riviste finanziarie, che cercano di spiegare il capitalismo ai propri lettori, o non sono a conoscenza di queste differenze cruciali o le ignorano. Non credo che tutto ciò sia intenzionale. Sembra ridursi tutto ad una non chiara comprensione di ciò che rende unico il sistema capitalista, e di ciò che è necessario per farlo funzionare. Forse questa tendenza è più un sintomo che la causa.

Mi sono ricordato di tutto ciò quando ho letto il FT di oggi, in cui Mark Carney veniva paragonato ad un CEO. Qualcuno ha dimenticato che abbiamo a che fare con una burocrazia di stato, poiché le sfide che si trova davanti sono state equiparate a cambiamenti di gestione nel settore privato. Il giornalista ha elogiato “la volontà rinfrescante del funzionario statale di discostarsi dalla tradizione. Ingaggiare un outsider come la famosa Nemat Shafik del Fondo Monetario Internazionale – giovane, donna e con una mentalità internazionale – può aiutarlo a radicare i cambiamenti che intende apportare.”

Nessuna delle forze distruttive ed anti-capitaliste provenienti dal denaro elastico e dalle banche centrali (così vistosamente esposte alla recente crisi) verrà attenuata facendo finta che siano una parte naturale dell'economia di mercato. L'introduzione di nuove tecniche di management e di consulenza aziendale, per "abbracciare la diversità," non renderà la banca centrale meno interventista e la prossima crisi meno inevitabile.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


9 commenti:

  1. Ottima scelta questo articolo, Francesco. Per quanto, davvero molto amaro.

    Traggo, da parte mia, le conseguenze terra terra di questo continuo incitamento al rischio non calcolato o calcolato malamente.
    La Prudenza, virtù capitale di un tempo andato, virtù non solo borghese, ma di antica, coltivata e tramandata diffusa consapevolezza contadina del Limite, è stata progressivamente svilita e screditata. "No limits" è il credo peggiore di una certa malintesa modernità. Dell'unica propagandata, per lo meno.
    E non è affatto strano, per chi ha capito qualcosa della Scuola Austriaca, che proprio una grande distorsione nel campo della economia (scienza sociale che studia l'agire umano) abbia portato inevitabilmente ad un completo sovvertimento del senso comune e del cosiddetto buon senso.
    Compra a debito! Vivi indebitato! Il debito è ricchezza! Pagherai domani, in comode rate! Prendi l'uovo oggi e fregatene della gallina di domani! C'è da mangiare per tutti ed è assolutamente gratis! A pagare c'è tempo! Vivi al di sopra delle tue possibilità, è un tuo diritto! Compra! Consuma! Segui la moda! Sei quello che hai! E devi volerne di più! Non puoi farti superare! Ce l'ha pure il tuo vicino? Che figura vuoi che faccia tuo figlio? Non farti emarginare! Hai solo diritti e devi averne sempre di più! Ti spetta tutto, in cambio di niente!

    Ecco.
    Una follia, probabilmente un atto criminale ordito per il vantaggio di pochi farabutti, forse andato oltre i piani iniziali o, piuttosto, perfezionato volontariamente per lo scopo truffaldino più occulto del nostro tempo, il controllo centrale del mezzo di scambio (alias denaro) strappato all'uso generalizzato e condiviso per diventare imposizione ed autorizzazione e poi semplice strumento formale (di debito) senza alcuna sostanza retrostante, se non la coercizione. Con un progressivo inesorabile esproprio della proprietà ed ora anche del possesso del mezzo stesso.
    E tutto questo nella assoluta ignoranza di tutti gli utilizzatori, compresi i chierici (complici?) delle teorie economiche accademiche.

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    1. >"E tutto questo nella assoluta ignoranza di tutti gli utilizzatori, compresi i chierici (complici?) delle teorie economiche accademiche."

      Ecco, infatti. Chissà se i modelli dsge avevano previsto questo:

      A Bond Bubble In Peripheral Europe?

      Quindi ci ritroviamo frotte di economisti che rimangano a bocca aperta, con la bava che gli cola da un lato, quando spuntano notiziole simili. Ma noi, austriaci sciroccati, eravamo dei pazzi scatenati a dirlo già tempo addietro. Ah! Cosa non si farebbe per una ripresa sostenibile...

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  2. Dagli stati nazionali ai superstati sovranazionali. Dai burocrati locali e nazionali ai superburocrati internazionali. Segni di rivolta qua e la' ma la rotta non cambiera'.

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  3. Sentire e leggere "Dagli al capitalismo!" attraverso i mezzi tecnologici non ha prezzo: o se lo ha, è il sangue di tutti noi.

    Riccardo Giuliani

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  4. Un pezzo "austriaco" su zerohedge.
    http://www.zerohedge.com/news/2014-05-13/when-real-cost-hidden-making-good-decisions-impossible

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    1. dna, lettore della scritta sul muro14 maggio 2014 alle ore 11:16

      Siccome viviamo in un sistema relativista come il valore nominale del fiatmoney... Siamo spacciati? Dipende.

      Tasse sul denaro (mezzo di scambio) o tasse sul capitale (gli asset)?
      Tasse mirate palesi o tasse spalmate occulte?

      Ragioniamo in termini politici (gestione dello stato interventista e deresponsabilizzante) o economici (gestione di se stessi, individualismo metodologico, libertà e responsabilità individuali)?

      Il migliore investimento della vita è la conoscenza e disporre di una metodologia per comprendere ciò che si viene a conoscere. Una epistemologia solida.
      Quale conoscenza? Soprattutto quella costruita pian piano da sé (anche con la rilettura critica della propria esperienza), e non solo quella fornita da altri (che molto probabilmente è viziata dagli interessi del fornitore).

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  6. superclass… è un problema di fallimenti negati, è il fallimento il regolatore del mercato. ciò che la bc evita. e di socializzazione dei fallimenti, e di proprietà passiva (bearle e means). quando il debito, ed il corrispettivo credito, è il 400% del pil, vuol dire che la riserva reale, il pil, è troppo bassa. ci sta troppa tesaurizzazione.

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    1. Beh, forse non e' il pil troppo basso, ma la finanziarizzazione troppo azzardata. Tanto fumo e niente arrosto. Come per i bond dei Paesi bolliti.

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