martedì 5 agosto 2025

Fuori di testa per la Georgia

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Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato fuori controllo negli ultimi quattro anni in particolare. Questa una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non pu avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorit . Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di David Stockman

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/fuori-di-testa-per-la-georgia)

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato il “Mobilizing and Enhancing Georgia's Options for Building Accountability, Resilience, and Independence Act” (MEGOBARI Act) con 349 voti a favore e 42 contrari. Questi ultimi hanno visto la partecipazione di 34 Repubblicani non interventisti, sostenitori di America First, e di soli 8 Democratici dell'ala AOC. Il resto della massa bipartisan dell'Unipartito ha votato a favore della più stupida legge ficcanaso che si intromette in questioni che non riguardano assolutamente l'America.

La Georgia in questione è un piccolo Paese situato in un angolo remoto del Caucaso meridionale. Ciò che la legge fa è mobilitare l'intero governo di Washington – comprese sanzioni, aiuti esteri e persino la potenza militare – per punire il suo principale partito politico, “Sogno Georgiano”, per non essere sufficientemente antirusso e filo-atlantista.

Vediamo. Per quanto ne sappiamo, il piccolo puntino rosso sulla mappa qui sotto non potrebbe essere individuato da uno su cento membri del Congresso senza una freccia colorata. È ovvio che la Georgia sia circondata dall'Orso Russo e, di fatto, è stata una parte integrante dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche per oltre 70 anni, avendo notoriamente dato i natali persino a Joseph Stalin in persona. E 120 anni prima era stata parte integrante della Russia zarista dopo l'annessione di un regno precedente nel 1801.

Allo stesso tempo la sua capitale, Tbilisi, si trova a 3.500 chilometri in linea d'aria dal punto più vicino all'Atlantico, altrimenti noto come Canale della Manica. Mai, in tutta la storia, prima delle agitazioni neoconservatrici degli ultimi due decenni, nessuno al mondo aveva associato la Georgia al mondo atlantico.

Allora perché diavolo qualcuno può pensare che questo Paese non abbia il diritto – nella sua saggezza o meno – di ignorare le richieste di adesione alla NATO e non debba avere buoni rapporti con il suo grande vicino di casa, e parente storico, che è stata la linea di politica del partito Sogno Georgiano fin dalla sua ascesa al potere nel 2012?

I 3,8 milioni di abitanti della Georgia sono appena quelli di Los Angeles; il suo PIL di $34 miliardi equivale a circa 8 ore di produzione statunitense; il suo anemico reddito nazionale pro capite di $9.150 è all'incirca uguale a quello della Repubblica Dominicana.

Quindi, cosa diavolo c'entra questo con la sicurezza nazionale degli Stati Uniti? E perché mai il Congresso insiste affinché la Georgia entri nella NATO, che a sua volta avrebbe dovuto essere sciolta 34 anni fa, quando l'Impero Sovietico scomparve nel dimenticatoio della storia? Inoltre la minuscola forza armata della Georgia, composta da 20.000 uomini, non è nemmeno la metà dei 53.000 dipendenti del dipartimento di polizia di New York.

Tuttavia il MEGOBARI Act insiste sul fatto che la Georgia è fondamentale per gli interessi nazionali degli Stati Uniti e che deve diventare un alleato nella battaglia contro la presunta aggressione russa:

Il consolidamento della democrazia in Georgia è fondamentale per la stabilità regionale e gli interessi nazionali degli Stati Uniti [...] (quindi) la linea di politica degli Stati Uniti è quella di sostenere le aspirazioni costituzionalmente dichiarate della Georgia di diventare membro dell’Unione Europea e della NATO, di continuare a sostenere la capacità del governo della Georgia di proteggere la propria sovranità e integrità territoriale [...] (e) di combattere l’aggressione russa, anche attraverso sanzioni sul commercio contro di essa e l’attuazione e l’applicazione di sanzioni mondiali contro la Russia.

Ebbene, dopo la calamità di una sequenza infinita delle Guerre Infinite e il catastrofico spreco di $160 miliardi di risparmi americani nella guerra per procura del tutto inutile contro la Russia nella vicina Ucraina, è quasi impossibile immaginare cosa stiano pensando questi idioti di Capitol Hill.

La verità è che alla sicurezza nazionale americana non importa un fico secco di chi governa la Georgia e se la sua politica estera sia filo-russa, anti-russa, o puntigliosamente neutrale come quella della Svizzera. E l'ultima cosa che Washington dovrebbe fare è tentare di mettere un altro cavallo di Troia della NATO alle porte della Russia, quando il fatto è che quest'ultima non rappresenta alcuna minaccia per la sicurezza nazionale americana.

Tanto per ricordarlo: il PIL russo da $2.000 miliardi rappresenta solo il 7% dei $29.000 miliardi dell'economia americana; il suo bilancio ordinario per la difesa, pari a $70 miliardi, rappresenta solo il 7% del mostro da $1.000 miliardi del Pentagono; la sua forza nucleare è orientata alla deterrenza proprio come la nostra, senza nulla che si avvicini minimamente a una capacità di primo attacco; la sua capacità di trasporto aereo e marittimo convenzionale è così scarsa che non riuscirebbe a far arrivare nemmeno un battaglione sulla sua portaerei degli anni '80 prima che venisse relegata a far compagnia allo scrigno di Davy Jones dalle formidabili difese costiere americane.

In altre parole, tutta questa baraonda legislativa per conto di un “alleato” di cui non abbiamo bisogno, e che in ogni caso non desidera esserlo, mira a indebolire ulteriormente la Russia, che non rappresenta in alcun modo una minaccia per la sicurezza nazionale americana. Eppure questi legislatori dell'Unipartito, ossessionati dalla guerra, intendono fare tutto il possibile per spingere l'Impero statunitense nel profondo dell'Eurasia.

Subito dopo aver dichiarato che la linea di politica degli Stati Uniti è quella di imporre la propria volontà alla Georgia e degradare la Russia, il disegno di legge impone la consegna alle commissioni del Congresso di una relazione classificata appositamente preparata “che esamini la penetrazione di elementi dell'intelligence russa e delle loro risorse in Georgia; include un allegato che esamina l'influenza cinese e la potenziale intersezione della cooperazione russo-cinese in Georgia”.

Cosa?! Non sono affari di Washington se il governo eletto di Sogno Georgiano di un remoto micro-Paese irrilevante per la sicurezza nazionale americana sceglie di tollerare, o ignorare, la presenza nel suo Paese di presunti agenti dell'intelligence straniera. Per l'amor del cielo, con questo standard gli Stati Uniti dovrebbero chiudere metà delle loro 200 ambasciate in tutto il mondo perché pullulano di agenti della CIA che operano sotto copertura diplomatica e di agenti di NED, USAID, International Broadcasting Agency e altri il cui compiuto è cambiare i governi.

Infatti l'assoluta arroganza di questa parte del disegno di legge in particolare non può essere negata. L'implicazione nella relativa sezione del MEGOBARI Act sulle sanzioni è che Washington intraprenderebbe una guerra economica contro un Paese che non ha mai fatto alcun male all'America, e non ha la capacità di farlo, nonostante alcuni idioti ideologici e ficcanaso a Washington sostengano il contrario.

Il disegno di legge autorizza inoltre il Presidente a iniziare a usare l'arma interventista per eccellenza, le sanzioni, contro i membri del Parlamento georgiano e i funzionari dei partiti politici che “si sono consapevolmente macchiati di significativi atti di corruzione, violenza, o intimidazione in relazione al blocco dell'integrazione euro-atlantica in Georgia”.

Ecco fatto: il Congresso degli Stati Uniti afferma di avere giurisdizione sulla politica estera di quasi ogni nazione del pianeta. E se ci fossero dubbi su questa intenzione, un ulteriore testo statutario chiarisce che, se necessario, la Georgia verrebbe arruolata per un servizio militare contro la Russia, come disposto da Washington:

[...] in consultazione con il Segretario alla Difesa [...] per espandere la cooperazione militare con la Georgia, anche fornendo ulteriori equipaggiamenti di sicurezza e difesa ideali per la difesa territoriale contro l’aggressione russa e relativi elementi di addestramento, manutenzione e supporto alle operazioni.

Se il passaggio qui sopra sembra un'altra Ucraina in divenire, la somiglianza è in realtà ancora più sorprendente. Questo perché quello che abbiamo qui è un altro problema di adattamento territoriale ed etnico, scaturito dalla disgregazione dell'Unione Sovietica. E come nel caso dell'Ucraina, i neoconservatori e i mercanti d'armi di Washington l'hanno trasformato in una questione di “Stato di diritto” e di sovranità di confine, che, come nel caso dell'Ucraina, non lo è affatto.

Infatti, come il colpo di stato a Kiev del febbraio 2014 sponsorizzato da Washington, la Rivoluzione delle Rose in Georgia del 2003, che rovesciò il presidente sovietico e filo-russo, Eduard Shevardnadze, ebbe non poco sostegno dai soliti noti di Washington: NED, USAID, Dipartimento di Stato e CIA. Proteste diffuse, guidate da Mikheil Saakashvili, un provocatore addestrato da ONG sponsorizzate da Washington, culminarono con l'assalto dei dimostranti al parlamento con rose rosse, chiedendo le dimissioni di Shevardnadze. Queste ultime si verificarono nel novembre 2003, seguite da nuove elezioni.

Sostenuto dall'appoggio statunitense ed europeo, inclusi milioni di dollari stanziati dall'USAID per la mobilitazione elettorale e dall'Open Society Institute di George Soros, Saakashvili vinse le elezioni presidenziali del gennaio 2004. Questo, a sua volta, diede inizio a un programma filo-occidentale che mirava all'integrazione nella NATO e nell'UE e al ripristino dell'integrità territoriale della Georgia sulle province separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. Di conseguenza il suo governo aumentò massicciamente la spesa militare (dallo 0,8% del PIL nel 2003 all'8% nel 2008) e condusse operazioni per riaffermare il controllo su queste regioni separatiste, che portarono agli scontri del 2004 in Ossezia del Sud e all'operazione delle Gole di Kodori in Abkhazia nel 2006.

Queste regioni separatiste, raffigurate nella mappa qui sotto, erano enclave etniche distinte che parlavano un dialetto iraniano diverso da quello della popolazione principale della Georgia. Durante il periodo sovietico, infatti, queste due province erano state amministrate indipendentemente dalla Repubblica Georgiana, perché persino i comunisti si rendevano conto che le popolazioni non erano compatibili. Così, alla caduta dell'Unione Sovietica, entrambe le province dichiararono la propria indipendenza e da allora in poi operarono su base separatista di fatto.

Tuttavia l'escalation delle tensioni in Ossezia del Sud tra la grande maggioranza osseta e i villaggi georgiani minoritari spinse Saakashvili a lanciare un'offensiva militare nell'agosto 2008, prendendo di mira Tskhinvali, la capitale dell'Ossezia del Sud. Un successivo rapporto dell'UE sul conflitto condannò il “bombardamento indiscriminato con fuoco di artiglieria” della Georgia come causa dello scoppio della guerra.

Infatti nell'Ossezia settentrionale era presente anche una consistente popolazione osseta, rimasta in territorio russo dopo la dissoluzione dell'URSS nel 1991. Di conseguenza la Russia rispose all'offensiva georgiana con un massiccio contrattacco che respinse l'esercito georgiano dall'Ossezia meridionale e portò a una tregua mediata dalla Francia, che lasciò l'Ossezia meridionale e l'Abkhazia occupate dalle forze russe.

Successivamente queste due regioni separatiste furono riconosciute da Mosca come stati indipendenti e da allora sono rimaste fuori dal controllo georgiano. L'errore di calcolo di Saakashvili nello scatenare la guerra contro l'Ossezia del Sud nel 2008 e i continui fallimenti economici in Georgia portarono alla sua caduta nel 2012. Nell'ottobre di quell'anno il partito filorusso Sogno Georgiano, guidato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, salì al potere con una vittoria democratica alle elezioni parlamentari, ottenendo il 55% dei voti e sconfiggendo il Movimento Nazionale Unito di Mikheil Saakashvili.

Tuttavia la disputa etnica locale del 2008, in aree così piccole da essere appena paragonabili a un puntino nel riquadro nero che raffigura la Georgia nell'angolo in alto a destra della mappa, è diventata la base per l'affermazione neoconservatrice secondo cui la Russia è una pericolosa potenza espansionista che deve essere fermata a ogni costo.

Ed è semplicemente assurdo. Nel panorama globale della storia recente, il conflitto dell'Ossezia del Sud del 2008, in questo angolo sperduto del pianeta, e che ha causato solo 228 vittime civili e 169 morti tra i militari, è stato un nulla di fatto. L'ennesima frittata tra “nazionalità” frammentate sparse lungo i confini russi quando l'Unione Sovietica è caduta e secoli di espansione territoriale zarista e comunista sono stati improvvisamente, e spesso, violentemente annullati.

In altri termini, non c'erano principi universali in gioco nel modo in cui i frammenti dell'Impero sovietico furono sistemati dopo il 1991. Si è trattato solo di un episodio isolato della storia e che non ha alcuna attinenza con la sicurezza nazionale americana.

Di conseguenza è stata solo l'aggressione ideologica del Partito della Guerra a Washington e dei suoi finanziatori nel complesso militare-industriale a causarne la diffusione. E ciò è avvenuto soprattutto attraverso istituzioni obsolete come la NATO e la cosiddetta Commissione di Helsinki del Congresso degli Stati Uniti – quest'ultima la vera istigatrice di questa assurda legislazione ficcanaso.

Washington non ha smesso di impegnarsi per provocare un atteggiamento anti-russo a Tbilisi, anche quando il suo stesso governo, dal 2012, ha scelto di rimanere amichevole con il vicino russo e di astenersi da qualsiasi tentativo di adesione alla NATO.

Tutto questo è abbastanza chiaro. Il MEGOBARI Act è una sciocchezza sfacciata. Nulla di ciò che è accaduto negli ultimi trent'anni sulla mappa qui sopra riguarda la sicurezza nazionale dell'America, a 10.000 chilometri di distanza, dall'altra parte del fossato atlantico.

Il fatto che una schiacciante maggioranza della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti abbia ritenuto opportuno promulgare questa follia dimostra che Washington è la capitale mondiale della guerra. Invece di concentrarsi sul vero problema – tamponare l'enorme flusso di deficit di bilancio della nazione attraverso una radicale riforma dei sussidi e tagliare del 50% il bilancio militare americano da $1.000 miliardi – la maggioranza dell'Unipartito si aggrappa alle illusioni di un Impero al collasso.

Inoltre, non c'è mistero sul perché. Dopo decenni di dominio del complesso militare-industriale a Capitol Hill sono rimasti pochi funzionari eletti che abbiano vissuto la vera Guerra Fredda prima del 1991. Quindi si aggrappano a istituzioni ormai del tutto residuali, come la NATO e alleanze globali, quando nel mondo multipolare di oggi non ce n'è più bisogno.

Infatti un esame delle carriere dei quattro principali sostenitori (Steve Cohen, Joe Wilson, Richard Hudson, Marc Veasey) dell'Unipartito di questa legge assolutamente assurda vi dirà tutto ciò che c'è da sapere. Sono politici arrivisti che complessivamente hanno servito al Congresso per 65 anni e hanno trascorso complessivamente 128 anni al servizio della comunità.

Naturalmente i profittatori arrivisti sono sempre alla ricerca di missioni e progetti per giustificare la propria esistenza e per trovare l'occasione di far sentire la propria voce. Ma tentare di arruolare la Georgia, uno stato senza potere decisionale, contro la volontà del suo stesso elettorato, nell'assurda crociata di Washington contro Putin e la Russia si riduce sicuramente a un livello di menzogna a dir poco imbarazzante.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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