lunedì 4 agosto 2025

Epstein & Russiagate

Lo scandalo Russiagate è di proporzioni epiche. Le conseguenze giudiziarie dello stesso rappresenteranno la pietra tombale sulle infiltrazioni europee nelle stanze dei bottoni americane. La presidenza Obama, infatti, è stata il simbolo di questa infiltrazione: dal Dodd-Frank Act al JCPOA, il suo mandato è stato caratterizzato dalla demolizione della credibilità americana a più livelli. Il primo ingessava a tal punto il sistema bancario commerciale da far proliferare quello ombra e alimentare il mercato degli eurodollari; il secondo aiutava l'Europa a ottenere energia a basso costo, teneva aperta una porta sul retro in Iran e perpetuava il gioco “divide et impera” nella regione affinché la si potesse controllare senza disturbi (chi ci perdeva erano gli USA perché cani da guardia della situazione, la quale se fosse degenerata li avrebbe risucchiati e impantanati in un'ennesima guerra inutile). “Cui prodest”? Europa e Inghilterra. La prima presidenza Trump ha rappresentato una rottura col passato, materializzatasi formalmente nel 2019 quando JP-Morgan fece saltare consapevolmente il mercato dei pronti contro termine rifiutandosi di accettare come collaterale titoli europei a copertura dei finanziamenti in suddetto mercato. Ma questa è una storia che trovate nel mio ultimo libro, “Il Grande Default”. Di conseguenza i documenti declassificati da Tulsi Gabbard e riguardanti le nefandezze di Obama aprono la porta a uno scandalo superiore rispetto a quello di Epstein. Quest'ultimo potremmo definirlo “l'uomo delle connessioni”, lo scandalo sessuale è solo un paravento e uno specchietto per le allodole se confrontato a tale aspetto più profondo. Quello che penso è che Trump, avendo cavalcato il caso durante la campagna elettorale di fronte a una parte della sua base elettorale, si è accorto, una volta in carica, che non esisteva nessuna lista. Quello che dovrebbe importare del caso Epstein dovrebbe essere la pletora di ONG che ha contribuito a creare (tra cui la Clinton Foundation) e che sappiamo hanno rappresentato uno dei volani per eccellenza con cui far volare dollari all'estero e infiltrati ostili internamente (es. USAID docet). Detto ciò, la bufala del Russiagate, però, è ordini di grandezza superiori più grave rispetto al caso Epstein. Non solo ha il potenziale di mandare in prigione uno dei fautori principali del declino americano, ovvero Obama, ma di smantellare quella rete sotterranea di influenze che hanno i Dem. I tentacoli di questa piovra non finiscono negli Stati Uniti, ma si estendono al mondo intero.

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di Peder Zane

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/epstein-and-russiagate)

Stiamo parlando di due storie diverse e di portata diversa.

La prima riguarda la marcia indietro del presidente Trump sulle promesse di pubblicare i documenti governativi collegati al defunto Jeffrey Epstein.

La seconda riguarda le prove che il presidente Obama e i suoi alti funzionari hanno diffuso la falsa narrazione che dipingeva Trump come un agente traditore al soldo della Russia, cosa che ne ha ostacolato, e non poco, il primo mandato.

Mentre la saga di Epstein è una squallida baraonda priva di significato profondo, le nuove rivelazioni sulla bufala russa forniscono dettagli scottanti su uno degli scandali politici più grandi della storia americana.

Indovinate quale stanno usando i media generalisti? Quale stanno cercando di seppellire?

La risposta è ovvia. Se solo affermarlo fosse sufficiente, potremmo ridere della copertura prevedibile e faziosa dei media generalisti. Non è gente seria, purtroppo è gente tremendamente noiosa nei suoi continui tentativi di diffamare Trump, nascondendo al contempo i propri illeciti. La copertura contrastante delle storie di Epstein e del Russiagate è solo l'ultimo esempio di un mondo mediatico che ha perso la bussola.

Innanzitutto, Epstein. Nelle ultime settimane i media generalisti hanno trattato la vicenda come se si trattasse del Watergate. Il New York Times, ad esempio, ha pubblicato più di 50 articoli e pezzi d'opinione su Epstein e Trump tra il 16 e il 23 luglio.

Gran parte del resto dei media generalisti ha seguito l'esempio. A parte una storia salace, seppur insignificante, propinata al Wall Street Journal – secondo cui Trump potrebbe aver contribuito con una lettera scurrile a un libro di auguri per Epstein 23 anni fa – nessuno di loro ha diffuso la notizia, o l'ha fatta avanzare.

L'ultimo articolo di grande successo scritto su Epstein è stato quello di Lee Fang del 21 maggio per RealClearInvestigations, in cui rivelava come i funzionari delle Isole Vergini americane, tra cui la deputata democratica Stacey Plaskett, avrebbero tratto vantaggio da Epstein e lo proteggevano, il quale portava delle ragazzine su un'isola privata di sua proprietà.

Sì, la saga di Epstein è una storia vera. Nonostante le affermazioni contrarie dei media generalisti, c'era una cricca di uomini ricchi e influenti che si divertivano con Epstein – e quasi certamente alcuni di loro facevano sesso con giovani ragazze. Ma è improbabile che le prove di tali atti criminali siano dettagliate nel materiale in possesso del governo federale. Ciononostante l'amministrazione Trump dovrebbe rendere pubblico ciò che ha e lasciare che le cose vadano come devono per queste persone amorali che si sono legate a una persona disgustosa; oppure Trump dovrebbe spiegare apertamente perché questa è una cattiva idea. Un resoconto completo potrebbe essere difficile, data la sentenza recente di un giudice federale della Florida secondo cui la legge “non consente” la divulgazione della testimonianza segreta del Gran Giurì su Epstein, come richiesto dal Dipartimento di Giustizia.

È significativo che la recente copertura mediatica si concentri così tanto su Trump. L'ironia è che sembra essere uno dei pochi uomini onesti nella storia di Epstein. I due erano apparentemente amici un tempo, anche se probabilmente non così vicini, data la mancanza di articoli che li collegassero prima che Trump si candidasse. Sappiamo che Trump è stata una delle poche persone a prendere le distanze da Epstein molto prima che quest'ultimo si dichiarasse colpevole di crimini sessuali nel 2008. Trump ha bandito Epstein da Mar-a-Lago prima del suo arresto, presumibilmente a causa del suo comportamento inquietante nei confronti di una minorenne. Ci sono anche segnalazioni secondo cui Trump potrebbe essere stato colui che ha allertato le autorità sulle predazioni di Epstein, forse non per coscienza ma probabilmente a causa di una controversia immobiliare.

Mentre le testate giornalistiche mainstream si concentrano sulla storia di Epstein, minimizzano le recenti rivelazioni che descrivono dettagliatamente gli sforzi dell'amministrazione Obama per promuovere la bufala Trump/Russia. Secondo i media generalisti la sua amministrazione avrebbe declassificato una serie di nuovi documenti per distogliere l'attenzione dallo scandalo Epstein e per vendicarsi dei suoi presunti nemici.

Qualunque siano le motivazioni di Trump, i documenti appena divulgati sono significativi. Come ha riportato Aaron Maté questa settimana per RealClearInvestigations, essi sono la “conferma” ufficiale della bufala del Russiagate – la Valutazione della Comunità di Intelligence completata nel gennaio 2017 e i rapporti del Procuratore Speciale Robert Mueller e della Commissione del Senato che indaga sulla questione – “hanno tutti escluso i dubbi e le lacune probatorie segretamente individuati dalla stessa comunità di intelligence sull'accusa principale di ingerenza russa”.

La complessa cronologia degli eventi descritta da Maté rende questo punto chiaro: i sospetti che la Russia avesse interferito nelle elezioni del 2016 sono stati riconfezionati come presunti fatti dopo la sorprendente vittoria di Trump nel 2016.

Sappiamo che Wikileaks pubblicò email rubate dal Comitato Nazionale Democratico nell'estate e nell'autunno del 2016. Tuttavia, osserva Maté, una valutazione dell'intelligence del settembre 2016 “non conteneva prove concrete che Putin avesse ordinato il furto di materiale del Partito Democratico nell'ambito di una campagna di influenza a favore di Trump”. Anche i precedenti reportage di Maté per RCI hanno dimostrato che non ci sono prove che la Russia abbia rimosso email dai server del Comitato Nazionale Democratico o le abbia trasmesse a qualcun altro.

Tale valutazione venne ignorata dopo la vittoria di Trump a novembre del 2016. È altrettanto chiaro che il presidente Obama abbia avuto un ruolo chiave nel promuovere la falsa narrazione dell'interferenza russa. Obama – che quell'estate era stato informato dei piani di Hillary Clinton di presentare Trump come un burattino del Cremlino per distogliere l'attenzione dallo scandalo delle sue email – richiese una nuova valutazione di intelligence nel dicembre 2016. Doveva essere un lavoro frettoloso che voleva portare a termine prima di lasciare l'incarico. Quella relazione, redatta in gran parte dall'allora direttore della CIA, John Brennan, soppresse i dubbi di FBI e NSA sulla presunta interferenza russa.

Obama andò oltre. Il 5 gennaio 2017 tenne un incontro nello Studio Ovale con diverse personalità, tra cui il direttore dell'allora FBI, James Comey. Due giorni dopo Comey informò il presidente eletto Trump del dossier Steele – una ricerca, falsa e approssimativa, finanziata dalla campagna elettorale della Clinton, che suggeriva che Trump e i suoi collaboratori fossero stati compromessi dai russi. Quel briefing divenne l'esca di cui i media anti-Trump avevano bisogno per dare rapidamente notizia del dossier fasullo, dando il via alle indagini sul Russiagate.

Due punti: in primo luogo, la Russia probabilmente ha tentato di interferire nelle elezioni del 2016, ma i fatti concreti che conosciamo – che abbiano acquistato una manciata di annunci pubblicitari sui social media e che abbiano probabilmente hackerato i server del DNC, sebbene senza prove di aver rimosso le email pubblicate da Wikileaks – non supportano la famosa affermazione della Relazione Mueller riguardo a un'azione “rampicante e sistematica”.

Ancora più importante, i Democratici e i media generalisti stanno cercando di far finta che abbiamo passato tre anni a discutere dell'ingerenza russa. In realtà, i loro sforzi miravano a dipingere Trump e i suoi soci come alleati traditori di un nemico straniero. Non si è mai trattato di interferenza, ma di collusione.

Credo che questo sia il peggior scandalo della storia americana, perché, a differenza del Watergate – i cui illeciti erano in gran parte confinati alla Casa Bianca – il cancro del Russiagate si è diffuso dalla Casa Bianca alla CIA, all'FBI e ai media generalisti. La mancanza di responsabilità per queste azioni ha dato ai Democratici e ai loro alleati nel mondo del giornalismo un senso di impunità. È per questo che si sono sentiti liberi di mentire sfacciatamente su altre cose, tra cui il portatile di Hunter Biden e la presunta acutezza mentale di Joe Biden.

Queste forze sono così impegnate a nascondere la propria doppiezza che non riescono mai ad ammettere la verità. Mentre le storie del Russiagate e di Epstein sono chiaramente di ordine diverso, i Democratici e i media generalisti continuano a diffondere insistentemente un'immagine speculare delle notizie, sostenendo che le nuove rivelazioni sulla corruzione ai vertici del governo federale siano semplicemente il tentativo di Trump di “deviare” l'attenzione dal caso Epstein.

È un'affermazione talmente ridicola da essere assurda, a meno che non lo facciano loro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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