giovedì 13 dicembre 2018

La teoria comunista non può prendersi il merito per le criptovalute





di Jeffrey Tucker


Uno degli errori più grossolani nella storia dell'economia è stata la teoria del valore-lavoro: le cose e le azioni sono preziose grazie al lavoro che si fa per realizzarle. Intuitivamente sembra corretto, invece è completamente sbagliato. Le cose hanno valore perché voi ed io le valutiamo, indipendentemente dagli input di lavoro.

Scopriamo poi che lo spazio cripto-intellettuale è pieno di persone che commettono questo errore. Un punto di vista diffuso è che Bitcoin è prezioso solo grazie alla sua proof of work, la quale richiede potenza della CPU per la risoluzione di complessi problemi matematici. È così che la rete stabilisce sia l'accesso al libro mastro sia l'autorità per cambiarlo. È quindi grazie a questo metodo che Bitcoin acquisisce valore.

È completamente sbagliato.

Ho fatto notare questa pessima teoria nei circoli Bitcoin, ma c'è voluta solo una rapida ricerca per scoprire che il problema è peggiore di quanto pensassi! Ecco un articolo della P2P Foundation, pubblicato quest'anno, che sostiene che la teoria del libero mercato non può spiegare il valore di Bitcoin. Solo il marxismo può. Sì, avete letto bene. Ecco un estratto da quell'articolo.
La teoria del denaro di Marx non è radicata nella convertibilità, né nella garanzia, né nel reddito, né nell'utilità, ma piuttosto nel lavoro.

Ironia della sorte, mentre le teorie capitalistiche libertarie sul denaro non possono spiegare Bitcoin, sono le teorie marxiste sul denaro che possono farlo. Il valore nominale di Bitcoin rappresenta un certo valore in termini di tempo di lavoro incorporato nel potere di calcolo utilizzato per minarlo. La teoria marxista del denaro è una teoria della Proof of Work.

Per Marx il valore di tutte le merci non è soggettivo, ma oggettivo; tutte le merci hanno un valore che viene creato dal lavoro richiesto per produrle. La ragione per cui il denaro può essere usato come un modo per esprimere il prezzo di altre merci è perché rappresenta una certa quantità di lavoro; che è anche ciò su cui si basa il valore delle altre materie prime.

Già posso sentire gli economisti là fuori che urlano mentre si strappano i capelli! Quello che abbiamo qui è solo confusione. L'ecosfera di Bitcoin ne è piena: wallet (no, non proprio portafogli), proof of work (no, non proprio lavoro), mining (no, non vera attività estrattiva) e anche Bitcoin (non è una monetina, ma piuttosto una serie di numeri). Queste parole ci permettono di capire, più o meno, ma introducono anche un certo grado di confusione circa la realtà delle cose.

Si noti che il nostro amico cripto-marxista (Dmytri Kleiner) non sta solo sostenendo che il valore di Bitcoin deriva dal lavoro, ma che questa è la fonte di ogni valore.



Biscotti con palle di pelo dentro

Pensate a questo: diciamo che decidete di trascorrere un weekend a fare biscotti con palle di pelo tossite dal vostro gatto. Quest'ultimo ha fatto tanto per sputarle e voi vi siete dannati l'anima per cucinarli e renderli commestibili.

Poi vi recate al mercato con le vostre creazioni e cercate di venderle. Naturalmente non posso dire con certezza se troverete acquirenti, ma è improbabile che ne troverete. È molto più probabile che attirerete insulti.

Per vostra sfortuna, i biscotti non hanno alcun valore nonostante le molte ore di lavoro che voi e il vostro gatto avete impiegato. Come può essere?

Ecco perché: la vostra teoria è sbagliata. Il valore è conferito da altri e devono valutare il bene o servizio in base ai loro giudizi (il che sembra ovvio, ma se è così ovvio, perché così tante persone sbagliano?). Questo valore si estende dalla mente degli altri, non dal vostro lavoro. Questo è assolutamente e universalmente vero per ogni singolo bene o servizio nell'economia.



Nessun valore oggettivo

State cercando di pensare a delle eccezioni. Acqua? Dipende. Non c'è dubbio che ne abbiate bisogno, ma ciò non conferisce alcun valore oggettivo all'acqua. Se avete accesso illimitato ad una fonte d'acqua senza fine, il prezzo finirà per scendere a zero. D'altra parte, se state morendo nel deserto, potreste cedere tutti i vostri risparmi per un bicchiere d'acqua.

O forse pensate che la Bibbia abbia un valore oggettivo. Potrebbe avere un valore morale o voi potreste pensare che abbia valore, ma in termini economici, qualsiasi unità biblica è valida solo fino a quando le persone sono disposte a pagare per entrarne in possesso. Niente di più.

Torniamo a Bitcoin. Diciamo che i computer in tutto il mondo macinano energia per eseguire funzioni di hashing. Questo "mining" sta fornendo enormi proof of work, più di tutti gli altri lavori messi insieme. Il risultato è che si ottengono WorkCoin a iosa. Decidete di usarle per qualcosa. A quanto pare, WorkCoin non fa nulla. Non potete inviarli o comprarci qualcosa, e non possono essere convertiti in nulla di valore.

In altre parole, avete sprecato tutto il vostro lavoro.

Funziona allo stesso modo con Bitcoin. Se non poteste farci niente, se non ci fosse una blockchain che permetta lo scambio P2P di questa serie di numeri, se poteste in qualche modo tracciare una linea di separazione tra Bitcoin e la blockchain, quale sarebbe il suo valore? Il valore sarebbe zero. Questa non è affatto una opinione. Tra il 3 gennaio 2009 e il 5 ottobre 2009, il valore di Bitcoin era precisamente $0. Questo per quanto ne sappiamo, semplicemente perché non c'era nessun prezzo pubblicato.

Perché la gente lo ha minato, cioè, lavoro per ottenerlo? Perché la speranza era che alla fine potesse essere utile.

Il primo prezzo pubblicato è emerso il 5 ottobre 2009 ed era 1/16 di un centesimo. Se è diventato prezioso solo in quella data, perché c'erano state così tante transazioni che avevano avuto luogo nei 10 mesi precedenti? I geek stavano testando la rete per vedere se potesse funzionare. Ha funzionato e il valore ha cominciato a salire. Da dove proviene? Dalle menti degli utenti. Nessuno ha detto: "Hey, i computer hanno lavorato così duramente per 10 mesi, quindi questo magico denaro su Internet deve sicuramente avere un certo valore!"

Tutto ciò significa che il valore di Bitcoin non è generato dal lavoro svolto per crearli. Il valore di Bitcoin deriva dal suo valore nell'uso effettivo, e basta. Ecco perché le persone sono disposte a spendere risorse per ottenerlo. Bitcoin ha reso possibile raggruppare pacchetti di informazioni immutabili e trasferirli peer-to-peer senza un intermediario, su lunghe distanze, all'interno di una rete resistente alla censura e preservando al tempo stesso i diritti di proprietà.

È prezioso? Sì, perché questa cosa che volevamo fare (problema dei generali bizantini) non è mai stata possibile nella storia del mondo. Il valore segue il servizio che fornisce, niente di più. Se non fornisse tale servizio, o se non lo facesse altrettanto bene o meglio dei servizi finanziari convenzionali, il valore tornerebbe nuovamente a zero.

(Sviluppatori di Bitcoin: spero che stiate leggendo. Non esiste una "riserva di valore" che possa essere sostenuta senza la possibilità di usare quella cosa per qualcosa.)

Una nota finale sullo stesso Karl Marx: credeva davvero nella teoria del valore-lavoro, come molti economisti classici prima di lui. La sua particolarità era che se il valore appartiene ai lavoratori, allora i capitalisti non dovevano prenderlo. Ecco perché predicava il socialismo, ma fu smentito su questo punto alla fine del XIX secolo da una gigantesca svolta nella teoria economica chiamata Rivoluzione Marginale.

Questa svolta economica difendeva i mercati liberi ed il sound money meglio di quanto non fosse stato fatto nel XVIII secolo, e preparò il mondo alla maggior parte dei progressi scientifici in economia nei successivi 150 anni. La teoria del valore-lavoro ci riporta indietro nel tempo, e non è una base su cui spiegare o comprendere gli sviluppi monetari dell'era digitale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.com/


13 commenti:

  1. Questo Tucker è un esponente della scuola austriaca (menger, bohm bawerk, von mises, von hayek...) le teorie logico-matematiche che sostengono questa scuola sono state completamente - e ripeto, com-ple-ta-men-te - destituite di qualsiasi fondamento dalla scuola post-keynesiana. La teoria del valore lavoro è assolutamente valida, e non è un caso che i più grandi logici-matematici, tra cui Ludovico Geymonat, l'abbiano ovviamente accolta. Perfino Einstein nel suo saggio sul socialismo non osa sollevare la minima obiezione ai suoi fondamenti logici.

    L'osservazione della palla di pelo è talmente sciocca e infantile che non varrebbe neanche la pena di perderci un secondo, e infatti Marx la risolve, all'interno del Capitale, alla prima riga del primo paragrafo del primo capitolo della prima sezione del primo libro dell'opera, dove spiega che una merce è in primo luogo un oggetto esterno, una cosa che mediante le sue qualità soddisfa bisogni umani di un qualsiasi tipo. Ovvio che questo asino sta parlando di qualcosa che non è una merce. Lasciamo perdere tutte le altre sciocchezze che sono così imbarazzanti che solo a parlarne mi dò dello stupido da solo.

    Ma voi veramente pensate che le più grandi menti dell'umanità abbiano portato le critiche più raffinate al Capitale, uscendone sempre a pezzi, e qui possa arrivare questo asino ed essere minimamente credibile con le sue ridicole superficialità? Ma lo sapete che Wittgenstein, il più grande filosofo contemporaneo, dichiarò che dopo Marx la filosofia era morta e nasceva la scienza? Se non sapete leggere la prima riga del Capitale, come potete pensare di reggere la mostruosa potenza dell'analisi che viene dispiegata nelle migliaia di pagine successive? Ma lo sapete che Marx ha demolito il pensiero di Hegel e di Feuerbach? Ma vi rendete conto che Hegel stesso è stato un filosofo supremo, di cui probabilmente non riuscireste a capire nemmeno la prima riga della sua Fenomenologia? E Marx lo ha de-mo-li-to, giungendo al materialismo dialettico. Ma vi rendete conto che Sraffa, l'unico economista borghese che in qualche modo ha cercato di spiegare un briciolo di come possa determinarsi il prezzo di una merce (l'unico punto che Marx ha lasciato oscuro) ha potuto farlo soltanto utilizzando la teoria logico-matematica di Marx (ovviamente fallendo pure lui)?

    E confermo che le criptomonete possono essere spiegate da un punto di vita della critica dell'economia politica, ossia della scienza, solo ricorrendo alle categorie del marxismo. Non perdo tempo qua a spiegarvelo, ma vi garantisco che se ne traggono conseguenze tragiche per i poveri proletari che si illudono di raggiungere la libertà in questo modo. Ma bisogna innanzituto sapere qual'è la definizione scientifica della libertà, che è quella che viene data da Marx ed è del tutto opposta alla libertà secondo la scuola austriaca.

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    1. Un sempreverde, dedicato all'internazionale dei socialisti parolai...
      https://www.youtube.com/watch?v=_9MTJw5ctVE

      R.G.

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    2. Ciao orsobubu.

      Eh, ma a quelli furbi come te non li fregano mica!

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  2. Peccato che la teoria economica austriaca si basi sulla prasseologia e sulla logica e non sulla matematica, e quindi non vedo come possa essere stata demolita matematicamente dai neokeynesiani.
    I ragionamenti logici che stanno alla base dell'anarcocapitalismo sono appunto puramente logici e se qualcuno dovesse notarci un qualcosa di illogico, dovrebbe spiegare il perchè, non limitarsi a dire che "non meritano di perderci tempo perchè sono sciocchezze imbarazzanti". Il marxismo ha fallito logicamente, matematicamente, storicamente e nella sua applicazione pratica, proprio perchè basata su assunti illogici. Non è che Lenin e Stalin hanno fallito perchè hanno applicato "male" il comunismo. E' il comunismo, basato sulle illogiche teorie marxiste, che non poteva che fallire, come hanno sempre sostenuto gli economisti austriaci, guarda caso.
    Sull'argomento specifico della teoria del valore-lavoro, il fatto che un dipendente venga retribuito, nella stragrande maggioranza dei casi, sulla base di un accordo di paga oraria (frutto di trattative che nel passato hanno preso il via da ammiccamenti al marxismo) e non sulla base di altri accordi, magari anche più favorevoli a chi svolge un lavoro "manuale" o non direttivo, non c'entra nulla con il valore del prodotto. Valore che non è intrinseco alle cose, tanto che le stesse cose cambiano valore continuamente, nel tempo e nei luoghi, e nelle diverse circostanze. Cosa che è talmente logica da non aver bisogno di mille esempi, che si potrebbero fare riempiendo migliaia di pagine. Lo sappiamo bene tutti e non è il caso di aggiungerne qua, non serve e non aggiunge nulla alla discussione.
    Se una qualsiasi "merce" avesse un valore definito e stabile (come da teoria marxista), per quale motivo la stessa cosa ha un valore tot in Italia, mezzo tot in usa e 10tot in Nigeria? O viceversa? E per quale motivo qualcosa che vale milioni di euro, come un quadro di un pittore famoso, esprime un lavoro di poche ore magari, e invece uno spillo che costa 1 centesimo di euro, impiega giorni e decine di passaggi tra una catena di lavoratori per essere prodotto? Se il valore fosse dato dalle ore di lavoro, il quadro dovrebbe valere pochi euro e lo spillo migliaia... Come mai non è così?
    E' illogico, o stupido, porsi queste domande e notare dall'esperienza che non è come dice Marx?

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  3. Mi sorge un grave dubbio... ma la Sezione I del Capitale, Libro 1, l'avete studiata? Non mi soffermo oltre su questo naturalmente, non è che posso mettermi qua a fare un corso di economia politica. Tutte le precedenti, permettetemi, banali osservazioni trovano lì la loro risposta (se non proprio del tutto errate o fuori luogo; ad es quella sul valore del salario... ma se è stata la stessa borghesia che ha combattuto una lotta di classe asprissima durata secoli pur di spuntare le ore in più di lavoro! qui non si tratta di valore del prodotto, si tratta del valore della vita dell'operaio, che è essa stessa una merce ed ha un costo di produzione e riproduzione, appunto il salario).

    Solo di passaggio sul comunismo e Lenin. Ma voi sapete qual'è la definizione di comunismo? E' la dottrina delle condizioni della liberazione del proletariato. In URSS, per esempio, ci sono sempre stati il lavoro salariato, il denaro, il mercato, le banche, c'era addirittura lo stakanovismo. Stiamo parlando quindi di capitalismo di stato, di sfruttamento proletario ai massimi livelli, in certi momenti ancora maggiore che nei regimi di libero mercato. In URSS Lenin non ha mai detto di aver instaurato il comunismo, ha sempre parlato di capitalismo di stato (la NEP). Ovvio, del resto, il comunismo non può esistere se esiste il lavoro salariato, il plusvalore, il capitale. Quindi gli orrori dei paesi "socialisti" sono l'ennesimo esempio del fallimento del capitalismo, che nella storia si presenta sempre con due facce, il liberismo nei momenti di espansione e il fascismo, la dittatura, in quelli di crisi. Se notate, è palese che il ciclo attuale, che nel complesso è ancora nettamente a dosaggio liberista, sta gradualmente mostrando i primi segni dell'autoritarismo nell'emisfero occidentale, in declino, mentre nell'emisfero orientale, che è in espansione, sta passando dall'autoritarismo al libero mercato. Parlo ovviamente di capitalismo in modo improprio, la definizione esatta è imperialismo, che è ormai la fase in cui ci troviamo da un secolo almeno. Quindi non c'è stato alcun fallimento del comunismo, che non è mai esistito come sistema economico di produzione e che rimane un programma rivoluzionario per il futuro. Parlare di libero mercato, addirittura di anarco capitalismo è questo sì un salto verso il passato, verso i tempi dell'illuminismo, nessuno credo potrà nemmeno qui sostenere che il nostro sia un libero mercato, se fosse veramente tale, senza il sostegno dello stato borghese, del protezionismo, del monopolio, del furto e della truffa, dei titoli finanziari fittizi, del fiat money, ecc ecc, il mercato sarebbe già fallito da un pezzo. Indro Montanelli, a chi gli chiedeva perchè mai tenesse il busto di Stalin sulla scrivania rispondeva che nessun'altro aveva mai ucciso tanti comunisti come lui. Quindi, compito primo: STUDIARE

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    1. Tutto radioso, tutto gioioso, tutto interessante. Ma come mai il manoscritto s'interrompe sul più bello?

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    2. Purtroppo non c'è niente di radioso, perchè la lotta di classe più efficace la state facendo e vincendo voi, e questo garantisce che alla prossima crisi sistemica si andrà in guerra e il proletariato non avrà difese; alla faccia del liberalismo, tutti gli imperi del mondo stanno armandosi come mai prima d'ora

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    3. Ok adesso basta, ci siamo divertiti ma è ora di fare pulizia di queste cazzate. Complimenti, ecco che arriva il mega post. Tutto l’impianto Marxista si smonti pezzo pezzo con facilità:

      - Secondo Marx il capitalista guadagna sfruttando la manodopera, l’aumento di investimenti in beni capitali riduce il lavoro impiegato e fa svanire il profitto. Dunque in teoria le aziende che hanno un alto impiego di capitali, non stanno guadagnando e i capitalisti stanno riducendo il loro tasso di profitto fino a zero.

      - Marx sostiene che le aziende ingigantiscono e assorbono tutto quello che incontrano. Ma la realtà ha riscontrato che gli accentramenti privati non sono mai definitivi e che nuove aziende più piccole e flessibili riescono a surclassare anche colossi affermati proponendo nuovi paradigmi

      - Il punto focale è l’impoverimento della classe operaia, solo l’impoverimento complessivo può portare all’avvento del ‘comunismo’ e alla dittatura del proletariato. Ma Mises evidenziò l’insensatezza dell’impoverimento nella stessa base del ragionamento di Ricardo-Marx, infatti se i salari sono al livello di sussistenza per via della legge ferrea dei salari, come possono diventare ancora più bassi? Forse i ‘capitalisti proletariatizzati’ potrebbero ribellarsi vista la loro precedente condizione, ma Marx non vuole limitare la ribellione a questi ultimi anche perché il grosso dei lavoratori rimarrebbe dov’è; ai margini della sussistenza.

      Marx allora sostiene che il capitalista per massimizzare il profitto cercherà di sfruttare di più i lavoratori, facendoli lavorare più duramente e per più tempo. Marx sostiene che ci siano sempre più disoccupati che per fare competizione ai loro colleghi impiegati spingano il livello dei salari più giù. Ma da dove vengono questi disoccupati? Marx sostiene che siano disoccupati tecnologici per via della meccanizzazione. Ma se il lavoro è così economico perché ricorrere alla meccanizzazione? Cosa genera l’aumento della domanda prodotto dall’innovazione tecnologica? E come mai aumenta la domanda di produzione in altri settori industriali in relazione alle meccanizzazioni nei settori precedenti?

      La disoccupazione tecnologica è un’argomento vecchio e screditato, i settori innovati portano alla riduzione dei prezzi e all’espansione dei settori considerati, che assorbono ancor più lavoro di quanto non facessero nei precedenti stadi produttivi. Parimenti, la lamentala di Marx e Engels che vedrebbe la despecializzazione dei lavoratori a causa della meccanizzazione e che questo fenomeno sarebbe la causa dell’abbassamento del salario, è infondata, tant’è vero che i social-democratici oggi sostengono l’esatto opposto. Quello che emerge con prepotenza 150 anni dopo la nascita della dottrina Marxista è che la classe lavoratrice ha aumentato il proprio standard di vita e il livello dei salari, qualche Marxista sostiene che questa tendenza all’impoverimento sia stata temporaneamente (uno o due secoli) bloccata da fattori anti-ciclici, come l’investimento nei paesi del terzomondo, che avrebbe fatto diventare i proletari occidentali, capitalisti di scala internazionale.

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    4. La fondamentale incoerenza del marxismo risiede nel fatto che se i capitalisti perdono di continuo ‘profitti’ e i proletari diventano sempre più poveri, chi sta beneficiando del ciclo economico? Nel Ricardismo sono i proprietari terrieri. Nel sistema Marxista i proprietari terrieri sono incorporati nella classe capitalista, come è possibile che entrambi stiano perdendo?

      ‘ipoconsumo è la spiegazione Marxista della depressione e l’attacco alla legge di Say. La teoria dice che l’accumulazione capitalista priva il consumatore proletario. Siccome i proletari non possono comprare i prodotti dei capitalisti esiste una sovrapproduzione, e dunque Say sbaglia . La domanda che Rothbard pone è; se le masse non hanno mai abbastanza denaro per acquistare i prodotti che manterrebbero profittevoli le aziende perché non ci sono depressioni permanenti? Perché allora esistono le espansioni economiche? Marx dice che esistono momenti pre-crisi quando i lavoratori percepiscono salari più alti e con questi possono acquistare più prodotti. Engels spiegando lo stesso concetto ritorna però al punto che è l’ipoconsumo a generare le crisi, pur asserendo che il concetto non spiega ‘il perché delle crisi moderne’.

      Engels nella prefazione del capitale nel 1886 spiega che prima del 1867 c’è stato spazio per i boom e bust ma dopo l’economia Inglese era entrata in piena depressione permanente e che questo avrebbe portato alla rivolta proletaria.

      La teoria dell’ipoconsumo è comunque erronea; i risparmi non vengono ‘rubati’ all’economia, sono impiegati in vestimenti in risorse e beni capitali. In questa contrapposizione fra ‘produzione’ e ‘consumo’ il sistema dei prezzi viene spazzato via. Il concetto base è che non esiste un ‘iperproduzione’ esiste una produzione eccessiva in relazione al prezzo che i consumatori sono disposti a pagare, un prezzo che al massimo è inferiore ai costi di produzione. Ma per riportare produzione e consumo in ‘parità’ l’unica cosa che può succedere è che il prezzo cali. Se il prezzo cala domanda e offerta riequilibrano e le perdite aziendali saranno solo temporanee. Una domanda da porsi è il perché l’imprenditore dovrebbe commettere un errore di previsione tale da sostenere costi così eccessivi in relazione ai guadagni futuri al punto da segnare periodi di crisi economica? Marx non si pone il problema ignorando il sistema dei prezzi. Inoltre come Smith e Ricardo, nemmeno Marx da peso alla funzione imprenditoriale.

      In ultimo, è evidente che le crisi iniziano non nel settore dei beni di consumo, ma in quello dei beni capitali, le aziende più lontane dal consumo finale. Il problema a questo punto diventa l’iperconsumo e non l’ipoconsumo.

      TASSI DI PROFITTO DECRESCENTI

      La seconda teoria della crisi, si concentra sulla caduta del tasso di profitto, causata dall’accumulo. Quando il profitto decresce sotto un certo livello, il capitale non cresce più e iniziano le crisi economiche. La fine degli investimenti capitali porta alla recessione nel settore dei beni capitali che degenera in depressione sistemica.

      Questa teoria però non spiega perché la diminuzione dei tassi di profitto porta a una specifica crisi economica e ancora meno spiega l’esistenza dei boom/bust, anche se il profitto calasse perché gli uomini d’affari smetterebbero di investire all’improvviso? Marx spiega che possono esserci dei revival, nei quali il capitale ‘decumula’e il tasso di profitto sale di nuovo, ma ancora non si spiega come sia possibile consumare capitale e aumentare il tasso di profitto più della tendenza generale di riduzione contemporaneamente durante la depressione. Anche se fosse un semplice ‘revival’ come farebbero i boom economici ad iniziare?

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    5. LA DISPARITA'

      Il problema delle crisi è secondo Marx endemico dell’economia di mercato e del denaro, dato che il mercato è anarcoide e non coordinato, la produzione e lo scambio avverrebbero in pieno caos. Marx sostiene, giustamente che non esiste l’equilibrio di lungo periodo, ma non va oltre, rimanendo così allo stesso punto dei Ricardiani, ignorando il mondo reale ‘dinamico’ per seguire la favola del pieno equilibrio.

      Marx aveva percepito il ruolo di moneta e credito nelle crisi, ma per non cadere nella contraddizione di rimangiarsi la sua teoria delle crisi come difetto genetico e negare ogni affiliazione con la currency school, Marx afferma che l’espansione e la contrazione del credito sono solo sintomi di cambiamento nel ciclo industriale e sono dunque causate da esso. A questo punto Marx supporta implicitamente la teoria di Mill e Tooke sul ciclo bancario, che da la colpa delle crisi al ‘sovra-’ ‘sotto-’ commercio o alla speculazione e che considera le distorsioni creditizie come un effetto non come la causa.

      Comunque, passiamo all'errore più grave.

      L’imprenditore non guadagna dallo ‘sfruttamento del lavoro dell’operaio’ come diceva Adam Smith dal quale Marx ha ispirato la sua originaria teoria quantitativa del lavoro.

      Il profitto non è altro che la differenza fra i costi di produzione ‘anticipati’ e i ricavi realizzati ‘successivamente’. L’imprenditore infatti anticipa il capitale, i salari e le materie al tempo X, poi deve allocare la produzione e venderla al tempo X+1, il ricavato sono i costi più lo sconto del capitale anticipato, senza questo meccanismo non esiste l’impresa. Il tempo è la chiave del ragionamento del profitto, il lavoratore è un prestatore d’opera, l’imprenditore non lo possiede, paga il suo lavoro, e lo fa con cadenza periodica, non alla vendita della produzione. Per Marx invece al pari di Smith, l’imprenditore non esiste, c’è solo il ‘capitalista’ che anticipa il capitale e si limita a controllare la produzione, poi questa produzione dovrebbe essere venduta ‘istantaneamente’ e automaticamente e così et voillat ecco che i lavoratori hanno fatto tutto il capitalista non ha fatto nulla e li ha espropriati del frutto del loro lavoro, ecco il plus-valore.

      Ma per farlo funzionare basta che non esista tempo-spazio, che la produzione si piazzi da sola a prezzo costante, basta considerare che il lavoro e solo il lavoro produce, mentre terra e capitale non servono.

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  4. Sai qual'è il tuo problema? Che studi gli economisti borghesi (di per sè idealisti, quindi imbottiti di false ideologie, ma soprattutto corrotti da interessi personali a servire ideologicamente i loro padroni) come se ciò che scrivono fosse l'esatta interpretazione di quello che voleva dire Marx. Ma Marx diceva sempore, leggendo queste critiche, che se quello era il marxismo, lui non era marxista. Ci sono talmente tante sciocchezze scritte in queste tue pagine, a decine direi, non certo per colpa tua, ma perchè riportate dalle cose scritte da altri (ormai le riconosco facilmente), che dovrei perdere giornate intere per correggerle.

    Se parti da presupposti sbagliati, il ragionamento sarà sbagliato di conseguenza. Per es. il primo paragrafo (Secondo Marx il capitalista guadagna sfruttando la manodopera ecc...); come sempre nel pensiero economico borghese, che è idealista, metafisico, cristallizzato nel tempo, ci si riferisce a un mondo ideale dove il mercato è perfetto e libero (vi piacerebbe fosse cosi, ma siete smentiti dalla realtà tutti i giorni). Ci si deve invece riferire a una media, ma tu ignori la cosa completamente, pretendendo che il marxismo debba spiegare perfettamente qualsiasi generazione di profitto in assenza di sfruttamento del lavoro, quando voi stessi non siete minimamente in grado di spiegarlo da un punto di vista matematico! ma crsto santo, non saoete nemmeno spiegare cosa sia il prezzo di una merce in un dato istante, come sarà mai possibile spiegare quaìe sia puntualmente il profitto? Non sapete nemmeno spiegare cosa sia una moneta, cosa sia un dollaro per esempio! Classico il caso di Greenspan, che in una audizione davanti alla FED dovette ammettere che loro, i grandi teorici del gold standard, non avevano la minima idea di cosa corrispondesse a un dollaro.

    L'essenza del marxismo è proprio il processo dialettico, la lotta, lo scontro degi attori sociali e delle classi che rende di per sè il mondo imperfetto. Ma evidentemente la tua preparazione filosofica è rasoterra ed è inutile affrontare questo argomento. Dovrei spiegarti cos'è l'imperialismo, come tutte le tue belle teorie sulle virtù dell'imprenditore crollino miseramente di fronte ai mostri del monopolio, dell'intervento dello stato, della finanza speculativa, del crimine, dell'esportazione dei capitali, della lotta concorrenziale, della guerra geopolitica e militare per la divisione delle sfere di influenza. All'interno di questi fattori materialistico-dialettici, si spiegano tutti gli infiniti flussi di profitto (da quelli colossali ai più minuti rivoli che percolano verso il proletariato, sì, hai capito bene, profitti per il proletariato) che tu non puoi spiegare da un punto di vista miesiano e che pretendersti possano essere spiegati applicando i principi di marx nell'epoca dell'imperialismo!

    Ho molto di meglio da fare, e anche tu prima di cercare di mettere ordine in casa degli altri, dovresti correggere gli errori fondamentali dei marginalisti, perchè al posto tuo io sarei imbarazzatissimo a presentarmi come tale con quel po po di pattume in casa, e ciò anche - a maggior ragione - se l'economia fosse spiegabile idealisticamente con un'equazione come prentenderesti tu.

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  5. Scusa, intendevo "preparazione filosofico-storico-politica". In pratic, ti manca Lenin.

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  6. Povero imbecille, non sai neanche leggere le pagine che dici di criticare.

    "come sempre nel pensiero economico borghese, che è idealista, metafisico, cristallizzato nel tempo, ci si riferisce a un mondo ideale dove il mercato è perfetto e libero (vi piacerebbe fosse cosi, ma siete smentiti dalla realtà tutti i giorni)."

    Su queste pagine e si è sempre detto che i mercati non possono essere perfetti (se lo fossero non sarebbero liberi, idiota), pensiero che deriva proprio dal marginalismo che da bravo coglionazzo non sei in grado di capire.

    Basta questo a classificarti per il mentecatto che sei.

    R.G.

    P.S.: se sei un troll ti faccio i miei complimenti, hai talento.

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