martedì 4 dicembre 2018

La Banca Centrale Europea è in modalità panico mentre l'economia è in stallo

Ora che i tassi in aumento stanno iniziando a far salire i costi dei prestiti in tutto l'ambiente economico, tutte quelle realtà che hanno giovato dalla ZIRP sono in difficoltà. Un'area in particolare è quella del settore automobilistico, la quale ha visto un eccesso di domanda stimolata dai finanziamenti a basso costo alimentati dalla politica monetaria allentata della banca centrale. Non è un caso quindi che il settore automobilistico statunitense abbia fatto registrare una delle prestazioni peggiori negli ultimi anni. Ma non è solo, poiché adesso si è accodato anche quello europeo. Sebbene la burocrazia c'abbia messo lo zampino nella discesa, il driver principale è il mercato statunitense che sta tirando i remi in barca insieme a quello cinese. Se, ad esempio, la Fiat è riuscita a reinventarsi è stato in gran parte dovuto ad un ambiente economico statunitense distorto dai prestiti auto facili. Più volte su questo spazio è stato sottolineato come tale bolla sia il prossimo bubbone subprime e adesso che la normalizzazione della FED sta andando avanti, visto che il debito è la causa delle recessioni e non la sua cura quindi aggiungerne altro a quello precedente non ha fatto altro che erodere ulteriormente i fondamentali di mercato, le bolle nate sulla scia della sua politica monetaria allentata inizieranno a scoppiare. Infatti sono quelle attività che sprecano ricchezza reale che finiscono per avere le maggiori difficoltà nel ripagare il loro debito, poiché non hanno mai generato alcuna ricchezza reale e sono state finanziate da coloro che la creano. La fine della manna monetaria vuol dire che non possono più godere dei pasti gratis: trasferimento di ricchezza reale dai creatori di ricchezza reale. E contrariamente a quanto si pensa, una calo della massa monetaria è precisamente ciò che è necessario per mettere in moto un rinnovato accumulo di ricchezza reale e rivitalizzare l'economia. La stampa di denaro infligge solo più danni e quindi non dovrebbe mai essere considerata come un mezzo per aiutare l'economia.
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di Andrew Moran


L'area Euro non è stata in grado di copiare l'impulso dell'economia statunitense nel terzo trimestre di quest'anno, visto che la sua crescita economica si è ridotta ad un tiepido 0.2%, il tasso più lento in più di quattro anni. Con il blocco di 19 nazioni che inizia a ristagnare, e con i pesi massimi che non riescono a registrare guadagni significativi, Bruxelles è nel panico, confidando probabilmente nella Banca Centrale Europea (BCE) per ulteriori stimoli.

Gli economisti inizialmente prevedevano una crescita dello 0.4%, ma i problemi del commercio globale, la confusione della fiducia delle imprese, il disagio italiano e la progressiva dissipazione di una politica monetaria accomodante, hanno contribuito tutti ad un luglio-settembre fiacco.

L'Italia è in stasi e non mostra segni di eventuale crescita. Roma è strangolata da una crisi del debito, la quale ha fatto salire il rendimento dei titoli di stato. I funzionari statali sono coinvolti in una controversa battaglia con l'UE, perché i loro piani di finanziamento violano le regole del blocco commerciale. Si parla ora di uno stimolo fiscale in stile keynesiano per ravvivare l'economia.

La Francia, che ha sofferto per un primo semestre terribile, ha fatto registrare un aumento dello 0.4%, inferiore alle previsioni di mercato dello 0.5%. L'economia è cresciuta con gli investimenti delle imprese, i consumi delle famiglie e il commercio netto. Mentre le cifre sono encomiabili, il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, non ha aiutato le cose quando ha detto che la zona Euro non è pronta a contenere una nuova crisi finanziaria, aggiungendo che "non è nell'interesse di nessuno che l'Italia sia in difficoltà".

La Germania, il motore economico dell'Eurozona, non pubblicherà i suoi numeri del terzo trimestre fino a metà novembre, ma la Bundesbank ha avvertito che la crescita potrebbe avere una linea piatta. I ricercatori prevedono una ripresa per Berlino nell'ultimo trimestre del 2018, spinta da una ripresa nel settore automobilistico e dalla discesa della disoccupazione.

I dati hanno fatto scendere l'euro ad un minimo infragiornaliero storico rispetto al biglietto verde.



 Cos'è successo?

Ci sono alcuni punti d'ottimismo nella relazione dell'Eurostat, ma principalmente è pessimista. Cos'è successo?

La Royal Bank of Canada (RBC) ha attribuito la colpa ad un settore manifatturiero tedesco poco brillante. Ma la domanda cinese, che l'anno scorso era quasi al 20%, si è raffreddata arrivando al 3% quest'anno, facendo sì che molte aziende temano che la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina stia creando un effetto a catena.

I dati hanno anche evidenziato che la produzione industriale è diminuita, con le vendite all'estero che hanno subito un brutto colpo.

Alcuni considerano l'Italia un capro espiatorio, perché non solo il Paese è coinvolto in una crisi del debito, ma il suo settore manifatturiero è circa un quinto più piccolo di quello del 2008. Ma alcuni analisti dicono che queste tendenze stiano influenzando più i mercati finanziari globali che l'economia di Main Street... per ora.

Con la BCE in procinto di rialzare i tassi d'interesse, in un momento in cui i governi prevedono di aumentare la spesa e tagliare le tasse, ci sono timori che nei prossimi mesi i livelli di debito aumenteranno. Ciò potrebbe influire sulla spesa di consumatori ed aziende; un'indagine della Commissione Europea ha rilevato che nel terzo trimestre di quest'anno la fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa al livello più debole in più di un anno.



BCE a corto di frecce nella sua faretra

Il Center for Economics and Business Research (CEBR) afferma che il rischio di una recessione globale entro il 2020 è passato da un quinto nel 2017 ad un terzo quest'anno.

Subito dopo l'ultima crisi finanziaria, i governi e le banche centrali sono entrati in azione. I politici hanno aumentato la spesa pubblica in modo sconsiderato e le banche centrali lo hanno permesso adottando bassi tassi d'interesse.

Dopo la Grande Recessione, Mario Draghi e la BCE hanno cercato di stimolare la crescita attraverso il quantitative easing (QE), acquistare titoli di stato nel mercato secondario per ridurre i tassi e introdurre nuovi capitali nell'economia. Con tassi record e centinaia di miliardi di nuovi euro nel mercato, i keynesiani si aspettavano un rally dell'economia... ma la crescita è stata sottomessa.

Una recessione è inevitabile, sia negli Stati Uniti che in Europa. A differenza dell'ultima contrazione economica, la BCE è a corto di frecce nella sua faretra, a meno che non voglia sperimentare un'inflazione dilagante ed una crisi della valuta. Le nazioni europee sono profondamente indebitate, hanno enormi deficit di bilancio ed i risultati sono putridi. Non resta molto da fare per questi membri del blocco se non adottare misure a favore del mercato, come ridurre la spesa pubblica, ripagare il debito e tagliare le tasse.

Draghi e Co. hanno solo esacerbato i problemi dell'Eurozona adottando politiche monetarie allentate. Ora che hanno scoccato tutte le frecce per raggiungere a malapena il 2% di crescita trimestrale, la BCE non ha più munizioni, e non è in grado di fare altro. I governi possono solo alzare bandiera bianca e proporre la propria secessione dal blocco europeo. Per evitare di affogare su questa nave che affonda, un'uscita dall'Eurozona potrebbe essere l'unica soluzione ragionevole.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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