venerdì 2 giugno 2023

Come l'Unipartito della Guerra ha scatenato la rovina fiscale negli USA

 

 

di David Stockman

Quando Barack Obama ha lasciato la Casa Bianca, il budget per la sicurezza nazionale aveva totalizzato l'incredibile cifra di $822 miliardi: $600 miliardi per la difesa, $46 miliardi per le operazioni internazionali e $177 miliardi per compensi e servizi ai veterani, cifra quest'ultima che riflette il costo differito delle guerre precedenti.

Un ossimoro se pensate che è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 2009 e il partito democratico, a parole, è sempre stato contro la guerra dall'era del Vietnam. Al contrario, quel budget per la sicurezza nazionale da $822 miliardi rifletteva il costo dell'egemonia mondiale alimentata dalla Guerra Infinita, nonostante l'unica vera minaccia alla sicurezza nazionale nel dopoguerra fosse l'ex-Unione Sovietica, consegnata alla pattumiera della storia 25 anni prima.

Donald Trump è entrato nello Studio Ovale parlando di quello che sembrava un gioco diverso: America First. Ma come ha notato di recente il suo ultimo procuratore generale, Bill Barr, se credete nelle sue linee di politica non aspettatevi che le esegua. Il fiasco di bilancio nello spazio della sicurezza nazionale fornisce una conferma lampante dell'osservazione di Barr.

A dire il vero Donald è riuscito a vedere attraverso la demonizzazione di Putin da parte dell'unipartito e l'assurda affermazione neocon secondo cui intende ricreare l'ex-impero sovietico. Dopotutto, nel teatro della politica di Washington, Vlad Putin era semplicemente il doppelganger di Donald quando si trattava di demonizzare qualcuno.

Ma Donald, in realtà, non aveva idea di cosa intendesse per "America First", tranne che la linea di politica ha suscitato chiassosi applausi dalle folle patriottiche alle sue manifestazioni elettorali. Il fatto è che era storicamente ignorante oltre misura, pigro quando si tratta di studiare le circostanze militari e le uniformi ornate di medaglie dei generali.

Quindi, mentre Trump parlava di riportare a casa l'Impero, in realtà ha alimentato il suo budget come mai prima d'ora. Il budget per la sicurezza nazionale lasciato da Obama è aumentato di $215 miliardi sotto la presidenza Trump. Il suo budget per la sicurezza nazionale ha infranto la barriera dei mille miliardi di dollari, con un peso di $1.035 miliardi o il 26% in più di quanto Obama e l'unipartito del Congresso avevano speso nell'anno fiscale 2017.

Si potrebbe supporre che con il controllo di veto e posizioni forti sia alla Camera che al Senato durante quei quattro anni, la generosità extra per la sicurezza nazionale sarebbe stata compensata da pesanti riduzioni sul versante interno. Il partito al potere era quello repubblicano, fiscalmente conservatore e tutto il resto.

Ma neanche per sogno. Il budget extra difesa di $3.380 miliardi lasciato da Obama (anno fiscale 2017) pesava $6.070 miliardi quando Donald è finalmente uscito dallo Studio Ovale nell'anno fiscale 2021, elezioni rubate o meno.

Quell'aumento della spesa extra difesa di $2.690 miliardi è stato pari a un +79% e $675 miliardi all'anno. Il grande spendaccione Obama, al contrario, aveva aumentato il budget extra difesa di soli $112 miliardi all'anno e l'aumento annuo di Bill Clinton era di soli $85 miliardi.

Né si può incolpare interamente la spesa domestica di Donald sull'assistenzialismo e sul pagamento degli interessi, anche se la loro riduzione dovrebbe essere il lavoro dei repubblicani nella nostra democrazia bipartitica. Invece Trump ha anche presieduto una vera e propria esplosione di spese per l'assistenzialismo.

Proprio così. Stiamo parlando proprio dell'angolo del bilancio in cui il veto presidenziale è potenzialmente più potente dell'esercito riunito di PAC e gruppi di lobby della Beltway. La spesa discrezionale extra difesa è passata da $600 miliardi all'anno a $900 miliardi durante i quattro anni di Trump. Questo è un aumento del 50%, eppure non c'è stato alcun veto sui conti degli stanziamenti e sulle stravaganze di spesa dell'Omnibus.

Ma ecco il punto: Donald Trump non ha mai fatto mistero del suo disprezzo per la spesa e i prestiti del governo. Tuttavia non ha presieduto questi enormi aumenti di spesa sfidando la volontà delle delegazioni repubblicane al Congresso; queste orrende esplosioni di spesa e indebitamento rappresentavano, invece, il consenso schiacciante dell'Unipartito.

Entrambe le parti desiderano nutrire il mostro del cosiddetto Warfare State con razioni sempre maggiori, alimentando una spesa senza freni e saltando su ogni possibile scusa, come le migliaia di miliardi per i sussidi post-lockdown e le truffe sui crediti d'imposta per l'energia verde, per aprire maggiormente il rubinetto fiscale.

Ahimè, questo ci porta allo sporco segreto del debito pubblico della nazione ora di $31.000 miliardi: l'ex-partito conservatore anti-spesa è stato popolato dai guerrafondai neocon e da una classe permanente di legislatori di Washington che vivono per il potere e il denaro che l'Impero conferisce loro.

Servire nell'ampia gamma di comissioni per la sicurezza nazionale, pascolare presso i think tank e le ONG per gli affari esteri, viaggiare in lungo e in largo per il pianeta come proconsoli dei tempi moderni, visitare le dozzine di Paesi occupati e ispezionare le 800 basi militari americane: tutte queste attività sono molto più emozionanti che tornare a Green Bay per gestire una concessionaria di automobili.

Così nutrono l'Impero e l'Impero nutre il loro soggiorno sul grande palcoscenico degli affari mondiali. E ora, 125 anni dopo che l'America è diventata un Impero durante la guerra ispano-americana, il partito repubblicano, in particolare, ha perso ogni memoria della tradizione non interventista su cui la Repubblica è stata fondata e ha prosperato per più di un secolo.

Infatti le famose parole di John Quincy Adams sono state apparentemente cancellate dal vocabolario politico dei repubblicani. Dopotutto l'essenza della sua attuale linea di politica è sfidare l'ammonimento stesso di Adam e giustificare una potenza militare non necessaria cercando continuamente sul pianeta nuovi mostri e demoni a cui opporsi.

Ogni volta che lo stendardo della libertà e dell'indipendenza è stato o sarà dispiegato, ci saranno il suo cuore, le sue benedizioni e le sue preghiere. Ma non va all'estero in cerca di mostri da distruggere. È la sostenitrice della libertà e dell'indipendenza di tutti.

È la campionessa e la vendicatrice solo di sé stessa. Loderà la causa generale con la sua voce e la benevola simpatia del suo esempio. Lei sa bene che una volta arruolatasi sotto bandiere diverse dalla sua, fossero anche le bandiere dell'indipendenza straniera, si impegnerebbe ben oltre il potere di districare, in guerre d'interessi e intrighi, di avarizia individuale, invidia e ambizione, che assumono i colori e usurpano lo stendardo della libertà.

Le massime fondamentali della sua liena di politica cambierebbero insensibilmente dalla libertà alla forza [...]. Potrebbe diventare la dittatrice del mondo. Non sarebbe più la dominatrice del proprio spirito [...]. La gloria [dell'America] non è il dominio, ma la libertà. La sua marcia è la marcia della mente. Ha una lancia e uno scudo: ma il motto sul suo scudo è Libertà, Indipendenza, Pace. Questa è stata la sua Dichiarazione: questa è stata, nella misura in cui il suo necessario rapporto con il resto dell'umanità lo avrebbe permesso, la sua pratica.

Inutile dire che anche in tempi relativamente recenti il ​​partito repubblicano non è sempre stato in balia dell'Impero. Nella grande corsa alle elezioni primarie del 1952, tra la candidatura alla fortezza americana del senatore Robert Taft e il presunto internazionalismo del generale Dwight Eisenhower, lo spazio interventista rimase completamente vuoto.

Sebbene Ike non abbia mai abbracciato completamente l'opinione del senatore Taft, secondo cui i grandi fossati dell'Atlantico e del Pacifico rappresentano la più grande difesa americana e che il potere militare dovrebbe essere strettamente dedicato alla difesa del territorio e dello spazio aereo della patria, una volta in carica ha fatto del suo meglio per evitare le continue suppliche interventiste dei fratelli Dulles. E arrivò a un passo da un accordo rivoluzionario con Krusciov per porre fine alla corsa agli armamenti nucleari prima che il loro vertice finale fosse sabotato nella primavera del 1960 dalla CIA tramite il volo U-2 di Gary Powers sulla Russia.

Anche allora, uno dei più grandi generali americani in tempo di guerra e architetto della vittoria in Normandia sapeva che la guerra era una cosa terribile e che doveva essere evitata a tutti i costi. Una volta divenne persino lirico sui costi finali degli strumenti di guerra:

Ogni cannone fabbricato, ogni nave da guerra varata, ogni razzo sparato significa, in senso ultimo, un furto a chi ha fame e non è nutrito, a chi ha freddo e non è vestito. Questo mondo fatto di armi non sta spendendo solo soldi, sta spendendo il sudore dei suoi operai, il genio dei suoi scienziati, le speranze dei suoi figli. Questo non è affatto uno stile di vita che ha senso. Sotto le nuvole della guerra, è l'umanità ad essere appesa a una croce di ferro.

Eisenhower non era solo chiacchiere su queste questioni. Ereditò un budget per la difesa nell'anno fiscale 1953 di $565 miliardi ($2012) da Truman,il quale venne ridotto a poco più di $400 miliardi nel suo piano in uscita per l'anno fiscale 1961. Ciò equivaleva a una riduzione del 30% della spesa in dollari per la difesa, un respingimento netto delle incessanti richieste del complesso militare-industriale come mai avvenuto poi sin da allora.

Infatti il budget in uscita di Eisenhower, $400 miliardi, rappresentava un grande punto di riferimento politico nel perenne dibattito sulla difesa, ovvero su quanto sia sufficiente spendere. Il periodo era quello in cui si raggiunse il picco della guerra fredda, quando l'Unione Sovietica era al suo apice industriale e aveva 2.000 testate nucleari puntate verso l'Occidente. Con la sua alleanza del Patto di Varsavia aveva anche quelli che alla fine divennero 3,7 milioni di uomini sotto le armi, 7.800 aerei militari, 59.000 carri armati, 71.000 pezzi di artiglieria e molto altro, tutti schierati contro l'Occidente nell'Europa orientale e in Russia.

Tuttavia, il più grande generale che abbia mai occupato lo Studio Ovale concluse fermamente che $400 miliardi erano sufficienti per proteggere l'America e i suoi alleati da questa formidabile minaccia militare.

Di conseguenza il suo famoso avvertimento sul complesso militare-industriale nel discorso di addio del 1961 si è rivelato particolarmente preveggente. Oggi la minaccia sovietica e l'armata militare sono scomparse e lo schema Ponzi del capitalismo cinese è totalmente dipendente da $3.600 miliardi all'anno di esportazione in Occidente, tanto che il suo budget per la difesa da $200 miliardi è più un progetto di vanità dei suoi governanti che una minaccia aperta alla patria americana.

Eppure il budget per la difesa per l'anno fiscale 2024, $707 miliardi ($ 2012), è superiore del 77% a quello che Ike ha giudicato adeguato contro la potente Unione Sovietica. Sapeva dunque di cosa parlava:

Nei consigli di governo dobbiamo guardarci dall'acquisizione di un'influenza ingiustificata, voluta o meno, da parte del complesso militare-industriale. Il potenziale per la disastrosa ascesa del potere mal riposto esiste e persisterà.

Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici [...]. Solo una cittadinanza attenta e informata può costringere la corretta integrazione dell'enorme macchina industriale e militare con i nostri metodi e obiettivi pacifici, in modo che la sicurezza e la libertà possano prosperare insieme.

Il grafico qui sotto racconta la stessa storia in forma grafica, anche se misura il bilancio della difesa con una serie leggermente diversa. Tuttavia, entro l'anno fiscale 2020, Trump e l'Unipartito del Congresso avevano emanato un budget che rappresentava un aumento del 66% in termini reali rispetto al budget di riferimento di Eisenhower del 1961.

Ciò che è particolarmente rilevante in questo grafico, sono i tre picchi intermedi lungo il percorso. Corrispondono approssimativamente ai mandati dei presidenti Reagan, Bush jr. e Donald Trump.

E non c'è assolutamente alcun dubbio sul motivo per cui è emerso questo schema: dagli anni '80 in poi i neocon hanno preso il controllo del partito repubblicano su questioni di sicurezza nazionale. Hanno cercato e trovato innumerevoli presunti mostri all'estero per giustificare il loro massiccio spreco di armamenti e così facendo hanno spinto le spese per la difesa nel regno della pura follia.

Spesa in dollari costanti per la difesa, dal 1961 al 2020

Le ondate successive raccontano soprattutto parti successive della storia della cattura neocon del partito repubblicano.

Iniziamo con l'ondata di Reagan. Durante il mandato di Carter la spesa per la difesa si stabilizzò, passando da $355 miliardi nel 1976 a $385 miliardi nell'anno fiscale 1980.

Ma a quel punto i neocon avevano ottenuto il controllo della politica estera e dell'apparato di difesa nell'amministrazione Reagan e avevano stabilito l'inquietante presupposto che l'Unione Sovietica fosse sull'orlo di colpire per prima sul fronte nucleare. In realtà, quella era solo una versione più fantasiosa e pericolosa del famigerato mito del "divario missilistico" raccontato da John Kennedy nel 1960, ciononostante divenne la base per i massicci aumenti della difesa di Reagan.

Alla fine della fiera, i falchi della guerra nell'amministrazione Reagan non ottennero tutti gli aumenti giganteschi che cercavano, in parte a causa del silenzioso lavoro di sabotaggio del sottoscritto e dei miei alleati nell'amministrazione. Tuttavia, nell'esercizio 1988, la spesa reale per la difesa era di $565 miliardi, un aumento del 47% rispetto al livello perfettamente adeguato dell'amministrazione Carter.

Inoltre non era solo la dimensione senza precedenti di quel numero che contava. Per prima cosa, l'incessante campagna guidata dal Segretario alla Difesa, Casper Weinberger, per estorcere queste ingenti somme da un Congresso ancora riluttante, neutralizzò lo sforzo di Reagan nel voler ridurre drasticamente i bilanci e le agenzie nazionali e quindi frenare la spesa per l'assistenzialismo, inclusa la riforma della previdenza sociale e del Medicare.

I ranghi del partito repubblicano a Capitol Hill non ebbero lo stomaco per una radicale contrazione dello stato sociale, mentre i budget esplosivi per il cosiddetto Warfare State diedero loro tutte le scuse di cui avevano bisogno: nessuno voleva riassegnare la spesa per i buoni alimentari e il sostegno dei prezzi agricoli all'acquisto di carri armati e missili da crociera.

A tutti gli effetti, quindi, la crociata per restringere lo stato sociale era finita nel maggio 1981. Ci vollero solo pochi anni prima che i bilanci interni di Reagan venissero dichiarati intoccabili prima che ciò diventasse chiaro a tutti nella Città Imperiale.

L'altro motivo per cui il budget per la difesa di Reagan di $565 miliardi era così importante risiede in ciò che andava a finanziare: il massiccio aumento dei fondi al Dipartimento della Difesa era basato sulla presunta capacità sovietica di attaccare per primi, ma come accadde non c'era una tale minaccia nucleare strategica da contrastare.

A parte il nuovo programma missilistico nucleare strategico MX terrestre, quasi tutto l'aumento per il Dipartimento della Difesa venne assegnato all'acquisizione di una massiccia capacità militare. Ciò includeva la Marina di 600 navi, migliaia di nuovi carri armati, migliaia di altri aerei da attacco, grandi aumenti della capacità di supporto sul campo di battaglia tramite trasporto aereo, trasporto marittimo e capacità di guerra elettronica, numerose variazioni di terra, aria e mare, missili da crociera e munizioni e artiglieria in quantità prodigiose tra le altre cose altri.

Nulla di tutto ciò fu necessario per contrastare l'Unione Sovietica, perché quest'ultima non esisteva più dopo il 1991. Ma quando l'Unione Sovietica scivolò fuori dal palcoscenico della storia, l'armata convenzionale ampliata da Reagan fu riallocata a guerre d'invasione, occupazione e cambio di governo in tutto il Medio Oriente e in Africa. In un battito di ciglia i neocon pensavano di essere morti e di essere andati nel paradiso interventista.

La Guerra Infinita degli ultimi tre decenni è stata resa possibile da un'affermazione inconsapevole ed errata del Gipper: combattere e infine sconfiggere l'Impero Sovietico. Se le amministrazioni Bush e dei loro compagni neocon avessero dovuto creare da zero una nuova armata per invadere l'Iraq (due volte), l'Afghanistan, la Libia, lo Yemen e il resto di queste nazioni afflitte, fino a includere la guerra per procura contro la Russia condotta con armi statunitensi e ucraini coscritti, non avremmo mai tutte queste guerre.

Inutile dire che una volta alimentata la Guerra Infinita, le linee di produzione per tutte suddette categorie di armi convenzionali si sono surriscaldate nei distretti congressuali di tutto il Paese.

Il semplice legislatore ed elettore del partito repubblicano è sempre stato un fanatico della "difesa forte", ma ora i neocon, il complesso militare-industriale e il falso patriottismo avrebbero dominato il pensatoio repubblicano.

Non sorprende che il crollo dell'impero sovietico nel 1991 non abbia portato alla totale smobilitazione e alla contrazione del bilancio della difesa. Il budget di $472 miliardi nell'esercizio 1991 si venne ridotto a $432 miliardi entro l'anno fiscale 2001, rappresentando una contrazione del -8%, ma si trattava di una miseria rispetto al taglio del 50% a $200 miliardi giustificato dalla mancanza di una qualsiasi nemico significativo sul pianeta.

Ma ai Democratici di Clinton piaceva l'armata convenzionale di Reagan, tanto che gli incarichi nel settore della sicurezza nazionale vennero ricoperti da guerrafondai come Robert Gates e Madeline Albright. E da quella miscela tossica è emersa l'assoluta follia di espandere la NATO fino alle porte della Russia e la guerra per procura contro Putin che ora sta dissanguando il Tesoro USA.

Ma non prima che Bush jr. e il suo branco di sciacalli neocon intensificassero la cosiddetta guerra al terrorismo e spingessero in alto il budget della difesa per la seconda volta. Con il budget uscente di Bush per l'anno fiscale 2009, la spesa per la difesa era cresciuta fino a $700 miliardi, rappresentando un aumento del 63% rispetto al budget uscente di Clinton. La Guerra Infinita non si paga da sola!

Non ho idea di cosa abbia spinto Donald Trump ad abbracciare la terza ondata di spese per la difesa post-1961, ma nel 2017 il partito repubblicano al Congresso brulicava di neoconservatori, falchi di guerra, interventisti e guerrafondai. Di conseguenza il budget per la difesa nell'anno fiscale 2021 ha raggiunto i $662 miliardi in termini reali. E questo era solo l'inizio, dato che i democratici erano intenzionati a muovere guerra contro il gemello malvagio di Donald, Vladimir Putin.

Con il budget per la sicurezza nazionale dell'intero governo che attualmente ammonta a $1.200 miliardi, non c'è letteralmente modo di fermare una calamità fiscale nonostante le chiacchiere sul tetto al debito. Tra l'altro quest'ultima questione sarà risolta dall'ennesimo falso taglio della spesa annuale proprio come nel 2011.

Ancora una volta, c'è una ragione per cui il partito fiscalmente conservatore è di fatto una costola dell'Unipartito della Guerra. Fino a quando questo collegamento non verrà reciso, non c'è alcuna speranza di rallentare il disastro che ora sta arrivando.

Forse c'è una possibilità che Robert Kennedy jr. rompa l'alleanza tra il Partito della Guerra e il partito democratico come fece suo padre nel 1968. Capisce chiaramente la follia dell'egemonia mondiale di Washington e forse accenderà la scintilla che spezzerà il presa dell'Unipartito della Guerra.

Per lo meno, il passaggio seguente indica che gli elettori possono finalmente ascoltare alcune verità sulla follia di perlustrare il pianeta alla ricerca di mostri da distruggere:

George W. Bush ha lo stesso problema. George W. Bush dice che il peggior errore che abbia commesso come presidente è stato auello di ascoltare il direttore della CIA, George Tenet, che gli diceva che era uan certezza che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa. E così i neoconservatori e la CIA sono dovuti andare in Iraq e operare un cambio di regime. Abbiamo speso $8.000 miliardi e cosa abbiamo ottenuto?

Niente di niente. L'Iraq ora sta molto peggio di quando ci siamo entrati. Abbiamo ucciso più iracheni di quanti ne abbia mai uccisi Saddam Hussein. Potremmo aver ucciso un milione di iracheni e nessuno conosce il numero. Oggi è un Paese martoriato dove gli squadroni della morte sciiti o quelli sunniti combattono per le strade. Il governo è corrotto, la polizia è corrotta. Abbiamo creato l'ISIS, abbiamo spinto 2 milionidi profughi in Europa.

Questo è il costo della guerra in Iraq, $8.000 miliardi qui, $16.000 miliardi per i lockdown, $24.000 miliardi lì. Niente da mostrare tranne una classe media devastata negli Stati Uniti d'America.

Ovviamente c'è un certo un numero di cose sulla piattaforma politica di RFK su cui non siamo d'accordo e non lo siamo da decenni.

In passato siamo sempre stati su fronti opposti per quanto riguarda la regolamentazione ambientale. E, per quanto ne so, è un liberal piuttosto convenzionale nei confronti dello Stato sociale e non sono nemmeno sicuro quale sia la sua posizione in materia di crisi climatica, combustibili fossili e il ruolo cruciale di quest'ultimi per la prosperità sociale e l'effettiva riduzione della povertà.

Ma ora ci sono problemi più grandi in arrivo e che sono decisivi per la causa conservatrice. Infatti solo infrangendo il consenso unipartitico su queste questioni c'è una qualche speranza per il futuro della libertà personale e della prosperità capitalista in America.

Mi riferisco all'urgenza di:

• Smantellare il cosiddetto Warfare State e riportare a casa le migliaia di miliardi di dollari sperperati nel fallito Impero globale di Washington;

• Ridurre drasticamente la Federal Reserve ed eliminare il flagello del capitalismo clientelare, i bail-out e la prosperità immeritata per l'1%;

• Fermare i prestiti federali fuori controllo che seppelliscono le generazioni future sotto debiti irripagabili;

• Fermare la drastica erosione della libertà di parola e delle libertà civili da parte di un'alleanza diabolica tra agenzie governative e le élite della Silicon Valley, le quali abusano del libero mercato per promuovere le proprie infatuazioni politiche e ideologiche;

• Rinnegare l'intero sistema dell'era Covid fatto di lockdown controproducenti, mascheramento, allontanamento, chiusura delle scuole, isteria promossa dal governo, vaccini finanziati, promossi e imposti dal governo federale, la deificazione di burocrati della sanità pubblica in cerca di potere come Fauci e lo stuolo di persone al seguito, mentre vengono adottate misure per assicurarsi che non accada mai più;

• Porre fine alla carenza di manodopera nell'economia domestica adottando un programma Guest Worker su larga scala, il quale porrebbe fine anche al caos ai confini dell'America.

Su queste questioni cruciali Robert F. Kennedy jr. ha molto più senso di uno stadio pieno di membri repubblicani o dell'intera coorte dei democratici moderni che dimorano nella Beltway di Washington. Ma ciò che è veramente rinfrescante della sua candidatura è che non ha alcuna riluttanza a portare la sua eterodossia direttamente nelle fauci dei media tradizionali liberal.

Ed è qui che il soffocante consenso dei media generalisti di oggi su queste questioni vitali — CNN, MSNBC, New York Times, Washington Post, Bloomberg e Reuters, tra gli altri — deve essere frammentato in mille pezzi, come disse una volta JFK a proposito della CIA.

Così com'è, la piccola minoranza odierna di sostenitori del partito repubblicano pro-libero mercato, pro-stato minimo, pro-libertà personale e pro-rettitudine fiscale non avrà mai voce in capitolo a Capitol Hill fino a quando il consenso unipartitico pro-guerra, pro-stato massimo, pro-debito, pro-denaro fiat e pro-ulteriori restrizioni alla libertà personale non sarà fatto a pezzi.

A questo proposito non c'è niente di più stupido, inutile, inutile e moralmente ripugnante della guerra per procura di Washington contro la Russia in Ucraina. A causa di questa follia, gli ucraini — civili e militari — vengono massacrati a decine di migliaia e quello che un tempo era il granaio e il cuore industriale dell'Europa orientale viene ridotto in mille pezzi. E tutto perché l'Unipartito di Washington ha demonizzato Vlad Putin per il peccato di aver portato la piaga di Donald Trump nella Beltway di Washington.

Questa non è un'invasione arbitraria di una nazione storicamente separata e indipendente da parte di un vicino aggressivo. "Ucraina" in russo significa terra di confine e per secoli i suoi territori sono stati vassalli e a volte parte integrante dell'impero russo. Infatti i confini di oggi rappresentano poco più delle parti e dei pezzi che furono assemblati in un unico stato da Lenin, Stalin e Krusciov a uso e consumo del loro governo sanguinario.

Che l'Ucraina non fosse stata costruita per durare è evidente dalla scissione del suo sistema politico, cosa evidente elezione dopo elezione sin dal 1991. Ma va notato qui che a parte questi fatti, il trattamento della questione da parte dei media generalisti è diventata davvero ridicola, come è stato pienamente mostrato durante l'intervista della CNN a Donald Trump.

Per mettere alla berlina Donald come presunta marionetta di Putin, gli è stato ripetutamente chiesto chi volesse tra Putin e Zelensky che vincesse la guerra. E in risposta Trump non ha esitato a dichiarare ciò che qualsiasi leader americano in quella circostanza dovrebbe dire apertamente a testa alta: volere checessino le uccisioni e che il caos nel Paese finisca immediatamente.

Tuttavia, dopo l'evento, l'insopportabile Jake Tapper e altri membri della CNN sono tornati più e più volte sulla riluttanza di Trump a dire che voleva che Zelensky vincesse.

Ogni tanto mi trovo ad essere orgoglioso di Trump, soprattutto dopo questa intervista perché, porca miseria, il disastro ucraino è sotto gli occhi di tutti!

Nessuno con un briciolo d'integrità morale dovrebbe sostenere quel cocainomane delirante che sta distruggendo i suoi compatrioti e il suo Paese, il quale riempie le le proprie tasche e quelle dei suoi compari con i soldi di Washington.

In parole povere, Jake Tapper è un idiota. Lui e la gente come lui hanno bevuto il beverone dell'Unipartito per così tanto tempo da aver trasformato i notiziari in delle barzellette. Così facendo hanno asfissiato il dibattito di cui l'America ha dannatamente bisogno per evadere dalla prigione del pensiero unipartitico che ora sta rovinando il Paese.

Siamo assolutamente convinti che RFK comprenda la posta in gioco sulle suddette questioni e abbia la potenza di fuoco per portare un messaggio alternativo al popolo americano, aprendo una breccia nelle soffocanti narrazioni dei media generalisti.

Per amor d'illustrazione mi concentrerò sulla guerra e sulla pace. E in tal contesto, è sufficiente prendere in considerazione il fiasco dell'Ucraina e il verdetto che emette per il Partito della Guerra.

Mostra che non abbiamo bisogno dell'attuale budgetper la sicurezza nazionale da $1.300 miliardi e che praticamente tutti i mostri che i neocon hanno evocato per giustificare l'Impero non rappresentano affatto una minaccia per la sicurezza nazionale propriamente definita.

La questione ucraina è proprio come tutti gli altri casi degli ultimi decenni che ricadono sotto l'alveo della Guerra Infinita: non c'è nulla d'importante in gioco né per l'umanità né per la sicurezza del "mondo libero", o per la sicurezza e la libertà della patria americana, nell'avventura militare di Washington in Ucraina. Assolutamente niente — e questo include in particolare l'ipocrisia degli incantesimi semantici del Partito della Guerra sullo stato di diritto, la santità dei confini nazionali e la libertà dei popoli dell'Ucraina e dei loro vicini.

Proprio così. Dopo dozzine di cambi di governo, queste persone hanno l'ardire di chiacchierare dei cosiddetti principi che Washington ha arbitrariamente violato per decenni?

Inoltre, come abbiamo più volte documentato, non si tratta di un'invasione russa "non provocata", ma di una guerra civile nelle "terre di confine" di quella che storicamente è stata la Russia. L'attuale guerra civile, infatti, è stata fomentata nel febbraio 2014 dal governo illegittimo insediatosi a Kiev dopo il colpo di stato di Washington contro il presidente debitamente eletto e filorusso.

Questo deplorevole "cambio di regime" gestito da Washington ha messo le regioni dello stato artificiale dell'Ucraina l'una contro l'altra sulla base di differenze di lingua, religione, etnia ed economia, tra le altre cose. E quando le popolazioni di lingua russa della Crimea, del Donbass e delle zone costiere del Mar Nero cercarono la secessione per timori di repressione da parte dei politici ucraini nazionalisti e neo-nazisti che presero il controllo del governo di Kiev, quest'ultimo fece piombare su di loro la sanguinosa violenza delle forze armate ucraine, incluso il battaglione Azov apertamente neo-nazista.

Vale a dire, la guerra civile istigata da Kiev contro le popolazioni di lingua russa dell'est e del sud infuriava da otto anni prima che Putin rispondesse alle loro richieste di aperta assistenza militare; inoltre la sua risposta è arrivata anche dopo che oltre 14.000 militari e civili separatisti erano stati uccisi dal violento assalto di Kiev contro quella che si presumeva fosse la sua stessa popolazione.

È arrivata anche 15 anni dopo che Putin aveva insistito (alla Conferenza di Monaco nel 2007) che l'adesione dell'Ucraina alla NATO e la collocazione di missili a pochi minuti da Mosca era una linea rossa che non poteva essere oltrepassata. Nel febbraio 2022 era praticamente certo che l'Ucraina sarebbe entrata a far parte della NATO e che le forze militari ostili sarebbero state impiantate ancora più vicino alle porte della Russia.

Qualsiasi studente di terza media sa cosa accadde quando Krusciov piazzò missili a 90 miglia dalle coste americane nell'ottobre 1962. Questi idioti neocon non pensano che l'inversione di tendenza sia una via a doppio senso, o almeno che le altre nazioni abbiano anch'esse una strategia e interessi nazionali?

Non riescono a vedere che il resto del mondo non si sta genuflettendo automaticamente davanti ai comandi e ai capricci dell'Impero di Washington?

Come è emerso sulla questione dell'Ucraina, la cosiddetta "invasione" russa è arrivata dopo 10 giorni di attacchi di artiglieria ucraini intensificati sul Donbass, cosa che da ogni storia di azione militare e logistica implicava che una "invasione" su vasta scala delle repubbliche separatiste fosse imminente.

Quindi l'insistenza di Trump alla CNN secondo cui l'obiettivo degli Stati Uniti dovrebbe essere la "pace" in Ucraina — non una "vittoria" di Zelensky, o un degrado per procura delle forze russe, o un cambio di governo a Mosca — è più che convincente. Questo soprattutto perché la storia della regione rende prontamente possibile un quadro per la pace, anche se potrebbe richiedere poco più delle 24 ore che Donald si è concesso per portare a termine il compito.

In fondo, la strada per la pace passa attraverso la "spartizione" di quella che non era mai stata una nazione indipendente prima dei 70 anni di oppressione della Repubblica socialista sovietica dell'Ucraina. Infatti l'odierno stato ucraino non era mai esistito fino a quando non è stato riportato in vita dalle canne di fucile puntate sui popoli della regione per ordine di Lenin, Stalin e Krusciov.

Infatti il dado era stato tratto durante le ultime elezioni legittime nel 2010, quando Yanukovich vinse le elezioni nazionali per un pelo, con un margine del 60-90% nell'est e nel sud di lingua russa (aree blu della mappa sotto), contro il candidato nazionalista ucraino, Tymoshenko, che invece ottenne grandi risultati nelle aree economicamente meno prospere del centro e dell'ovest (aree rosa).

Basta annotare i nomi delle città nelle aree blu della mappa per capire che la guerra in Ucraina riguarda la spartizione, non la "libertà", come suggerisce così ridicolamente il Partito della Guerra: Kharkiv, Luhansk, Donetsk, Mariupol, Zaporizhia, Kryvyi Rih e Odessa votarono tutti blu nel 2010; sin dal 2014 sono in prima linea nella guerra civile e hanno votato per lasciare l'Ucraina e unirsi alla madre Russia durante i referendum dello scorso settembre.

A dire il vero, gli egemonisti, i neocon e i guerrafondai di Washington insisteranno sul fatto che questi referendum non sono validi, ma questo non significa niente. Vale a dire, nelle aree blu di lingua russa non ci sono state segnalazioni di un movimento di "resistenza" tra le popolazioni locali in opposizione agli "occupanti" russi e ai presunti collaborazionisti che guidano i governi separatisti filo-russi e le milizie. Semmai, credono di essere stati "liberati", non "occupati".

Quindi ecco l'ultima follia dei $190 miliardi che USA/NATO hanno versato in quello che equivale a un genocidio de facto dei popoli di quella landa desolata. I chiari contorni di una soluzione diplomatica e i potenziali confini dell'armistizio sono stati tracciati dal popolo stesso nelle elezioni del 2010.

Dopo i referendum di Putin ciò che resta da fare è mettere a tacere le armi, ratificare lo status quo territoriale e consentire a una conferenza internazionale di pace di portare alla sua logica conclusione la spartizione dell'Ucraina post-comunista che era implicita nei risultati delle elezioni del 2010.

Lo ha fatto la Jugoslavia post-comunista, lo ha fatto la Cecoslovacchia e tutte quelle popolazioni ora stanno molto meglio. È giunto il momento che i confini creati da Lenin ("Nuova Russia" e parti dell'impero zarista e dalla Galizia) da Stalin (parti di Polonia, Ungheria e Romania) e da Krusciov (Crimea russa) finiscano nella pattumiera della storia.

Che Washington si ritiri dal pericoloso precipizio su cui ha ora precariamente arroccato il mondo dipende solo dal NON unirsi alla perpetuazione dei confini creati da macellai e tiranni sovietici. È così difficile?

Non confuso dalla miopia anti-Putin di Washington, RFK potrebbe avere la chiarezza di visione e il buon senso per vedere che questo è tutto ciò a cui si riduce la crociata del Partito della Guerra.

Suo padre prima di lui vide la follia del Vietnam e sentì l'allora affermazione bizzarra dell'Impero secondo cui le tessere del domino sarebbero cadute senza il brutale intervento militare di Washington. Ciò che cadde invece non furono le tessere del domino, bensì il governo fantoccio di Washington a Saigon.

Di conseguenza l'obiettivo di preservare i confini tracciati dai sanguinari tiranni dell'Unione Sovietica va ben oltre l'orribile. Trump ha ragione: dovrebbero essere ripudiati immediatamente.

L'ironia è che il demonizzato Putin, mostro o meno, accetterebbe la soluzione della spartizione in un batter d'occhio. Questo perché non vuole governare (e sovvenzionare) il resto dell'Ucraina rappresentato dalle aree rosa qui sopra.

Mentre dubitiamo che sia così malvagio come afferma Washington, siamo anche abbastanza sicuri che sia troppo intelligente per voler governare quelle che sarebbero le popolazioni ostili di Kiev e Lviv — per non parlare dei popoli ancora più ostili della Polonia, dei Paesi baltici e dell'Europa occidentale.

Naturalmente Zelensky e la sua banda di mascalzoni assetati di sangue griderebbero ai quattro venti per l'indignazione... a meno che non ottengano un passaggio sicuro per sé stessi e per i miliardi che hanno rubato ai contribuenti americani verso rifugi sicuri lontani dalle patrie che hanno distrutto con la loro ostinata promulgazione di gigantesche bugie.

Quindi, proprio come disse John Quincy Adams, questa guerra inventata non riguarda minimamente la libertà e la democrazia.

L'Ucraina è tanto autoritaria e corrotta quanto la Russia, e probabilmente ora lo è ancora di più. Tutta la stampa dell'opposizione è stata chiusa o rilevata dallo stato; la maggior parte degli oppositori di Zelensky sono stati arrestati o uccisi; non ci sono più veri partiti di opposizione; l'apparato di sicurezza nazionale è stato in gran parte ripulito dai dissidenti; e Zelensky ha attaccato persino la Chiesa ortodossa russa.

Inutile dire che tutti gli altri mali statalisti che ora mettono in pericolo l'America, incluso il vertiginoso debito nazionale della nazione e la crescente crisi stagflazionistica, dipendono dall'epurazione dei neocon dal partito repubblicano e da Washington, oltre al successivo ripudio dell'Unipartito della Guerra e della Guerra Infinita.

A sua volta questa conclusione salutare richiede che la stretta mortale dell'Unipartito e dei suoi megafoni nei media generalisti sia recisa in modo più netto del destino che toccò alla testa di Saddam Hussein sul patibolo.

A tal fine l'America ha bisogno di un nuovo leader con spina dorsale, principi e appeal elettorale che possa guidare l'accusa contro l'Unipartito della Guerra. Per quanto ne sappiamo, RFK è di gran lunga più adatto a questo compito di chiunque altro sulla scena politica odierna.

Durante il suo discorso di annuncio Kennedy ha detto quanto segue, e in questa terribile fase del gioco è esattamente ciò che era necessario:

“Questo è ciò che accade quando si censura qualcuno per 18 anni”, ha detto Kennedy, riferendosi alla sua lamentela secondo cui le piattaforme dei social media e i media generalisti non gli hanno dato un'udienza equa. “Ho molto di cui parlare. Non avrebbero dovuto zittirmi, perché ora mi lascerò davvero andare per i prossimi 18 mesi”.

Possiamo solo sperare che lo faccia. Presto, spesso e con enorme energia ed entusiasmo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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