lunedì 19 giugno 2023

Perché l'oro non ha mai smesso d'essere denaro

 

 

di Alasdair Macleod

Che l'America stia affrontando una grave crisi bancaria è evidente, ma la risposta delle autorità lo è meno. Quasi certamente la crisi ha ancora molta strada da fare in America, estendendosi poi ad altre giurisdizioni. Possiamo solo sperare che le banche centrali proteggano tutti i depositanti, ma questo è tutt'altro che certo in questa fase iniziale.

Queste febbrili condizioni sono rese infinitamente più difficili dalla contrazione del credito bancario. La sua natura ciclica significa che la carenza di credito s'intensificherà, facendo aumentare i costi d'indebitamento anche di fronte a una recessione. I tassi d'interesse non sono più sotto il controllo delle banche centrali, anche se gli attori di mercato devono ancora rendersene conto.

Ha implicazioni importanti per la valutazione del credito e per comprenderne le conseguenze questo saggio traccia le distinzioni legali e pratiche tra il denaro, definito principalmente come oro e argento, e il credito sotto forma di banconote e depositi bancari.

Il valore del credito è una questione di fiducia in esso. Potreste pensare che i vostri dollari, euro o sterline siano denaro, ma vi sbagliate: sono credito. Questo errore non solo metterà a repentaglio i propri depositi bancari, ma potenzialmente l'intero sistema monetario indebolito dalla perdita di fiducia in esso.

Per comprendere correttamente questi pericoli, definiremo e descriveremo le differenze tra credito e denaro. È il credito che rischia di crollare; sopravviverà solo il denaro vero, che pochissimi occidentali possiedono.


Introduzione

Oggi si crede comunemente che il denaro sia la valuta emessa dalle banche centrali sotto forma di banconote. Infatti tutto il credito è spesso descritto come tale e il ruolo dell'oro come denaro è obsoleto.

Queste nozioni moderne di denaro stanno per essere testate dalla prova del tempo, soprattutto perché i mezzi di scambio circolanti hanno subito sostanziali svalutazioni nell'ultimo anno; evento innescato da un eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate e da un totale disprezzo per la fiducia nei valori delle valute, in particolare per il dollaro ma anche per le altre principali divise occidentali.

Non c'è solo una perdita di fiducia in queste valute da parte di chi le usa in patria, ma anche dagli stranieri, in particolare Russia, Cina e ora da molte altre nazioni ostili agli interessi occidentali o che cercano di difendersi dalle conseguenze del loro crollo sempre più probabile. Perché è esattamente questo ciò che devono affrontare: un intero sistema bancario occidentale sovraindebitato costretto ad adeguarsi all'aumento dei tassi d'interesse. Le banche stanno contraendo i loro bilanci spingendo i tassi d'interesse ancora più in alto e di conseguenza si prospetta un crollo dei valori degli asset finanziari.

Inoltre le stesse banche centrali, guidate dalla FED, dalla BCE, dalla Banca d'Inghilterra e dalla Banca del Giappone, hanno creato perdite per sé stesse e per i loro governi che ammontano a multipli del loro patrimonio netto. L'unica eccezione è la Banca d'Inghilterra che ha una garanzia esplicita da parte del Tesoro del Regno Unito, finora pari a circa £200 milioni rispetto al suo capitale versato di £15 milioni.

Non abbiamo ancora dettagli su come Cina e Russia intendano rispondere al crollo sempre più probabile delle economie altamente finanziarizzate dell'alleanza occidentale. Sappiamo che le economie asiatiche sono radicalmente diverse, basate su energia, materie prime e produzione di beni. Sotto questo aspetto sono relativamente stabili in un momento di crisi finanziaria, ma i loro piani per garantire che le loro valute non rimangano invischiate in una calamità monetaria occidentale devono ancora essere rivelati.

Sappiamo da Sergey Glazyev, ministro dell'integrazione e della macroeconomia di Putin incaricato di progettare una nuova valuta di saldo commerciale per l'Unione economica eurasiatica, intende incorporare una copertura aurea. E dal suo articolo del 27 dicembre su Vedomosti (una rivista economica con sede a Mosca), sappiamo che anche il rublo sarà coperto dall'oro.

Questa, in poche parole, è la sfida affrontata dalle valute occidentali. L'affermazione secondo cui sono veramente denaro a sostituzione dell'oro, sta per essere verificata da un ritorno di quest'ultimo nei sistemi monetari della Russia e dell'Asia centrale, e probabilmente anche della Cina. Altre nazioni potrebbero seguire.

Questo saggio ha lo scopo di guidare i lettori verso la comprensione delle questioni coinvolte, ma non si tratta solo di ciò che costituisce il denaro definitivo, sia esso dollari od oro, bensì ignorare la propaganda statalista e comprendere definizioni e distinzioni giuridiche. E, in particolare, si tratta di capire la differenza tra denaro e credito.


L'importanza assoluta del credito

È alquanto sorprendente che in questo grande Paese non ci sia un solo trattato in lingua inglese che contenga un'esposizione dei principi giuridici e matematici del colossale sistema del credito, insieme all'applicazione nel commercio pratico.

Con l'eccezione del suo trattato sull'argomento, questa citazione dalla prefazione di Henry Dunning Macleod del suo Theory of Credit è vera oggi come lo era nel 1889 quando fu pubblicata.

Sottolineava come i romani avessero inventato le banche, gli assegni e le cambiali e definì i principi giuridici del credito. Questi furono incorporati nelle Pandette di Giustiniano, il codice dell'Impero Romano d'Occidente, e nella Basilica, il codice dell'Impero d'Oriente. E sin da allora questi due riassunti giuridici sono stati la legge mercantile d'Europa e si riflettono ancora in ogni trattato europeo di giurisprudenza.

Ma per evitare dubbi, dobbiamo iniziare la nostra tesi chiarendo alcune importanti definizioni:

Denaro. Ai fini del presente saggio, restringiamo la definizione di denaro al credito senza rischio di controparte. Secondo i principi della divisione del lavoro, il possesso di denaro è credito non speso, risultato di guadagni e profitti ottenuti attraverso la produzione. In quanto massima forma di credito, la sua superiorità rispetto al credito con rischio di controparte è sempre risultata indiscussa, confermata giuridicamente e differenziata dalle altre forme di credito. Per comodità il denaro è stato standardizzato in pesi specifici di oro fisico, argento e rame. Solo questi metalli possono essere definiti denaro reale.

Credito. Il credito è qualsiasi cosa che non ha utilità diretta, ma che viene presa in cambio di qualcos'altro nella convinzione o nella fiducia che avremo il diritto di scambiarla di nuovo. È quindi il diritto o la proprietà di chiedere qualcos'altro quando lo richiediamo.

Valuta. Il termine "valuta" è diventato sinonimo di "mezzo di scambio circolante". In origine, il termine derivava dal fatto che il denaro veniva valutato, quindi avevamo la "valutazione del denaro". La valuta è quindi diventata una descrizione generale che riguarda sia il denaro che il credito utilizzati per l'acquisto e la vendita di beni e servizi.

Banconote. Le banconote sono obbligazioni di una banca che le emette. Non devono essere confuse con il denaro, come accade comunemente oggi, anche da molti rispettati economisti.

Depositi bancari. I depositi bancari sono crediti dovuti da una banca ai suoi depositanti. Molti depositanti confondono erroneamente l'obbligo della loro banca nei loro confronti con una funzione di custodia, in cui possiedono un deposito che la banca detiene per loro.

Prestiti bancari. Un prestito bancario è un credito creato da una banca a favore di un mutuatario.

In pratica, anche durate il gold standard il denaro non veniva quasi mai usato come valuta, il suo uso era generalmente limitato alle monete d'argento e di rame per transazioni più piccole. Il ruolo principale del denaro è sempre stato quello di sostenere il credito, garantirne il valore e, in ultima analisi, essere usato nel caso in cui un creditore lo avesse richiesto quando il suo credito doveva essere saldato.


L'evoluzione del diritto romano per quanto riguarda denaro e credito

L'origine del diritto romano furono le Dodici Tavole (o tavolette), ratificate nel 449 a.C. e venerate dai Romani come loro principale fonte giuridica. Furono sostituite da successivi cambiamenti nel diritto romano, ma mai abolite. E secondo Gaio fu in questo tempo che venne introdotta la prima moneta romana, l'aes di bronzo. Nella sua forma iniziale era più un peso standardizzato che una moneta come la conosciamo oggi, pesante poco meno di un terzo di un chilo.

Il credito esisteva certamente prima di allora, anche se non su base formale. Il commercio richiedeva sempre una forma o l'altra di credito, perché intercorre tempo tra l'acquisizione dei materiali e la loro consegna sul mercato. I Fenici commerciavano in tutto il Mediterraneo, e anche oltre, mille anni prima delle Dodici Tavole di Roma e oltre al baratto avrebbero certamente richiesto credito per farlo, perché non avevano monete prima dell'epoca romana. Chiaramente la necessità di fissare il valore del credito portò alla domanda per la sua espressione in una forma superiore senza rischio di controparte: denaro reale.

Le Dodici Tavole furono anche in un momento di rivoluzione intellettuale, essendo contemporanee con i grandi filosofi greci: Socrate, Platone e Aristotele tra gli altri. Per coincidenza, Confucio stava promuovendo la filosofia cinese solo cinquant'anni prima.

Il diritto romano fece il suo successivo passo evolutivo quando Gaio scrisse le sue Institutiones e un commento alle Dodici Tavole intorno al 161 d.C. Fornì un modello per gli Istituti (o Pandette) di Giustiniano, infatti alcuni passaggi di Gaio furono persino copiati alla lettera. Il manoscritto originale di Gaius andò perduto finché non fu riscoperto a Verona nel 1816 da uno studioso tedesco.

Per quanto riguarda il credito e le banche, cinquant'anni dopo Gaio le sentenze di Ulpiano e Paolo sostituirono e migliorarono le sue tesi stabilendo che il credito poteva essere trasferito a valore senza il consenso di entrambi i soggetti originari. Ciò significava che il debito poteva essere venduto liberamente senza il consenso o la conoscenza del debitore. Fu probabilmente su consiglio di Ulpiano che l'imperatore Alessandro Severo nel 224 d.C. pubblicò la sua Costituzione formalizzando questa libertà.

Questo passo fondamentale fece sì che il credito potesse essere incorporato come patrimonio personale, che possiamo definire come tutto ciò che può essere valutato o venduto tramite un mezzo di scambio. Al tempo delle Pandette di Giustiniano nel 553 d.C., il principio giuridico della trasferibilità del credito era ben stabilito e incorporato in esse, e confermato anche nella Basilica dell'Impero d'Oriente che seguì 339 anni dopo.

Tra le Pandette e la Basilica, il principio che il denaro fosse la più alta forma di credito da cui prendevano spunto le forme minori si affermò nei due imperi romani e nelle nazioni successive in tutta Europa. Le grandi scoperte e le colonizzazioni di queste nazioni nei secoli successivi hanno diffuso non solo il loro cristianesimo, ma anche le loro leggi fondate su origini romane.

Per un certo periodo la common law inglese si trovò in una posizione di confusione, avendo ereditato i suoi precedenti da Gaio, in vigore quando i romani lasciarono la Gran Bretagna nel 410 d.C., e prima delle Pandette di Giustiniano oltre un secolo dopo. La Costituzione di Severus non venne completamente adottata.

Tuttavia, per quanto riguarda la trasferibilità del credito e quindi l'inclusione del debito come patrimonio personale, la situazione fu regolarizzata quando i conflitti tra common law e Court of Chancery che si occupavano di questioni di equità furono aboliti nel 1875 dopo che la legislazione abilitante fu approvata nel 1873.


Il credito è la base della ricchezza incorporea

La definizione di ricchezza è tutto ciò che può essere scambiato a un certo valore e il diritto romano si è evoluto per riconoscere tre categorie:

• Ricchezza corporea: edifici, terreni, merci fisiche, bestiame, cereali, oro e tutti gli oggetti fisici scambiabili.

• Ricchezza non misurabile: qualità personali, come competenze, buona volontà, brevetti e marchi.

• Ricchezza incorporea: diritti astratti, come diritti di azione, obbligazioni, azioni e debiti.

Le prime due categorie dovrebbero essere abbastanza chiare, ma in passato ci sono state polemiche sul trattamento del debito. È stato affermato che un proprietario di casa, ad esempio, potrebbe valutare la sua proprietà a una certa cifra, ma che dovrebbe essere ridotta dall'ipoteca su di essa affinché rispecchi il valore netto (essendo quella proprietà la sua ricchezza).

Potrebbe sembrare abbastanza ragionevole, ma il debito non è dovuto fino a un certo punto nel futuro; eppure il proprietario della casa ha il pieno vantaggio della proprietà. Per questo motivo la legge ritiene che l'obbligazione debitoria non sia da confondere con il debito stesso. Il debito nasce solo quando il pagamento è dovuto, pertanto, nel caso del proprietario della casa di cui sopra, sarebbe corretto ignorare il debito ipotecario nel calcolo della sua ricchezza.

Ad ogni obbligazione debitoria corrisponde un credito corrispondente, che come confermato dal diritto romano ha valore di scambio. Gli esempi includono la proprietà di obbligazioni (di antura ufficiale e non), debiti di carte di credito (cartolarizzati o meno) e mutui (cartolarizzati o meno). Le obbligazioni del Tesoro e le obbligazioni commerciali, le cambiali e le azioni che danno diritto a un flusso di reddito perpetuo, sono tutte obbligazioni di debito con credito corrispondente e negoziabile.

Quindi se c'è un aumento della quantità del debito, c'è un aumento della quantità della ricchezza a causa dell'aumento del credito (ricchezza incorporea). La sostenibilità dei livelli di debito è una questione diversa, la quale richiede la capacità di rimborsare o rifinanziare quando i debiti sono dovuti e si rifletterà sul valore del credito corrispondente.


Composizione del sistema monetario moderno

Da nove decenni esatti l'America conduce un processo di abolizione del legame tra le classi inferiori del credito e il denaro giuridico, ovvero l'oro. Con l'Executive Order 6102 i cittadini americani furono costretti a cedere le loro monete d'oro, lingotti d'oro e certificati d'oro entro il 1 maggio 1933. Ciò fu seguito da una svalutazione del dollaro rispetto all'oro nel gennaio successivo e, nel luglio 1944, fu firmato l'accordo di Bretton Woods, il quale limitava il riscatto dei dollari in oro alle banche centrali, all'FMI e alla Banca mondiale — organizzazioni create dallo stesso accordo di Bretton Woods. E nell'agosto 1971 l'accordo di Bretton Woods fu sospeso dal presidente Nixon, per essere formalmente concluso dall'accordo di Giamaica nel 1976.

Di conseguenza furono abbandonati i tassi di cambio fissi rispetto al dollaro per le altre valute e il biglietto verde divenne la valuta di riserva di tutti. Per garantire la posizione nel mondo della propria divisa, il governo degli Stati Uniti avviò un'intensa campagna di propaganda per convincere sia i cittadini americani che gli stranieri che l'oro non faceva più parte del sistema monetario ed era stato sostituito dal dollaro.

Le conseguenze dell'aver ignorato i precedenti giuridici e pratici sono in bella vista: dal tasso di cambio per cui i dollari potevano essere liberamente convertiti in oro a $20,67 l'oncia nel 1933, il corso storico indica che il dollaro come valuta ha perso il 99% del suo valore sin da allora.

Il dollaro stesso è costituito da due tipi di credito scoperto: banconote e altre obbligazioni emesse dal Federal Reserve Board e depositi registrati come passività delle banche commerciali. Il loro rapporto è attualmente di circa uno a otto, ma si stima che ben la metà delle banconote emesse circoli all'estero.

Negli ultimi decenni il quantitative easing ha aumentato gli obblighi della banca centrale nei confronti delle banche commerciali, riflettendosi in un aumento delle loro riserve. Queste ultime sono state accompagnate da un aumento dei depositi di attori istituzionali — compagnie di assicurazione, fondi pensione e banche stesse — i quali hanno venduto titoli di stato, titoli di agenzie governative e altri tipi di titoli alle rispettive banche centrali.

Per una serie di ragioni, dall'aumento della quantità di credito bancario a fattori geopolitici, il potere d'acquisto della maggior parte delle valute dell'alleanza occidentale è notevolmente peggiorato negli ultimi quindici mesi. Supponendo che questa tendenza consolidata continui, nel tempo perderanno ulteriore terreno rispetto al denaro giuridico: l'oro. Affinché la situazione si stabilizzi, il credito deve vedere ripristinato il suo ancoraggio all'oro.


Il credito ha bisogno di una copertura del suo valore

Come dimostra il patrimonio giuridico dell'oro in tutte le giurisdizioni significative con diritto derivato dall'Europa, se il credito è coperto dal metallo giallo allora il suo valore si stabilizza sia a livello internazionale che domestico. Il collegamento dev'essere credibile e per motivi di durevolezza dovrebbe essere accessibile a tutti. Questo era il pensiero alla base della sovrana d'oro britannica nel 1817, un sistema che assicurò il potere d'acquisto della sterlina fino allo scoppio della guerra nel 1914 e il grafico qui sotto mostra come i prezzi si stabilizzarono.

I primi anni del diciannovesimo secolo iniziarono con la sospensione dei rimborsi in metallo, in seguito al Bank Restriction Act del 1797. La legge andava a proteggere le riserve ( in calo) di lingotti d'oro e d'argento della Banca d'Inghilterra a seguito di una serie di scarsi raccolti e della guerra contro una Francia sempre più belligerante. La sospensione permase anche durante tutte le guerre napoleoniche fino all'introduzione della sovrana nel 1817.

A seguito dell'inflazione in tempo di guerra e delle azioni correttive intraprese, il livello generale dei prezzi scese fino all'inizio degli anni venti dell'Ottocento, quando, nonostante una serie di crisi bancarie, le fluttuazioni dei prezzi tenderono a diminuire nel tempo. Il motivo per cui i prezzi si stabilizzarono fu dovuto a miglioramenti evolutivi nel sistema bancario commerciale. Le banche londinesi avevano istituito un sistema di compensazione congiunto nel 1775 e nel 1854 le banche per azioni (banche con azionisti esterni) aderirono a quel sistema; nel 1864 vi aderì anche la Banca d'Inghilterra.

Tra il 1844 (l'epoca del Bank Charter Act) e il 1900, l'indice nel grafico sopra rimase invariato, essendo leggermente sceso dopo il 1875. Era anche notevolmente stabile, nonostante il fatto che tra il 1844 e il 1900 la somma delle banconote della Banca d'Inghilterra in circolazione e degli obblighi di deposito delle banche commerciali aumentò di undici volte, e vi fu anche un aumento sostanziale della quantità di cambiali commerciali a breve termine che finanziavano il commercio estero. La teoria monetarista suggerirebbe che l'espansione del credito su tale scala indebolisce il potere d'acquisto della valuta, ma chiaramente non è così.

Finché il credito rimane saldamente legato all'oro, continuerà a prenderne il valore e sarà così fino a quando le scorte d'oro non saranno prosciugate fino al punto in cui il legame stesso viene minacciato.

Spiega anche perché i prezzi in dollari erano stabili durante l'accordo di Bretton Woods, anche se la connessione era tenue. Il punto è che, dato che le riserve auree ufficiali degli Stati Uniti erano cospicue, i mercati del credito si fidavano dell'accordo.

Inoltre la perdita del legame tra oro e dollaro a seguito della sospensione dell'accordo di Bretton Woods conferma l'importanza di legare saldamente al metallo giallo il valore di ogni forma di credito.

Il grafico successivo illustra il punto rispetto a quella merce senza la quale il progresso umano crollerebbe: il prezzo del petrolio WTI sia in dollari che in oro.

Il prezzo in dollari del petrolio era notevolmente stabile prima dei primi anni settanta e da allora il prezzo in oro è rimasto tale. Ma poco dopo la fine di Bretton Woods, il prezzo del petrolio, quotato in dollari, è esploso al rialzo ed è diventato estremamente volatile. Parte di quest'ultima ha influenzato il prezzo del petrolio misurato in oro. Nel gennaio 1974 il prezzo del petrolio in dollari è più che raddoppiato, mentre il prezzo in oro è sceso del 21%.

L'analisi dei prezzi ignora questo punto vitale, infatti economisti, analisti e aziende ritengono che sia il dollaro a essere stabile e il prezzo del petrolio a essere volatile. Sebbene ci sia una certa volatilità nel prezzo del petrolio, in realtà è il dollaro a essere instabile: esso è credito del tutto scoperto. Questa tesi è confermata dal prezzo di un'ampia gamma di materie prime prezzate in oro.

Mentre i singoli settori hanno oscillato di valore negli ultimi tre decenni, il loro prezzo in oro è stato notevolmente meno volatile rispetto a quello denominato in valute fiat. E il loro valore medio (linea nera) è stato notevolmente costante. Il punto più basso è stato all'inizio del 2020, quando la speculazione sui futures ha spinto brevemente il prezzo in dollari del petrolio in territorio negativo. Ma a metà del 2022 il valore medio di questi panieri di materie prime era diminuito solo del 18% rispetto al gennaio 1992, quando sono iniziate le serie di dati dell'FMI.

È un dato di fatto che le principali valute si siano completamente distaccate dal denaro giuridico. La sovrana d'oro britannica era scambiabile con una banconota da una sterlina prima della prima guerra mondiale: oggi il valore di una banconota da una sterlina si è ridotto a un quarto dell'1% di una sovrana; detto convenzionalmente, una sovrana ora costa £400.

Il grafico successivo mostra come le quattro valute principali siano scese rispetto all'oro sin dall'abbandono di Bretton Woods.

Anche il potente yen ha perso oltre il 95% del suo valore. L'euro, basato sul paniere delle valute che hanno contribuito alla sua creazione nel 2000, ha perso il 98,7% e il dollaro il 98,3%.


La crisi bancaria e la contrazione del credito

Esiste un ciclo consolidato nel comportamento delle banche, in base al quale esse diventano progressivamente più fiduciose con i prestiti fino a quando non diventano eccessivamente indebitate. Sono quindi estremamente vulnerabili a un cambiamento nel sentimento dall'avidità di profitto alla paura delle perdite. Dall'inizio del diciannovesimo secolo questo ciclo di espansione e contrazione del credito è durato in media circa dieci anni. Vale la pena notare che dall'ultima crisi bancaria del 2009 sono trascorsi quattordici anni, rendendo questo ciclo insolitamente esteso.

Il grafico successivo indica come si è evoluta la leva finanziaria di bilancio nel sistema bancario commerciale degli Stati Uniti negli ultimi trent'anni.

È in questo contesto di leva finanziaria record, il credito delle banche commerciali statunitensi si sta ora contraendo. La crescente finanziarizzazione degli Stati Uniti e di altre economie occidentali, unita alla soppressione dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali, ha gonfiato una bolla finanziaria che è scoppiata lo scorso anno quando l'inflazione dei prezzi al consumo ha imposto un cambiamento nelle linee di politica riguardo i tassi d'interesse.

Il banchiere commerciale più anziano del mondo, Jamie Dimon di JPMorgan Chase, in una conferenza a New York nel giugno dell'anno scorso ha avvertito dell'avvicinarsi di un uragano economico. L'implicazione era che la sua banca sarebbe diventata più cauta sui prestiti e sull'esposizione al rischio in generale; stava sostanzialmente segnalando il suo cambiamento di comportamento dalla massimizzazione dei profitti attraverso la leva finanziaria al contenimento del rischio. E come mostra il grafico sopra, il rapporto tra le dimensioni del bilancio e il capitale di classe 1 per l'intero settore bancario statunitense ha raggiunto il massimo in quel momento.

L'avvertimento di Dimon ha trovato eco nelle linee di politica di prestito delle altre grandi banche. Insieme i banchieri agiscono come una coorte e il suo commento sull'uragano non è caduto nel vuoto.

Da allora alcune importanti banche sono andate in bancarotta in America e anche Credit Suisse in Svizzera. Ciò ha solo aumentato i timori di rischio sull'intero sistema bancario internazionale, ad eccezione di Cina e Russia, dove le prospettive economiche e finanziarie sono nettamente migliori e isolate dal sistema bancario occidentale. Finora questo nuovo contesto di cautela ha portato al ritiro del credito principalmente dagli asset finanziari e diventerà presto evidente anche nell'economia non finanziaria. E la preoccupazione nei confronti del rischio sistemico si è diffusa ai depositanti che spostano i loro depositi dalle banche regionali più piccole, dove la protezione sui depositi è limitata, alle banche più grandi ritenute troppo grandi per fallire.

Molto è stato scritto sulle perdite in bilancio derivanti dagli investimenti in obbligazioni, a causa dell'aumento dei tassi d'interesse, dei rendimenti obbligazionari e dell'inversione della curva dei rendimenti. Gli investitori sperano che la crisi significhi la fine degli aumenti dei tassi d'interesse e la prospettiva che presto scenderanno sulla scia di un calo della domanda dei consumatori. Purtroppo questa posizione fraintende le conseguenze della contrazione del credito bancario.

Chi investe in asset sia finanziari che non finanziari dipende dalla pronta disponibilità di credito bancario, ma le banche possono rifiutarsi di novare i prestiti e chiederne il rimborso alla scadenza, oltre a ridurre le loro linee di credito, a volte con poco preavviso in conformità con i loro termini. La domanda di credito nel settore finanziario tende a perseverare, o addirittura ad aumentare, per un certo periodo perché gli investitori generalmente non sono consapevoli del cambiamento delle condizioni del credito; e i mutuatari industriali incontrano difficoltà nei loro flussi di cassa durante un rallentamento economico, richiedendo che le linee di credito siano sostenute o addirittura aumentate.

Di conseguenza una contrazione del credito bancario può aumentare la domanda e ci può essere solo un risultato: per il minor numero di mutuatari che riescono a convincere i loro banchieri a estendere le linee di prestito, essi saranno concessi a tassi d'interesse più alti. Inoltre la storia dell'attività bancaria conferma che questa analisi è corretta.

È un mito, quindi, che una banca centrale possa mantenere il controllo sui tassi d'interesse quando l'attività di prestito delle banche commerciali rallenta o addirittura s'inverte. Le speranze che le banche in difficoltà e il deterioramento delle prospettive economiche portino a tassi d'interesse più bassi sono mal riposte, ma la tendenza di quest'ultimi a salire ulteriormente, alimentata dal ritiro del credito indipendentemente dalle prospettive d'inflazione, indebolisce ulteriormente i valori degli asset finanziari con conseguenze disastrose per l'economia, le finanze pubbliche e le banche commerciali stesse.

È a questo punto che la follia dell'aver separato il valore del credito dal denaro giuridico diventerà rapidamente evidente. Con tutti i rischi, con tutta la proprietà straniera di dollari in particolare e con la prospettiva di una banca centrale che darà priorità alla protezione dei valori degli asset finanziari, il valore del credito è destinato ad affrontare la sua sfida più seria.

L'unico rimedio possibile è invece difficile che venga adottato: reintrodurre un saldo legame tra credito e oro. Una banca centrale dovrebbe quindi ignorare le conseguenze e limitare fortemente l'espansione dei propri obblighi, dando la priorità al mantenimento del valore della valuta o affrontare una corsa alle sue riserve auree. Dato il keynesismo imperante e il pensiero di gruppo dei banchieri centrali, è un'ipotesi che può essere esclusa.


Il futuro del credito

L'attuale sistema monetario fiat dominato sta volgendo al termine. Possiamo citare quanto segue come prova della sua imminente fine:

• Gli ultimi cinquantadue anni dalla fine dell'accordo di Bretton Woods sono culminati in una bolla finanziaria mondiale su una scala mai vista prima. Si è conclusa con tassi d'interesse negativi in Europa e Giappone (dove persistono ancora).

• Lo svincolamento del credito dall'oro ha alimentato l'espansione del primo per quanto riguarda la speculazione finanziaria. La crescente finanziarizzazione degli Stati Uniti, del Regno Unito e della maggior parte delle economie europee ha inseguito la produzione di beni all'estero, svuotando le loro economie e aumentando la dipendenza interna da servizi effimeri.

• In linea di massima queste condizioni non sono state sostenute da reali risparmi. Invece i consumatori fanno affidamento su livelli crescenti di indebitamento per mantenere stili di vita insostenibili. Ciò è in netto contrasto con i principi alla base della divisione del lavoro, per cui la produzione viene trasformata in consumo, con una parte di quest'ultimo differito per diventare capitale disponibile e alimentare il progresso economico.

• Le condizioni di bolla hanno lasciato enormi quantità di debito improduttivo, che non può essere rimborsato alla scadenza, e ora le banche non hanno né il desiderio né la capacità di bilancio per smaltirli. L'intero sistema bancario è così sovraindebitato che persino le perdite in questa prima fase di contrazione del credito spazzeranno via il capitale delle banche negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone.

• Dopo aver acquistato enormi quantità di debito pubblico ai prezzi più alti possibili attraverso il quantitative easing, le principali banche centrali stesse hanno un patrimonio netto negativo. Non sono in grado di assorbire i costi delle passività delle banche commerciali in fallimento senza svalutare le loro valute.

La combinazione di una bolla finanziaria scoppiata e una valuta fiat in caduta libera provocò il disastro Mississippi di John Law. Oggi vediamo condizioni simili, giustificate in larga misura dalla macroeconomia keynesiana, la quale persegue politiche economiche simili a quelle proposte da Law. Fu la livrea a perdere valore allora, quindi possiamo aspettarci che l'esistenza di dollari, euro, yen e sterline sarà minacciata allo stesso modo.

La morale di questa triste favola è che espandere il credito è una buona cosa, dato che nel processo si crea ricchezza come valore incorporeo soggetto però a due condizioni: il suo valore dev'essere solidamente legato al denaro giuridico (oro fisico) e il credito dev'essere creato solo in previsione che il debitore lo utilizzi con saggezza e che alla fine venga rimborsato.


L'ascesa dell'Asia

Mentre le principali valute occidentali e i loro sistemi creditizi stanno entrando in crisi; la Cina, in collaborazione con la Russia, sta pianificando una rivoluzione industriale per tutta l'Asia. Finora sono stati attenti a non sconvolgere il sistema monetario internazionale oltre a esprimere il desiderio di eliminare i dollari nel loro cortile asiatico.

La situazione è cambiata con l'invasione dell'Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia. Le riserve monetarie della Russia in dollari ed euro sono state rese inutili e non vende più la sua produzione di oro nei mercati occidentali, sebbene ne stia vendendo una parte attraverso Dubai e Hong Kong. A parte ciò, le indicazioni sono che la Russia stia sostenendo la sua valuta accumulando riserve auree e rendendo l'oro nel Gokhran — il Fondo statale per i metalli preziosi — disponibile per scopi monetari in aggiunta alle riserve della Banca centrale russa. Non è possibile confermarlo, ma si pensa che questo fondo segreto contenga circa 10.000 tonnellate, quindi sarà possibile per la Russia dichiarare e dimostrare riserve notevolmente superiori a quelle detenute dal Tesoro americano.

La Cina ha indubbiamente accumulato notevoli quantità di oro sin dal 1983, quando la Peoples Bank of China è stata nominata per gestire le riserve cinesi di oro e argento. Gli investimenti nell'estrazione e nella raffinazione dell'oro sono stati intensificati e la Cina è diventata rapidamente la nazione più grande per produzione di miniere d'oro. A parte le piccole quantità consentite per la fabbricazione di gioielli di Hong Kong, l'oro non lascia la Cina. E oltre 21.000 tonnellate sono state consegnate in mani pubbliche dallo Shanghai Gold Exchange da quando alle persone è stato permesso di acquistare oro nel 2002.

Dato che la PBOC ha iniziato ad accumulare oro nel 1983, tra allora e il 2002 le riserve auree di proprietà statale della Cina saranno cresciute a livello esponenziale. È probabile che ammontino a circa 20.000-25.000 tonnellate, se si considerano i flussi di capitale e le politiche statali nei confronti dell'estrazione e la raffinazione. Tale cifra è quasi certamente aumentata sin da allora.

Qualunque siano le cifre, è chiaro che sia la Russia che la Cina hanno previsto una crisi monetaria in Occidente e hanno deliberatamente adottato misure per proteggersi da essa.

Capiscono ciò che abbiamo dimenticato: la distinzione tra denaro e credito.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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1 commento:

  1. Ciao Francesco, purtroppo però la realtà rimane che i contratti cartacei fiat controllano (controlleranno per anni ,tanti o per sempre) il prezzo del sottostante.... ed è quello che capiterà con il prezzo di bitcoin (non controlleranno direttamente la rete Bitcoin ma il prezzo del bitcoin certamente) infatti il probabile etf spot ( sappiamo che arriverà forse già grazie a Black Rock) servirà per creare carta e controllare anche qui il sottostante, così si arriverà a rapporti 1:300 come con l'oro o anche 1:500 come l'argento... Se ricordo bene alla nascita degli etf spot su oro e argento il prezzo era salito per anni giusto Francesco? Però per poi essere come ancora ora controllato e deciso arbitrariamente, e a meno di terza guerra mondiale o iperinflazione occidentale (percepita visto che già quella reale esiste) rimarranno le cose così come sono....

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