venerdì 9 giugno 2023

I 13 anni di Freedonia e l'importanza di trovare la propria chiave di lettura

 

 

di Francesco Simoncelli

Cari lettori e lettrici del blog, è davvero con sentita gioia che festeggio con voi oggi l'imminente tredicesima candelina di questo spazio divulgativo. Oltre a festoni e felicitazioni vorrei condividere con voi qualcosa di più profondo e che molto probabilmente è il motivo per cui la mia opera di pubblicazione è sopravvissuta così tanto nonostante le turbolenze che nel corso del tempo non sono mancate. Se infatti l'idea di base del blog, come avrete notato qui nella colonna di destra in cui descrivo l'incipit che ha dato i natali a Francesco Simoncelli's Freedonia, ovvero la pellicola di Leo McCarey La guerra lampo dei fratelli Marx, è nata dalla visione di un film, altresì il post di oggi è nato dopo la visione di un altro film: Dogtooth di Yorgos Lanthimos. Questo lungometraggio mi ha permesso di riflettere meglio sul motivo per cui la mia comunicazione ha in qualche modo ottenuto la risonanza che avuto durante tutti questi anni.

Lasciate che spenda due parole sul film sopraccitato, in modo da dare maggiore contesto. Non preoccupatevi, non c'è niente di astruso o ermetico nella trama: per novanta minuti circa osserviamo la vita di una famiglia composta da 5 elementi. Niente di strano, direte... solo che i genitori, di comune accordo, tengono segregati in casa i loro 3 figli. Con la forza? Assolutamente no, ma con un ingegnoso sistema di manipolazione mentale attraverso la programmazione neuro-linguistica (PNL). Infatti i 3 figli saranno in grado di lasciare casa solo quando il loro dente canino destro cadrà e verrà sostituto da uno nuovo. Nel frattempo, per sopprimere la loro curiosità nei confronti del mondo esterno, vengono "scolarizzati" dagli stessi genitori attraverso una distorsione della semantica. L'autostrada, quindi, diventa un fiore, il telefono diventa un tipo specifico di lampadina, un semplice gatto la bestia più feroce esistente sulla Terra e "degna" di essere soppressa sul posto, gli aerei "cadono" di tanto in tanto nel loro giardino sotto forma di giocattoli, ecc.Il tutto creato per tenere in una bolla artificiale i figli e impedire loro di conoscere la realtà al di fuori delle quattro mura di casa.

Inutile dire, poi, che gli sviluppi del film porteranno la più grande delle figlie ad aver accesso a qualcosa del mondo esterno e per questo inizierà a coltivare un piccolo seme del dubbio fino allo straordinario finale. I temi da sviscerare qui ce ne sarebbero a palate, dall'indottrinamento scolastico alla contorsione della semantica da parte delle autorità per tenere sotto scacco il grande pubblico (pensate al significato di inflazione ad esempio) fino all'utopia socialista di un pieno controllo della società nel suo complesso.

Ma vorrei concentrarmi su di uno in particolare, forse perché è quello che non viene prontamente colto dallo spettatore dato che si presta a un ampio ventaglio di spiegazioni. Come scrivevo sopra, a un certo punto la figlia maggiore della famiglia riesce a entrare in possesso di un oggetto del mondo esterno e questo evento scatena in lei una serie di reazioni che la porteranno a operare una scelta significativa nel finale del film. Non esiste ponderazione della situazione, anche perché quella persona non può avere gli strumenti adatti per eseguirla in modo soddisfacente, quindi l'azione compiuta è puramente istintiva e in base alla conoscenza ristretta che ha in quel momento. La scelta che la ragazza opera è quasi certamente accolta con favore dallo spettatore "violentato" dall'impatto psicologico che ha la pellicola su di lui, spera infatti che le catene vengano spezzate in qualche modo e che si possa fuggire verso il più classico dei tramonti lungo l'orizzonte. Il problema è che il regista ci sbatte in faccia un'amara verità: dove credete di andare, cari spettatori, se per tutta la vostra vita avete vissuto dentro una bolla?

La promessa di Internet era quella di portare l'umanità a un "livello superiore": tutti avremmo avuto tutte le informazioni a portata di mano, sempre. Era la fine degli anni '90. Ma più informazioni non ci hanno fatto stare meglio, infatti si è scoperto che le informazioni sono utili solo se pertinenti alla propria situazione e connesse, strettamente, a cose che si capiscono e si possono verificare. Quei video su YouTube che mostrano come riparare le cose, ad esempio, possono essere estremamente utili, ma solo se bisogna riparare qualcosa. In caso contrario le informazioni sono una distrazione.

E le "informazioni" possono essere facilmente distorte. Ricordate quando i media ci dicevano che Trump era stato eletto grazie alle infiltrazioni russe negli USA? La storia, sebbene fosse sostenuta da media generalisti e celebrità, era falsa. Ricordate quando vi è stato detto che il laptop di Hunter Biden era "disinformazione russa?" Anche questa una falsità. E chi può dimenticare quando quella banda di disadattati ha invaso il Campidoglio? Per ore e ore li abbiamo visti gironzolare e ci è stato detto che erano intenzionati a effettuare “un colpo di stato”. Completamente assurdo. E ricordate come il Covid era una minaccia per tutti? La maggior parte ha seguito "la scienza" e bloccato intere economie. Anche qui, tutto completamente assurdo. E come non aggiungere anche lo scandalo dei Twitter Files che la stampa generalista italiana s'è guardata bene dal trattare?

Le "informazioni" su Internet sono promiscue, ma almeno erano "gratuite"... o almeno così pensavamo, fino a quando i "guardiani" di Facebook, Google e Twitter non hanno iniziato a colludere con i pianificatori centrali per chiudere i cancelli e tenere fuori idee e opinioni che non piacevano alle autorità.

Senza una chiave di lettura chiara e coerente è arduo districarsi nella selva di input che viaggiano veloci all'interno di questo strumento. Si ricade quindi nel solito gioco della delega, diventando le prede di voraci predatori. Per quanto possa essere esteso il "mondo reale" di Internet, si crede ingenuamente che esso esista solo nella porzione che si vede tutti i giorni. L'esplorazione al di fuori di questo contesto è scoraggiata, i paletti che lo partizionano sono percepiti come una salvezza. Il collettivo è forza.

L'illusione di potere è la più potente delle suggestioni.


LA CHIAVE DI LETTURA

Per quanto la fruizione di Internet possa aver "liberato" gli individui da una potenziale narrativa unica, o da un futuro distopico alla 1984 dove la TV avrebbe in qualche modo fatto il lavaggio del cervello giornaliero, li ha invece immersi in una distopia opposta: quella di uno tsunami d'informazioni. E la TV s'è adattata. Forse erano due facce della stessa medaglia della pianificazione centrale, ma sta di fatto che si è dapprima passati da 1984 al Brave New World di Aldous Huxley fino ad avere oggi un mix di entrambi. E gli ultimi tre anni ne sono una dimostrazione più che sufficiente. Per quanto gli strumenti possano essere potenti, essi rimangono tali se non usati in modo appropriato e portano alla rovina la persona che li usa. Perché lo tsunami di conoscenza e informazioni che ha invaso le singole case degli individui non s'è trasformato in una maggiore consapevolezza nei confronti delle dinamiche socio-economiche attraverso cui avvengono le manipolazioni delle autorità? Perché senza una chiave di lettura per decifrarlo e codificarlo in comprensione personale, è stato perlopiù inutile.

In questo modo si resta sempre dipendenti dalle spiegazioni altrui dei fenomeni esterni e qualora queste dovessero essere sbagliate l'errore si diffonde. L'eventuale argine ai dispotismi non viene eretto e la contromisure disinnescate. Tutto rimane come prima, se non peggio. Eppure la litania continua a ripetere "Internet ha concesso un grande vantaggio all'uomo comune", ma se questo fosse vero gli ultimi tre anni in particolar modo non sarebbero mai esistiti. Invece siamo stati testimoni di una tirannia palese e incalzante che ha demolito sin da subito qualsiasi accenno di resistenza. Quei pochi che sin dall'inizio hanno avvertito del pericolo, come me ad esempio, sono stati attaccati piuttosto che ascoltati.

Oppure pensate per un momento alla narrazione riguardante il tema dell'inflazione. Su questo Keynes aveva ragione, ovvero, l'inflazione è un fenomeno compreso solo da 1 persone su un milione. L'aumento massiccio dell'offerta di denaro ha portato livelli d'inflazione che molti non avrebbero mai immaginato. Ora la narrativa mainstream è cercare di convincere tutti che un IPC annuo del 5% è "desiderabile", quando la realtà è che l'inflazione si accumula e le persone diventano più povere ogni anno. Pensateci: se anche negli anni in cui i media generalisti dicevano che non c'era inflazione tutti potevamo veder salire il costo di immobili, assistenza sanitaria, istruzione e beni/servizi non replicabili ben al di sopra della crescita dei salari reali, immaginate cosa stia succedendo ora alle famiglie. L'inflazione può essere in fase di raffreddamento, ma ciò non significa prezzi bassi o addirittura miglioramento del tenore di vita.

Come resistono i consumi in un contesto così negativo? Fondamentalmente perché le persone usano i propri risparmi o s'indebitano, sperando che il messaggio proveniente dalle autorità sulla riduzione dell'inflazione possa riportare i prezzi ai livelli pre-2020. È improbabile, a meno che non ci sia una crisi o gli stati riducano drasticamente la spesa pubblica. Quando gli stati annunciano piani "anti-inflazione" basati su una spesa più alta, non combattono l'inflazione ma la prolungano. La semantica delle misure anti-inflazionistiche è propaganda, perché sono la spesa pubblica e le barriere al commercio a diffondere l'inflazione. Essa non è un fenomeno esterno: è la distruzione del potere d'acquisto del denaro dovuta a decisioni consapevoli. La creazione artificiale di denaro non è mai neutra; la spesa pubblica è sempre pagata da voi, anche se siete poveri, attraverso le tasse, l'inflazione, o entrambe le cose. La narrazione dominante ora vuole convincervi che l'inflazione al 5% è un passo nella giusta direzione solo per farvi credere che il tre o quattro percento sarà un successo. Nel momento in cui accetterete l'inflazione annua al 4% come risultato desiderabile, il potere d'acquisto dei vostri salari sarà diminuito di oltre il 20%. Il risultato saranno più persone dipendenti dallo stato sociale pagato con denaro in costante deprezzamento. Nel frattempo qualunque cosa possiate risparmiare sarà erosa da tassi reali negativi e repressione finanziaria. E l'inflazione, la svalutazione della valuta e la repressione finanziaria rappresentano un gigantesco trasferimento di ricchezza dai risparmiatori e dalla classe media agli stati che vedono aumentare la loro dimensione rispetto al resto dell'ambiente economico.

Se poi si pensa al mondo del giornalismo, il quale viene etichettato, almeno sulla carta, come mezzo per eccellenza da cui recepire informazioni e conoscenza, si scoperchia una vado di Pandora. A cosa serve recepire "novità" se poi esse non vengono elaborate con una chiave di lettura personale in grado di svelare eventuali inganni o conclusioni fuorvianti? Si diventa, quindi, consumatori d'informazioni e non più fruitori; spettatori passivi, con tutte le conseguenze del caso, e non più attivi. In base a questo semplice ed efficace shift si possono affibbiare "certificati di garanzia" e cestinare tutti quei ragionamenti che in qualche modo vanno a sfidare il flusso d'informazioni autoritario... ma per niente autorevole. Il minimo sforzo col massimo risultato: basta lo stigma del "complottismo" (qualunque cosa debba significare) per invalidare le tesi alternative, oppure quello del "negazionismo". In quest'ultimo caso la maggior parte delle persone è talmente devastata a livello mentale da non capire che il contrario di "negazionista" è "Yes man". Il tutto si riduce a ciò che si vede senza scalfire la superficie delle questioni portate alla ribalta dagli eventi.

Ecco che, quindi, fatti apparentemente innocui nascondono in realtà una storia molto più profonda, ma rappresentano un continuo test dell'intelligenza di chi li recepisce. Facciamo un paio di esempi. Uno dei più inquietanti e che ha avuto una copertura mediatica ridicola è stato il presunto suicidio del deputato Astorre, dove prima c'erano testimoni dell'accaduto poi si sono tirati indietro inspiegabilmente dicendo il contrario di quanto affermato quando inizialmente interrogati dai reporter. Non solo, ma dopo 3 mesi dall'autopsia ancora è buio totale sui risultati e le cause della morte. Oppure, più di recente, la vicenda legata agli agenti dei servizi segreti, italiani e israeliani, che s'incontrano sul Lago Maggiore. Si è partiti dalla "festicciola" in barca tra persone "normali" fino ad arrivare allo scambio di documenti a bordo, con conseguente estrazione dei sopravvissuti. L'elefante nella stanza, però, rimane uno: l'inseminazione delle nuvole. Nonostante la pratica fosse nota, come minimo, sin dal 1972, la maggior parte delle persone etichettava come squilibrato chiunque iniziasse un discorso costruttivo sull'argomento. Eppure è lapalissiano: l'esempio calzante di come la pianificazione centrale possa incappare in conseguenze non intenzionali quando tenta di manipolare a proprio vantaggio fenomeni complessi e il clima è uno di questi. Un altro esempio intrigante che voglio portare alla vostra attenzione è quello successo a fine maggio, quando è stata uccisa una poliziotta a Roma. Prima l'aggressore non era identificato, poi è saltato fuori che l'omicida sarebbe stato un collega. Nessun movente, nemmeno apparente, ancora. Di questi episodi di omicidi-suicidi nelle forze dell'ordine pare ce ne siano molti, ma non finiscono quasi mai sulle pagine dei giornali.

Oppure pensate alle recenti elezioni in Turchia. I commentatori mainstream si sono stracciati le vesti fino a far schiumare le loro bocche affinché tutti sapessero quanto fosse "cattivo" Erdogan, venendo fuori per quel che sono davvero: comunisti mascherati da "liberali" che non avrebbero alcuno scrupolo a cambiare leggi e regole che essi stessi approvavano in precedenza, o almeno fino a quando vanno a loro favore. Ecco che quindi Erdogan è un santo e un diavolo a giorni alterni, o dittatore come ha avuto modo di dire il maggiordomo Draghi. In realtà, Erdogan non ha fatto altro che avere un piede in due scarpe per creare un destino indipendente alla Turchia. Sebbene sia ancora vulnerabile sui mercati dei cambi, le cui passività nei confronti di posizioni estere è superiore agli $80 miliardi, gli accordi stipulati con Cina e Russia per attirare capitali finanziari in patria vogliono indirizzarsi a tamponare questo problema. Con la sua rielezione e il miglioramento delle finanze turche, l'importanza della Turchia non farà che crescere. Non lascerà la NATO volontariamente, usando invece il suo potere di veto per rallentare i piani di neocon, eurocrati e globalisti che hanno tradito non solo lui ma anche la Turchia. Nonostante tutte le sue aspirazioni, Erdogan è un nazionalista turco in tutto e per tutto. Continuerà a ostacolare i piani della NATO per un conflitto più ampio nella regione (dall'Ucraina all'Iran e all'Armenia) e lo farà fino a quando l'Occidente o lo caccerà dalla Turchia o qualcuno lo assassinerà. Nel frattempo continuerà a dare il benvenuto al denaro russo, iraniano e cinese in Turchia con l'obiettivo di ridurre la sua dipendenza dagli scambi energetici esteri regolati in dollari. Il popolo turco gli ha concesso altri 5 anni per completare la transizione dall'Occidente a un centro commerciale indipendente e se quest'ultimo è intelligente, non lo ostacolerà ulteriormente.

Un ultimo esempio che vi propongo è quello del liceo del "made in Italy". Inutile dire che il mestiere dell'imprenditore è un'attività che si sperimenta sul campo, non si può insegnare a scuola; si coltiva attraverso un ambiente economico favorevole, non si può essere indirizzati lungo binari imposti dall'alto. In questo modo si crea un'offerta artificiale non è indirizzata alle esigenze del mercato, ma a quelle della burocrazia; la domanda reale resta insoddisfatta. E questa insoddisfazione si va accumulando nel tempo, radicando squilibri sempre più profondi nel tessuto industriale e della formazione del capitale. L'eccellenza italiana viene promossa quando qualcuno s'inventa un'azienda che prima non esisteva e che fa qualcosa di "straordinario", ma questo compito diventa arduo, se non impossibile, se si viene massacrati da burocrazia e tasse; l'incentivo alla creatività e all'inventiva viene soffocato e l'idea o viene portata all'estero, oppure viene soppressa del tutto. Non solo, ma una tale azienda può esprimersi al meglio e prosperare solo se si trovano persone in grado di sostenerla quell'industria, quell'idea, e ciò può avvenire solo se viene formata gente competente, non orde di laureati che non sanno nemmeno allacciarsi le scarpe. La realtà è la seguente in Italia: la maggior parte di coloro che esce dalle università italiane, oggi, è rappresentato da un branco di dementi, senza avere un'idea del perché abbiano studiato le materie loro sottoposte, i meccanismi alla base della professione che intendono ricoprire e soprattutto il ruolo. Non è una questione di numeri, è una questione di qualità. In sintesi, quindi, il liceo del "made in Italy" è una mossa di marketing nella migliore delle ipotesi. Sono un disfattista e bisogna dare fiducia a questa proposta? È il governo stesso ad ammettere che la stragrande maggioranza di chi esce dalle università italiane è un branco di ritardati.

Tutti questi esempi hanno lo scopo di dimostrare come sia importante avere la chiave di lettura appropriata per decifrare la marea d'informazioni cui siamo inondati ogni giorno e recepire il messaggio reale nascosto tra le righe. L'individualismo metodologico della scuola Austriaca è un potente mezzo per raggiungere questo scopo, ovvero la consapevolezza che ognuno di noi è in grado di raggiungere livelli di specializzazione molto alti quando studia e compara le diverse discipline umane per trovare un fil rouge nelle pieghe degli eventi. L'azione umana e la deduzione logica, il ragionamento a priori, sono mezzi a disposizione di tutti che rendono indipendente ogni essere umano e in grado di giudicare la bontà degli input che si trovano di fronte; soprattutto di scremarli e rimuovere il rumore di sottofondo. In questo senso non si ha bisogno di giornalisti che digeriscono le notizie e poi le vomitano nella testa degli individui, non è più una questione di ottimizzare i tempi ma di non essere fregati. La pigrizia non è più una scusa, perché altrimenti, come stiamo assistendo nostro malgrado, la superficialità e la delega delle responsabilità diventano un veleno mortale. Sebbene le armi da fuoco rappresentino uno dei migliori mezzi per affermare la propria libertà in questo mondo, l'arma migliore a disposizione degli esseri umani rimarrà sempre il proprio cervello ed è quello che deve essere affinato.

L'essere umano è prosperato nell'incertezza, è questa che fa scattare il bisogno di agire per lenire le insoddisfazioni; nel mondo attuale si deturpa e si vitupera l'incertezza, propagandando la certezza come scopo nobile e assolutista a cui aspirare. L'unica certezza in tal contesto è quella di cadere preda di un gruppo malevolo e sfruttatore. Lasciar correre l'incertezza invece, abbracciarla come elemento motore della creatività e dell'inventiva, significa avere un'unica e fondamentale certezza: quella di poter fare sempre affidamento sulla propria facoltà di ragionamento. Ecco perché lo stato, o la pianificazione centrale in generale, offre certezze per affermarsi: deve uccidere il pensiero critico. Come? Attraverso il sistema scolastico.

L'obiettivo di questo spazio di divulgazione, ormai da 13 anni, è quello di stimolare i lettore a trovare la propria chiave di lettura, non fornirne una calata dall'alto. Non sarebbe efficace. Qui si forniscono i mezzi per trovare le soluzioni, non le soluzioni stesse. Le pubblicazioni giornaliere sono solo l'esempio della potenza individuale che si può raggiungere quando ci si emancipa dal processo mainstream di consumo scriteriato delle notizie. E in questo giorno di celebrazioni, cari lettori e lettrici, potete dimostrare il vostro apprezzamento lasciando un contributo al seguente link: paypal.me/FrancescoSimoncelli

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1 commento:

  1. Il blog di Freedonia è Lux Æterna!

    Tanti auguri Francesco. Un bellissimo articolo quello di oggi (come sempre d'altronde) che materializza in parole scritte molte mie riflessioni interiori.

    Questi ultimi tre anni di tribolazione mi hanno fatto conoscere maggiormente degli individui che hanno dimostrato un carattere encomiabile e tu sei ovviamente uno di questi.

    Non badare tanto a quelli che si fanno cullare dalle illusioni mortali della propaganda e che cercano di ridicolizzare il pensiero non conforme.
    Tentano invano di trovare la fessura nell'armatura a quelli come noi.


    Calorosamente,
    Edison Musa

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