lunedì 7 febbraio 2011

La Mia Risposta a Krugman sulla Teoria Austriaca del Ciclo Economico #1

Impegni personali stanno facendo confluire le mie energie altrove, ma cerco di trovare sempre spazio per aggiornare il blog. Oggi propongo questo "simpatico" botta e risposta tra Robert Murphy e Paul Krugman sulle cause della recessione economica e sulla teoria Austriaca. Oltre ad essere la riprova della vacuità delle tesi di Krugman, l'articolo fornisce un'ottimo riassunto delle posizioni Austriache riguardo il ciclo economico e delle cause dello sfacelo economico odierno. Parte 1 di 2.
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di Robert P. Murphy


Come molti lettori già sanno, la scorsa settimana Paul Krugman si è rifatto ad uno dei miei articoli giornalieri su Mises.org dove spiegavo l'importanza della teoria del capitale in qualsiasi discussione del ciclo economico. Sebbene Krugman abbia gentilmente descritto la mia favola sugli isolani che mangiano sushi come: "la migliore esposizione che ancora non avevo visto del punto di vista Austriaco che spazza via il PIL", naturalmente ha deriso l'approccio come un: "grande balzo all'indietro" ed un ripudio di 75 anni di progresso economico sin dal lavoro di John Maynard Keynes. Per rinforzare il suo rigetto, Krugman ha elencato diversi problemi che ha notato nell'interpretazione Austriaca.

Nell'attuale articolo rissumerò in primis le posizioni Austriache (secondo la tradizione di Ludwig von Mises) sulla teoria del capitale, sull'interesse e sul ciclo economico. Con questo sfondo, risponderò in seguito alle specifiche obiezioni di Krugman.


Gli Austriaci sul Capitale

Al contrario dei modelli macro mainstream, che non comprendono affatto il capitale o al meglio lo indicano come un'omogenea riserva di grandezza "K", la teoria Austriaca considera esplicitamente la struttura del capitale nell'economia come un complesso assortimento di diversi strumenti, attrezzature, macchinari, scorte ed altri beni in processo. La maggior parte della prospettiva Austriaca è dipendente da questa ricca visione della struttura del capitale nell'economia e gli economisti mainstream tralasciano molte idee Austriache quando propongono l'affermazione "conveniente" che l'economia ha un solo pregio (Krugman sarà felice di sapere che si, posso spiegare chiaramente tutto ciò in un modello formale — quello che Paul Samuelson ha sottoscritto a malincuore [link pdf]).

Krugman ed altri Keynesiani insistono sulla supremazia della domanda: continuano a sottolineare che il possessore di un negozio d'elettronica, diciamo, non avrebbe l'incentivo di ingaggiare più lavoratori e comprare più scorte, se non si aspetta che i consumatori si presentino con il denaro da spendere per i suoi nuovi laptop e TV.

Ma gli Austriaci sottolineano che la domanda di per sé difficilmente illustra l'intera storia: nonostante quanti pezzi di carta verdi i clienti avranno o quanto credito il negozio può prendere dalla banca, sarà fisicamente impossbile per il negozio d'elettronica riempire gli scaffali con nuovi laptop e TV a meno che i produttori di tali oggetti non li abbiano già costruiti. E a loro volta i produttori non possono magicamente creare laptop e TV solamente perchè la domanda per i loro prodotti sale; dipendono da altri settori dell'economia che a loro volta devono aver compiuto la precedente preparazione, come estrarre i metalli necessari, riempire la quantità appropriata di rimorchi necessari a spedire i beni dalla fabbrica, e così via.

Queste osservazioni potrebbero risultare di poco conto, non degne della considerazione di seri economisti. Ma ciò solo perchè normalmente un'economia di mercato risolve "spontaneamente" questo incredibile problema di coordinazione tramite i prezzi ed i segnali corrispondenti del profitto e delle perdite. Se qualcuno dovesse pianificare centralmente un'intera economia da zero, ci sarebbero tutti i tipi di ostacoli e di sprechi — come ha mostrato l'attuale esperienza del socialismo.

Senza la guida dei prezzi di mercato, non osserveremmo un'economia funzionante senza difficoltà, dove le risorse naturali mandano giù la catena della produzione — dall'estrazione alla trasformazione alla produzione all'ingrosso fino alla vendita al dettaglio — come descritto con cura dai libri di testo. Si osserverebbe invece una confusione caotica dove i vari processi collegati non coincidono. Ci sarebbero troppi martelli e troppo pochi chiodi, troppo cibo deperibile e non abbastanza vagoni refrigerati per trasportarlo, e così via.


Gli Austriaci sull'Interesse

Quando si deve spiegare la funzione coordinante dei prezzi di mercato, gli Austriaci assegnano un ruolo molto importante ai tassi d'interesse, poichè guidano lo schieramento delle risorse nel tempo. Parlando approssimativamente un alto tasso d'interesse vuol dire che i consumatori sono relativamente impazienti e penalizzano enormemente gli imprenditori quando bloccano le risorse in progetti a lungo termine. Al contrario un basso tasso d'interesse è la luce verde del mercato per gli imprenditori che i consumatori sono disposti ad attendere più a lungo per il prodotto finito e così è accettabile bloccare le risorse in progetti che produrranno beni di valore ad una data più avanti nel tempo.

Nella concezione Austriaca è il tasso d'interesse che permette alle decisioni finanziarie delle famiglie di interagire con la struttura fisica del capitale, cosicché i produttori trasformino le risorse nei modi che soddisfano maggiormente le preferenze dei consumatori. Si consideri un semplice esempio che uso per gli studenti universitari: supponiamo che l'economia è in un equilibrio iniziale dove le famiglie risparmiano il 5% delle loro entrate. Poi le famiglie decidono che vogliono avere di più per i loro anni in pensione, poichè non vogliono che il loro standard di vita coli a picco una volta smesso di lavorare. Così tutte le famiglie nella comunità iniziano a risparmiare il 10% delle loro entrate.

Secondo il punto di vista Austriaco il tasso d'interesse è il meccanismo principale attraverso cui l'economia si aggiusta al cambiamento delle preferenze (non è che le persone scambiano l'acquisto di hot dog per hamburger; invece scambiano il comprare "l'attuale consumazione" con la "futura consumazione"). Il risparmio incrementato delle famiglie spinge giù il tasso d'interesse ed in questo punto le imprese possono far partire progetti a lungo termine. Dal punto di vista individuale dell'imprenditore il tasso d'interesse influenza la probabilità di progetti più lunghi rispetto a quelli più corti (come mostra un semplice calcolo sul "valore presente diminuito"). Quindi un basso tasso d'interesse non stimola solamente "l'investimento" ma dà praticamente un maggiore incentivo ad investire in beni durevoli a lungo termine, invece di investire in beni non durevoli a breve termine.

Come è possibile che la comunità nel suo complesso possa avere più entrate in, diciamo, 30 anni? Ovviamente le famiglie pensano che sia finanziariamente possibile, perchè i loro bilanci bancari aumentano esponenzialmente con il tasso di risparmio più alto. Ma tecnicamente parlando, ciò è possibile a causa della composizione dei cambiamenti fisici. Le famiglie devono depennare l'andare fuori a cena, il comprare iPod e così via, in modo da raddoppiare il loro tasso di risparmio. Ciò vuol dire che i ristoranti, i negozi della Apple ed altri esercizi connessi alla consumazione dovranno licenziare i lavoratori e diminuire progressivamente le loro operazioni. Ma ciò vuol dire che il lavoro ed altre risorse saranno liberate per espandere la produzione in settori che fanno macchine per forare materiali duri, trattori e nuove fabbriche.

In 30 anni l'economia sarà fisicamente capace di una produzione maggiore (inclusa la produzione di beni di consumo), perchè a quel tempo, i lavoratori staranno usando un'ampio accumulo di capitale o beni strumentali fatti durante i precedenti tre decenni. Questo è come ognuno può ottenere un migliore standard di vita attraverso il risparmio.


Gli Austriaci sul Ciclo Economico

Ora ciò che ho fornito è un riassunto della visione del capitale e dell'interesse, prendiamo la ricompensa: la loro spiegazione per il ciclo economico. Quando i tassi d'interesse sono spinti al di sotto i loro livelli di mercato (tramite una politica espansionistica della banca centrale, ad esempio), ciò mette in moto lo stesso processo che accadrebbe se ci fosse un reale incremento nei risparmi. In altre parole, a tassi d'interesse bassi, gli imprenditori trovano redditizio iniziare progetti a lungo termine; i settori dell'economia dei beni capitali iniziano ad ingaggiare lavoratori e ad aumentare la produzione.

Tuttavia questa espansione dei settori dei beni capitali non è controbilanciata da un restringimento dei settori dei beni di consumo, il modo in cui sarebbe se le famiglie iniziassero effettivamente a risparmiare di più. Invece le famiglie provano a consumare anche di più, a causa dei bassi tassi d'interesse.

Un boom insostenibile si mette in funzione, un periodo temporaneo di prosperità illusoria. Visto che ogni settore si sta espandendo, c'è un generale sentimento di euforia; sembra che ogni impresa stia avendo una "grande annata" ed il tasso di disoccupazione diminuisce al di sotto del suo livello "naturale".

Sfortunatamente ad un certo punto la realtà solleva la sua brutta faccia. La banca centrale non ha creato più risorse comprando semplicemente asset ed abbassando i tassi d'interesse. E' fisicamente impossibile per l'economia continuare a sfornare un maggiore volume di beni di consumo, come anche incrementare la produzione di beni capitali. Infine qualcuno deve pagare. La comprensione della situazione arriverà più presto che tardi, se gli asset in aumento o perfino i prezzi al consumo fanno invertire alla banca centrale il suo percorso, facendo così aumentare vertigionosamente i tassi d'interesse. Ma anche se la banca centrale mantiene i tassi permanentemente bassi, infine le realtà fisiche si manifesteranno e l'economia soffrirà di un crash.

Durante la fase del bust, gli imprenditori rivaluteranno la situazione. Se la banca centrale ed il governo non interferiscono, i prezzi daranno accurati segnali su quali imprese dovrebbero essere salvate e quali dovrebbero essere demolite. Quei lavoratori che si trovano in linee insostenibili saranno licenziati. Ci vorrà del tempo per loro per cercare tra le opportunità in sviluppo ed infine trovare una nicchia di mercato che è adatta alle loro abilità ed è sostenibile nella nuova economia.

Durante questo periodo di rivalutazione e ricerca, il tasso di disoccupazione misurato sarà insolitamente alto. Non è che i lavoratori sono "pigri", o che la loro produttività è improvvisamente scesa a zero; piuttosto c'è bisogno che siano riallocati e ciò richiede tempo in un complesso come quello dell'economia moderna. Questo ritardo può essere dovuto semplicemente alla ricerca di un posto di lavoro, dove i lavoratori devono guardarsi intorno per trovare il miglior luogo che è già "là fuori", oppure può essere dovuto al fatto che loro devono aspettare che altri lavoratori "preparino le cose" prima che i disoccupati possano riprendere a lavorare (ciò è quello che è accaduto nella mia storia del sushi).

Fermerò il riassunto a questo punto in modo da rivolgermi alle obiezioni di Krugman. Il lettore interessato può vedere più esposizioni tecniche (ancora accessibili) in questa collezione di saggi, mentre coloro interessati ad un'esposizione grafica (usando concetti mainstream come il PPF) dovrebbero guardare le fantastiche presentazioni in PowerPoint di Roger Garrison.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). Link alla Seconda Parte


2 commenti:

  1. La teoria austriaca del ciclo economico è talmente chiara, semplice e intuitiva che ogni volta che la rivedo spiegata non riesco a capacitarmi del perchè alla gran parte del mondo non ci sia verso di farla entrare in testa.

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  2. Ciao matthews.

    Hai ragione da vendere. Inoltre se aggiungessimo anche, oltre alla comprensione dei cicli di boom & bust, la perdita di fiducia nei governi ed il finanziamento di porti sicuri per il proprio futuro, avremmo una delle più grandi rivoluzioni (nella sfera individuale) che ci si potrebbe mai auspicare.

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