venerdì 19 agosto 2011

Il Ruolo Centrale del Risparmio e dei Beni Capitali

Ecco una scemenza che si sente spesso: "Hai ragione da vendere, anch'io fortemente credo che fintanto non metteremo un LIMITE ALLA RICCHEZZA qualsiasi passo fatto non potrà mai essere un passo avanti, ma solo che un ripetuto passo indietro." Allora ci si ripara in teorie strambe come la moneta deteriorabile di Gesell per arginare questo fenomeno (il bello che questa teoria è stata addirittura sdoganata da Keynes!!!). L'accumulo di capitale è fondamentale per gli investimenti, la stabilità di un'economia e gli scambi futuri. Negli anni però il concetto di capitale è stato distorto. Allora chi meglio di Mises per farci spiegare il ruolo cruciale del capitale e del risparmio e mandare affanculo una volta per tutte la propaganda redistributiva e socialista?
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di Ludwig von Mises


[The Freeman (1963); ripubblicato in Economic Freedom and Interventionism (1980)]


Come la filosofia popolare dell'uomo comune la inquadra, la ricchezza umana ed il benessere sono i prodotti della cooperazione di due fattori primordiali: la natura ed il lavoro umano. Tutte le cose che permettono all'uomo di vivere e godersi la vita sono fornite o dalla natura o dal lavoro oppure dalla combinazione di opportunità date dalla natura miste al lavoro dell'uomo. Mentre la natura dispensa i suoi regali gratuitamente, ne segue che tutti i frutti finali della produzione, i beni di consumo, dovrebbero essere assegnati esclusivamente ai lavoratori la cui fatica li ha creati.

Ma sfortunatamente in questo empio mondo le condizioni sono differenti. Ci sono classi "predatorie" di "sfruttatori" che vogliono raccogliere sebbene non abbiano seminato. I proprietari terrieri, i capitalisti e gli imprenditori si appropriano di diritto di quello che appartiene ai lavoratori che lo hanno prodotto. Tutti i mali del mondo sono l'effetto necessario di questo errore originale.

Tali sono le idee che dominano il pensiero della maggior parte dei contemporanei. I socialisti ed i sindacalisti concludono che in ordine di rendere gli affari umani più soddisfacenti è necessario eliminare del tutto coloro che il loro gergo chiama "baroni ladri" — ovvero, imprenditori, capitalisti e proprietari terrieri —; la conduzione di tutta la produzione dovrebbe essere affidata o all'apparato sociale d'obbligo e coercizione, lo stato (nella terminologia Marxista chiamato Società), oppure agli uomini impiegati nei singoli stabilimenti o branche della produzione.

Altre persone sono molto più premurose nel loro zelo riformista. Non intendono espropriare del tutto coloro che loro chiamano "classe abbiente". Vogliono solo portare via da questa quello che è necessario per generare "più uguaglianza" nella "distribuzione" della ricchezza delle entrate.

Ma entrambi i gruppi, il partito dei profondi socialisti e quello dei riformatori più cauti, concordano sulla dottrina base secondo cui il profitto e l'interesse sono entrate "non guadagnate" e pertanto moralmente riprovevoli. Entrambi i gruppi concordano che il profitto e l'interesse sono la causa della miseria della grande maggioranza degli onesti lavoratori e delle loro famiglie, e, in una organizzazione di società soddisfacente e decente, dovrebbe essere seccamente soppressa, se non del tutto abolita.

Tuttavia questa interpretazione delle condizioni umane è fallace. Le politiche generate da essa sono funeste da qualsiasi punto di vista le possiamo giudicare. La civiltà occidentale è condannata se non avremo successo a sostituire molto presto gli attuali metodi disastrosi che affrontano i problemi economici con metodi ragionevoli.



Tre Fattori di Produzione

Il solo lavoro — cioè, lo sforzo non guidato da un piano razionale e non aiutato dall'impiego degli strumenti e dei prodotti intermedi — genera poco per il miglioramento della condizione dei lavoratori. Tale lavoro non è uno strumento specificamente umano. E' quello che gli uomini hanno in comune con tutti gli altri animali. E' attivarsi istintivamente ed usare le mani per raccogliere qualunque cosa mangiabile e bevibile che possa essere trovata ed acquisita.

Lo sforzo fisico si trasforma in un fattore di produzione umano quando è diretto dalla ragione verso un fine definito ed impiega strumenti e prodotti intermedi precedentemente fabbricati. La mente — la ragione — è l'attrezzo più importante dell'uomo. Nella sfera umana, il lavoro conta solo come un oggetto in una combinazione di risorse naturali, beni capitali e lavoro; tutti e tre questi fattori sono impiegati, secondo un piano definito concepito dalla ragione, per l'ottenimento di un fine scelto. Il lavoro, nel senso in cui questo termine è usato nell'affrontare gli affari umani, è solo uno dei tanti fattori di produzione.

Lo stabilimento di questo fatto demolisce interamente tutte le tesi e le affermazioni della dottrina popolare dello sfruttamento. Coloro che rispamiano e di conseguenza accumulano beni capitali, e coloro che si astengono dalla consumazione dei beni capitali precedentemente accumulati, contribuiscono con la loro parte al risultato dei processi di produzione. Egualmente indispensabile alla conduzione degli affari è il ruolo giocato dalla mente umana. Il giudizio imprenditoriale dirige la fatica dei lavoratori e l'impiego dei beni capitali verso lo scopo ultimo della produzione, la migliore eliminazione possibile di ciò che causa alle persone di sentirsi scontente ed infelici.

Quello che distingue la vita contemporanea nei paesi della civiltà Occidentale dalle condizioni che hanno prevalso negli anni precedenti — ed ancora esistono per un grande numero di quelli che vivono oggi — non sono i cambiamenti nell'offerta di lavoro, nelle capacità dei lavoratori, nella familiarità con gli strumenti della scienza ed il loro utilizzo da parte delle scienze applicate, cioè la tecnologia. E' la quantità di capitale accumulato. L'argomento è stato intenzionalmente oscurato dalla verbosità impiegata dalle agenzie dei governo nazionali ed internazionali aventi rapporti con quello che viene chiamato aiuto estero per i paesi sottosviluppati. Quello di cui hanno bisogno questi paesi poveri in modo da adottare i metodi Occidentali di produzione di massa per la soddisfazione dei voleri delle masse non è l'informazione sul "know-how". Non c'è alcuna segretezza sui metodi tecnologici. Sono insegnati nelle scuole tecnologiche e sono accuratamente descritti nei libri di testo, nei manuali e nelle riviste periodiche. Ci sono molti specialisti con esperienza disponibili per l'esecuzione di qualunque progetto che si possa ritenere realizzabile per questi paesi arretrati.

Ciò che impedisce ad un paese come l'India di adottare i metodi Americani dell'industria è la scarsità della sua offerta di beni capitali. Visto che le politiche di confisca del governo Indiano stanno dissuadendo i capitalisti esteri ad investire in India, e visto che il suo fanatismo pro-socialista sabota l'accumulo di capitale interno, il paese dipende dall'elemosina che le nazioni Occidentali le danno.



I Consumatori Direzionano l'Uso del Capitale

I beni capitali vengono alla luce attraverso il risparmio. Una parte dei beni prodotta è conservata dall'immediata consumazione ed impiegata per processi i cui frutti matureranno solo più avanti nel futuro. Tutta la civiltà materiale è basata su questo approccio "capitalista" ai problemi della produzione.

Sono scelti "metodi di produzione indiretti", come li chiamò Böhm-Bawerk, perché generano una maggiore produzione per unità introdotta. I primi uomini vivevano alla giornata. Gli uomini civilizzati producono strumenti e prodotti intermedi per inseguire progetti a lungo termine che infine danno vita a risultati che direzionano metodi di consumo a breve termine che non avrebbero potuto essere realizzati, o avrebbero potuto essere realizzati solo con una spesa incomparabilmente maggiore dei fattori materiali e lavorativi.

Questi risparmi — cioè, consumare meno in relazione ai beni prodotti — inaugura il progresso verso la prosperità generale. Il seme che si semina arricchisce non solo se stessi ma anche tutti gli strati della società. Ne beneficiano i consumatori.

I beni capitali sono per il possessore un fondo morto, una passività piuttosto che un asset, se non vengono usati nella produzione di quei beni e servizi migliori ed a più basso costo che le persone chiedono più urgentemente. In un'economia di mercato i proprietari dei beni capitali sono forzati ad impiegare le loro proprietà come se fossero affidate loro dai consumatori sotto l'accordo di investirli in quelle linee in cui serviranno al meglio i consumatori stessi. I capitalisti sono praticamente gli agenti dei consumatori, vincolati a rispettare i loro desideri.

In modo da prestare attenzione agli ordini ricevuti dai consumatori, i loro veri capi, i capitalisti devono o procedere ad investire e condurre l'attività, oppure, se non sono preparati per una tale attività imprenditoriale o non si fidano delle proprie abilità, lasciare i loro fondi ad uomini che loro considerano più adatti per una tale funzione. Qualunque alternativa possano scegliere, la supremazia dei consumatori rimane intatta. Non importa quale possa essere la struttura finanziaria dell'azienda o della compagnia, l'imprenditore che opera col denaro delle altre persone non dipende meno dal mercato — cioè, dai consumatori — rispetto all'imprenditore che detiene pienamente la sua ditta.

Non c'è altro metodo per far aumentare i saggi salariali se non investire più capitale per lavoratore. Con più investimento di capitale si intende: dare al lavoratore strumenti più efficienti. Con l'aiuto di strumenti e macchinari migliori, la quantità dei prodotti aumenta e la loro qualità migliora. Dato che il datore di lavoro sarà di conseguenza in una posizione da ottenere dai consumatori più di quello che l'impiegato ha prodotto in un'ora di lavoro, sarà capace — e forzato dalla concorrenza di altri datori di lavoro — a pagare un prezzo più alto per il lavoro dell'uomo.



Interventismo e Disoccupazione

Per come la dottrina del sindacato la vede, gli incrementi dei salari che loro stanno ottenendo da ciò che è chiamato eufemisticamente "contrattazione collettiva" non devono gravare sui compratori dei prodotti ma dovrebbero essere assorbiti dai datori dei lavori. Quest'ultimi dovrebbero ridurre quello che agli occhi dei comunisti vengono chiamati "redditi non da lavoro", cioè, l'interesse sul capitale investito ed i profitti derivati dal successo nel soddisfare i voleri dei consumatori che fino ad allora erano rimasti non soddisfatti. Così i sindacati sperano di trasferire passo dopo passo tutte questi "redditi non da lavoro" dalle tasche dei capitalisti e degli imprenditori in quelle degli impiegati.

Quello che accade realmente nel mercato è, comunque, molto differente. Al prezzo di mercato m del prodotto p, tutti coloro che erano preparati a spendere m per un'unità di p potrebbero comprare quanto ne vorrebbero. La quantità totale di p prodotto ed offerto per la vendita era s. Non era più grande di s perché con una tale maggiore quantità il prezzo, in modo da ripulire il mercato, sarebbe sceso al di sotto di m cioè ad m-. Ma a questo prezzo di m- i produttori con i più alti costi avrebbero sofferto di perdite e pertanto sarebbero stati forzati a smettere di produrre p. Questi produttori marginali incorrono allo stesso modo in perdite e sono forzati ad una produzione discontinua di p se l'incremento del salario imposto dal sindacato (o da una legge sul salario minimo del governo) causa un incremento dei costi di produzione non compensati da un aumento nel prezzo da m ad m+. La conseguente restrizione della produzione richiede una riduzione della forza lavoro. Il risultato della "vittoria" del sindacato è la disoccupazione di un numero di lavoratori.

Il risultato è lo stesso se i datori di lavoro sono in una posizione per spostare totalmente gli aumenti nei costi di produzione ai consumatori, senza un calo nella quantità di p prodotto e venduto. Se i consumatori stanno spendendo di più per l'acquisto di p, devono ridurre i loro acquisti di un'altra merce q. Poi la domanda per q cala e genera disoccupazione di una parte degli uomini che erano precedentemente occupati a creare q.

La dottrina del sindacato qualifica l'interesse ricevuto dai proprietari del capitale investito nell'impresa come "immeritato" e conclude che potrebbe essere completamente abolito o considerevolmente abbassato senza alcun danno per gli impiegati e per i consumatori. L'aumento nei costi di produzione causato dagli incrementi salariali potrebbe essere pertanto a carico di ridotte entrate nette della compagnia e di una corrispondente riduzione dei dividendi pagati agli azionisti. La stessa idea è alla base dell'affermazione del sindacato per cui ogni incremento in quella che viene chiamata produttività del lavoro (cioè, la somma dei prezzi ricevuti per la produzione totale divisa per il numero delle ore spese dagli uomini nella sua produzione) dovrebbe essere aggiunto ai salari.

Entrambi i metodi richiedono la confisca per il beneficio degli impiegati di un'intera o almeno una parte considerevole dei ricavi sul capitale fornito dal risparmio dei capitalisti. Ma ciò che induce i capitalisti ad astenersi dal consumare il proprio capitale e ad incrementarlo con nuovo risparmio è il fatto che la loro tolleranza è controbilanciata dai profitti dei loro investimenti. Se li si priva di questi profitti, il solo uso che possono fare del capitale che possiedono è consumarlo ed inaugurare così un impoverimento progressivo e generale.



La Sola Politica Sensata

Quello che alza i saggi salariali pagati ai lavoratori Americani al di sopra dei saggi pagati nei paesi esteri è il fatto che l'investimento di capitale per lavoratore è più alto in questo paese che all'estero. Il risparmio, l'accumulo di capitale, ha creato e preservato fino ad ora l'alto standard di vita dell'impiegato Americano medio.

Tutti i metodi con cui il governo federale ed i governi degli stati, i partiti politici, ed i sindacati provano a migliorare le condizioni delle persone ansiose di guadagnare stipendi e salari non sono solo vani ma direttamente dannosi. C'è solo un tipo di politica che può efficacemente beneficare agli impiegati, ovvero, una politica che si astiene dal mettere qualsiasi ostacolo sulla via di un maggiore risparmio e di un maggiore accumulo di capitale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. "Ciò che impedisce ad un paese come l'India di adottare i metodi Americani dell'industria è la scarsità della sua offerta di beni capitali. Visto che le politiche di confisca del governo Indiano stanno dissuadendo i capitalisti esteri ad investire in India, e visto che il suo fanatismo pro-socialista sabota l'accumulo di capitale interno, il paese dipende dall'elemosina che le nazioni Occidentali le danno."

    L'India, poi, è cambiata. In meglio.
    L'Italia, invece, (e la Francia e gran parte dell'eurozona) sta diventando come l'India di allora.

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