giovedì 5 luglio 2012

Le Proposizioni Stataliste del Protezionismo

Quando si parla di protezionismo e redistribuzione di fondi verso quei settori con interessi speciali capaci di fare pressioni sul governo, il primo caso che viene in mente è rappresentato dal settore bancario.
Non è l'unico, ce ne sono altri di settori inefficienti che succhiano regolarmente dalla tetta statale. La nenia che si sente spesso da coloro che raccolgono sussidi quasi-gratuiti  grazie all'aiuto dello stato è questa: "Crediamo nel libero mercato e nel capitalismo, ma non per questo disdegnamo l'aiuto redistributivo centrale." Sono dei mercantilisti, in realtà. E' accaduto con il caso Jamie Dimon di JPMorgan, la cui banca riceve $14 miliardi l'anno in sussidi del governo. Leggiamo dall'articolo:
«[...] Più importante, (il denaro gratis) distorce i mercati alimentando crisi come il recente disastro dei prestiti subprime e la debacle del debito sovrano che ora minaccia di distruggere l'euro e affondare l'economia mondiale. [...] Negli ultimi decenni, i governi e le banche centrali di tutto il mondo hanno sviluppato un modello coerente di comportamento nel caso in cui i problemi colpiscono banche di grandi dimensioni o abbastanza interconnesse da minacciare l'economia più ampia: Intervengono per garantire che tutti i creditori delle banche, non solo i depositanti, siano rimborsati totalmente. Anche se in genere sono necessari per evitare danni economici permanenti, tali salvataggi favoriscono una fiducia sconsiderata tra i creditori. Presumono che il governo li ripagherà sempre, in modo che siano disposti a prestare a tassi più bassi, in particolare per le banche di rilevanza sistemica.»
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di Gary North


"Dove c'è il libero commercio, la concorrenza straniera vanificherebbe anche nel breve periodo gli obiettivi perseguiti dalle varie misure di intervento del governo nei confronti delle imprese nazionali. Quando il mercato interno non è in qualche modo isolato dai mercati esteri, non ci può essere controllo del governo. Più una nazione va sulla strada verso la regolamentazione pubblica e l'irreggimentazione, tanto più è spinta verso l'isolamento economico. La divisione internazionale del lavoro diventa sospetta perché ostacola il pieno utilizzo della sovranità nazionale. La tendenza verso l'autarchia è essenzialmente una tendenza delle politiche economiche nazionali; è il risultato del tentativo di rendere fondamentale lo stato nelle questioni economiche."

~ Ludwig von Mises, Omnipotent Government (1944), p. 4.


Il libero commercio è una politica economica cruciale nella limitazione della crescita del socialismo. Mises non vacillò mai da questo punto di vista. Riconobbe la minaccia di tutte le tesi sul protezionismo: aiutano ad espandere il potere dello stato. Si muovono verso una pianificazione economica centralizzata.

So da almeno 50 anni che il problema centrale che divide economicamente il movimento della destra è la questione del protezionismo. Le persone che credono di essere i difensori del principio della libera impresa ad un certo punto affrontano un momento di verità. Devono decidere se sono a favore dei dazi o del libero scambio. Devono affrontare la realtà delle argomentazioni a favore della libera impresa. Credono nella libera impresa, o credono in un'economia mista del moderno stato sociale?

Nei miei ultimi saggi sui dazi, in cui ho usato le metafore delle pistole, dei distintivi e delle linee invisibili conosciute come confini, ho cercato di convincere la gente a riflettere attentamente sui principi fondamentali economici della libera impresa. Sto chiedendo alla gente di pensare ai presupposti ed alle implicazioni delle loro opinioni per quanto riguarda il modo in cui l'economia funziona davvero e il modo in cui l'economia dovrebbe funzionare.



COLLETTIVISMO METODOLOGICO

La differenza tra lo statale ed il libertario ha a che fare con la metodologia. Lo statalista inizia la sua discussione sull'economia dal punto di vista dell'impresa collettiva nota come governo civile. Egli equipara lo stato (il monopolio della coercizione) e la società (istituzioni volontarie). Identifica anche lo stato con la nazione. Vede lo stato come l'agenzia che da sola rappresenta legalmente la nazione. In alcuni casi, crede davvero che lo stato sia la stessa cosa della nazione. Rousseau è il caso migliore. Egli sosteneva l'esistenza della Volontà Generale – l'umanità collettiva, ma spogliata delle lealtà intermedie e degli obblighi – che è rappresentata dallo stato.

Non vi è dubbio che vi sia un soggetto giuridico definito come il governo degli Stati Uniti. Si tratta di una costruzione giudiziaria. Essa è caratterizzata, secondo l'affermazione dei suoi sostenitori, dal possesso di una giurisdizione finale sull'utilizzo delle pistole e dei distintivi all'interno dei suoi confini. Ha il monopolio della violenza che non può essere legalmente contestato da qualsiasi altro ente. Ha l'ultima parola nei confronti di quella persona a cui punta la pistola.

Se non pensiamo allo stato in questo modo, non capiremo che cosa lo stato è in realtà: la coercizione legalizzata. Lo stato è l'agenzia che sostiene e rafforza il suo diritto di puntare le pistole alla tempia della gente. C'è un grande dibattito sui fondamenti giuridici e morali che sottendono questa affermazione giudiziaria, ma il diritto di possedere legalmente una pistola e di putnarla alla tempia di qualcuno è l'essenza dello stato.

La tesi del libero scambio si basa su un presupposto: un individuo ha l'autorità legale e morale di fare un'offerta a qualcun altro per comprare ciò che egli possiede. E' il diritto legale di fare un'offerta. Ci sono molti modi per difendere l'economia di libero mercato, compresa la sua efficienza, ma il punto di partenza, secondo la teoria libertaria, è il diritto morale e giuridico che ha un individuo nel possedere una proprietà, il che implica il diritto di un individuo a rinnegare una proprietà. Si tratta di proprietà e rinnegamento di una proprietà che servono come fondamento della teoria sociale libertaria, e servono anche come fondamento della teoria economica del libero mercato.

Il collettivista inizia con il concetto di stato come autorità finale. La teoria libertaria inizia con il concetto di individuo come autorità suprema.

Nel mio punto di vista economico, comincio con Dio come autorità finale, poiché come ho cercato di dimostrare negli ultimi 45 anni, il Dio della Bibbia è di gran lunga il difensore dei diritti della proprietà privata. Questo è racchiuso nel comandamento: "Non rubare." Continuo a paragonare questo concetto con l'affermazione degli economisti del moderno stato sociale: "Non rubare, se non a maggioranza dei voti."



ADAM SMITH

Adam Smith è correttamente considerato come il difensore del concetto di libero scambio di maggior successo nella storia. Questo è uno dei motivi per cui, in vista di coloro che credono nel libero scambio, l'accettazione del lavoro di Adam Smith come esattore delle dogane (dazi) per il governo Britannico è uno di quelle classiche ironie della storia. Adam Smith vendette i suoi principi economici per il bene di un reddito elevato.

Murray Rothbard ha esposto quello che possiamo legittimamente chiamare il mito di Adamo Smith. Smith non era il più grande difensore del libero mercato, né era il più grande difensore della teoria economica. Ma era senza dubbio il primo difensore più famoso e influente del libero commercio e del libero mercato. Come pubblicista, era un maestro. Perché questo dovrebbe essere vero, non lo capisco. Il suo libro, The Wealth of Nations (1776) è un libro pesante, e rara è la persona che sostiene l'esercizio di iniziare a pagina 1 e finirlo.

Smith fece un'affermazione che, ai suoi tempi, fu l'affermazione più importante che fece. E gettò le basi della moderna teoria economica. Sosteneva che il sistema di libero mercato è autonomo. Esisterebbe indipendentemente dalla legislazione dello stato. Lo chiamò "il sistema della libertà naturale." Descrisse come avrebbe funzionato il libero mercato se lo stato non intervenisse per approvare leggi per interessi speciali da cui ne traevano beneficio un gruppo o un altro. Quella che Rousseau rivendicava come Volontà Generale, Smith la definiva come libero mercato. Ma la Volontà Generale di Rousseau aveva bisogno di una istituzione rappresentativa per esprimersi. La teoria di Smith del libero mercato era il suo interprete.

Il sistema della libertà naturale massimizzerebbe la ricchezza delle nazioni, disse, ma molto più importante, massimizzerebbe la ricchezza degli individui. L'idea centrale del libro di Adam Smith era questa: il perseguimento degli interessi individuali, se perseguiti da tutti gli abitanti della nazione, si tradurrà in un aumento della ricchezza della nazione. Il suo collegamento tra il perseguimento degli interessi individuali e la massimizzazione della ricchezza della loro nazione è l'essenza della logica di Smith, ed è anche l'essenza del ragionamento della maggior parte dei liberi imprenditori.

Questa è sicuramente l'idea più importante che i socialisti respingono sempre. L'essenza della prospettiva socialista è questa: l'interesse individuale non può essere attendibile, perché conduce allo sfruttamento dei deboli. Al fine di difendere i deboli, il socialista sostiene che il governo civile debba interferire con i diritti della proprietà privata, e pianificare la società dal punto di vista della nazione nel suo insieme, o del popolo nel suo insieme, o dell'avanguardia del proletariato, o di qualsiasi altro gruppo identificato come rappresentante gli interessi della nazione.

Il socialista vuole capitalizzare la parola "nazione." La Nazione è il suo punto di partenza, ed è anche il suo fine etico. Egli identifica lo stato con la nazione, ed insiste che il modo corretto di guardare l'economia è di vederla come un'estensione dello stato, che incorpora in qualche modo la nazione.



LUPI MERCANTILISTI TRAVESTITI DA PECORE

I liberi imprenditori dicono di rifiutare questa prospettiva. Lo stesso vale per la maggior parte dei conservatori. Dicono di non credere che lo stato sia la stessa cosa della nazione. Il problema è, la maggior parte di essi opera ancora in termini dell'entità collettiva nota come la nazione. Si aggrappano ancora all'idea dello stato-nazione come fonte ultima di orientamento dell'economia.

Questa prospettiva in Occidente è stata associata al mercantilismo. Il mercantilismo è il sistema in cui i politici ottengono il controllo dello stato, e quindi utilizzano lo stato per concedere monopoli di commercio a gruppi con interesse particolari. È in questa prospettiva che Adam Smith scrisse il suo libro.

Nella misura in cui le persone dicono di credere nel concetto di libero mercato di Adam Smith, dovrebbero opporsi al mercantilismo. Il problema è questo: la mentalità mercantilista è rappresentata al meglio con la difesa dei dazi. I dazi sono tasse sulle vendite imposte sulle importazioni di merci di produzione straniera. Eppure la maggior parte delle persone che insiste sul fatto di essere difensori del libero mercato, cioè difensori dell'economia di Adam Smith, è in stragrande maggioranza a favore dei dazi. Pensano di sostenere il libero mercato, ma sono mercantilisti. Pensano di essere difensori della proprietà privata, quando sono in realtà i difensori dello stato sociale.

Il motivo per cui i conservatori dicono di opporsi al welfare state è perché lo stato interferisce con il libero mercato. Ma quando li si pressa per difendere il libero mercato, e chiedere loro di opporsi a tutti i dazi ad eccezione degli strumenti per generare entrate, si rifiutano di farlo. Insistono sul fatto che il sistema tariffario è necessario per difendere il libero mercato. Quale fallimento? La concorrenza sleale su tutta la linea invisibile: il confine nazionale.

Poi, quando si mostra loro che la logica di Adam Smith è stata applicata contro i dazi ed il mercantilismo, potrebbero tornare sui loro passi. Potrebbero dire che il beneficio del sistema tariffario è quello di rendere la nazione più ricca. Ancora una volta, l'anti-mercantilista sottolinea che questa idea della ricchezza attraverso le tasse sulle vendite delle importazioni era l'essenza del mercantilismo.

Poi il difensore dei dazi dice che i suoi critici sono anti-patriottici e vogliono distruggere i redditi elevati dei lavoratori Americani. Vogliono distruggere i posti di lavoro altamente retribuiti degli Americani. Vogliono ridurre gli Americani al livello economico dei contadini del Terzo Mondo.

Questo è mercantilismo. E' sempre stato mercantilismo. E' statalismo. E' statalismo assistenziale. Si tratta di una pistola puntata alla vostra tempia al fine di portare beneficio al reddito di un gruppo di minoranza che vuole estrarre ricchezza con la violenza. Questa è l'essenza del welfare state. Questo è "non rubare, se non a maggioranza dei voti."

I protezionisti cercano di trovare argomenti economici per giustificare i dazi. Cercano inoltre una difesa etica di questa posizione. Così, insistono sul fatto che gli agenti autorizzati dallo stato dovrebbero avere il diritto di puntare una pistola alla tempia e raccogliere un'imposta sulle vendite in nome del popolo.

Il loro concetto di Popolo è di per sé collettivista. Vedono il Popolo rappresentato al meglio dallo stato. Considerano che lo stato abbia l'obbligo di imporre tasse sulle vendite delle importazioni al fine di portare benefici a produttori inefficienti di quei beni che la maggior parte dei clienti non vuole acquistare ai prezzi richiesti dai venditori.



I LUOGHI COMUNI DEL PROTEZIONISMO

Il mercantilista adotterà qualsiasi argomento a portata di mano per difendersi. Eccone alcuni:

La nazione ha l'obbligo di proteggere i suoi cittadini contro i lavoratori-schiavi [spaventosamente efficaci].

La nazione ha l'obbligo di proteggere i propri produttori dalle sovvenzioni all'esportazione, proprio come quelle fornite dal nostro governo, delle nazioni straniere.

La nazione ha l'obbligo di difendersi dalle merci prodotte in nazioni che non hanno standard ambientali più elevati del nostro.

La nazione ha l'obbligo di difendersi dalla guerra economica di altri stati.

La nazione [non l'esercito] ha l'obbligo di proteggere le industrie che potrebbero essere necessarie in una guerra contro una nazione esportatrice.

La nazione ha l'obbligo di. . . .

Un momento! Ho alcune domande.

Cosa vuol dire, "la nazione"? Che cos'è questa nazione?

Come fa una legge per degli interessi speciali che favorisce una manciata di produttori nazionali a difendere l'entità, vagamente definita, chiamata nazione?

Come è possibile che gli interessi di una manciata di produttori che non possono convincere i clienti ad acquistare da loro, per qualsiasi ragione, sono i migliori interessi della nazione?

Perché gli interessi di questa entità collettiva conosciuta come nazione sono meglio compresi da un gruppo di politici che ha il supporto di una piccola minoranza di produttori che si trovano in concorrenza diretta con i produttori al di fuori del paese? Non stiamo parlando della maggior parte dei produttori. Nel 1970, solo il 5% del prodotto interno lordo degli Stati Uniti era il risultato del commercio internazionale. Oggi, è più vicino al 25%, ma in qualsiasi modo lo si voglia definire, la stragrande maggioranza degli Americani non lavora per aziende che si trovano in concorrenza diretta con i produttori stranieri.

Come è possibile che pochi gruppi con interessi speciali che sono in concorrenza con i produttori esteri sono in possesso di una posizione speciale in qualità di rappresentanti dell'ente collettivo noto come nazione, nonostante il fatto evidente che la stragrande maggioranza delle persone che vive nella nazione non lavora per queste aziende, non investe in queste aziende, non possiede queste aziende, o nemmeno conosce i nomi di queste aziende? Chi li ha designate come le rappresentanti del popolo? I politici, naturalmente.

Cos'hanno le leggi per i gruppi con interessi speciali per persuadere le persone, che dicono di credere nel libero mercato, a riunirsi e ad attuare i programmi consigliati da questi gruppi con interessi speciali, come l'imposizione di imposte sulle vendite dei beni importati ed il conseguente aumento del prezzo di tali prodotti, in modo da costringere i clienti all'interno del paese a comprare da questi produttori inefficienti che altrimenti non potrebbero convincere i clienti a comprare da loro?



PRODOTTO CIVETTA

Attenzione ai prodotti civetta. I difensori dei dazi si presentano come difensori della nazione, quando in realtà la nazione, dal punto di vista dell'economia, non è un'entità collettiva. La nazione, da un punto di vista economico, è semplicemente un nome di comodo che diamo alle persone all'interno di invisibili linee giudiziarie note come confini nazionali. Queste persone posseggono delle proprietà, e fanno offerte per comprare la proprietà altrui. Il difensore delle imposte sulle vendite viene nel nome della nazione, e sostiene che le reali esigenze economiche della nazione sono meglio soddisfatte imponendo tasse sulla vendita sulle merci importate. Ma l'idea di nazione, da un punto di vista economico, si basa sul concetto del diritto di proprietà privata e dello scambio. Com'è possibile che chiunque parla a nome di questa nazione – qualcuno che vuole imporre la minaccia della violenza al fine di impedire ai proprietari di proprietà di utilizzare la loro proprietà come meglio credono?

Il difensore dei dazi è un collettivista. Non c'è scampo. Egli è un collettivista perché vuole usare il potere di coercizione dello stato per interferire con le decisioni dei proprietari. Lo fa in nome di un'entità suprema: la nazione. La nazione è sovrana. La nazione esiste, economicamente parlando, come un'entità al di sopra ed al di là dei risultati di una serie di scambi. Il difensore dei dazi inizia con il concetto di sovranità suprema in economia di un'entità collettiva: la nazione.

Il protezionismo è un prodotto civetta. Il difensore dei dazi dice di credere nel libero mercato, ma comincia con un concetto mercantilistico della nazione. Non comincia con il concetto di proprietà privata, ma con la sovranità dello stato riguardo ai termini di scambio. Non inizia con l'individuo, come fece Adam Smith. Inizia con il concetto di stato e nazione a cui Adam Smith si oppose nel suo libro.

Quello che mi stupisce è la misura dell'auto-illusione dei liberi imprenditori che chiedono dazi in nome della nazione, e poi insistono sul fatto di credere nel libertarismo. Se iniziate concettualmente e metodologicamente con la sovranità dello stato sugli affari economici, siete nella migliore delle ipotesi un mercantilista, nel peggiore dei casi un comunista, e sempre uno statalista. Siete statalisti e welfaristi, perché credete nella redistribuzione forzata delle ricchezze da parte dello stato. Credete in questo principio: "Non rubare, se non a maggioranza dei voti."

Ma c'è di peggio. Il protezionismo vuol dire proprio questo: "Non rubare, se non per ingannare gli elettori."

In che modo il protezionista inganna gli elettori? Andando dagli elettori in nome della nazione, quando in realtà è un sostenitore dei produttori inefficienti e non competitivi che non possono convincere i clienti ad acquistare i loro beni.

Alcuni di questi sostenitori sono in realtà sui libri paga dei gruppi commerciali i cui membri non possono competere, e che quindi cercano favori dal governo. Ma la maggior parte di loro sono semplicemente individui auto-illusi, che non ha mai capito che cos'era il mercantilismo, e che non ha mai capito gli argomenti che Adam Smith presentò contro il mercantilismo. Non hanno imparato, dopo oltre 200 anni di scritti, che l'intervento economico da parte dello stato riduce la ricchezza di quei clienti che non sono più autorizzati ad acquistare i beni che vogliono acquistare.

Il mercantilista guarda a questi clienti esclusi, e pensa quanto segue: "Non contano." In realtà, sta pensando questo: "Non dovrebbero contare, invece contano, quindi dobbiamo tagliarli fuori alla frontiera." Il punto della questione è questo: i clienti sono una maggioranza di persone all'interno della nazione, e se questo non fosse vero, non ci sarebbe bisogno di imporre tasse sulla vendita delle merci importate al fine di ridurre il commercio. L'unico motivo per cui sono imposte tasse sulle vendite, oltre a riscuotere entrate, è perché i gruppi con interessi speciali che non sono in grado di competere nel mercato libero sono ben consapevoli del fatto che la maggior parte dei clienti non vuole comprare quello che vogliono vendere alle condizioni a cui vogliono venderlo. I gruppi con interessi speciali hanno bisogno di dazi perché non rappresentano la nazione.

I protezionisti insistono sul fatto che agiscono per conto della nazione. Non rispondono agli argomenti dei difensori del libero mercato, che sostengono che gli individui devono essere lasciati liberi di fare qualsiasi scambio vogliono. Il difensore del libero mercato nega che ci sia una qualsiasi entità collettiva chiamata nazione che in qualche modo rappresenta al meglio le persone che fanno scambi volontari. Il difensore del libero mercato comincia con il diritto alla proprietà privata. Il difensore del protezionismo inizia con un'entità collettiva che rappresenta presumibilmente il popolo, e che approva leggi per interessi speciali contro i privati che vogliono fare acquisti. Com'è possibile che gli interessi della nazione sono meglio rappresentati da gruppi con interessi speciali che non possono competere nel libero mercato?

Com'è possibile che persone che sostengono di essere difensori del libero mercato, e che addirittura affermano di essere libertari, si uniscono ai gruppi con interessi speciali per convincere il Congresso ad approvare imposte sulle vendite di merci importate? Com'è possibile che tutto questo viene fatto in nome del libero mercato, quando è chiaramente una forma di mercantilismo, il quale era il bersaglio della critica di Adam Smith nel 1776? Com'è possibile che i mercantilisti moderni si siano illusi a tal punto da negare che sono mercantilisti, ed insistono sul fatto di essere difensori del libero mercato, quando in realtà sostengono la posizione che Adam Smith respinse? (Come qualcuno possa ragionare in questo modo in nome della scuola Austriaca di economia, proprio non riesco a capirlo. Ma come minimo c'è una persona di tal genere.)

Questa è schizofrenia intellettuale. Queste persone non sanno pensare. Iniziano la loro analisi – così com'è – con un soggetto collettivo noto come nazione, eppure si credono difensori del libero mercato. Eppure la logica dell'economia di libero mercato non si basa su un soggetto collettivo noto come nazione.



LE PROPOSIZIONI DEL PROTEZIONISMO

L'intero concetto del protezionismo dipende da una serie di proposizioni, nessuna delle quali è vera, e pochi (se non nessun protezionista) sono disposti a difenderle in modo chiaro e schietto. Tali proposizioni false sono le seguenti:

La nazione è rappresentata al meglio dalla nazione-stato.

Il diritto alla proprietà privata non è il fondamento del libero mercato.

La sovranità suprema dello stato è il fondamento del libero mercato.

I gruppi con interessi speciali che non possono competere in modo efficace comprendono le esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini molto meglio dei possessori delle proprietà.

I gruppi con interessi speciali, che pagano i politici per votare a favore dei dazi, agiscono per conto della nazione.

I politici comprendono al meglio le esigenze della grande maggioranza dei cittadini.

C'è un qualche modo per un politico di valutare con precisione i costi ed i benefici dello scambio volontario.

I politici possono aggiungere benefici nazionali e sommare i costi, e poi di solito voteranno a favore di ciò che massimizza i benefici netti nazionali.

I politici non hanno interessi personali a scapito della maggioranza dei possessori di proprietà.

Le opinioni dei clienti che desiderano acquistare da stranieri dovrebbero essere ignorate.

Pistole, distintivi ed imposte sulle vendite aumentano la ricchezza delle nazioni.

I protezionisti non iniziano la loro analisi con persone che agiscono. Iniziano sempre con l'ente collettivo noto come lo stato. Sottolineano che l'entità collettiva nota come lo stato rappresenta al meglio l'interesse dell'entità collettiva nota come la nazione. (Questa idea risale a Platone, ma è stata più energicamente sostenuta da Rousseau.)

Non definiscono mai cosa sia la nazione, e non mostrano mai come le normative per gli interessi speciali di produttori inefficienti aumentano la ricchezza di una nazione.

Milioni di conservatori che insistono sul fatto che il Congresso non debba essere attendibile per valutare l'economia nazionale sostengono anche questa eccezione: la capacità collettiva del Congresso di imporre tasse sulla vendita delle importazioni. In questo caso, dicono, gli elettori possono e devono fidarsi del Congresso.

Ecco il presupposto di tutti i difensori dei dazi come protezione. La ricerca del profitto da parte di individui con interessi speciali conduce alla povertà nazionale quando perseguono il proprio interesse attraverso un confine nazionale. All'interno dei confini, la logica di Adam Smith è sensata, dicono. Il perseguimento dell'interesse personale fa aumentare la ricchezza delle nazioni. Ma questo principio non si applica oltre i confini nazionali.

Smith invitò l'estensione della logica del suo sistema di libertà naturale oltre tutte le frontiere. I protezionisti, allora ed ora, si rifiutano di accettarlo. Dicono che la sua logica si ferma alla frontiera nazionale.



CONCLUSIONE

Non mi aspetto di cambiare la mente di ogni protezionista. Ma mi piacerebbe che coloro che sono gli obiettivi del programma di tassazione dei protezionisti riconoscano che la persona che sostiene le tasse sulla vendita delle importazioni è un mercantilista ed uno statalista.

Il protezionista non lo ammetterà a se stesso, e sicuramente non lo ammetterà mai a nessuno considerando le sue argomentazioni. Egli nega fermamente di essere un mercantilista o uno statalista, ma i suoi argomenti sono quelli del mercantilismo e dello statalismo, quindi le sue smentite non devono essere prese sul serio.

Voglio che i protezionisti escano allo scoperto. Voglio che ammettano che stanno difendendo il mercantilismo e quindi anche il welfare state. Voglio che ammettano di non credere che i possessori di proprietà abbiano il diritto di operare scambi volontari al di là dei confini nazionali senza il pagamento di un'imposta sulle vendite. Voglio che confessino di credere in questa formula: pistole + distintivi + tasse sulle vendite = ricchezza delle nazioni

Soprattutto, voglio che smettano di rivendicare di essere credenti nell'economia della scuola Austriaca e strenui difensori del libertarismo.

I protezionisti includono spesso questa frase nelle loro risposte: "Ma che dire di...?" Ecco la mia risposta: "Metti via il tuo distintivo, rimetti la tua pistola nella fondina, e smettila di volermi tassare." O, più filosoficamente: "Non parli a nome della nazione." O, più personalmente: "Smettila di comportarti come un compare di un piccolo gruppo di imprese che non possono rispettare gli standard imposti dai clienti."


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Ciao, le considerazioni di North mi fanno pensare alla golden share. Ma ci sono anche forme di protezionismo interno contro la concorrenza che configurano lo stato corporativo.
    Le recenti cosiddette misure di liberalizzazione dei mercati, di alcuni settori del mercato, sono apparse ad alcuni osservatori liberali come Piero Ostellino, a ragione secondo me, come un altro atto di dirigismo mascherato maldestramente.
    Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto eliminare le licenze concesse dallo stato e sarebbe stato il mercato a stabilire chi meritava di lavorare e conseguentemente quanti.
    Ennesimo esempio di statalismo.

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  2. Ciao Anonimo.

    Corretto. Ogni qual volta che si invoca il governo affinché riassetti gli equilibri in un determinato modo (secondo le volontà di gruppi con interessi speciali), ciò equivale ad un furto di risorse a scapito di settori più produttivi che non cercano aiuti ma tentano di farcela da soli. In questo modo si distorce la struttura produttiva premiando quelle realtà inefficienti.

    Un esempio ci arriva dal settore agricolo negli Stati Uniti. Non sorprende quindi che i numeri della povertà stanno aumentando e vengono finanziati programmi-dolina per le risorse al fine di mettere un cerotto ai guai economici a catena creati dai pianificatori centrali. Come al solito, vengono attaccati i sintomi e non le cause.

    Anche qui da noi ne sappiamo qualcosa.

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