mercoledì 31 dicembre 2014

Perché l'anarchia?





di Daniel Krawisz


Anarchia, i Pregiudizi

Lo stato è definito come un'organizzazione che rivendica un diritto ultimo su tutti i servizi all'interno di un determinato territorio e il diritto di difendere questo monopolio con la forza. Gli statalisti sono persone che credono sia nei diritti rivendicati dallo stato sia nella necessità di uno stato. Anarchia significa apolidia e gli anarchici credono che gli stati siano indesiderabili ed eticamente ingiustificati.[1]

Anarchia non vuol dire caos o barbarie: anche se gli anarchici comprendono un gruppo molto eterogeneo e non posso assolutamente negare che ci siano anarchici che sostengono la violenza, la schiacciante maggioranza di anarchici crede che l'anarchia promuova la pace e la cooperazione, a differenza dello statalismo. La maggior parte degli anarchici direbbe che Hobbes è colpevole di una falsa premessa quando descrive lo stato di natura come "una guerra di tutti contro tutti."[2] Perché le persone in questo stato di natura avrebbero aspettato così a lungo prima di cercare sicurezza, tanto da finire letteralmente in guerra l'uno contro l'altro? Sicuramente ci deve essere stato un periodo precedente in cui sono vissuti abbastanza lontani e possedevano abbastanza terra per sé stessi da non aver particolarmente bisogno di sicurezza.

La descrizione di Hobbes non si adatta tanto ad una società in cui non è mai esistito alcuno stato, ma piuttosto ad una in cui uno stato è crollato e ha lasciato un vuoto nei servizi che in precedenza aveva monopolizzato. La stessa falsa premessa è stata promulgata nel corso dei secoli sin da quando Hobbes la rese popolare. Gli statalisti non l'hanno esaminata in maniera critica e hanno ignorato gli appelli degli anarchici.[3] Eppure è solo a causa del monopolio dello stato se può venire a crearsi un tale vuoto: se questi servizi fossero forniti da diverse organizzazioni, nessuna delle quali in possesso di un monopolio territoriale, il crollo di una qualsiasi di esse non comporterebbe alcun vuoto di potere o scoppio di violenza. Le organizzazioni rimanenti sarebbero pronte ad espandersi e a riempire i vuoti.




Alle persone viene detto che lo stato di natura è terribile, ma nessuno ha la possibilità di provare questa affermazione rivendicando un certo territorio e dichiarandolo paese indipendente.[4] Ma cos'è lo stato di natura?

Tutti quei racconti che dovrebbero dimostrare l'orrore dell'anarchia, come la Somalia, possono essere spiegati facilmente come ulteriori problemi dello statalismo: se uno stato fallisce, allora il caos risultante non dovrebbe essere visto come una conseguenza della libertà (a nessuno era stata data l'opportunità di creare istituzioni alternative) ma come una debolezza intrinseca del monopolio stesso.[5] La tesi dello stato di natura si è protratta così a lungo perché quando le persone hanno paura smettono di pensare. Visto che lo stato è costruito in modo tale che il suo crollo significhi caos, ne deriva che l'apolidia in sé non è il problema.

Quando si immagina la formazione della società, come un graduale accrescimento, persona dopo persona (o tribù dopo tribù), allora l'intero problema assume un carattere diverso. In primo luogo, in nessun punto del processo si può affermare che vi sia un vuoto di potere. Una volta che due persone iniziano a vivere abbastanza vicino l'una all'altra, facendo emergere la necessità di un accordo tra di loro, esse possono stipularlo senza che uno ricopra il ruolo di padrone o senza legarsi ad un'alleanza eterna. Al crescere della società, le strutture informali possono diventare più formali, ma non c'è alcun motivo affinché emerga necessariamente un monopolio territoriale.

In secondo luogo, non è sufficiente giustificare l'esistenza di organizzazioni atte alla sicurezza definendole come il semplice soddisfacimento di un bisogno, ma bisogna inserirle nello stesso insieme di regole da cui emergono tutte le organizzazioni umane. La società non può contare su regole che sono applicabili solo retroattivamente. Nessuno saprebbe cosa potrebbe o non potrebbe fare, e per cosa potrebbe essere punito il giorno successivo. Nessuno potrebbe fare piani per il futuro, e quindi non ci sarebbe alcun modo per essere certi di beneficiare dalla cooperazione. Purtroppo questi sono i tipi di regole che si applicano alle organizzazioni politiche in un panorama statalista. Riconoscere un certo bisogno, diciamo per una via di comunicazione, non giustifica l'improvviso inserimento involontario di un intero popolo in un unico insieme collettivo gigante. Che oggi la gente la pensi in modo diverso riguardo alle attività statali, rappresenta una comprensione che lo stato esiste al di fuori del regno dell'imprenditorialità umana. Un'azione che un giorno potrebbe portare alla creazione di uno stato e a fornire i servizi necessari di giustizia e sicurezza, può essere giustificata solo retroattivamente. Se il tentativo ha esito positivo, verrà considerata una rivoluzione gloriosa; ma se fallisce, si parlerà solo di tradimenti, terrorismo o criminalità organizzata.

Una società anarchica, quindi, deve essere pensata come a qualcosa che viene costruito poco a poco, pezzo dopo pezzo, e in cui nessuna persona o organizzazione può pretendere regole uniche per sé stessa.



L'Ingiustizia dello Stato

In circostanze ordinarie, quando due persone discutono per il controllo di qualcosa, non si dichiarano guerra ma piuttosto presentano argomenti. Le ragioni della controversia sono semplici: ognuno desidera una sorta di controllo esclusivo su un determinato oggetto. Se uno di loro non lo volesse, allora cederebbe semplicemente la proprietà all'altro. Tuttavia queste ragioni sono sufficienti per risolvere la controversia, perché quando entrambi dicono "lo voglio", si distinguono da un qualsiasi osservatore imparziale. E' prevedibile che cercheranno di sovvertire i fatti a proprio vantaggio e che una considerazione astratta della giustizia non è nel loro interesse; invece tenteranno di sostenere le loro rivendicazioni mediante l'applicazione di teorie astratte in modo da non apparire come di parte. Le regole devono essere imparziali — devono trattare tutti allo stesso modo. I fatti storici, d'altra parte, sono imparziali. Qualcuno può presentare dei fatti che lo riguardano, senza farlo apparire di parte.

Qualcuno che vuole giustificarsi davanti alla società dopo un atto ingiusto, non si limita ad argomentare contro la giustizia stessa e a sostenere che la forza è l'unica via. Invece propone una teoria secondo la quale le sue azioni sono giustificate. Se un invasore convince tutti gli altri che lui è il legittimo proprietario della proprietà invasa, allora sarà l'attuale proprietario a venire sfrattato. Anche gli stati cercano di giustificare il loro potere di monopolio con una teoria. Tuttavia c'è sempre qualcosa di sbagliato nelle loro teorie — finiscono sempre col proporre qualcosa che non avrebbe senso se la gente comune o le organizzazioni cercassero di adottarle.

La discussione fin qui evidenzia tre caratteristiche della giustizia con cui la maggior parte delle persone sarebbe d'accordo: il suo scopo è quello di scoraggiare o prevenire la violenza; il suo metodo è quello di applicare regole universali astratte a situazioni concrete; e l'applicazione delle sue norme dipende da fatti oggettivi piuttosto che da asserzioni mendaci. Tutti i tentativi di giustificare lo stato vìolano come minimo uno di questi tre principi. Comportano un appello alla violenza, privilegi speciali, o bugie sui fatti storici. Queste sono le insidie dello statalismo.

Come mentono gli statalisti? Si dice che i primi stati siano stati istituiti dagli dei. Il privilegio del re era la capacità di eseguire rituali in grado di placarli.[6] I re medievali giustificavano la loro posizione di dominio e la loro superiorità rivendicando un diritto divino che derivava da Dio stesso e linee familiari riconducibili alle classi alte dell'antica Roma. Usiamo non sequitor simili e storie assurde per giustificare gli stati di oggi. Ad esempio, raccontiamo storie di un "contratto sociale" costruito su un "tacito consenso." Questo contratto immaginario include tutti sin dalla nascita, anche se nessuno l'ha effettivamente firmato. E' stato creato in un ipotetico "stato di natura" che non si è mai verificato.[7] Questa storia può anche non essere inverosimile, ma è una forma di mitologia tanto quanto quella in cui Atena giura fedeltà a Zeus.

Nessuno crede per davvero che sia esistito uno stato di natura in cui è stato redatto il contratto sociale. Questo mito è una bugia: viene utilizzata per sostenere che le persone abbiano dato il loro consenso alla creazione dello stato. In poche parole, la gente non ha dato il proprio consenso alla creazione dello stato. La teoria del contratto sociale tenta semplicemente di dipingere l'alternativa allo statalismo come qualcosa di così indesiderabile che nessuno dovrebbe preferire; e poi, in virtù di ciò, sostiene che le persone abbiano dato il loro consenso. Tale consenso è cambiato in qualcosa di più simile all'obbedienza passiva. Questo è come dire che uno stupro è consensuale perché la vittima non resiste attivamente per paura che la situazione possa peggiorare. Anche se si potesse dimostrare che le alternative alla statalismo fossero tutte peggiori, tutto ciò continuerebbe a non aver nulla a che fare con il consenso dei popoli.

"Potete sempre andarvene!" solgono ripetere gli statalisti. Prima di tutto, questo non è sempre vero. In secondo luogo, c'è la questione della giustificazione dello stato. Se lo stato non è giustificato nel potere che esercita, allora è lo stato che sta violando i miei diritti ed è lo stato che dovrebbe andarsene. Dire "potete sempre andarvene" non è diverso dal dire che una persona, la cui casa viene improvvisamente occupata da soldati, potrebbe andarsene e trasferirsi in una casa diversa (un'altra anch'essa occupata da un gruppo di soldati). Il mito del contratto sociale non è altro che una minaccia.

La bugia del consenso dei popoli è collegata alla menzogna che lo stato è l'agente del popolo. Tutti gli stati moderni propugnano questa affermazione. Nel caso di un dittatore, c'è un solo uomo che sostiene di parlare a nome del popolo. In un sistema elettorale, vi è una serie di norme procedurali che dovrebbero rappresentare il modo con cui il popolo esprime i suoi desideri. Tuttavia, si può essere l'agente di un'altra persona se per entrambe le parti ci sono vantaggi. Un'organizzazione non può essere l'agente di quegli individui dai quali sottrae unilateralmente fondi attraverso la tassazione. Se i suoi contribuenti morissero tutti o se diventassero così poveri da non essere più in grado di supportarlo, lo stato ne rimarrebbe di certo danneggiato. Quindi lo stato è l'agente delle persone nella misura in cui è improbabile che le possa uccidere tutte o impoverirle tutte — solo quelle con cui può farla franca.

E' così che mente lo stato. Che dire dei privilegi speciali? Qui ci troviamo di fronte ad un caso in cui due cose sono empiricamente indistinguibili, ma si sostiene che meritino un trattamento diverso in base alla loro identità. Ad esempio, se una persona dice che può uccidere chiunque voglia, mentre tutti gli altri non possono, o se qualcuno dice che si dovrebbe credere ad una storia esclusivamente per sentito dire, ma bisogna basarsi su elementi di prova per tutto il resto, abbiamo a che fare con casi di privilegi speciali. Lo statalismo si basa sui privilegi speciali perché giudica le azioni e i diritti in modo diverso a seconda dei casi, quando in realtà non ci sarebbe alcuna differenza empirica a contraddistinguerli.

Alle persone viene insegnato fin dalla più tenera età a non mettere in discussione la natura dello stato in cui sono nati, sia essa una dittatura o una democrazia, e a denunciare coloro che cercano inutilmente di ribellarsi. Tuttavia, per loro dovrebbe essere abbastanza facile immaginare una storia alternativa: le ribellioni falliscono o hanno successo. In tal caso, bisognerebbe ammettere che verrebbero insegnate lezioni diverse e le varie azioni verrebbero trattate come legittime o traditrici rispetto al presente. Ad esempio, se la ribellione americano fosse fallita, i membri del Congresso Continentale oggi sarebbero visti come dei pazzi, dei cospiratori. Se la Confederazione si fosse difesa con successo, allora Jefferson Davis e Robert E. Lee sarebbero stati considerati eroi e Abraham Lincoln sarebbe stato considerato un tiranno.




Lo standard oggettivo, attraverso il quale viene giudicata la creazione di uno stato, è il successo. Questo standard può essere applicato solo retroattivamente, quindi dal punto di vista di coloro che lo vivono (che non hanno il vantaggio di conoscere il loro futuro) è assolutamente relativistico. Tutte le altre tesi a sostegno di un particolare stato sono argomenti ad-hoc e destinati ad arrivare ad una conclusione scontata.

Anche se gli argomenti astratti sul contratto sociale potrebbero stabilire la necessità di un monopolista unico sulla legislazione, sulla polizia, sui tribunali e sulla difesa nazionale, rappresentano un non sequitor per passare da una descrizione astratta di uno stato alla conclusione che qualsiasi organizzazione statale attuale è legittima. Anche se ci può essere una nazione e un popolo, non ci deve essere necessariamente un leader. Immaginate una nazione con due stati democratici, ognuno dei quali accetta i voti di tutta la popolazione, approva leggi indipendenti, in cui si indicono elezioni contemporaneamente e ognuno sostiene di essere il vero stato. Secondo la teoria standard dello stato, non c'è modo per risolvere la questione se non attraverso una guerra, che è una giustificazione post hoc. Allo stesso modo, potrei pure dire che i Boy Scout d'America o della Berkshire Hathaway dovrebbero essere i giusti monopolisti e che l'organizzazione che governa attualmente è un impostore. Il fatto che i governi attuali siano conformi all'idea di uno stato, non offre loro una giustificazione etica per ricoprire tale posizione. Questa situazione è simile a quella in cui le persone di varie religioni usano gli argomenti astratti per tentare di dimostrare l'esistenza di Dio, e quindi suppongono che la loro religione sia quella giusta senza distinzione per le altre.

Inoltre le azioni necessarie alla creazione di uno stato sarebbero indistinguibili (secondo una qualsiasi verifica empirica) dalle azioni necessarie per creare un'organizzazione mafiosa. Immaginate un'organizzazione mafiosa che stabilisce un racket di protezione in un quartiere. La mafia ha un incentivo a proteggere le persone contro la micro-criminalità, perché non vuole concorrenza. Vuole che le attività nel suo dominio restino in buone condizioni, in modo che ci siano un sacco di soldi da intascare. Quindi è probabile che la mafia offra un servizio di protezione. Sarebbe razionale se le persone in quel territorio dicessero che quei padroni fossero preferibili all'incertezza che potrebbe derivare se tale organizzazione venisse annullata; ma questo non significa che non siano oppresse. Supponiamo ora che la mafia indìca un'elezione su chi sarà il prossimo padrino. Naturalmente nessuno dei candidati può dire che porrà fine al racket della protezione o scioglierà la mafia. Sarebbe razionale se le persone votassero per qualsiasi candidato sembrasse il meno opprimente, ma neanche questo potrebbe giustificare tale organizzazione; tutto questo significa che il popolo oppresso ha conferito una certa indulgenza a questi loschi figuri.

Ora supponiamo che la mafia cominci a spendere un po' dei suoi soldi (derivanti dal racket della protezione) per cose benefiche, come scuole e rifugi per i senzatetto. Semmai dovesse fallire le cose andrebbero peggio. Anche se le persone smascherano questo trucco, sarebbe difficile resistere dal diventare sempre più dipendenti. Il popolo direbbe: "Sono già stato costretto ad entrare in questo sistema, quindi perché non dovrei cercare di ricavarne quel che posso?"

Questa situazione è tanto diversa dal moderno stato democratico? Solo a parole. Proviamo a sostituire alcune parole: stato al posto di mafia, presidente al posto di padrino e fisco al posto di racket della protezione. Tutte le misure intraprese da questa ipotetica organizzazione mafiosa possono essere spiegate come un mezzo affinché dei banditi possano radicare la propria posizione di comando attraverso il racket della protezione; quindi perché la democrazia e i programmi sociali dovrebbero essere considerati benevoli e benefici quando messi in atto da uno stato?

Si noti che non esiste un problema simile con le organizzazioni private come le imprese, i club, o le comuni. Ognuno di questi esiste secondo le proprie regole, perché tutti quelli che vi sono coinvolti decidono, a proprio vantaggio, di seguire quelle regole. Se qualcuno decidesse che tali norme non rientrassero più nel proprio interesse, allora potrebbe smettere di seguirle e l'organizzazione si ridurrebbe fino all'osso.

L'unico modo che hanno gli stati per sottrarsi dallo special pleading, oltre a ricorrere alle bugie, è dichiarare la loro vittoria sule alternative ipotetiche. Questo è un appello alla violenza, il che significa equiparare la giustizia alla vittoria. Un'organizzazione governativa si distingue dalle altre per il fatto che ha potere su di loro e ha sconfitto con successo i suoi rivali. L'espressione "il potere conferisce i diritti" è generalmente intesa come una teoria grottesca e immorale, così gli statalisti usano sotterfugi intellettuali per nascondere il fatto che questo rappresenta il fondamento della loro teoria.

Tutti gli stati moderni esistono perché un piccolo gruppo di persone ha stabilito un nuovo ordine su un certo territorio e ha sfruttato una struttura di potere esistente per imporrlo alle altre persone. Sì, le persone possono anche aver votato un tale ordine, ma l'elezione stessa è stata imposta. Qualcuno ha scelto di essere vincolato per sempre alla decisione che gli è stata offerta? E per quanto riguarda le persone che non hanno votato? Come si può vincolarle alla decisione?

Perché è necessario preoccuparsi di un crimine che è accaduto tanto tempo fa? Se è vero che lo stato non ha giustificazioni per esistere ed è fondato sul crimine, allora tale crimine viene ancora commesso. Se lo stato non ha il diritto di rivendicare la proprietà sul suo territorio, allora ogni suo atto rappresenta un'altra invasione. La fiscalità e la regolamentazione sono estorsioni. La detenzione e la reclusione sono schiavitù. La guerra è un omicidio di massa.

La nostra naturale avversione alla violenza e la nostra comprensione intuitiva, vengono scavalcate facendo appello al senso di colpa e alla paura. Alle persone viene detto, senza prove, che dovrebbero temere tutte le alternative allo statalismo poiché irrimediabilmente violente. Viene anche detto loro che la violenza è inevitabile perché gli esseri umani sono intrinsecamente malvagi. La violenza dello stato è necessaria perché le persone hanno bisogno di padroni potenti affinché siano tenute sotto controllo. Lo stato è la maledizione del peccato originale. Naturalmente questo non ha senso perché lo stato è gestito da esseri umani e non da angeli, così tutto il male che ritroviamo nella natura umana senza costrizioni dovremmo ritrovarlo nello stato stesso e nel modo in cui tratta i suoi sudditi.

Lo stato fa ricorso alla violenza raccontando ai suoi sudditi che il suo regno è inevitabile. Se non potesse governare, il potere verrebbe preso da qualche altra banda. Quindi è meglio lasciare le cose come stanno. Come ho detto sopra, è razionale che le persone si sottomettano ad un oppressore se temono qualcosa di più del cosiddetto ordine stabilito, ma non è razionale che dicano che l'oppressore è giusto e che acconsentano al suo governo. Piuttosto si dovrebbe dire che lo stato è cattivo, ingiusto e, nonostante i doni che elargisce e i privilegi che concede, un nemico e un invasore.

E' impossibile difendere lo stato senza cadere in una di queste tre fallacie. La violenza e le minacce di violenza sono le ragioni storiche per cui alcuni stati esistono e altri hanno fallito. Se in generale non si vuole dire che la violenza è giustificata, si dovrebbero guardare quelle prove empiriche nella storia che hanno creato gli stati e che possono essere definite universalmente applicabili a tutti gli esseri umani. Tuttavia, questo è impossibile. Non c'è differenza empirica tra chi tenta di creare uno stato dalle ceneri di un fallimento precedente, e chi cerca di creare un'organizzazione mafiosa. Se non si vuole dire che alcuni stati sono giustificati e altri no, allora l'unica soluzione è quella di mentire sulla storia.



La Società Volontaria

C'è un altro argomento statalista a cui mi vorrei rivolgere. Qualsiasi tesi secondo cui non può esistere un'alternativa praticabile allo statalismo, soffre di una mancanza di immaginazione. Sebbene non sia possibile immaginare ogni modello di produzione alternativo per la giustizia e la deterrenza della criminalità, sostenere che non ne possa esistere nessuno è solo dogma, non una prova. E non c'è modo di fornirne una se non permettere alle persone di secedere individualmente e testarlo da sé. Il fatto che questo non venga permesso è la prova stessa che lo stato non può permettersi che qualcuno metta alla prova i suoi dogmi.

Non pretendo di sapere esattamente come verrebbero forniti questi servizi, ma sono stati proposti alcuni modelli di business molto plausibili.[8] Tuttavia, il punto essenziale è che le istituzioni che scoraggiano la criminalità non hanno bisogno di monopolio. In realtà non potrebbero essere monopolisti, perché non ci sarebbe nessuno a scoraggiarli. Invece se la società fosse organizzata più come una rete che come una gerarchia, ognuno avrebbe un po' più di potere su tutti gli altri in determinate circostanze.

L'anarchismo è il rifiuto di una particolare idea e non è allineato ad una qualsiasi visione del mondo o ideologia. L'anarchia è abbastanza aperta da concedere alle persone diversi modi di vivere, laddove lo statalismo implica necessariamente l'imposizione di determinate norme su determinati gruppi. Ci sono anarchici che amano le cooperative e anarchici che amano l'iniziativa individuale dei lavoratori. Ci sono anarchici religiosi e anarchici atei. Ci sono anarchici hippie e anarchici yuppie.

Purtroppo per la maggior parte delle persone la realtà del potere è più interessante della conclusione logica di un argomento etico. Le persone diventano anarchiche perché credono nell'idea astratta di giustizia piuttosto che nello spettacolo suggestivo di coloro che sostengono di impugnarla, e credono nella propria capacità di pensare in modo indipendente piuttosto che nelle ideologie presentate delle autorità. E allora diventano anarchiche quando si rendono conto quali sono gli errori alla base di tutte le azioni dello stato e della sua stessa esistenza. Per essere un anarchico, quindi, è sufficiente respingere le bugie, le fallacie logiche e la conquista violenta come giustificazione legale. L'anarchismo non è estremismo: è semplicemente corretto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Qui uso il termine anarchismo per includere tutte le filosofie politiche che si oppongono allo stato. Tuttavia ci sono alcuen considerazioni da fare. Di norma gli anarchici si oppongono sia ad una giustifiazione per l'esistenza di uno stato sia ad una sua necessità. Ma teoricamente ci potrebbe essere un anarchico che si oppone solo ad una delle due opzioni sopracitate. Io, sinceramente, non ho mai incotnrato un esempio del genere. Esistono sia anarco-capitalisti che anarco-socialisti, così come molte altre correnti di anarchismo. Tuttavia gli anarco-socialisti potrebbero dire che gli anarco-capitalisti non sono anarchici “veri”, quindi il termine anarchico si dovrebbe fare riferimento solo a loro. Questo è un argomento ostico perché i due gruppi sono molto più affini di quanto possa sembrare, ed è sciocco voler trasformare una parola che significa ‘nessun governo’ in qualcosa che significa ‘niente profitti o saggi salariali volontari’.

[2] Si veda Hobbes, T., Leviathan or the Matter, Forme, & Power of a Common-wealth Ecclestical and Civill, Gutenberg.org. Vi consiglio di leggere questo libro. Resterete esterrefatti per quanto è illogico e per come è scritto male. Non ci sono più scuse oggi per prendere seriamente Hobbes.

[3] Si veda Rawls, J., A Theory of Justice, Belknap Press of Harvard University Press, 30 Settembre 1999 e Epstein, R., Principles For A Free Society: Reconciling Individual Liberty With The Common Good, Basic Books, 13 Ottobre 2002. Rappresentano due grandi lavori sullo statalismo, uno da una prospettiva di sinistra e l'altro da una libertaria. Entrambi i libri hanno in comune il tentativo di giustificare lo stato da un punto di vista funzionale e non affrontano i problemi etici riguardo la creazione dello stato.

[4] Si veda Murphy, R., “But Wouldn’t the Warlords Take Over?”, Mises Daily, 7 Luglio 2005 per una confutazione eccellente della tesi riguardante i signori della guerra.

[5] Si veda Notten, M., The Law of the Somalis: A Stable Foundation for Economic Development in the Horn of Africa, The Red Sea Press Inc., 27 Novembre 2005 per una diversa interpretazione dei problemi della Somalia rispetto a quella presentata dai media mainstream.

[6] Si veda Trigger, B., Understanding Early Civilizations: A Comparative Study, Cambridge University Press, 16 Aprile 2007 per una discussione profondamente anti-statalista di un certo numero di antiche civiltà, includente anche meravigliose riflessioni sulla religione e sulla politica.

[7] Epstein, in particolare, fa un lavoro eccezionale nel rendere tutto ciò solido e plausibile. Epstein, 2002.

[8] Per esempi a tal proposito si veda Guillory, G., Tinsley, P., “The Role of Subscription-Based Patrol and Restitution in the Future of Liberty”, vol. 1, no. 12, Libertarian Papers, 2009 per quanto riguarda modelli di produzione di libero mercato concernenti la polizia e la protezione, e Block, W., The Privatization of Roads and Highways, Ludwig von Mises Institute, 2 Novembre 2012 per modelli di produzione di libero mercato concernenti le strade.

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12 commenti:

  1. non voglio mai entrare nel conflitto famigliare stato minimo / anarchia. anche perché si rassomiglia ai polli (capponi) di renzo, che mentre quegli li portava in dono da azzecca-garbugli, invece che pensare a liberarsi e rivolgersi verso il por costrittore, si beccavano tra loro. la direzione è verso la liberta, poi vediamo dive si arriva. parlare se sia meglio una cosa od un altra, entrambe inesistenti, è filosofia teoretica. va bene per il dibattito, è anche divertente. ma resta un esercizio teorico.
    però una cosa la posso dire, che è mia esperienza pratica: nella mia esperienza professionale, sono stato a contatto con tribunali civili, tribunali amministrativi ed arbitrati. la prima delle 3 sedi è quella che offre maggiori garanzie di neutralità e capacita. anche perché è previsto il grao di appello e la cassazione, mentre l arbitrato si chiude praticamente in unico grado. in questi bisogna stare molto attenti che il ricco e potente, od in contesti inferiori il più furbo e dotato di capacita di relazione, ha maggiore facilita di dirigerli. bisogna essere molto svegli, e sapersi muovere tra i pericoli. ultima la giustizia amministrativa, di cui non parlo o mi squalificano a vita :)

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  2. Ok. Oggi utopia.
    Mi auguro e Vi auguro meno interventismo politicofinanziario e piu' liberta' di azione economica.
    Ci arriveremo? Dubito. Ma me lo auguro perche' sarebbe meglio per tutti.
    Ci sentiamo l'anno prossimo. Probabilmente vedremo due euro.
    Cmq sara' una situazione molto interessante e sempre piu' fluida.

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  3. IMHO, uno degli articoli più belli di sempre! Grazie di cuore a Francesco Simoncelli!

    Spago

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  4. A proposito di utopie.
    Secondo me la flat tax in Italia e' proponibile e sensata solo dopo il default dello stato. Ora e' solo una promessa elettorale disperata.
    Che ne dite?

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  5. Che ci fa il Dottor Manhattan da queste parti?

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  6. "Tutti i tentativi di emergere dalla crisi con nuove misure interventiste sono completamente maldestri. C'è solo un modo per uscire dalla crisi: rinunciare ad ogni tentativo di impedire l'impatto dei prezzi di mercato sulla produzione. Rinunciare a perseguire politiche che tentano di stabilire i tassi d'interesse, i saggi salariali ed i prezzi delle materie prime in modo diverso da quelli che il mercato indica. Ciò può contraddire la visione predominante. Sicuramente non è popolare. Oggi tutti i governi ed i partiti politici hanno piena fiducia nell'interventismo e probabilmente non abbandoneranno il loro programma. Tuttavia, forse non è troppo ottimista affermare che quei governi e partiti le cui politiche hanno condotto a questa crisi un giorno spariranno dalle scene e lasceranno spazio a uomini il cui programma economico conduce, non alla distruzione ed al caos, ma allo sviluppo economico ed al progresso." ~ Ludwig von Mises, The Causes of the Economic Crisis

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  7. Ciao a tutti.

    Innanzitutto buon anno a voi lettori di Freedonia. :)
    In secondo luogo, questo argomento è molto complesso da affrontare. Infatti, il pensiero anarchico stesso si suddivide in branche, come ad esempio l'anarco-socialismo e l'anarco-capitalismo. Inoltre, i tipi con mazze e spranghe non li considero affatto anarchici, nemmeno "quelli che vogliono une rivoluzione". Individui che si abbassano al livello del carnefice e vogliono solamente che si avvicendi al potere un gruppo al posto di un altro deve essere considerata per quello che é: statalista, o amante di un monopolio della forza sotto altro nome. Comunque una cosa che prescinde da tutti i nostri discorsi è il fatto che l'essere umano aneli alla proprietà di ciò che produce. In questo modo egli deve dedicare parte della sua produzione alla difesa di ciò che ha. Ciò richiede tempo e forze che deve sottrarre alla soddisfazione dei suoi desideri; cosa che a sua volta danneggia, o per meglio dire, impedisce alla società di raggiungere un benessere superiore. Se quindi paga qualcuno per espletare questa protezione al posto suo, avrà più tempo da dedicare alla sua produzione. Questo per dire che non ci può essere una società fino a quando non c'è un mercato, e non ci può essere un mercato fino a quando non è garantita la sicurezza della proprietà.

    Senza tale garanzia l'individuo non si sforza di migliorare la sua situazione e la produzione scenderà al livello della mera sussistenza. E', quindi, inevitabile che nel tempo venga a formarsi un tipo di organizzazione definita governa attraverso la quale si garantiscano gli accordi tra gli individui (rispetto dei contratti) e la protezione della proprietà. Attenzione a non fare confusione qui, però, perché non sto parlando di uno stato. Un governo, secondo l'accezione Nockeana, è una qualsiasi forma di organizzazione atta a far rispettare queste due semplici prerogative. E' ovvio, quindi, che se ci fosse un altro modo per far rispettare queste due prerogative in assenza di un governo, le persone sarebbero state felici di adottarlo. E' anche ovvio che quando il governo sfrutta la sua "carica" per portare ad un altro livello i propri compiti, esso smettte di essere un governo. Diventa un'altra cosa, proprio come un mercantile che si dà alla pirateria non può essere più classificato come un mercantile. Diventa uno stato.

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    1. L'anarchia (o per quanto mi riguarda, l'anarco-capitalismo) si propone di riportare ordine nel caos che genererà lo stato attraverso un solido comparto teorico e ricco di esempi. E' un'utopia? Può darsi. Concedetemi, però, di raccontare un aneddoto proveniente dalla storia. Nel XIX secolo i greci si liberavano dall'oppressione turca e ricacciarono gli ottomani nei loro territori, liberando di conseguenza il territorio greco dall'occupazione turca. Lo stato greco non si era ancora organizzato, le principali personalità si raccolsero ad Atene, all’epoca poco più che un modesta cittadina, per decidere il nuovo ordinamento. Nel frattempo le regioni periferiche erano lasciate a loro stesse, e, quindi, la popolazione si organizzò da sé. Nel Peloponneso occidentale, ad esempio, la classe benestante dei musulmani possedeva le terre e i greci, di classe inferiore, vi lavoravano come braccianti. Una volta che i primi vennero cacciati, i secondi si ritrovarono a dover amministrare territori "senza un padrone". Paese per paese le famiglie si riunirono e decisero di distribuirsi tra loro la terra liberata. Per evitare lamentele sulla terra assegnata si escogitarono metodi ingegnosi, come le gare in cavallo in cui i vincitori prendevano le terre che si credevano più fertili, via via fino a dare terra sufficiente ad ogni famiglia. Inoltre ci si occupò anche du assegnare terre agli orfan, alle vedove e agli inabili.

      Per un breve periodo le condizioni della popolazione furono più che dignitose, ogni famiglia viveva del raccolto della propria terra, e si sviluppò anche un timido commercio per quelle eccedenza che scaturivano dai raccolti, essendo la terra del posto molto fertile. Tutto ciò andò avanti tra la cooperazione e il commercio di quei contadini, almeno finché lo stato non si ri-organizzò e... beh, potete immaginare il resto.

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    2. Buon anno a te, Francesco.

      Utopia, cioè senza luogo. Oggi è così. Domani chissà.
      Senza dubbio si può dire che lo stato sia quanto di meno economico esista. Il suo prezzo è imposto e crescente. Non produce ma preda. I servizi che millanta di fornire sono inefficienti economicamente Net. Costano troppo. Se non avesse il monopolio della forza sarebbe una organizzazione già tramontata da secoli. Ma illude anche i suoi dipendenti. Gli unici che gli resteranno fedeli per interesse. Fin quando non li tradirà.
      Gli specchi su cui si arrampicano i suoi difensori sono sempre più scivolosi. Alla fine anche i più ciucci se ne accorgeranno. O forse, no. Ma di loro se ne infischieranno gli eventi.
      Talvolta penso che in caso di momenti drammatici, quando non si sta a guardare tanto per il sottile, molti vorranno saldare i conti coi parassiti e non faranno troppi distinguo. Tempi interessanti.

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  8. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/31/oro-pechino-mosca-tentate-dallidea-moneta-ancorata-lingotto/1303569/

    Articolo asettico e corretto e pure i tanti commenti non sono malvagi. Quasi una sorpresa.
    Siccome Dio non gioca a dadi, un articolo del genere in una testata mainstream che puo' significare? Che il redde rationem si avvicina piu' rapidamente?

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    1. Ciao Dna.

      Interessante. I lettori di questo blog, comunque, non dovrebbero esserne sorpresi. Su queste pagine, infatti, è stato argomentato più e più volte come un'esito simile fosse possibile e realizzabile. Per quanto riguarda la notizia in sé, invece, accadde una cosa simile quando nel 2011 d'improvviso l'oro divenne tanto importante da meritare titoli sui media mainstream. Poco dopo il prezzo ha iniziato la sua discesa. Nel nostro caso terrei a mente anche le parole dello zio Mario secondo cui la BCE sarebbe pronta ad inglobare qualsiasi tipo di asset tranne l'oro; e anche le parole di Greenspan, secondo cui sarebbe opportuno comprare oro.

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    2. La mia quasi sorpresa riguardava la presenza dell'argomento su quella testata e la constatazione di una discreta consapevolezza da parte di diversi commentatori: il fiatmoney comincia ad esser compreso. Mi aspettavo piu' stampatori compulsivi mmt.
      Vuoi vedere, senza illudersi, che la necessita' stia aguzzando l'ingegno!?!

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