lunedì 13 aprile 2015

Eliminate John Maynard Keynes

Senza libertà economica non esiste libertà politica. Giganti del pensiero Austriaco come Mises e Bastiat l'hanno ripetuto fino alla noia. Era questo il succo delle loro opere letterarie e del loro pensiero. Hanno cercato di dirlo ai posteri. Per un po' hanno ascoltato, poi si sono lasciati abbindolare da una vagonata di promesse assurde. Come ho scritto nel mio paper sul sistema pensionistico che potete visionare gratuitamente qui, la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale. Fa parte di qualsiasi schema di Ponzi. Che sia volontario o coercitivo, le persone tendono a rimanere fedeli all'idea di base poiché investono troppo capitale finanziario e mentale nella truffa. In realtà, sanno che andrà in bancarotta... almeno inconsciamente. Si limiteranno a passare di mano la patata bollente e cercare di battere il sistema. Problema: e se gli elettori giovani staccheranno la spina prima? A questo punto non ci sarà più nulla da fare per lo stato, il quale si ritroverà impotente contro le scelte individuali di una grande maggioranza di persone che impedirà ai burocrati di affondare ulteriormente le loro mani nei portafogli dei contribuenti. Gli individui possono passare dal micro al macro quando vogliono, i burocrati no. Le scelte individuali delle persone influenzano esponenzialmente una serie di meccanismi nel mercato che inviano segnali specifici. L'influenza del burocrate si limita a perturbare questi segnali, non li elimina. Infatti il burocrate non può far altro che girarsi dall'altra parte davanti alla sua sconfitta: mercato nero. Questo significa che per quanto si sforzi la pianificazione centrale, alla fine sarà costretta a capitolare sotto la pesantezza dei suoi limiti: Grande Default. In quel momento saranno chiamate al banco degli imputati tutte quelle giustificazioni che finora hanno permesso di perpetrare oltremisura l'attuale sistema economico. Una di queste giustificazioni è proprio il keynesismo.
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di Gary North


Di recente ho aggiornato il mio Keynes project. Ho fatto notare come nessun giovane economista si sia fatto avanti. Nessuno vuole dedicare la propria vita a confutare l'economista più conosciuto del XX secolo.

Murray Rothbard avrebbe elaborato un lavoro devastante su Keynes, ma è morto prima di arrivare al XX secolo. Non ha mai scritto il terzo volume della sua monumentale storia del pensiero economico. Se l'avesse fatto, questo ci avrebbe risparmiato un sacco di tempo.

Io sono un oratore. So come discutere in un dibattito formale e so come dibattere in stampa. Ho compreso le basi del dibattito fin dal mio ultimo anno al liceo, quando durante un'esercitazione il nostro scopo era proprio quello di simulare un dibattito. Conosco le tecniche da usare in un dibattito da quando avevo 17 anni. Queste tecniche non cambiano.

Chiunque voglia affrontare John Maynard Keynes è meglio che conosca le basi del dibattito. Ma oggi voglio andare oltre le basi, non sul presupposto che qualcuno  si accolli l'onere della mia richiesta, ma per far capire come trattare con quelle persone che detengono una posizione che si presuppone sia sbagliata. Bisogna focalizzarsi sul dibattito.

Il primo passo è questo: identificare il pubblico. Dovete capire qualcosa riguardo il vostro pubblico, perché dovrete farvi appello. Dovrete convincerlo per l'80% di quello che direte affinché lo possiate portare dalla vostra parte. Circa il 10% del pubblico sarà già al vostro fianco; circa il 10% sarà vostro avversario e le persone in mezzo sono il pubblico a cui dovrete indirizzarvi. Fareste meglio a sapere che cosa li motiva. Fareste meglio a conoscere il loro quadro di riferimento. Fareste meglio a sapere qualcosa circa il coinvolgimento emotivo del pubblico, perché l'emozione è la base della vittoria in questo contesto.

In un dibattito scritto, l'emozione non è così importante. In un dibattito scritto, è necessario attenersi alla logica e ai fatti. Ci sarà un certo uso dell'emozione (retorica), ma poiché le persone possono rileggere quello che avete scritto, è necessario coprirlo con la logica e i fatti.



L'ECONOMIA DI MARX

Lasciate che vi faccia un esempio che è risultato importante all'inizio della mia carriera: Karl Marx. Ho scritto il mio primo paper dettagliato sul comunismo. Era il 1958. Un decennio più tardi sarebbe stato pubblicato il mio libro: Marx's Religion of Revolution. L'ho aggiornato nel 1988, un tempismo decisamente scarso: il muro di Berlino venne buttato giù nel 1989. La mia revisione era prematura. Potete scaricare il libro gratuitamente a questo indirizzo.

Leggete il capitolo su come Marx intendeva l'economia. Non è il cuore del libro. Ma, per quanto riguarda il problema tecnico dell'economia di Marx, è un capitolo importante. Se lo leggete, noterete come ho strutturato il dibattito. In primo luogo ho sottolineato il fatto che l'economia di Marx non era cruciale per la sua filosofia di base (il materialismo storico), ma al di là ciò era una chiamata ad una rigenerazione sociale attraverso una rivoluzione sanguinosa. Il titolo del mio libro è la tesi del libro: Marx era il prete di una religione della rivoluzione. E' una religione antica.

Nella sezione introduttiva del capitolo sulla sua economia, ho fatto notare che Marx non era neutrale. Il suo sistema, a suo dire, non era basato sulla scienza, ma era scientifico... sebbene tale affermazione fosse totalmente falsa. I suoi seguaci ci credevano, ma nel dicembre del 1991, quando l'Unione Sovietica si suicidò, la maggior parte dei suoi seguaci smise semplicemente di crederci. Vorrei aver scritto l'aggiornamento del mio libro nel 1992.

Nella seconda parte del capitolo, ho individuato il presupposto fondamentale di Marx: la teoria del valore-lavoro. L'ho fatto perché questo è stato il suo errore fondamentale. La teoria del valore-lavoro è falsa. Ho usato gli argomenti di Eugen von Böhm-Bawerk, originariamente pubblicati nel 1884, l'anno dopo che Marx morì. Le sue critiche erano fondamentali e non sono mai state migliorate.

Ecco la mia strategia di dibattito. Se riuscite a dimostrare che la premessa fondamentale della posizione di un uomo è falsa e se i vostri ascoltatori e lettori capiscono la logica della vostra posizione, allora avrete disarmato l'avversario. Se si inizia con una falsa premessa, tutto quello che si dice dopo è necessariamente falso.

Nella sezione successiva ho inferto il colpo di grazia: la teoria del plusvalore di Marx. Dal punto di vista tecnico, questo è stato il cuore della sua economia. Era sbagliata, soprattutto perché la teoria del valore-lavoro è sbagliata. Questa era semplicemente un'applicazione specifica di un presupposto errato.

Una volta ho convinto un lettore sull'erroneità della teoria del valore-lavoro e poi mi sono concentrato sull'erroneità della teoria del plusvalore di Marx, tutto il resto è andato in discesa. Successivamente mi sono concentrato su aspetti minori della teoria generale del plusvalore. Gli ho dimostrato che anche questi erano sbagliati.

Si procede con la critica attraverso una serie di confutazioni. Si inizia con la zona più generale, poi, passo dopo passo, si mostra che gli argomenti specifici di una certa teoria sono anch'essi sbagliati, ed è così perché è sbagliata proprio la teoria iniziale. I vostri lettori o ascoltatori non capiranno tutti i dettagli. Tutto ciò che sono in grado di capire è che avete indebolito il presupposto originale del vostro avversario, e poi cadono le tessere del domino. Continuate a ritornare alla premessa originale. Nel caso di Marx, l'errore della teoria del valore-lavoro.

Le persone non ricordano tutti i dettagli, quindi iniziate con questa premessa. Quello che dovete fare è inchiodare nelle loro menti l'errore fondamentale del vostro avversario. Poi estendete la critica alle specificità della sua tesi, ma continuando a ritornare alla critica iniziale se desiderate che la persona che ascolta o legge ricordi l'errore fondamentale del vostro avversario.



SMONTARE KEYNES

Qual è stato l'errore fondamentale di Keynes? Rendetelo chiaro al pubblico e le persone saranno vaccinate in modo permanente contro Keynes e il keynesismo.

Diversi economisti non saranno d'accordo su questo punto. Questo è il motivo per cui una confutazione di Keynes dev'essere fatta da un economista, non da una commissione. Un critico deve decidere quale sia il difetto centrale del sistema keynesiano e poi continuare a rimarcarlo per il resto della sua carriera. Deve dimostrare, in ogni applicazione del pensiero di Keynes, che questo singolo errore ritorna sempre. Il pubblico deve ricordare l'errore fondamentale della posizione economica di Keynes.

Io so qual è questo errore. Ma se lo chiedessi ad un gruppo di economisti non-keynesiani, probabilmente otterrei più risposte. Vale sempre il vecchio adagio: "Dove ci sono cinque economisti, ci sono sei pareri."

Ecco il difetto centrale del pensiero keynesiano: non ha mai dimostrato come lo stato possa mettere le mani sui soldi da spendere (aumentando così la domanda aggregata) senza che suddetta azione non venga contemporaneamente compensata da un aumento della domanda aggregata dall'atto originale: fiscalità, prestiti, o denaro fiat. Questo errore centrale può essere riassunto in due domande.

  1. Se il problema è l'insufficienza di domanda, lo stato da dove confisca le risorse necessarie per aumentare la domanda?
  2. Che cosa c'avrebbero fatto con queste risorse i loro proprietari originali?

Il keynesismo si basa su ciò che Bastiat chiamava fallacia della finestra rotta. E' nota anche come fallacia delle cose non viste.

Bisogna convincere il pubblico che Keynes non ha mai spiegato come e perché la ridistribuzione della ricchezza dalle mani degli investitori privati alle mani dei pianificatori centrali faccia aumentare la domanda aggregata. Fin dall'inizio il keynesismo è poggiato su un unico presupposto: qualcosa in cambio di niente. Questo è l'errore fondamentale di tutti i punti di vista anti-economici: vogliono ottenere qualcosa in cambio niente, una sorta di macchina a moto perpetuo. Possono essere confutati con un'affermazione familiare: "TANSTAAFL, non esiste qualcosa come un pasto gratuito"

Se discutete con qualcuno che promuove l'intervento dello stato come mezzo per aumentare la ricchezza, è necessario identificare la zona centrale del suo pensiero in cui sostiene che è possibile ottenere qualcosa in cambio di niente. La troverete, se cercate bene. Poi, quando la trovate, sfruttatela. Smontatela. Ripetetela. Tornateci su ancora e ancora.

Non va bene elencare 20 argomenti erronei di Keynes. Nessuno se li ricorderà. Se vi indirizzate ad uno o due argomenti principali, e poi mostrate come Keynes applicava questi errori fondamentali a 20 aree diverse, l'ascoltatore o il lettore ricorderà l'errore chiave e ricorderà anche come Keynes lo applicava erroneamente al resto dei suoi ragionamenti. Ancora meglio, cercate di trovarne 21. Il numero 21 sembra più preciso di 20.

Si tratta di un dibattito. Bisogna spiazzare l'avversario. Si può farlo sin dall'inizio della sua argomentazione, quando invoca il sogno di qualcosa in cambio di niente. Bisogna continuare a ritornare su questo punto: non possiamo ottenere qualcosa in cambio di niente. Questo è il cuore dell'economia di libero mercato, e lo è sempre stato. "A costo zero, vi è una maggiore domanda rispetto all'offerta." Se riuscite a dimostrare che il vostro avversario si basa fin dall'inizio sul presupposto che è possibile ottenere qualcosa in cambio niente grazie all'intervento dello stato, avete vinto. Vale a dire, molte più persone sposeranno la vostra tesi tra quell'80% ancora indeciso.

Questo è il motivo per cui una commissione non può avere successo nel Keynes project. Questo è il motivo per cui il libro di Hazlitt del 1959, The Failure of the "New Economics," ha avuto un impatto maggiore rispetto alla sua collezione di articoli contro Keynes del 1960, Critics of Keynesian Economics. Quegli economisti che avevano scritto gli articoli erano molto più famosi di Hazlitt, ma nessuno riesce a ricordare tutti i loro argomenti. Questi uomini non erano oratori. Hazlitt era un oratore molto più efficace di loro. Aveva trascorso la sua vita a fare il giornalista finanziario e sapeva come raggiungere il punto in modo rapido ed efficace.

Ecco la strategia. Bisogna identificare quello che si ritiene che sia l'errore centrale di Keynes. Poi si devono produrre decine di articoli, video, libri e tutto il resto associati al Keynes project. Dev'esserci un'applicazione coerente della regola generale, vale a dire, identificare l'area centrale in cui Keynes sosteneva lo scambio di qualcosa per niente, e tornare su questo tema più e più volte.

Se una mezza dozzina di economisti fossero disposti a mettersi in gioco con questo progetto, non si accorderebbero sulla strategia migliore da usare perché ognuno di loro ne avrebbe una diversa. Ciò confonderebbe il pubblico. Sarebbe una cosa come quella fatta da Hazlitt con la collezione di articoli su Keynes, e non una confutazione definitiva di Keynes. Ma, come ho detto, non credo che nemmeno un economista lo farà, per non parlare di una mezza dozzina di loro. Instillare nella mente del pubblico diverse tesi memorabili non è un grattacapo che penso ci attanaglierà.



CONCLUSIONI

Una volta che il keynesismo finirà nella pattumiera della storia dopo il Grande Default del moderno welfare state, ci saranno un sacco di economisti che accorreranno per spiegare dove si sbagliasse Keynes. Saranno tutti dei giovani economisti. Per loro sarà tutto nuovo. Prima del Grande Default non si identificheranno come anti-keynesiani. Probabilmente nessuno di loro ci penserà nemmeno. Arriveranno in ritardo, dopo che la campanella avrà già suonato. Questo è ciò che fanno gli studiosi universitari. Non hanno una mentalità imprenditoriale.

La persona che si distinguerà sarà quella che adotterà un progetto di confutazione completa di Keynes, e lo farà prima del Grande Default. Questo economista stabilirà l'essere anti-Keynes come la sua PUV: proposta unica di vendita. La strategia corretta è stata elaborata dal generale Nathan Bedford Forrest. Per vincere la battaglia è necessario arrivarci "ben preparati e ben equipaggiati."


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


8 commenti:

  1. da oratore, mi pare troppo prolisso per essere efficace. per me, in 2 righe, il problema di keynes è che traveste da economia quello che è elemosina.
    i macroaggragati sono la foto della diffusione dell elemosina coatta in un territorio.
    con connesso spreco di capitale e lavoro, soppressione della conoscenza diffusa, azzardo morale, dirigismo etc.
    keynes cura i sontomi, ma la diffusone dell elemosina non è economia. siamo tutti d accordo che se la classe media sta bene e consuma, l economia riparte. ma non si puo tenere in piedi un sistema "per forza". è droga, e non regge. keynes è un dottore che cura con l anestetico.

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  2. lo stato non ha bisogno di confiscare per spendere dato che spende piu di cio che confisca. Prima avviene la spesa, poi le tasse. Quindi nessuno prende seriamente quelle due domande perche non descrivono come funzionano le cose nel 2015, e sono cosi autorifiutate.

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    1. Se le cose funzionano così nel 2015 come mai stiamo così male?

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    2. Per svariati motivi.

      Innanzitutto abbiamo troppe tasse, la prima cosa da fare sarebbe ridurle con la mannaia. Assieme alla burocrazia.

      Poi il fatto che siamo sotto Euro non sta aiutando, e' un limite autoimposto che danneggia solo un paese che avrebbe bisogno di una moneta debole al momento. Anche io sono per i tagli di spesa, ma non in recessione quando abbassano ulteriormente il GDP.

      Se compariamo i paesi sotto austerity con quelli sotto stimulus, vedremo che dal 2008 a oggi tutti i paesi sotto stimulus hanno avuto una performance migliore di quelli sotto austerity.

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  3. Ciao a tutti.

    Credo che North abbia compreso come quello attuale sia un momento cruciale in cui demolire una volta per tutte la propaganda keynesiana e tutte le sue versioni. Infatti il keynesismo è morto negli anni '70 e nelle crisi dell'epoca, oggi invece abbiamo a che fare con un keynesismo sotto steoridi che ha partorito il QE, la ZIRP e tutte le altre politiche economiche distorcenti l'ambiente di mercato. La funzionalità del comparto teorico keyneisano, come quello monetarista, rappresenta un'opportunità succulenta per la giustificazione dei programmi statali. Il mondo accademico ha sempre spalleggiato questo tipo di pensiero. E mentre si sforza di tenerlo vivo a sostegno dello status quo, il mercato si sta spostando nella direzione opposta.

    Ciò che temo, e credo lo tema anche North, è la "diserzione" di quelle menti di matrice liberale/liberista. Un esempio è questo articolo allucinante di Selgin: The Fed and the Recovery, or, QE not D. Ciò genera confusione per chi non ha gl iadeguati anticorpi contro questo veleno.

    Non credo assisteremo ad una nuova dichiarazione di fede nel keynesismo come quella di Nixon, ma il veleno intellettuale insito in questa teoria non si fermerà di propagarsi finché non ci sarà un antitodo che tutti potranno assumere. Hazlitt lo sintetizzò in The Failure of the New Economics, North lo sta aggiornando in Christian Economics in One Lesson.

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  4. Provare a confutare l'ideologia mercantilista dello statonazione o del sovrastatointernazionale che intende come strumenti strategici della propria élite al potere la gestione economico finanziaria del territorio gestito significa ipotizzare una soluzione collettiva per mezzo di un rinsavimento culturale impossibile. Non improbabile, ma impossibile.
    Ma è velleitario anche il solo ipotizzare una soluzione collettiva.
    Le uniche soluzioni proponibili e con un minimo di probabilità di riuscita, anche solo parziale, sono individuali.
    Non credo in nessuna altra ricetta. Quella culturale, della battaglia culturale, è in assoluto la più frustrante. Inutile.

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    1. ci vorranno secoli. forse non avverrà mai. ma cio non toglie che quel che va fatto e detto, va fatto e detto. neanche cristo, ed era cristo, ha definitivamente cambiato il mondo. ma lo ha cambiato. ognuno faccia quel che puo, quel che è. lo diceva anche krishamurti. anche perché è l unico modo per realizzare se stessi ed essere felici. senza pretendere di compier miracoli. smuovere un po di coscienze sarebbe già qualcosa. non abbiamo fretta. non siamo preda di deliri di potenza. ma aiutare chi cerca di vedere è già molto. tu ne sai qualcosa, no?

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    2. Nel lungo periodo e nel breve periodo. Ci sta una bella differenza. Tra l'altro la mia dimensione sta nel breve.
      Certamente vedo più di prima. Ma stavo già cercando e cercavo nella direzione giusta.
      Qua intorno, invece, l'illusione è la realtà. Non c'è nulla da cercare perché va bene così. E se per altri l'illusione di qualcuno è diventata un incubo, vuol dire che l'illusione è giusta, politicamente e moralmente, e tutto il resto ha bisogno di un po' di rieducazione... per il suo stesso bene, ovviamente.
      Lo stesso cercare una lettura alternativa ha il sapore della eresia in una realtà conformista che appare come l'unica. Sarà certamente anche una questione demografica e di sclerosi cognitiva. Molti continuano a vivere nel 1977 e sognano la DDR. Anzi, la stanno resuscitando.

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