venerdì 12 maggio 2017

Lo sporco segreto del socialismo: lo scopo dei socialisti è il socialismo, non la prosperità






di Thomas J. DiLorenzo & William L. Anderson


Dopo il crollo dell'ideologia socialista alla fine degli anni '80, i socialisti non hanno mai rinunciato al loro sogno di controllare gli altri esseri umani, derubarli con le tasse, ed arricchirsi alle loro spalle. Pochissimi degli ideologi socialisti del XX secolo hanno ammesso che avevano torto, o si sono scusati per aver giustificato personaggi del calibro di Stalin, Mao e Castro. Al contrario, essi ed i loro discendenti intellettuali hanno lavorato senza sosta per inventare una realtà parallela – almeno nella mente dei giovani – mentre censuravano tutte le opinioni contrarie. Dobbiamo rivelare gli sporchi segreti del socialismo ai giovani americani, affinché comprendano l'essenza della gigantesca macchina conosciuta come "istruzione superiore." (Ci sono alcune eccezioni, naturalmente, ma la maggior parte di quel mondo è ora dominato dal totalitarismo culturale della sinistra marxista.)

Quali sono gli sporchi segreti del socialismo che devono essere nascosti ai giovani? Esaminiamone alcuni:

  1. Il socialismo è sempre stato un disastro economico, e ogni studioso onesto lo sa. Dopo settant'anni di socialismo, l'economia sovietica era a malapena il 5% dell'economia degli Stati Uniti, nonostante le false affermazioni degli economisti pro-socialisti come Paul Samuelson, il quale nell'edizione del 1988 del suo famoso libro di testo, ha scritto che l'economia sovietica avrebbe superato l'economia degli Stati Uniti entro il 2000.

  2. Non si può aggiustare il socialismo con pianificatori centrali più intelligenti, o piani presumibilmente migliori. Il socialismo non può funzionare perché il calcolo economico è impossibile senza la proprietà privata, prezzi di libero mercato, un meccanismo genuino di feedback profitti/perdite e la libertà economica in generale.

  3. L'obiettivo apparente del socialismo – egualitarismo – è in guerra con la natura umana, perché tutti gli esseri umani sono unici in migliaia di modi diversi. L'unico tipo di "uguaglianza" che il socialismo abbia mai creato è l'uguaglianza di miseria e povertà.

  4. Il socialismo genera molta più disuguaglianza sociale rispetto alla libertà economica. In tutte le società socialiste le élite collegate alla politica vivono una vita di lusso, mentre quasi tutti gli altri navigano nella povertà. Nella democrazia socialista del Venezuela, l'economia è stata rovinata dal socialismo, mentre la figlia del defunto Hugo Chavez, il padre del socialismo venezuelano, possiede circa $4.5 miliardi.

  5. Col socialismo vanno al potere le persone peggiori – le più immorali, corrotte, ciniche, indifferenti e brutali – perché il socialismo costringe le persone ad abbandonare i propri piani e ad abbracciare invece quelli dello stato. Non è un caso se il socialismo è associato a personaggi brutali come Stalin, Hitler, Mussolini e Mao.

  6. Il fascismo era solo una variante del socialismo. La parola "nazismo" era un acronimo per nazionalsocialismo. I socialisti tedeschi si distinguevano dai socialisti russi perché definivano il loro socialismo "nazionale" in contrapposizione a quello "internazionale".

  7. È un mito che il socialismo scandinavo abbia avuto successo. Il capitalismo svedese era stato un grande successo alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX. Gli svedesi hanno cominciato a vivere oltre le proprie capacità di crescita adottando negli anni '50 un socialismo democratico. Di conseguenza non è spuntato un solo nuovo posto di lavoro tra il 1955 ed il 1995.

  8. Il socialismo del XIX secolo significava "proprietà pubblica dei mezzi di produzione", ma ora include l'imposta progressiva sul reddito per sostenere lo stato sociale e lo strangolamento del capitalismo con la regolamentazione e la tassazione. Lo stato sociale ha distrutto l'etica del lavoro di milioni di persone; ha distrutto milioni di famiglie; ha causato negli Stati Uniti un aumento del 400% delle nascite fuori dal matrimonio sin dal 1960; e milioni sono stati trasformati in mendicanti per le briciole dello stato.

  9. I sistemi sanitari gestiti dallo stato sono simili a tutte le altre attività gestite dallo stato, operando con tutta l'efficienza del servizio postale e tutta la compassione dell'agenzia delle entrate. Qualcosa così importante come l'assistenza medica non dovrebbe mai essere messa nelle mani di politici e burocrati.

  10. In tutto il secolo scorso e anche di più i problemi peggiori legati all'inquinamento li ritroviamo nei paesi socialisti, come documentato da libri come Ecocide in the USSR. Dopo il crollo del socialismo il mondo ha appreso che, oltre ad essere casi economici disperati, i paesi socialisti erano anche pozzi neri ecologici.

Queste sono solo alcune delle verità ben documentate circa il socialismo, e raramente, se non mai, vengono citate nei campus universitari. Sono tra i principali motivi per cui i marxisti culturali hanno eretto tanti strumenti di ferrea censura nei campus universitari. Sono il motivo per cui le istituzioni come il Mises institute – e tutti gli studiosi ad esso associati – sono così inorriditi dalla loro presente esistenza, e s'impegnano a fornire ai loro studenti – ed a chiunque altro – una fonte di formazione economica alternativa, una formazione in base a principi economici solidi e reali. Nell'Azione Umana Mises scrisse di come i socialisti del suo tempo erano in guerra con l'economia, perché il buon senso economico minacciava i loro piani totalitari. I socialisti di oggi sperano di non dover mai rispondere a tesi e fatti economici sensati, o altrimenti si limitano a censurarli.

Circa 40 anni fa l'economista Bruce Yandle andò a Washington per lavorare per il Council on Wage and Price Stability, pronto ad applicare le sue conoscenze di economia ed istruire i suoi colleghi di lavoro. Dopo tutto, egli ricorda, sarebbe bastato qualcuno di esperto in economia per esporre la stupidità, la dispendiosità, e addirittura la ridicolaggine di alcuni piani statali.



Lo stato serve gli interessi dello stato

Ad un certo punto Yandle si rese conto che la configurazione del terreno normativo sembrava molto diversa a Washington rispetto a quella di Clemson, South Carolina. I regolatori — ed i rappresentanti delle imprese che regolavano — non cercavano di creare un'atmosfera in cui il governo avrebbe generato un set "ottimale" di politiche normative per diminuire i costi di regolamentazione e per rimuovere qualunque "esternalità".

Ma come scrive Yandle:

[...] Invece di presumere che i regolatori volessero minimizzare i costi, ho cominciato a pensare che non volessero affatto minimizzarli — almeno non i costi di cui ero preoccupato — procedendo a commettere errori madornali e sciocchi. Stavano cercando di minimizzare i loro costi, proprio come fa la maggior parte delle persone di buon senso.

Quanto più esaminava la situazione, tanto più si rendeva conto che tutti i vari attori del sistema agivano nei loro interessi personali — regolatori, politici, e quelli regolati — e la combinazione dei loro interessi creava esiti perversi. Il "quadro" che potrebbero avere coloro al di fuori della situazione è irrilevante, poiché ciò che effettivamente accade è diverso.

Lontano dagli obiettivi dichiarati dai regolatori e da coloro coinvolti nel processo — la promozione di un presunto "interesse pubblico" — il vero scopo dell'apparato normativo è la promozione dell'apparato normativo. Il sistema esiste per conservare e proteggere sé stesso.



I socialisti sono interessati al controllo, non alla prosperità economica

Mentre osservo (e partecipo ad) alcune discussioni su Facebook e altrove riguardo il socialismo, sono giunto ad alcune conclusioni sulla natura degli argomenti e le ragioni per le quali i socialisti rimangono socialisti nonostante il totale fallimento delle economie socialiste nel corso della storia. Forse il meme che ogni tanto ricompare — "Se i socialisti capissero d'economia, non sarebbero socialisti" — potrebbe essere vero, ma ne dubito. Per come la vedo io, lo scopo del socialismo è quello di promuovere ulteriormente il socialismo, non migliorare la sorte di una società e certamente non promuovere la prosperità.

In primo luogo, e più importante, la mente dei socialisti funziona in modo diverso da quella degli economisti che considerano l'economia come un mix di fattori tra cui produzione, prezzi, beni finali, mercati ed imprenditori che guidano l'intero percorso. Quelli di noi che sono economisti, sono affascinati da questo processo perché vediamo l'ingegno umano, il coordinamento degli obiettivi di numerose persone e, quando funziona il sistema, uno standard di vita superiore per la maggior parte delle persone.

I socialisti, però, non vedono quello che vediamo noi. Invece, vedono il caos ed esiti disuguali. Non a vantaggio di tutti, giusto? In alcune situazioni qualcuno può perdere il lavoro, o un modo di fare le cose diventa obsoleto. Alla fine alcune persone non saranno aiutate affatto, almeno non direttamente, e nella mente di qualcuno che ha una visione organica della società, il fatto che alcune azioni imprenditoriali abbiano creato prodotti che soddisfano le esigenze di altri è irrilevante. La società avrebbe dovuto fornire quei beni gratuitamente! Le persone non dovrebbero pagare per quello di cui hanno bisogno!

Siete un chirurgo che se la cava bene dal punto di vista finanziario perché avete compiuto miracoli medici per le persone che avevano bisogno dei vostri servizi? Avete sfruttato le persone malate! Siete come Martha Stewart che è diventata ricca mostrando alla gente come migliorare le feste? Che dire dei poveri? Non hanno case belle!

Quando ho iniziato a scrivere di economia quasi 40 anni fa, ero come Bruce Yandle: credevo che tutto ciò che fosse necessario per convincere i socialisti a smettere di essere socialisti, era un argomento economico ben motivato. Spiegare che gli imprenditori non guadagnano profitti sfruttando i lavoratori, ma piuttosto gli imprenditori migliorano la vita dei lavoratori indirizzando le risorse verso usi ritenuti dal mercato più urgenti. Spiegare come un sistema di prezzi comporti esiti moralmente giusti perché, alla fine, indirizza le risorse verso la soddisfazione delle esigenze dei consumatori. E così via.

Credo ancora in questi argomenti, e nel corso degli anni sono arrivato a capirli anche meglio di quando scrissi il mio primo articolo per la rivista The Freeman nel 1981. (È strano come il libro, L'economia cristiana in una lezione, continui ad essere sempre più rilevante ogni volta che lo leggo.) Tuttavia credo che la fine di tutta questa attività sia — o dovrebbe essere — il miglioramento della vita delle persone in un modo che non sia predatorio e porti alla cooperazione volontaria tra gli attori economici. In altre parole, l'attività economica è un mezzo per un fine, e lo scopo è persone libere che guadagnano ricchezza e migliorano il proprio tenore di vita.

Un socialista non vede le cose in questo modo. Lo scopo del socialismo non è uno standard di vita più elevato, o addirittura migliorare la vita dei poveri, per quanto un socialista parlerà del benessere delle persone povere. No, lo scopo del socialismo è il socialismo, o per meglio dire, l'ideale del socialismo. Una volta che viene implementato il socialismo, come accaduto in Venezuela o nell'ex-URSS o a Cuba, l'ideale sociale è ormai stato raggiunto, non importa quale possa essere il risultato effettivo.

Ma per quanto riguarda i problemi che inevitabilmente si verificano in un'economia socialista? I socialisti non sono scossi dalla crisi economica in Venezuela? La risposta è NO. Ad esempio, The Nation, che per generazioni ha sostenuto vari movimenti comunisti, ritiene che il Venezuela soffra di una carenza di socialismo:

Se il socialismo è inteso come un sistema in cui i lavoratori e le comunità (piuttosto che burocrati, politici ed imprenditori ammanicati) esercitano un controllo democratico efficace sul processo decisionale economico e politico, il Venezuela non è affetto da troppo socialismo, ma da troppo poco socialismo. Chi può negare che il Venezuela sarebbe stato meglio se le centinaia di miliardi di dollari inghiottiti dalla corruzione fossero invece finiti nelle mani delle comunità organizzate?

L'autore crede che il socialismo possa essere separato dallo stato, dando plateale sfoggio di disonestà o ingenuità, o forse entrambe le cose. Dopo tutto, l'autore continua affermando che il sistema di controllo dei prezzi imposto dal governo, ha avuto scarso effetto economico e non è stato dannoso; non solo, ma visto che la maggior parte delle aziende in Venezuela è ufficialmente di proprietà privata, egli afferma che il governo ha poco controllo economico sulle loro operazioni. (Come sappiamo, il governo ha sequestrato le imprese, ha arrestato i proprietari di quei negozi che hanno aumentato i prezzi a fronte del diluvio di cartamoneta, e ha vaneggiato di ridicole cospirazioni atte a rovesciare il governo.)

L'unica cosa che l'autore non dice, è che il governo sta implementando le sue politiche e la sua ideologia socialista. Ciò vorrebbe dire che il socialismo ha fallito e nessun socialista abbraccerà mai l'idea che il socialismo possa fallire.

Forse il miglior esempio è il famoso articolo di Robert Heilbroner del 1989 sul New Yorker, "The Triumph of Capitalism," scritto ancor prima che crollasse il muro di Berlino insieme ai governi comunisti dell'Europa orientale e l'URSS. Un anno dopo scrisse, sempre sul New Yorker, "After Communism." Nel suo primo articolo scrisse:

L'Unione Sovietica, la Cina e l'Europa orientale ci hanno dato la più chiara prova possibile che il capitalismo organizza gli affari materiali del genere umano in modo più soddisfacente rispetto al socialismo: per quanto il mercato possa distribuire le merci in modo iniquo o irresponsabile, lo fa meglio delle code in un'economia pianificata [...]. La grande domanda ora è quanto sarà rapida la trasformazione del socialismo in capitalismo, e non il contrario.

Tuttavia è chiaro, soprattutto dopo il secondo articolo, che Heilbroner non stava sostenendo i mercati liberi, ma considerava il crollo del sistema comunista come una pausa strategica in quella che definiva la Lunga Marcia verso il Socialismo. Per raggiungere tale utopia, scrisse Heilbroner, i socialisti dovevano rivolgersi all'ambientalismo. (Che la maggior parte dei paesi socialisti fosse un disastro anche dal punto di vista ecologico, non sfiorò neanche per un momento la mente di Heilbroner, e nessuno dovrebbe rimanerne sorpreso. Per Heilbroner lo scopo del socialismo non era produrre e distribuire equamente le merci; no, lo scopo del socialismo era il socialismo.)

In altre parole, anche dopo aver visto crollare il sistema socialista che economisti come lui, John Kenneth Galbraith e Paul Samuelson avevano elogiato per una generazione, Heilbroner non riusciva ad ammettere che forse i socialisti dovevano abbandonare il loro credo e promuovere il capitalismo. No, Heilbroner decise che i socialisti necessitassero semplicemente di nuove strategie per trovare il modo di implementare un controllo statale (leggi, sociale) sulle risorse e sui risultati economici. È interessante notare che scrisse queste parole anche dopo aver riconosciuto che Ludwig von Mises e F. A. Hayek avevano ragione nella loro valutazione del "problema del calcolo economico" in un ambiente socialista, ma anche tale ammissione non portò Heilbroner a rifiutare in toto il sistema socialista.

Come il personaggio di Fonzie in Happy Days che non riusciva mai ad ammettere di aver "torto", Heilbroner — e altri come lui — non riusciva ad ammettere che il socialismo in qualsiasi forma si sarebbe arenato, sia che si trattasse di fornire cure mediche, che di stabilire severe politiche ambientali, o creare un vasto stato sociale. Il problema centrale che deve affrontare il socialismo — il calcolo economico — non scompare solo perché un governo non possiede direttamente i fattori di produzione e s'impegna in piani economici quinquennali.

Ciò significa che gli economisti come me, non dovrebbero smettere di scrivere sui fallimenti del socialismo o smettere di spiegare come funziona la proprietà privata ed un sistema di prezzi. In primo luogo, non si finisce mai d'imparare né nella vita in generale né nel campo economico. I socialisti potrebbero non essere in grado di abbandonare la loro fede, ma altri che potrebbero essere interessati ad ascoltare argomentazioni ben motivate, potrebbero non unirsi alla Chiesa del Socialismo.

In secondo luogo, non vi è nulla di sbagliato nel dire la verità e solo perché i socialisti ed i loro seguaci sono contrari alla verità, non significa che dobbiamo rinunciare a dire ciò che sappiamo essere vero. Solo perché i socialisti rifiutano di credere che il socialismo sia un fallimento — anche quando le prove dimostrano il contrario — non significa che siano in possesso di una superiorità morale ed intellettuale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Se si rilegge l'articolo sostituendo la parola "socialismo" con la parola "politica" il senso non solo non cambia, ma si chiarisce.
    Perché parlare di politica liberale è un ossimoro. Non esistono politici liberali, esistono economisti liberali che, prestati alla politica, che è sempre invariabilmente socialista e statalista, cioè coercitiva ed illiberale, falliscono per impraticabilità del contesto.
    Tutte le formazioni politiche sono socialiste e stataliste, con sfumature superficiali diverse. Vale non solo per l'Italia, non solo per l'Occidente, ma per tutto il mondo.
    Le organizzazioni istituzionali statali o sovrastatali sono tutte burocratiche e socialiste.
    Essere liberali o libertari dovrebbe essere sinonimo di antipolitici, di antistatalisti, di antisocialisti, di anticoercitivi. Sinonimo di volontaristi antiautoritari.

    RispondiElimina
  2. Articolo magistrale, ma vogliamo sintetizzare un po'?
    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tanto_peggio_per_i_fatti

    RispondiElimina
  3. a parte le altre corrette ragioni, per prima l analisi austriaca del socialismo in sé come sistema dei prezzi, aggiungerei che anche il capitalismo ed i libero mercato sono contaminati, spuri, piu o meno socialisteggianti. tuttavia per quanto il capitalismo ideale non sia quello reale, come avviene nel socialismo, l esito è comunque molto migliore. perche il capitalismo è come la natura umana, imperfetto. mentre il socialismo pretende la realizzazione ideale pre pretendere di funzionare

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esattamente.

      I puri non possono accettare che gli impuri siano migliori; sono talmente distaccati dagli altri [i farisei erano così distaccati dal popolo] che devono paradossalmente innalzare il proprio nemico al loro stesso livello [da dire che Gesù era in realtà Belzebul, il signore delle mosche, portatore di malattie].
      Ecco perché quando una realtà si manifesta [quando Dio si fa individuo] la teoria traballa ma non molla [la religione si sfalda e pur sopravvivere si fonde col potere civile].

      Esternalizzazione dei costi [Sacrificio e ubbidienza] contro responsabilità individuale [contro dono e libertà].

      Riccardo Giuliani

      Elimina
  4. non c'è più il socialismo acqua e sapone.

    RispondiElimina