venerdì 26 gennaio 2018

Comprendere il denaro e i prezzi





di Alasdair Macleod


Questo articolo spiega il lato monetario dei prezzi, e perché le valute governative, scoperte dall'oro, sono destinate a crollare. E perché l'oro, il denaro scelto dai mercati durante la storia, conserverà o aumenterà il suo potere d'acquisto misurato secondo le merci che acquisterà nei prossimi anni.

Poche persone hanno piena comprensione del rapporto tra denaro e beni. Questa è la relazione che imposta i prezzi. Tuttavia, senza questa comprensione, le banche centrali quasi certamente falliranno nei loro obiettivi (come hanno sempre fatto finora) e gli individui ignari delle proprietà monetarie dell'oro non saranno in grado di proteggere la propria ricchezza in condizioni finanziarie che stanno diventando sempre più instabili.

Il denaro è il legame tra la nostra produzione e il consumo. Come individui, massimizziamo il valore della nostra produzione attraverso la specializzazione. Rendendo disponibile la nostra produzione ad altri, acquistiamo quei beni e servizi che gli altri producono meglio rispetto a noi e ad un costo molto inferiore. Ecco perché gli economisti classici hanno convenuto che attraverso il denaro, scambiamo beni per altre merci. Il denaro semplifica in modo impensabile lo scambio, permettendo a tutti di valorizzare la propria produzione, accettata da tutti gli acquirenti e venditori nelle varie comunità e anche in futuro. Ma, e questo è importante, tratteniamo solo quella quantità di denaro di cui abbiamo bisogno.

Affinché una merce possa essere denaro, deve essere ampiamente accettata e stabile, in modo che i cambiamenti di prezzo si riflettano esclusivamente nella domanda e nell'offerta dei singoli beni. Questi prezzi sono impostati dai valori soggettivi degli acquirenti, perché la decisione di acquistare o meno e a che prezzo è sempre la loro. Il produttore, che vuole vendere, non dispone di questa opzione, per cui i prezzi non sono impostati dai costi di produzione, come comunemente affermato. È un errore frequente da parte dei politici e dei burocrati affermare che il costo della produzione determina i prezzi. Secondo loro se un bene non è profittevole, l'imprenditore rinuncerà a produrre. No, se rinuncerà, andrà in bancarotta.

Sono queste ipotesi sbagliate che alimentano il mito che lo stato, in veste di agente economico, è superiore ai mercati liberi. La verità è un'altra. A meno che un consumatore non sia costretto, acquisterà solo i prodotti che vuole a prezzi che è disposto a pagare. I produttori devono ballare in accordo con la musica del consumatore, perché in una società capitalista egli è il re. Per questo motivo i produttori si sforzano di ridurre i loro costi e di migliorare i loro prodotti per competere. Presumendo la presenza di denaro sonante, cioè denaro che soddisfa le condizioni della stabilità monetaria, i prezzi tendono a diminuire nel tempo, trainati da metodi di produzione migliori, dal progresso tecnologico e dalla concorrenza.

La questione si fa più complicata quando si considera che il potere d'acquisto del denaro, il suo valore di scambio oggettivo, non è mai costante, come tutti di solito presumono invece. Anche il potere d'acquisto del denaro sonante varia, il suo valore di scambio obiettivo non è mai fisso. La ragione è che, come individui, la nostra esigenza di liquidità monetaria è destinata a variare, se non giorno per giorno, tra i giorni di paga e tra le stagioni. Ognuno di noi contribuisce ai cambiamenti nel rapporto di prezzo tra beni e denaro.

Nella pratica, tendiamo a non mantenere saldi di cassa inutili, riservando abbastanza liquidità per le nostre necessità prevedibili sotto forma di contanti, depositi presso le banche, o credito disponibile da ritirare. Altrimenti il denaro o viene speso, o risparmiato per essere reinvestito in modo produttivo.

C'è un'importante differenza tra i soldi che usiamo oggi e il denaro sonante del passato. Il denaro non liberamente convertibile in oro ad un tasso fisso, è denaro a credito. Anche le banconote e le monete sono crediti governativi, mentre i depositi dei clienti presso le banche sono inconfondibilmente credito sia in origine che di fatto. Le quantità di credito-denaro e di credito bancario possono variare notevolmente. L'oro come denaro varia meno, a causa della sua natura anelastica.

L'oro viene continuamente estratto e la quantità allocata come denaro varia, in quanto varia anche la percentuale dello stock estratto allocato per altri usi, ad esempio per gioielli e ornamenti. La linea di divisione tra l'uso dell'oro come denaro e gioielli è di per sé sottile. La popolazione umana è aumentata, specialmente negli ultimi due secoli, quindi ci sono più persone sulla Terra che necessitano di liquidità monetaria e, poiché il loro standard di vita migliora, anche la loro domanda aggregata di liquidità monetaria è destinata ad aumentare.

Insieme questi fattori portano ad un continuo aumento del potere d'acquisto dell'oro nel tempo, quando viene utilizzato come denaro. Anche se oggi non circola come denaro, questo fatto è ancora vero. Attraversava i confini nazionali con implicazioni per il suo potere d'acquisto locale, ma in tutto il mondo la sua disponibilità è sempre stata limitata.

L'oro conta perché, ad eccezione dell'argento, è l'unica forma di denaro che è sopravvissuta sin da quando gli individui hanno scoperto la convenienza del denaro rispetto al baratto. È anche al di là del controllo degli stati, in quanto non possono emetterlo se prima non lo comprano. È soggetto ai vincoli della sua offerta, per cui come mezzo di credito non può essere svalutato. La sua relativa anelasticità e la sua solidità sono le ragioni primarie per cui gli stati non amano l'oro monetario e costringono gli altri ad usare le alternative scelte da loro. L'interesse degli stati è dunque di scoraggiare, o addirittura impedire l'uso dell'oro come denaro.

Malgrado ciò oltre la metà della popolazione mondiale, presumibilmente ignorante dal punto di vista finanziario agli occhi dell'Occidente, ancora comprende, attraverso l'esperienza e l'istinto, che l'oro mantiene il suo ruolo di denaro rispetto al denaro fiat degli stati e alle cifre elettroniche delle banche. Le persone istruite, che cercano di comprendere i prezzi leggendo i giornali e le pubblicazioni keynesiane, sono coloro che hanno perso completamente la bussola monetaria. Sto parlando di noi negli stati pregni di welfare, istruiti ma ignoranti per quanto riguarda la teoria monetaria e il vero rapporto tra denaro e beni, credendo che il denaro sia una questione riservata esclusivamente allo stato. Siamo noi che non capiamo i pericoli del denaro fiat emesso in quantità crescenti dal sistema bancario.



Comprendere il valore oggettivo di scambio del denaro

Il potere d'acquisto del denaro è considerato come il suo valore di scambio oggettivo. Il termine "valore di scambio" non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. "Oggettivo" significa in questo contesto: indiscutibile, o dato per scontato. Il denaro è l'ancora di una transazione e contrasta con il valore soggettivo posto sulle merci. Come utilizzatori di denaro, ci è conveniente affermare che non ci sono cambiamenti di prezzo dal lato monetario, in modo che ogni soggettività nel prezzo si rifletta nelle merci scambiate. Tuttavia siamo consapevoli che nel tempo, se non durante la nostra vita quotidiana, il valore del denaro è ben lungi dall'essere una costante oggettiva. Ciò deve portare a domandarci su quali basi fondiamo il nostro valore del denaro.

Dal punto di vista logico possiamo conoscere il valore del denaro facendo riferimento alla nostra esperienza più recente del suo valore, e poi nel tempo poter giudicare la sua solidità. Questo è il motivo per cui un residente in Svizzera può avere una stima diversa dei suoi franchi rispetto ad un residente in Argentina dei suoi pesos.

In ultima analisi, ciò comporta una valutazione del valore del denaro prima che diventi tale, per questo la gente in tutto il mondo sa che l'oro ha un valore radicato in altri usi sulla base delle sue proprietà fisiche. Il denaro fiat e quello digitale non ha un valore d'uso alternativo. Per guadagnare credibilità, le valute statali di oggi hanno basato la loro integrità sull'oro o l'argento, essendo una volta liberamente scambiabili per uno o altri di questi metalli monetari. Non è più così, e da un punto di vista teorico le valute statali sono sottoposte ad un rischio continuo di perdere la loro credibilità come denaro.

L'establishment macroeconomico di oggi ci dice che questa preoccupazione deve essere respinta e che qualunque economista metta in discussione la validità delle monete fiat come denaro, deve essere ridicolizzato. Questa non è una confutazione accettabile del Teorema della Regressione descritto nei paragrafi precedenti, ed è dovere di un economista che cerca la verità non soprassedere questa importante questione.

Nessuno ha trovato una spiegazione alternativa e credibile per valutare il denaro su questa base regressiva, in parte perché molti economisti contemporanei non comprendono appieno il rapporto soggettivo/oggettivo nell'impostare i prezzi in unità monetarie, e in parte perché le implicazioni di questa comprensione indebolirebbero la fiducia nella politica monetaria. Ciò è evidente nella Teoria Generale dell'Occupazione, dell'Interesse e della Moneta di Keynes, che ancora oggi è un vademecum per gran parte della professione economica.[1]

Le implicazioni della mancanza di una teoria dei prezzi è davvero cruciale. Senza una comprensione del rapporto tra denaro e beni, gli errori della politica monetaria sono inevitabili. E quando questi errori si manifestano, le libertà personali vengono limitate attraverso interventi statali sempre più distorcenti e controproducenti. L'aumento della soppressione economica è il risultato, come è stato dimostrato dalle conseguenze della repressione sovietica al momento del crollo dell'URSS.

Se il denaro e il credito in un'economia sono costanti nel tempo, e mettendo da parte per un momento i vantaggi della concorrenza dei prezzi, le migliorie tecniche nella produzione e la tecnologia, il livello generale dei prezzi può rimanere stabile solo se la preferenza generale per il possesso del denaro in relazione alle merci rimane costante. In caso contrario, un calo della preferenza complessiva per il possesso di denaro comporterà un calo del potere d'acquisto del denaro, evidenziato da un diffuso aumento dei prezzi. Allo stesso modo, un aumento complessivo della preferenza per il possesso di denaro comporterà un aumento del potere d'acquisto del denaro, evidenziato da un calo dei prezzi.



Le offerte di denaro sono aumentate

Dall'ultima crisi finanziaria si è registrata una massiccia espansione delle offerte della maggior parte delle valute mondiali. Il grafico seguente mostra l'espansione dei dollari fiat sin dal 2009; molto superiore rispetto al ritmo di aumento prima della crisi finanziaria mostrato dalla linea tratteggiata.




La Fiat Money Quantity registra la quantità totale di denaro in circolazione e nel sistema bancario sotto forma di contanti e depositi.[2] Alcuni di questi aumenti si sono registrati nelle riserve bancarie presso la FED ($2,000 miliardi), ma questa è solo una frazione del totale ($10,000 miliardi).

Senza ricorrere alle evidenze di statistiche statali discutibili, è facile capire come questa triplicazione dell'offerta di denaro in soli nove anni non abbia ancora portato all'aumento previsto del livello generale dei prezzi. L'inflazione monetaria ha finora gonfiato i prezzi degli asset. Ma tutti i residenti che vivono nei centri finanziari attestano che i prezzi stanno aumentando più rapidamente di quanto ammettano le statistiche statali. Lungi dall'essere un mistero, il motivo per cui i prezzi non hanno ancora mostrato la rapida espansione dell'offerta di denaro è che tali aumenti sono in realtà in corso e hanno molto da mostrare.

Sin dalla crisi finanziaria, l'espansione monetaria è diventata il fattore dominante per aumentare il livello generale delle preferenze monetarie. I depositi bancari si sono gonfiati dal momento che il credito bancario è stato ampliato, perché c'è bisogno di tempo affinché gli individui possano aggiustare i loro saldi di cassa alle proprie esigenze economiche. Ricordate, lo scopo del denaro è quello di agire come un ponte tra la nostra produzione e il consumo, non come un asset da accumulare.

L'aggiustamento delle preferenze monetarie alla normalità è soggetto ad una combinazione di fattori, tra cui l'inflazione dei prezzi degli asset, prima che incida sui prezzi dei beni. La soppressione dei tassi d'interesse continua a generare nuovi depositi, incoraggiando anche l'espansione del credito bancario come mostra il grafico qui sopra. Inoltre la proprietà di tutto quel denaro tende all'inizio a rimanere nelle mani di pochi, per poi disperdersi nel tempo in quelle di molti.

Tuttavia il passaggio verso una preferenza per i beni, man mano che le persone cercano di ridurre i loro saldi di cassa, non è mai stato accompagnato da un aumento della loro disponibilità, sfociando in importazioni, deficit commerciali, debolezza delle valute e aumenti dei prezzi. Ciò è dovuto a quella regola inflessibile secondo cui produciamo per consumare, quindi non possiamo consumare ciò che non produciamo, a meno che non lo importiamo. Questo è il motivo per cui i disavanzi commerciali sono una conseguenza dell'espansione del credito bancario nelle mani dei consumatori. Infatti senza disponibilità di beni provenienti dall'estero, i prezzi del mercato interno aumenterebbero più rapidamente, in quanto l'equilibrio delle preferenze monetarie si aggiusterebbe alla normalità.

Ci sono pertanto due modi attraverso i quali i prezzi possono adeguarsi alla variazione delle preferenze monetarie: gli scambi esteri, la cui conseguenza è incarnata da deficit commerciali crescenti per soddisfare la domanda che la sola produzione nazionale non può soddisfare, e un restringimento dell'offerta. Quando vengono importati i beni, l'aumento dei prezzi è spesso ritardato ed i colli di bottiglia nell'offerta interna sono temporaneamente alleviati. Altrimenti le conseguenze sarebbero le solite: i prezzi aumentano per adattarsi da una preferenza per il denaro ad una preferenza per le merci.

Ora dobbiamo affrontare il problema su base globale, perché l'offerta di beni di uno stato-nazione che espande l'offerta di denaro si basa in larga misura sulle importazioni. Ciò non può avvenire quando le banche centrali seguono le stesse politiche espansionistiche in modo coordinato, ignorando le differenze nei tassi di risparmio.[3]

Immaginate un mondo in cui le preferenze dei consumatori per il denaro vengano pompate da tutte le banche centrali e dalle banche commerciali espandendo il credito, solo per poi ritornare alla normalità. La scarsità di beni non può essere soddisfatta da un altro pianeta, quindi i prezzi in tutto il mondo devono aumentare rapidamente per assorbire l'adeguamento nelle relative preferenze. Non abbiamo bisogno di immaginarlo, perché sono proprio le condizioni in cui ci troviamo ora, grazie al coordinamento delle politiche monetarie su base globale.

Il ritmo di aumento del livello generale dei prezzi è generalmente impostato dal ritmo a cui la preferenza per il denaro si deteriora a favore di una preferenza per le merci. Il risultato è un'inversione del rapporto tra stock monetario e valore totale di tutti i beni, il quale ritorna a dov'era prima che l'offerta di denaro si espandesse, ma ogni unità monetaria acquista notevolmente meno cose rispetto a prima. Se consideravamo conveniente prima dell'espansione monetaria detenere un saldo di $5,000 nei conti bancari per le nostre necessità, ora avremo bisogno di $15,000 che compreranno le stesse quantità di merci a circa tre volte il prezzo rispetto a prima. Naturalmente se la persona comune vede che il potere d'acquisto del denaro si deteriora in misura significativa, tenterà di ridurre ulteriormente i propri saldi di cassa, facendo crollare in definitiva il potere d'acquisto del denaro. Questa è iperinflazione, e un crack-up boom man mano che le persone cercano di liberarsi della valuta in favore di quanti più beni possibile.

Questo fenomeno potrebbe anche essere espresso con altre parole: la validità del valore oggettivo di scambio delle valute viene completamente spazzata via. Le prove poi diventano chiare. Oggi sulla stampa finanziaria c'è un silenzio assordante su questo tema, la quale si concentra sulla rapida espansione del debito, ignorando l'aumento simultaneo dell'offerta di denaro. Se ci si focalizza sul debito e si esclude la sua controparte, i depositi, è naturale non riuscire ad apprezzare i problemi insiti nel valore oggettivo di scambio del denaro.



Inflazione e deflazione

Le espressioni inflazione e deflazione sono troppo grezze per una corretta comprensione del denaro e dei prezzi, in particolare nel contesto in cui vengono comunemente utilizzate. L'inflazione dei prezzi è associata al miglioramento delle condizioni economiche e la deflazione a prezzi in calo, considerati come prova di un deterioramento delle condizioni economiche. Entrambe le spiegazioni sono sbagliate, cosa che dovrebbe apparire evidente una volta compresi gli effetti delle preferenze per il possesso del denaro rispetto alle merci sulla variazione dei prezzi. Le modifiche delle preferenze relative sono indipendenti dalla performance economica, a meno che non sia disturbata dall'espansione e dalla contrazione di denaro scoperto come sopra descritto.

Le ipotesi delle banche centrali sono diverse invece, come abbiamo visto. Gli sviluppi monetari negli Stati Uniti sono ampiamente riflessi negli aumenti delle preferenze monetarie in altre valute, gonfiate dall'espansione del credito. Le banche centrali stanno seguendo politiche monetarie comuni in base a fraintendimenti comuni, perché la verità è che i banchieri centrali di oggi, come Lord Keynes in passato, hanno una comprensione limitata del rapporto di prezzo tra denaro e beni. Di conseguenza un mandato comune è quello di mantenere l'inflazione dei prezzi ad un tasso modesto, tipicamente il 2%. I banchieri centrali credono, senza fondamento, che i prezzi in aumento stimolino il business, quando tutto quello che stimolano sono solo le statistiche.

Nella psiche dei banchieri c'è il valore oggettivo di scambio del denaro, in modo che, nonostante tutte le prove contrarie, i banchieri centrali possano espandere l'offerta di denaro senza limitazioni, finché i prezzi ufficiali non si allineano verso l'obiettivo d'inflazione. Non riescono a comprendere le conseguenze delle loro azioni. Come un serbatoio pieno e traboccante, la comunità non finanziaria ha già un livello di liquidità molto più elevato del normale e le conseguenze di una eventuale normalizzazione si rifletteranno in una perdita del controllo della situazione.

Per gli stessi motivi l'establishment ha un timore irrazionale per un calo dei prezzi, le condizioni tipiche quando c'è denaro sonante.

I deflazionisti vedono un sistema bancario fragile, incapace di assorbire le perdite da una crisi economica di cui sono continuamente preoccupati. Sostengono che una crisi finanziaria vada ad eliminare le garanzie bancarie, in quanto i prezzi degli asset diminuiscono, portando ad una corsa per la liquidità per coprire gli obblighi di debito. Dicono che questo porterà ad un calo dei prezzi, facendoci rivivere la depressione degli anni '30.

Ora i banchieri centrali sembrano preoccupati per questo esito. La FED vuole preparare il proprio bilancio per la prossima crisi, la Banca per i Regolamenti Internazionali ci avverte che potremmo essere sull'orlo di una nuova catastrofe finanziaria e la Banca d'Inghilterra ordina alle banche di aumentare le riserve di capitale per proteggersi dal rischio di credito crescente.

Naturalmente queste preoccupazioni vengono espresse come un'alternativa al rialzo dei tassi d'interesse per rallentare la crescita del credito. La Banca d'Inghilterra, per esempio, cerca di mantenere i tassi d'interesse a questi livelli, o almeno leggermente più su, mentre dice alle banche a chi prestare e a chi no. Come al solito, la Banca d'Inghilterra non comprende il punto: l'inflazione dei prezzi sarà determinata delle attuali preferenze monetarie elevate e non dalle politiche bancarie.

La politica monetaria è un inganno. Le banche centrali stanno posizionandosi per affrontare la prossima crisi prima che le conseguenze monetarie dell'ultima siano risolte.

Il risultato è inevitabilmente ciclico. I prezzi inizieranno ad aumentare ad un ritmo maggiore e i tassi d'interesse devono aumentare per mantenere il passo. Tassi nominali a breve e medio termine non abbordabili sono una certezza. Possiamo supporre che seguirà una nuova crisi finanziaria ed economica, nel qual caso le imprese sovraindebitate andranno in default, i valori degli asset caleranno e le banche si sposteranno dall'essere insolventi al fallimento, proprio come temono i deflazionisti. La risposta da parte delle banche centrali sarà quella d'inondare il sistema finanziario con ancora più soldi, in modo da mantenere vive le banche e le imprese insolventi. Dovrà essere introdotto nuovamente il quantitative easing per sostenere i prezzi degli asset e per finanziare le spese pubbliche, solo che questa volta sarà più grande di quelli precedenti.

Le banche centrali potrebbero riuscire a posticipare una crisi per un anno o due, ma il costo sarà una nuova ondata di soldi in un settore privato che già ne detiene troppi rispetto ai beni. La capacità di assorbire questo denaro in più rispetto ai livelli di liquidità esistenti è fortemente limitata e potrebbe causare un notevole aumento dei prezzi di beni e servizi, una volta che scomparirà l'incertezza iniziale.

Al contrario, il denaro sonante, l'oro fisico, non è di proprietà degli stati in quantità sufficienti da fornire la liquidità necessaria per gli scambi quotidiani. Ciò sembra offrire un'opportunità di arbitraggio tra denaro coperto e scoperto; un'opportunità mai vista prima su scala globale, almeno non fin dai tempi dei romani.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Si veda il capitolo 21, La teoria dei prezzi. Keynes non riuscì a comprendere la vera soggettività dei prezzi, confondendosi tra la distribuzione delle risorse produttive e una teoria della produzione e dell'occupazione nel suo complesso. Si tratta di un fuori pista che ha lasciato bloccati i suoi devoti seguaci fino ad oggi.

[2] I depositi di risparmio sono inclusi nella FMQ come depositi a vista sulla base che le banche li rimborseranno sempre su richiesta, per cui non possono essere considerati nient'altro che denaro.

[3] I tassi di risparmio sono importanti, poiché spostano la spesa dal consumo immediato. Così, la Cina, che ha un tasso di risparmio che si avvicina al 40%, può espandere il credito bancario e mantenere un surplus commerciale.

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5 commenti:

  1. La rivoluzione economica con Moneta Pubblica di stato

    Allora, le tasse in quanto illecite per la funzione primitiva del denaro, ovvero oggetto di scambio, vanno eliminate totalmente. Così facendo i potentati vengono privati del loro potere, non un solo centesimo di denaro potranno mai più chiedere ai cittadini. Siccome è necessario recuperare dalla circolazione parte del denaro per controllare inflazione e svalutazione monetaria, lo Stato potrà raccoglierlo attraverso i contributi Inps, 15% su tutti i redditi pubblici e privati, potrà raccoglierlo dagli utili di tutte le azeinde strategiche di stato, potrà raccolgierlo attraverso gli utili di tutti i servizi pubblici di stato, bollette gas, luce, telefono, acqua, trasporti, poste, autostrade, banche, raccolta rifiuti, dai quali si raccoglie in media il 13% di denaro circolante, arriviamo cosi al 28%, come se fossero tasse. Per quanto riguarda i Monopoli, è molto semplice, tutte le aziende Monopoliste, e tutte le aziende fortemente automatizzate, robotizzate, con intelligenza artificiale, verranno parzialmente statalizzate nella % del grado della loro produzione in assenza di dipendenti, gli utili, nella % della proprietà dello stato, andranno a far parte di quella raccolta di denaro che si sostituisce alla tassazione. Con questo sistema avremo dei salari più congrui del 85% rispetto ad oggi, in assenza di tasse sui consumi avremo beni e servizi che costeranno il 60% in meno. Abbiamo alzato il potere d'acquisto dei cittadini dal 12% attuale al 85%. Inoltre, le aziende che opereranno in italia, potranno acquistare in Euro (moneta solo utilizzata per gli scambi con estero) le materie prime, con moneta forte e stabile, trasformarle in prodotto finito a tassazione 0%, e poi rivenderle all'estero, incassando Euro al 30% in più del valore rispetto a quello che venderanno internamente, per non essere troppo competitivi e irritare gli stati e il mercato estero. Questo surplus di utile abdrà al 50% redistribuito ai dipendenti e il 50% rimarrà all'azienda che potrà usare questa moneta estera, per comprare altra materia prima o beni, servizi di necessita esteri.

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    1. https://www.youtube.com/watch?v=boiKhFQdLjs

      R.G.

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    2. Economia come fosse Antani ovviamente, scarpa-allaccia allaccia-scarpa, teoria tapioco!

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  2. " le tasse in quanto illecite per la funzione primitiva del denaro " siamo veramente a dei livelli astronomici , meglio molto meglio di Tognazzi.
    Questa e' vera arte!!

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  3. Dottor R.G., abbiamo pensato la stessa cosa!

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