venerdì 19 gennaio 2018

Continuità e discontinuità: come le critpovalute cambieranno l'attuale assetto economico





di Francesco Simoncelli


Dopo i recenti sviluppi, sta diventando sempre più chiaro che le criptovalute abbandoneranno la loro marginalità all'interno dell'ambiente economico e ricopriranno un ruolo più attivo. La spinta propulsiva che alimenterà questo passaggio sarà la continua voglia di suicidarsi dell'attuale sistema monetario ed economico in generale. Sebbene questo blog abbia iniziato ad occuparsi delle criptovalute sin dal 2011, la vera spinta ad indagare più in profondità il fenomeno è arrivata due anni fa quando, oltre ai QE di Giappone e USA, è arrivato anche quello europeo. Quello era il segnale definitivo che non ci sono più speranze di rimettere in piedi il sistema monetario fiat e che l'attuale società vivrà una spirale inflazionistica preponderante non appena l'economia più ampia verrà invasa dalla mole gigantesca di denaro e credito creati ex novo fino ad ora. Anche in questo modo, però il fenomeno delle criptovalute ancora potrebbe sfuggire ai molti. A tal proposito sono del parere che sia necessario comprendere la filosofia alla base di questi nuovi strumenti tecnologici, altrimenti si finisce in un modo o nell'altro a credere a ciò che scrivono i media generalisti e a ciò che dicono i pezzi grossi senza avere cognizione di causa.

Nel 1965 Gordon Moore di Intel enunciava la sua osservazione per quanto riguarda il numero di transistor su un chip di computer di silicio. Sto parlando dell'enunciato della Legge di Moore. Il numero di transistor sarebbe raddoppiato ogni 18 mesi circa. Anno dopo anno, la Legge di Moore ha veramente rivoluzionato il mondo, riducendo i costi delle informazioni.

La Legge di Moore è l'estensione di un processo che possiamo far risalire all'invenzione del telegrafo. Da allora l'informazione ha aumentato la sua velocità di propagazione. Il costo delle informazioni ha continuato a dimezzarsi in modo prevedibile, e oggi accade circa ogni anno. La questione non è il numero di transistor su un chip di silicio, ma il costo delle informazioni: continua a diminuire. E con questo arriva l'aumento della produttività e il decentramento della trasmissione delle informazioni. Questo è il processo fondamentale del mondo moderno, e ha travolto le economie socialiste.

Esiste una legge fondamentale in economia: quando il prezzo scende, la domanda aumenta. Il prezzo delle informazioni sta scendendo. Le informazioni diventano sempre più decentrate, e ora il costo della comunicazione è diminuito a tal punto che una maggiore interazione, un maggiore scambio di informazioni e una maggiore cooperazione, stanno diventando universali. Con questo decentramento arriva l'inevitabilità del trionfo del capitalismo. Mises aveva ragione nel 1920 quando in Economic Calculations in The Socialist Commonwealth predisse il disfacimento dell'economia socialista. Hayek aveva ragione nel 1945: The Use of Knowledge in Society. C'è solo un assetto istituzionale che sfrutta l'uso produttivo delle informazioni decentrate: l'economia di libero mercato. Solo con i prezzi del libero mercato siamo in grado di coordinare le nostre attività nel mondo che ci circonda.

E a cosa rispondono i prezzi? A domanda e offerta. Sono queste due forze che governano i segnali di mercato che vengono inviati in tutto l'ambiente economico. È l'ABC dell'economia. L'intersezione delle curve di domanda/offerte rappresenta una legge aprioristica nel mondo dell'economia che non può essere alterata, a differenza di chi è spaventato da un simile assetto economico. Ciò che le criptovalute ricordano agli investitori sono mercati a doppio senso, governati dal rischio e dalla responsabilità personale. Non mercati governati da un presunto deus ex-machina che in caso di errore socializza le perdite attingendo furtivamente dalle tasche degli individui (es. inflazione dei prezzi attraverso inflazione monetaria): la BCE, ad esempio, che ha completamente distrutto ogni parvenza di onestà e determinazione sana dei prezzi nel mercato secondario dei titoli di stato. Il bilancio della BCE ha superato i €4,000 miliardi, ma in questo caso nessuno deve stare attento ad entrare nel mercato dei titoli di stato. I traditori della patria sarebbero gli short seller, con tanto di divieti e ostacoli a chiunque voglia salvaguardare i propri investimenti. Invece le criptovalute, attraverso le parole di un funzionario della gigantesca burocrazia europea, sono "solo" determinate dalla domanda e dall'offerta. E da cos'altro dovrebbero essere determinate? Ennesima prova di come la gabbia europea sia solamente un esperimento di becera natura socialista, non avendo nulla a che fare con i principi della libertà.

Il cancro delle banche centrali ha permeato così a fondo l'attuale società, da pensare che possa essere impossibile vivere senza. Che le crisi altrimenti non potrebbero essere evitate. Che addirittura siano in grado di tenere a bada il ciclo economico. Frottole. La ciclicità dei boom/bust è dovuta esattamente alla natura distorcente delle azioni delle banche centrali. La loro intromissione nei mercati altera un normale andamento dei segnali di mercato, inficiandone la genuinità. Ciò che otteniamo è un ambiente incline a commettere errori su errori, la cui preclusione ad una correzione non fa che renderli più dolorosi.



DOMANDA INSUFFICIENTE?

La giustificazione dell'intromissione nell'ambiente economico da parte di un'autorità centrale, coltivata nel tempo da economisti che ritenevano la domanda il motore della crescita economica, è stata partorita inizialmente da Keynes, e poi rafforzata da Friedman, sulla scia della Grande Depressione degli anni '30. Keynes suggeriva che il governo iniziasse a contrarre una quantità crescente di prestiti e poi spendesse l'ammontare nell'economia privata; Friedman, invece, suggeriva alla FED di pompare più denaro affinché l'economia si potesse riprendere. In ogni caso, entrambi puntavano il dito contro una mancanza di domanda aggregata e quindi spingevano affinché fosse "stimolata". Inutile dire che queste sono solo favole... e nemmeno della buonanotte, perché foriere di incubi economici. La capacità di un attore di mercato di spingere la domanda è determinata dalla sua capacità di produrre beni e servizi. Ovvero, più un individuo è in grado di produrre, più avrà la possibilità di acquisire altri beni.

Infatti è con la produzione nostra che siamo in grado di pagare per tutti quei beni che riteniamo più utili per la nostra esistenza. Senza questo passaggio fondamentale, non ci sarebbe creazione di ricchezza, né ci sarebbe un miglioramento della specializzazione dell'offerta di beni. Quindi un ragionamento che considera la domanda un parametro indipendente è fallace, poiché ciò che alimenta l'economia non è la domanda in quanto tale ma la produzione di beni. Sono i produttori, quindi, i motori di un'economia; o per meglio dire gli imprenditori. La loro capacità di anticipare il futuro gli permetterà di offrire determinati beni e servizi che si aspettano di vendere sul mercato. Più è accurata la loro previsione, più successo avranno, più rapidamente una società riuscirà a prosperare. Avendo a che fare con l'incertezza, devono studiarla in modo approfondito affinché i loro calcoli siano quanto più corretti possibile; quindi, in base a ciò, determinano i prezzi e in base ad essi analizzare i costi della struttura di produzione.

Questo assetto della società e della produzione smonta l'apparato keynesiano, perché l'imprenditore impiega mezzi e capitale umano prima che la domanda dei consumatori si possa palesare. Se avrà successo, ci sarà una correlazione tra la domanda per i suoi beni e la redditività dell'impresa. Non si può assolutamente negare il fatto che la produzione precede il consumo, quindi l'ambiente economico deve essere quanto più genuino possibile affinché gli imprenditori possano dirigere la produzione nel modo migliore possibile in accordo con i bisogni dei consumatori.

Nessuno stato o banca centrale può cambiare il fatto che i loro trucchi saranno inutili quando si tratta di stimolare la domanda effettiva. Se si vuole aumentare la capacità di consumo, c'è bisogno che prima aumenti la capacità di produrre. Questa dipendenza non può essere sconfessata dal pompaggio monetario o dalla spesa pubblica. Al contrario, le politiche fiscali e monetarie allentate andranno ad ostacolare i segnali di mercato rendendoli più torbidi; di conseguenza impoveriranno l'ambiente economico, andando ad intaccare la domanda effettiva. Se allora si ha davvero a cuore la produzione e la prosperità, si dovrebbero abolire tutti quei metodi che vanno a facilitare la creazione di denaro fiat e si dovrebbe tagliare drasticamente la spesa pubblica.



LA GRANDE DISTORSIONE

Invece le attuali autorità nella pianificazione monetaria centrale hanno seguito ciecamente i dogmi keynesiani e monetaristi, affondando il colpo in quelle misure che sprecano ricchezza piuttosto che crearla. Infatti la (pseudo)ripresa economica di cui parlano i media generalisti è stata alimentata da tassi d'interesse ultra bassi. Fondi apparentemente a basso costo hanno spinto le imprese in linee di produzione non richieste da una domanda genuina di mercato, hanno spinto le famiglie a consumare oltre i loro mezzi e hanno spinto il settore pubblico a spendere di più. Questa apparente ripresa, però, sparirà una volta che suddette misure economiche verranno invertite, facendo tornare una recessione ben peggiore della precedente.

L'intromissione delle banche centrali all'interno dell'ambiente economico ha un effetto ancor più pernicioso: fa credere agli investitori che esista una rete di sicurezza in grado di salvaguardarli nonostante commettano errori. Ha creato l'illusione che l'incertezza possa essere sorpassata, imbastendo una dipendenza crescente dalle loro macchinazioni. Non hanno affatto questo potere. Le banche centrali, attraverso le loro politiche monetarie senza precedenti, hanno spinto investitori ed imprenditori in un labirinto di specchi; hanno mascherato le loro azioni dannose mediante appellativi suadenti come "forward guidance"; hanno indotto a credere gli attori di mercato che le recessioni potessero essere abolite, quando invece l'essenza stessa di questi interventi è quella di creare una ciclicità di boom/bust.

L'unica cosa che le banche centrali possono fare è ridistribuire la ricchezza all'interno dell'ambiente economico, non crearne di nuova. La ridistribuiscono a favore dei primi ricevitori del denaro fiat creato ex novo.

Ma una volta che tassi d'interesse reali tornano a salire, poiché slegati dal controllo della banca centrale, allora possiamo stare certi che un bust non è tanto lontano. Di recente la FED, ad esempio, ha affermato di voler restringere il proprio bilancio in virtù delle condizioni migliorate dell'economia americana. Entro l'ottobre di quest'anno il tasso di riduzione avrà raggiunto i $50 miliardi al mese, secondo le previsioni, portando entro il 2020 il bilancio della FED a raggiungere i $2,800 miliardi (ancora maggiore di $1,900 miliardi rispetto all'inizio della Grande Recessione). Attenzione, però, perché nonostante ci sia l'intenzione di portare a termine questa riduzione, essa non sarà effettiva, perché i proventi della vendita dei titoli in suo possesso verranno reinvestiti negli stessi titoli qualora i ricavi superassero i ritmi di riduzione imposti.

Inutile dire, quindi, che la FED continuerebbe ad influenzare i mercati monetari e del credito, perché un abbandono totale del suo ruolo attivo in suddetti mercati non è affatto in vista. Infatti l'ultima cosa che vuole l'Eccles Building è un'impennata del tasso interbancario, di conseguenza una contrazione dell'offerta monetaria non si paleserà finché le seguenti condizioni rimarranno in essere: la capacità e la disponibilità del settore bancario commerciale ad espandere i propri bilanci, e l'appetito degli investitori per i titoli venduti (obbligazioni sovrane e MBS, principalmente).

Ma attenzione, perché data l'attuale interconnessione del sistema finanziario mondiale, non è detto che il catalizzatore di una crisi economica debba essere esclusivamente interno. Infatti dopo la baldoria del QQE giapponese, dove la BOJ ha letteralmente comprato di tutto (obbligazioni statali, azioni, ETF, bond societari giapponesi, REIT giapponesi), sembra proprio che la patria dove è nato il quantitative easing stia tirando i remi in barca. È notizia di qualche giorno fa che il bilancio della BOJ sia sceso di ¥444 miliardi a dicembre; sebbene non una grande somma rispetto ad un bilancio totalizzante ¥521,416 miliardi, è il primo mese che gli acquisti della BOJ scendono in territorio negativo.




L'agnello sacrificale in questo caso è rappresentato dai JGB, ovvero, le obbligazioni sovrane giapponesi: il 31 dicembre discorso erano scese di ¥2,900 miliardi. In sintesi, è molto probabile che la BOJ abbia semplicemente lasciato che maturassero senza rinnovare gli acquisti. Anche se questo calo appare quasi impercettibile se si considerano gli attivi totali, ammontanti a circa il 96% del PIL giapponese, è interessante notare che sia avvenuto in concomitanza con la volontà della FED di restringere il proprio bilancio e praticamente in sordina rispetto alla stampa generalista. Anzi, finora si era detto praticamente il contrario.





E non scordiamoci che l'aprile dell'anno scorso la BCE ha tagliato il proprio QE da iniezioni monetarie da €80 miliardi al mese a €60 miliardi al mese, e da quest'anno ci si aspetta un ulteriore taglio fino a €30 miliardi al mese. Di conseguenza sembra proprio che il propellente fornito ai mercati finanziari dal QE stia ormai svanendo, lasciando col cerino in mano tutti coloro che pensavano che le banche centrali fossero onnipotenti. Senza dimenticarci, ovviamente, della mastodontica economia cinese, la quale nonostante i numeri dicano stia crescendo del 6.5% all'anno, è alimentata da un'offerta monetaria in crescita al 14% l'anno e da un debito pubblico ormai quadruplicato sin dall'inizio della Grande Recessione. Questo scenario non sarebbe preoccupante se in cambio ci fossero ritorni economici solidi, mentre invece quasi la metà delle società nell'indice Hang Seng contraggono debiti per ripagare gli interessi su quelli vecchi e adesso la Cina ha bisogno di circa quattro volte il debito di cui aveva bisogno nel 2007 per generare la stessa crescita di allora.

La sovraccapacità dell'industria cinese si prepara ad invadere il resto del mondo e la gigantesca bolla immobiliare ha reso attraente il debito ad alto rischio. Anche la Cina rappresenta un grande rischio, poiché voler mostrare i muscoli al mondo da parte del Partito Comunista Cinese significherà ignorare le bombe ad orologeria finanziarie che la sua sconsiderata ricerca di record statistici assurdi ha innescato.



ENTRANO IN SCENA LE CRIPTOVALUTE

Accanto alla continuità rappresentata dal sistema economico e monetario presente, è apparso qualcosa di nuovo dal 2009: le criptovalute. Cosa rappresentano? Una discontinuità. Entrambe queste forze infine si scontreranno e ciò che ne uscirà, rappresenterà un nuovo paradigma all'interno dell'ambiente economico. Le criptovalute, quindi, non sono altro che la risposta del libero mercato all'obsolescenza che nel tempo ha continuato ad infestare il sistema economico e monetario. È il modo in cui l'apriorismo dei teoremi in economia risulta sempre vero: le leggi in economia possono essere aggirate, ma non violate. In virtù di ciò potrebbe essere alle porte una nuova rivoluzione industriale. Dalle stampanti 3D alle criptovalute, il mondo così come lo conosciamo potrebbe cambiare in una o due generazioni al massimo, sorpassando tutti quei lavori e strutture lavorative obsolete.

E cosa alleviò principalmente la rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo? La povertà. Prendiamo ad esempio una delle ultime ICO: il progetto everex, il quale ritiene l'inclusione finanziaria parte integrante la propria missione. La società che ha sviluppato questo progetto prevede di poter fornire microfinanziamenti, possibilità di pagamento e conversione delle valute fiat a tutti quegli individui che non possono più rivolgersi al sistema bancario canonico. Questo ci suggerisce che non c'è bisogno dello stato affinché possano essere accuditi i poverelli, visto che l'istinto di solidarietà è presente in tutti noi senza la presenza di terze parti a ridistribuire i redditi.

Non solo, ma la filosofia dietro le criptovalute sta anche portando con sé una cambiamento di mentalità: un abbandono delle politiche socialiste a favore di una visione della società e dell'economia più incentrata sulla libertà. Ecco perché su queste pagine ho sempre ripetuto che alla fine il libero mercato "avrebbe vinto". In quanto meccanismo di pagamento completamente decentralizzato, il bitcoin ci ha mostrato la potenza dei mercati ci creare "beni digitali" di valore e limitare la capacità dello stato di precluderne l'utilizzo. Inoltre, per sua natura, è matematicamente scarso nell'offerta, schermandolo da una svalutazione arbitraria (cosa che nemmeno le monete-merci potevano vantare). Malgrado ciò, lo scetticismo è ancora imperante nei riguardi delle criptovalute, a causa soprattutto della loro nascita "poco ortodossa". Le obiezioni sono due principalmente: le criptovalute non saranno mai denaro e le criptovalute sono una bolla.

Partiamo dalla prima obiezione. Nonostante abbia dimostrato su queste pagine che le criptovalute non violano il Teorema della Regressione misesiano, permangono perplessità riguardo la sua immaterialità e l'accettazione diffusa. Assodato il modo in cui una merce diventa spontaneamente denaro, e di come suddetta abbia un valore pre-esistente in base al suo uso "non monetario", è impossibile che le criptovalute possano diventare mezzi di scambio ampiamente accettati? No. Le persone accettano euro, dollari e yen in cambio perché conoscono il loro potere d'acquisto pre-esistente. In altre parole, hanno un punto di riferimento per valutare il denaro fiat oggi perché sanno cosa poteva comprare ieri. Ebbene, la stessa cosa vale per le criptovalute: basta guardare a quello che possono comprare oggi rispetto a ieri, e la lista di imprese che accettano criptovalute si allunga di giorno in giorno. Non solo, ma anche i dipendenti che lo accettano come salario.

"Essere denaro" non significa varcare una soglia, piuttosto significa che alcune merci sono più vendibili rispetto a altre e la loro adozione continuata nel tempo tende a ridurre la volatilità di prezzo. È qui che si inserisce bitcoin: non è la merce più popolare, ma si sta muovendo dal non essere denaro all'esserlo. Se dovessimo rimanere rigorosamente ligi alle definizioni, allora neanche l'oro è denaro visto che al giorno d'oggi quasi nessuno lo accetta come forma per acquistare altri beni e servizi. Bitcoin sta percorrendo questa strada perché nessuno le costringe ad usarlo, ma è liberamente scelto dagli individui. Più la sua adozione aumenta, più il prezzo crescerà fino a stabilizzarsi definitivamente. Possiamo tracciare a ritroso il suo potere d'acquisto fino a raggiungere la prima transazione in cui il bitcoin è stato utilizzato come mezzo di pagamento. Il perché l'abbiano fatto è ininfluente, ciò che conta è che l'abbiano fatto e che in tal modo abbiano fornito un punto di riferimento oggettivo affinché il mercato nel suo complesso potesse valutare bitcoin.

Per quanto riguarda la seconda obiezione, l'exploit di prezzo non è uscito fuori dal nulla ma è stato il risultato di migliorie finanziarie e tecniche che hanno incoraggiato l'uso del bitcoin. Nel corso del tempo si sono addensate sempre più perplessità riguardo la scalabilità della criptovaluta inventata da Nakamoto, con preoccupazioni riguardo l'uso e la sicurezza. Fortunatamente per il progetto di bitcoin, il network ha evitato una hard fork lo scorso novembre e si è scelto invece un progresso armonioso. Ad agosto 2017 è stato attivato un cambiamento chiamato "segregated witness" che avrebbe aumentato la velocità di bitcoin senza comprometterne la sicurezza o la decentralizzazione; mentre a dicembre sono stati fatti passi da gigante affinché si possa implementare "lightning network", uno sviluppo infrastrutturale affinché si possano velocizzare le piccole transazioni senza incappare in commissioni elevate o rallentamenti sulla blockchain. Senza contare che sempre a fine anno scorso sono stati lanciati a Wall Street due futures su bitcoin.

In sintesi stiamo praticamente assistendo ad una transizione volontaria da una valuta inferiore ad una superiore, e la sua adozione è incarnata dalle azioni individuali degli attori di mercato piuttosto che imposta da un monopolista in grado di manipolare il sistema. Infatti, dal punto di vista teorico, la crescita di bitcoin è possibile analizzarla secondo la Legge di Metcalfe, ovvero, all'aumentare del network di utenti ne aumenta anche il valore. Sebbene il campo di indagine fosse diverso, è un ragionamento applicabile anche alle criptovalute. Quindi su un normale grafico può effettivamente sembrare una bolla, ma se impostato su scala logaritmica possiamo vedere che il picco ancora non c'è stato.




Infine se analizziamo il prezzo di btc secondo un price to metcalfe value ratio (metodo analogo utilizzato per le azioni con il price to book ratio), noteremo che il prezzo era più in bolla nel 2013/14 piuttosto che oggi.





CONCLUSIONE

La bellezza del mondo delle criptovalute è proprio il fatto che è tutto un divenire. Niente è immutabile ma tutto in trasformazione. Seguo molto da vicino questi sviluppi, perché ritengo siano un modo per emanciparsi (almeno inizialmente) dal sistema monetario fiat che fino ad adesso ha governato i nostri portafogli. Poi è chiaro che bisogna scegliere accuratamente di quale criptovaluta fidarsi. Non tutte sono buone, così come non tutte sono uguali. Al di là delle oscillazioni delle quotazioni, è soprattutto lo sviluppo della tecnologia che deciderà quale o quali critpovalute sopravvivranno nel lungo periodo. Da questo punto di vista gli sfidanti di bitcoin si dividono in due grandi categorie.

Da una parte le monete che cercano di superarne i problemi di scalabilità, il fatto che l'infrastruttura alla base del bitcoin (la blockchain) sta diventando sempre più intasata e costosa, proponendone una versione evoluta. È il caso del Litecoin che rende più "leggere" e quindi più veloci le transazioni, o del Bitcoin cash, recente scisma dal bitcoin originario. Queste tecnologie aiuteranno le criptovalute ad imporsi come effettivo strumento di scambio, utilizzo rimasto finora marginale. Ma tutto ciò potrebbe risultare "superfluo" se lightning network venisse implementato in bitcoin stesso.

Dall'altra parte ci sono altre altcoin che nascono con una blockchain autonoma rispetto al bitcoin e vocazioni differenti, tanto che si possono definire "valute" solo per semplificazione. Ethereum per esempio è una piattaforma per la creazione di cosiddetti contratti intelligenti (smart contract), che pagano l'utilizzo della sua potenza di calcolo attraverso una unità di conto chiamata ether. Cardano è una versione simile nata in Giappone, mentre Neo quella nata in Cina. Mentre ancora diversa è Ripple, poiché offre alle banche un servizio di scambio di informazioni, una alternativa evoluta allo Swift, a cui aggancia una valuta virtuale che in prospettiva potrebbe essere usata per facilitare gli scambi internazionali. Non proprio un seguace del bitcoin, che nasce come alternativa al sistema bancario tradizionale. Progetto simile a questo, e pensato per il mondo bancario, è Waves. Inoltre, per coloro preoccupati per la loro privacy e ritenendo che l'anonimato di bitcoin non sia abbastanza, esistono alternative come Monero e Zcash: il primo crea indirizzi falsi per nascondere il destinatario, mentre il secondo lo cripta.

Tra le varie criptovalute quelle da tenere particolarmente d'occhio sono, ad esempio, Lisk che segue l'esempio di ethereum e punta a creare un sistema di applicazioni decentralizzato, presentandosi come alternativa a servizi come l'app store di Apple o Google Play. Un sistema grazie al quale gli sviluppatori potranno realizzare app, tramite SDK, e distribuirle al pubblico senza un sistema di controllo centralizzato. Dash, una criptovaluta il cui progetto punta direttamente all'uso reale e alla sostituzione del denaro tradizionale. Il sito ufficiale mette dunque in bella vista le opzioni per spendere Dash in cambio di servizi, dal vino all'affitto. Altro dettaglio importante è il fatto che Dash usa un sistema ibrido PoW/PoS, che insieme ad altri accorgimenti rende le transizioni istantanee. Iota, una moneta di scambio con il potenziale per innescare un'interoperabilità globale. Stratis, una piattaforma BaaS (Blockchain as a Service) pensata come servizio per aziende e professionisti. Ogni utente/cliente può crearsi una sua blockchain privata da usare come meglio crede (per esempio gestione logistica). Si tratta più precisamente di una sidechain, vincolata alla blockchain principale. L'azienda potrà quindi sfruttare i benefici della tecnologia blockchain riducendo al minimo i costi.

Ma come credo sia noto, i migliori sviluppi si hanno in sistemi entropici non entalpici. Con le criptovalute, infatti, la scelta individuale conta, e per quanto imprevedibile possa essere porterà sempre all'ordine.


5 commenti:

  1. Questo articolo è un capolavoro Francesco.

    RispondiElimina
  2. E per continuare la delizia: Nassim Nicholas Taleb, un grande.

    https://medium.com/opacity/bitcoin-1537e616a074

    R.G.

    RispondiElimina
  3. Dopo aver elaborato nell'articolo qui sopra i motivi filosofici per cui le criptovalute cambieeranno l'attuale assetto economico/sociale, ecco invece un esempio concreto proprio vicino a noi.

    RispondiElimina
  4. Bellissimo servizio delle IENE sui minatori Bitcoin, anche italiani !
    Fortuna che qualche giornalista vero esiste ancora.
    [[https://www.iene.mediaset.it/video/dentro-le-miniere-dei-bitcoin_13280.shtml ]]

    RispondiElimina