giovedì 2 maggio 2019

Le banche centrali non dovrebbero combattere la deflazione





di Frank Shostak


Attualmente possiamo osservare un generale rallentamento nel tasso di crescita annuale dell'inflazione dei prezzi nei principali Paesi del mondo. Ad esempio, il tasso di crescita annuale dell'indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti (IPC) è sceso dal 2,2% a febbraio dello scorso anno all'1,6% a gennaio di quest'anno e all'1,5% a febbraio. In Europa il tasso di crescita annuale dell'indice IPC dell'UEM si è attestato all'1,5% a febbraio, rispetto all'1,4% a gennaio e al 2,3% dell'ottobre 2018.


Anche il tasso annuo dell'IPC cinese si è attenuato a febbraio, scendendo dal 2,9% del febbraio 2018 all'1,7% a gennaio di quest'anno e all'1,6% a marzo. Anche la dinamica di crescita dell'indice dei prezzi al consumo nel Regno Unito si sta attenuando, con il tasso di crescita annuale dell'1,8% a febbraio contro il 2,1% del mese precedente e il 3% a gennaio 2018.


La maggior parte dei commentatori ritiene che la deflazione generi aspettative per un calo dei prezzi. Di conseguenza si ritiene che i consumatori possano rinviare momentaneamente gli acquisti di beni, poiché si aspettano di acquistarli a prezzi inferiori in futuro. Ciò indebolisce il flusso generale di spesa e indebolisce a sua volta l'economia. Pertanto tali commentatori ritengono che le politiche che contrastano la deflazione contrasteranno anche la crisi economica. Per molti commentatori ed esperti economici, quindi, la soluzione è quella di contrastare un calo della crescita annuale dell'IPC, che temono possa trasformarsi in un calo generale dei prezzi; sostengono infatti che le banche centrali dovrebbero mantenere una posizione monetaria molto allentata. Per questi esperti un possibile calo dei prezzi, che etichettano come deflazione, rappresenta una grave minaccia per l'economia.


Sembrerebbe che se la deflazione conduce ad un crollo economico, allora le politiche che la invertono dovrebbero essere buone per l'economia. L'inversione della deflazione implicherà semplicemente l'introduzione di politiche che sostengono gli aumenti generali dei prezzi delle merci (cioè l'inflazione dei prezzi). Secondo questo modo di pensare, l'inflazione potrebbe effettivamente essere un agente di crescita economica.

Secondo la maggior parte degli esperti, un po' d'inflazione può effettivamente essere una buona cosa. Gli economisti mainstream ritengono che l'inflazione al 2% non sia dannosa per la crescita economica, ma che l'inflazione al 10% potrebbe essere negativa per l'economia.

Perché un tasso d'inflazione al 10% o superiore dovrebbe essere considerato una cosa negativa? Con un tasso d'inflazione al 10% è probabile che i consumatori formeranno aspettative d'inflazione in aumento, e secondo il pensiero popolare, in risposta ad un alto tasso d'inflazione, i consumatori accelereranno la loro spesa per le merci, il che dovrebbe spingere ancor di più la crescita economica. Chiaramente c'è un problema con il modo di pensare popolare.



L'inflazione non è essenzialmente un aumento dei prezzi

L'inflazione non riguarda gli aumenti generali dei prezzi in quanto tali, ma l'aumento dell'offerta di moneta. Di norma l'aumento dell'offerta di moneta mette in moto aumenti generali dei prezzi. Questo, tuttavia, non è sempre il caso.

Il prezzo di un bene è la quantità di denaro richiesta per unità di esso. Per una quantità costante di denaro e una quantità di beni in espansione, i prezzi in realtà diminuiranno. I prezzi diminuiscono anche quando il tasso di aumento dell'offerta di beni supera il tasso di aumento dell'offerta di moneta.

Ad esempio, se l'offerta di moneta sale del 5% e la quantità di merci sale del 10%, i prezzi diminuiranno del 5%.

Un calo dei prezzi, tuttavia, non può nascondere il fatto che si avrà un'inflazione del 5% a causa dell'aumento dell'offerta di moneta.

Il motivo per cui l'inflazione è una cattiva notizia non è l'aumento dei prezzi in quanto tale, ma il danno inflitto al processo di formazione della ricchezza reale.

Il ruolo principale del denaro è di svolgere il ruolo di mezzo di scambio. Il denaro ci consente di scambiare qualcosa che abbiamo per qualcosa che vogliamo. Prima che uno scambio possa aver luogo, le persone devono avere qualcosa di utile da scambiare per il denaro. Una volta acquisito, può essere scambiato con i beni che vogliono.

Prendiamo in considerazione una situazione in cui il denaro viene creato "dal nulla". Questo nuovo denaro non è diverso dal denaro contraffatto. Il contraffattore scambia il denaro stampato per i beni senza produrre nulla di utile. Di fatto attua uno scambio di niente per qualcosa. Prende dal bacino dei beni reali senza contribuirvi.

L'effetto economico del denaro creato dal nulla è lo stesso del denaro contraffatto: impoverisce i creatori di ricchezza.

Il denaro creato dal nulla devia la ricchezza reale verso coloro che ricevono per primi il denaro creato ex novo. Ciò indebolisce la capacità dei creatori di ricchezza di crearne di nuova e questo a sua volta porta ad un indebolimento della crescita economica. Si noti che come risultato dell'aumento dell'offerta di moneta ciò che abbiamo è più denaro per unità di merci e quindi prezzi più alti.

Ciò che conta non è l'aumento dei prezzi in quanto tale, ma l'aumento dell'offerta di moneta che mette in moto uno scambio di nulla per qualcosa.

Lo scambio di nulla per qualcosa indebolisce il processo di formazione della ricchezza reale. Pertanto tutto ciò che promuove l'aumento dell'offerta di moneta può solo peggiorare le cose.

Le variazioni dei prezzi sono solo un sintomo, per così dire, e non il fattore causale primario. Quindi contrastare il calo del ritmo di crescita dell'IPC attraverso una politica monetaria accomodante (cioè creando inflazione) è una cattiva notizia per il processo di creazione di ricchezza reale e quindi per l'economia.

Inoltre, al fine di sostenere la loro vita e il loro benessere, gli individui devono acquistare beni e servizi nel presente. Pertanto, da questo punto di vista, un calo dei prezzi in quanto tale non può essere negativo per l'economia.

Inoltre se il calo della dinamica di crescita dei prezzi emerge in seguito allo scoppio di bolle, a causa di una crescita monetaria più lenta, allora questa dovrebbe essere considerata una buona notizia. Meno asset improduttivi in bolla ci sono, meglio è per i creatori di ricchezza e quindi per il bacino complessivo della ricchezza reale.

Allo stesso modo se si sviluppa una calo nella dinamica di crescita dell'IPC a causa dell'espansione della ricchezza reale per un dato stock di denaro, ovviamente questa è una grande notizia poiché più persone possono trarre beneficio dall'espansione della ricchezza reale. Possiamo quindi concludere che, contrariamente all'opinione popolare, un calo del ritmo di crescita dei prezzi è sempre una buona notizia per il processo di creazione di ricchezza reale e quindi per l'economia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Un grande articolo , spiega perfettamente cosa e' l'inflazione.
    La confusione che fanno economisti non austriaci ed i mezzi di informazione su cosa sia l'inflazione e' qualcosa di veramente incredibile.
    D'altronde Mises ha scritto che riescono a derubare le persone con l'inflazione perche' la gente non ne comprende il meccanismo.
    Einaudi ha definito l'inflazione una tassazione occulta.
    Stiamo parlando del piu' grande furto che si possa compiere a danno della societa' umana.

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  2. Leggete questo fantastico passaggio tratto nientemeno che da Bloomberg:

    «Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, definisce l'inflazione in forte calo "una dei maggiori problemi del nostro tempo". Shawn Smith, che ha a che fare con lavoratori a basso reddito, la vede in modo diverso.

    Le persone nel mondo di Smith non vogliono prezzi più alti. Persino lievi aumenti "fanno una grande differenza per qualcuno che vive con un reddito limitato", ha detto Smith, direttore dello sviluppo della forza lavoro presso Goodwill of Central e Coastal Virginia.

    "Che siano 50 centesimi qui o 10 centesimi lì, gestiscono i loro dollari giorno per giorno e cercano di capire come far funzionare tutto".»


    In sostanza, la deflazione dei prezzi non è affatto una minaccia ma qualcosa di auspicato. Quindi è la deflazione dei prezzi quello che il mercato nel suo complesso vuole, non ciò che un politburo autoreferenziale crede sia meglio per loro. Di conseguenza le banche centrali non agiscono per il proverbiale "bene comune" e potremmo candidamente avallare un loro smantellamento data l'inutilità e il loro remare contro la volontà del mercato. E ovviamente è l'ennesimo punto a favore delle criptovalute.

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