mercoledì 1 maggio 2019

L'epica battaglia per il controllo delle vostre menti





di Jeffrey Tucker


Viviamo in un'epoca di scelta nel campo delle informazioni, nel campo della produzione, nel campo del consumo e nel campo della distribuzione. Ma sta succedendo qualcosa di strano: la gamma di opinioni che probabilmente state sperimentando si sta restringendo piuttosto che allargando.

Considerate la raffica di eventi recenti:
  • Facebook ha eliminato di recente fino a 1.000 account tra cui fonti d'informazione indipendenti
  • Twitter ha cancellato migliaia di account, utilizzando una inclinazione censoria
  • Anche YouTube sta percorrendo la stessa strada; molti ora temono che i loro canali potrebbero essere cancellati senza preavviso
  • Cercare contenuti sul Web è come 15 anni fa: opinioni non approvate in basso nei risultati delle ricerche e talvolta invisibili

La scusa è che gli utenti hanno violato i termini di utilizzo. Queste sono piattaforme private e hanno il diritto di curare i contenuti. Dovete conformarvi a tali regole, e se siete mai stati amministratori di un forum su Internet è qualcosa che sapete fin troppo bene. Potete essere certi che circa il 3% degli utenti sono account troll, i quali rovinano tutto per tutti.

Non c'è nulla di sbagliato in un proprietario di una piattaforma che epurare dal suo spazio violenza, frodi, odio e così via. Ma ultimamente la scusa non ha retto... c'è dell'altro in ballo. Il tentativo di censurare è diventato ricorrente. Quando vi ritrovate ad avere un solo punto di vista, i censori si mettono al lavoro.

Forse avete cominciato a sospettare che questa macchina si stesse mettendo in modo durante le audizioni sulla nomina di Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. Le accuse contro di lui hanno attanagliato la nazione, ma quando andavate a cercare notizie, non c'era un vero dibattito sulla credibilità delle affermazioni fatte contro di lui.

Poi il New York Times ha ammesso che praticamente i social media non hanno fatto niente affinché la disinformazione si diffondesse incontrastata, cancellando invece opinioni che smascheravano questo inganno. Che cos'è questa? Una lotta tra media generalisti e media alternativi, una battaglia per i divieti? Questo ci porta davvero in un nuovo regno. I termini di utilizzo riguardano sempre più le opinioni espresse piuttosto che qualsiasi cosa veramente minacciosa. È un tentativo di controllare le conversazioni, ma in questo caso particolare non ha funzionato.

La motivazione alla base di questo nuovo approccio risale a due anni fa. I social media sono stati accusati per la vittoria presidenziale repubblicana nel 2016: le persone non hanno idea di cosa stanno facendo e seguono ciecamente le opinioni degli annunci che appaiono nei loro feed.

Ciò che sta cominciando ad emergere progressivamente è il timore paranoico dei critici della destra. Queste piattaforme stanno spingendo un'agenda politica. Non si tratta di termini di utilizzo, si tratta di cancellare le opinioni politiche che i dirigenti di queste aziende non amano.

A che punto la libertà di parola è in pericolo? La libertà di parola è uno dei principi più ricorrenti nella legge e nelle politiche pubbliche, o così si potrebbe pensare. Ci scagliamo contro le censure del passato e riconosciamo la libertà di parola come un diritto umano essenziale. In tutti i nostri anni a scuola siamo spinti a combattere per essa.

E tutto ciò va bene... fino a quando non viene effettivamente esercitata grazie alla distribuzione di massa della tecnologia della comunicazione. Con quest'ultima otteniamo ciò che abbiamo sempre desiderato: il diritto universale e l'opportunità di raggiungere l'umanità in un istante e comunicarle i nostri pensieri. Salta fuori che i padroni dell'opinione pubblica non siano fan di questo sistema.

I commentatori mainstream di tutte le parti sono infastiditi dal fatto che gli estremisti abbiano distrutto la loro cultura ideologica un tempo stabile, mentre i ribelli dicono che il mainstream non è mai stato veritiero.

La battaglia sta diventando sempre più tesa. Il centro-sinistra è scosso fino al punto da voler documentare ogni quisquilia che si trova su internet. Vox ha mostrato come le fake news del 2016 "filtrassero con facilità nel mainstream: alla fine delle elezioni le fake news su Facebook hanno scavalcato le notizie reali e 17 delle 20 notizie false più credibili erano anti-Clinton".

La destra populista si sta riscaldando con il piano di Trump per trattare con la stampa che non gli piace. "Una delle cose che farò se vincerò", ha promesso Trump, "è cambiare le nostre leggi sulla diffamazione, così quando scriveranno articoli volutamente negativi e falsi, potranno essere denunciati." Le persone erano d'accordo e potete trovare centinaia di migliaia di persone sui vari gruppi su Reddit e Facebook che sono pienamente d'accordo con lui. Non perde mai occasione di bacchettare la stampa.

Il problema: la libertà di criticare il presidente è stata una caratteristica consolidata nella legge americana da quando l'elezione del 1800 portò al ripudio dell'Alien and Seditions Acts, legge che rendeva un crimine criticare i presidenti. Era criminalizzato chiunque avesse "scritto, stampato, pronunciato o pubblicato [...] qualsiasi scritto falso, scandaloso e malevolo" sul presidente. Gli elettori facevano saggiamente notare che il Primo Emendamento invalidava tale legge.



Libertà o controllo

L'impulso di censurare è il tributo che l'opinione elitaria paga al potere delle idee. L'idea della libertà di parola, al contrario, crea le condizioni in cui la verità ha una possibilità di emergere dal clamore, mentre il tentativo di controllo finisce per politicizzare ciò che siamo e non è permesso ascoltare. È vero che la libertà non garantisce alcun risultato particolare, ma dà buoni risultati rafforzando nel contempo altre cose importanti come i diritti umani.

In questi giorni, per alcune persone tutto ciò non va bene. I sinistroidi continuano a credere che la cattiva informazione sia ciò che abbia affossato nel 2016 una campagna altrimenti perfettamente eseguita. Dall'altro lato c'è una paura crescente che rasenta la paranoia: Twitter, Facebook e altri non sono altro che cavalli di Troia del Deep State e quindi dovrebbero essere nazionalizzati in modo che Trump possa controllarli.

Ciò che colpisce di questi dibattiti è che la censura non è mai stata meno praticabile di questi tempi. Provate a precludere l'accesso in una sede e immediatamente ne spunterà fuori un altro. Provate a dire che alcune idee non sono benvenute ed ispirerete un esercito invisibile di campioni di quell'idea a promulgarla in un altro luogo. Potete bloccare o escludere qualcosa grazie alle tecnologie conosciute, solo per vederlo rispuntare in un'altra tecnologia che non conoscevate.

Le opinioni non mainstream potrebbero essere più difficili da trovare. Potreste non ricevere una notifica sul vostro telefono, potrebbero non classificarle tra i migliori risultati nella barra di ricerca, ma tali opinioni sono là fuori, anche se ci potrebbe volere un po' di lavoro per trovarle.

Le persone si lamentano di essere censurate, ma questo non è letteralmente vero. Quello che sta accadendo oggi sui media digitali è il tentativo di ricreare un consenso civico di opinione come quello esistente nell'era pre-Internet. Considerate questo: dalla fine della seconda guerra mondiale fino alla presidenza Reagan, sono prevalse solo tre reti televisive. Lo stato stesso ha esercitato un'influenza primaria sui contenuti. Queste reti hanno iniziato a pensare a sé stesse come servizi pubblici, una classe dirigente, un'élite protetta, e hanno dispensato quotidianamente canoni della religione civile.



Monopolio infranto

Tutto ciò è saltato in aria. Il cartello si è sbriciolato alla fine degli anni '80, creando una valanga di discorsi che non ha fatto altro che crescere e diffondersi. Ora le persone danno ai cosiddetti Grandi Tre solo una piccola percentuale della loro attenzione, la quale può essere attratta invece da milioni di altri luoghi possibili. E parlando di milioni, i Grandi Tre sono diventati centinaia di milioni di persone con telecamere live in tasca, che possono usare per trasmettere alle moltitudini con zero controllo civico sul contenuto.

Sì, potete essere bannati da questo o quel luogo. Potrebbe essere necessario spostarsi e creare un nuovo accesso e provare un nuovo servizio. Non è possibile chiudere questo sistema, nonostante tutti i discorsi su censura, cause legali, correzioni algoritmiche e così via.

È vero che la chiusura degli account sui principali social media ha creato un autentico senso di paura. Potreste essere i prossimi. Allo stesso tempo, stiamo assistendo all'ascesa di piattaforme meno centralizzate e più resistenti alla censura. Questo è un bene ed è la prossima fase della libertà.

Le fake news, l'odio, l'immoralità e il dissenso politico di tutti i tipi continueranno a prosperare senza controllo? In una parola, sì. Ogni modo, tutto continuerà ad essere accessibile a tutti. Dobbiamo imparare a divertirci e rallegrarci della possibilità di poter trovare video, podcast, account e canali con idee che possiamo giudicare disgustose, aberranti, false e pericolose. La libertà di parlare degli altri protegge la vostra libertà di parola.

Grazie alla libertà, tutti partecipano, ma nessuno alla fine vince. È un processo senza fine. Come possiamo distinguere verità e non verità in un ambiente così caotico? Solo le singole menti umane, attraverso il ragionamento logico-prasseologico, possono distinguere le notizie vere da quelle false, le informazioni preziose dalel informazioni senza valore, la comunicazione meritoria da quella inutile. Nessuna autorità può sostituire l'attività, la creatività e l'adattabilità della mente umana.

Benvenuti nella libertà, amici. Ecco come funziona ed è bellissimo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Quando prenderanno il sopravvento i Social Network "Open Source" finirà il rischio della censura, ed il rischio per la propria privacy.

    https://www.linkedin.com/pulse/social-network-fuori-servizio-nessun-problema-c%C3%A8-lopen-marco-dal-pra/

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