martedì 30 aprile 2019

Paul Volcker non ci può salvare stavolta...

Leggendo questo articolo di Bloomberg apprendiamo come l'Islanda, un Paese sull'orlo della bancarotta qualche anno fa, sia riuscita ad alleggerire il proprio carico di debiti seguendo politiche che da tempo vengono suggerite su queste pagine per nazioni ultra indebitate, come l'Italia ad esempio. ricordiamolo ancora una volta allora: riduzione delle tasse e soprattutto riduzione della spesa pubblica. Ecco perché bisognerebbe prendere a schiaffi quegli economisti e politici che parlano di "stimolo" mediante la spesa pubblica per far crescere l'economia. La spesa pubblica limita la crescita economica semplicemente perché è ridistribuzione artificiale di risorse scarse e preziose (es. camion, trattori, computer, uffici, esseri umani, ecc.) a persone politicamente ammanicate. Quindi la spesa pubblica alimenta la crescita economica? No. In parole povere, la spesa pubblica è il processo in base al quale gli imprenditori orientati al mercato vengono sostituiti da individui orientati alla ricerca di rendite. Il denaro estorto attraverso le tasse serve solo a far crescere il controllo dello stato sull'economia (capitale umano e strumentale) che invece quando impiegate con raziocinio (in accordo con un calcolo economico genuino), alimentano per davvero il progresso economico.
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di Bill Bonner


Ancora nessuna crepa visibile nel mercato azionario, ma l'economia potrebbe essere in crisi.

In primo luogo cresce la comprensione che la ripresa economica targata Obama/Trump è stata un fallimento.

Un titolo su Yahoo Finance:
Jamie Dimon: l'economia degli Stati Uniti avrebbe dovuto crescere del 40% nell'ultimo decennio, non del 20%

Non è passata quasi una settimana da quando la Casa Bianca ha proposto il suo nuovo bilancio, contando su una crescita del 3%, che sta già ammettendo che non funzionerà. Il New York Times:
L'amministrazione Trump ha promosso un taglio delle tasse da $1.500 miliardi nel 2017, con la promessa che avrebbe innescato una crescita economica sostenuta. Sebbene i tagli alle tasse abbiano elargito euforia all'economia nel breve termine, i funzionari del governo ora ammettono che non saranno sufficienti a garantire la crescita annuale del 3% presente nella loro legge di bilancio.

In secondo luogo, stanno spuntando altri segnali che la ripresa, debole com'è, sta raggiungendo la sua fine.

I grandi esportatori (Cina, Corea del Sud e Giappone) stanno tutti segnalando un rallentamento delle vendite all'estero. E anche i trasportatori navali dicono che c'è meno traffico in mare, fatto confermato dal calo del Baltic Dry Index.

Persino il presidente della FED, Jerome Powell, ha evidenziato la debolezza dell'economia globale:
[...] Osserviamo una crescente evidenza di un rallentamento dell'economia globale [...]. Direi che i principali rischi per la nostra economia sembrano ora derivare dalla crescita più lenta in Cina e in Europa e anche eventi come la Brexit.

La Gran Bretagna dovrebbe lasciare l'Unione Europea tra soli nove giorni. A che termini? Non lo sappiamo L'incertezza potrebbe essere dirompente.

Ma oggi parleremo quella che crediamo sia una cosa certa: il treno fiscale degli Stati Uniti deraglierà.

I federali hanno già $22.000 miliardi di debiti, in aumento di $1.000 miliardi all'anno. Il bilancio di Trump sarà respinto dal Congresso e le sue proiezioni economiche non hanno senso.

Ma la sua caratteristica più pericolosa si rivelerà una sottostima. La nostra ipotesi è che il debito degli Stati Uniti (dopo una recessione e un crollo del mercato) salirà a $40.000 miliardi entro il 2030.

Ma aspettate... sicuramente c'è una via d'uscita... un modo per farlo rallentare... e tornare sui binari. Un caro lettore ci ha ricordato che il Canada c'è riuscito.
È possibile equilibrare un bilancio del governo federale. Il debito del Canada nel 1996 era così grande che il Fondo Monetario Internazionale minacciava di intervenire. Ma sei anni dopo il bilancio era in eccedenza e il governo è riuscito a gestire sette eccedenze di fila fino a quando la Grande Recessione non l'ha riprotato in rosso.

Il problema per gli Stati Uniti è che, come ha dimostrato il Canada, arrivare ad un surplus richiede misure che sia i liberal sia i conservatori aborriscono: sono state eliminate un quinto di tutte le posizioni governative, oltre a quelle militari e della RCMP [Royal Canadian Mounted Police] (circa 50.000 lavori); i programmi di welfare state (a province e individui) sono stati radicalmente ristrutturati.

Ad esempio, l'indennità di disoccupazione è stata rinominata indennità di occupazione per sostenere i lavoratori tra vari lavori, con minori benefici monetari e più programmi di formazione [...]. Le tasse sono state aumentate su individui e società.

Una sovrattassa temporanea del 3% è stata applicata a quei percettori di reddito superiori a $50k; l'imposta è stata eliminata quando il deficit era scomparso. Sebbene non facesse parte della strategia, l'esistenza di una nuova imposta sul valore aggiunto ha generato più entrate del previsto.

Il Canada ha ridotto il proprio deficit in un periodo di prosperità globale e prezzi alti delle risorse, rafforzando gli utili societari e le entrate fiscali. Il recente taglio delle imposte negli Stati Uniti non ha ancora portato ad un aumento delle entrate pubbliche nonostante un'attività economica positiva.

In realtà le entrate fiscali sono in calo del 6%. Ma senza tagli alla spesa, i tagli delle tasse sono inutili.

Quindi può essere fatto. Il disastro non è scontato e la catastrofe può essere evitata.

Ma... riuscite ad immaginare Trump che aumenta le tasse e taglia le spese? E Alexandra Ocasio Cortez? E Bernie Sanders?

Riuscite ad immaginare la FED che non fa niente mentre il mercato azionario crolla di nuovo e la disoccupazione sale al 10%?

Riuscite ad a immaginare Jerome Powell in piedi, irrefrenabile, come Paul Volcker... mentre gli economisti, i politici, la Casa Bianca e la stampa urlano ffinché "stimoli" l'economia?

Nonostante la fervida immaginazione, è impossibile da immaginare.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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