venerdì 25 giugno 2010

Come devono comportarsi i libertari in un mondo statalizzato


Breve scritto che funge da cartina tornasole per i libertari nel momento del bisogno.

Rothbard riflette su due situazioni per cercare di analizzare le difficoltà che ogni libertario si trova ad affrontare nella vita di tutti i giorni; utili consigli per destreggiarsi in questa realtà in cui lo Stato ed i suoi tentacoli spadroneggiano.


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di Murray N. Rothbard


Gli articoli di Waters e Wollstein (pubblicati su Liberty di settembre/ottobre 1987) affrontano una questione d'importanza cruciale per i libertari: come possiamo agire, in maniera morale, in un mondo controllato e dominato dallo Stato? Credo che la cosa più importante sia quella di evitare le trappole gemelle ed ugualmente distruttive del settarismo ultra-purista, che ci impedirebbe persino di camminare per le strade di proprietà del governo; e dell'opportunismo da venduti, nel quale potremmo diventare guardiani dei campi di concentramento pur continuando a pretendere di essere "libertari" in un qualche distante mondo ideale. Gli opportunisti sono persone che separano drasticamente la teoria dalla pratica; hanno riposto i loro ideali in un cassetto o nella stanza dei trofei, in modo che non abbiano più alcuna influenza sulla loro vita quotidiana. I settari, all'opposto, soffrono di quello che i cattolici chiamano eccesso di "scrupolosità", e corrono sempre il rischio di rinchiudersi in una vita da eremiti o da potenziali martiri. Fin qui è tutto chiaro, ma per evitare entrambe le insidie abbiamo bisogno di alcuni criteri di guida.

La moralità come religione

Per Waters il problema è semplice; invece di cercare di evitare la trappola, egli vi si tuffa dentro. Per lui la risposta è quella di buttare a mate ogni principio morale, e con esso ogni passione, impegno e ostilità verso i rinnegati della libertà. A suo dire dovremmo essere "scienziati" freddi e distaccati che propongono la libertà solo su basi utilitaristiche e non emotive. In questo modo, si presume, non dovremmo preoccuparci per il tradimento o per qualsiasi altra azione, non importa quanto odiosa, che i libertari potrebbero commettere. Ad un custode dei campi di concentramento bisognerebbe parlare dolcemente dei benefici pratici del sistema dei prezzi o della divisione del lavoro! Va chiarito inanzitutto che il fatto che le persone religiose siano ostili ai traditori e agli apostati non rende questi loro punti di vista scorretti.

Accomunando i principi morali alla religione, Waters ripete una vecchia fandonia per mettere sotto accusa l'ostilità alle azioní immorali bollandola col temibile marchio della "religione". Ma non c'è alcun bisogno di essere religiosi per detestare I'immoralità o I'ipocrisia, o per essere infuriati o indignati a causa delle pugnalate alle spalle ricevute da amici o amanti. L'ideale di Waters dello scienziato privo di passioni, per quanto mi riguarda, lo considero completamente irreale. Ho conosciuto molti scienziati, ma non ne ho mai conosciuto uno che non fosse appassionatamente indignato contro la ciarlataneria o il tradimento degli ideali di ricerca della verità propri della scienza. Confesso inoltre che mi disturba cheWaters invochi il mio maestro Ludwig von Mises a sostegno del suo argomento. E' vero che Mises era un utilitarista, ma è anche vero che era appassionatamente devoto alla libertà, ed ugualmente appassionato nella sua opposizione ad ogni forma di statalismo, e a coloro che lo favorivano. Era uno scienziato, ma non era senzasangue...

Il caso Nozick

The New Republic ha riportato la notizia che il filosofo Robert Nozick si è appellato con successo alla Commissione Controllo Affitti di Cambridge, per costringere il suo padrone di casa a ridurgli I'affitto. Waters dice che per noi libertari moralisti ("religiosi") Nozick sarebbe un "apostata". Scemenza. Il termine appropriato per descrivere il comportamento di Nozick è "ipocrisia", dato che egli non ha mai abiurato pubblicamente le sue idee libertarie: semplicemente, non le applica nella sua vita quotidiana. Waters dice anche che ogni libertario che conosce "è rimasto sconvolto, arrabbiato e oltraggiato" dal comportamento di Nozick. Io no, per quanto condivida queste reazioni. Essendo un nozickologo di lunga data, le sue azioni non mi hanno sorpreso per niente. Non mi ha sorpreso che egli anteponga nella propria scala di valori l'antica e onorata tradizione urbana del Nordest di "fregare il propriopadrone di casa" agli astattiprincipi di libertà e non aggressione.

Ancora più divertente è stata la lamentela di Waters per quei libertari che sono arrivati ad "ostracizzare Nozick dalla società libertaria". E chi l'ha mai visto Nozick nella "società libertaria"? Sostanzialmente egli abbandonò la società libertaria dopo la sua unica fugace apparizione alla convention nazionale del Libertarian Party nel 1975, dove venne idolatrato per il successo del suo libro Anarchia, Stato e Utopia. Dopo di allora, il poliedrico Nozick si occupò di altri argomenti e di altri libri, perdendo ogni interesse per le questioni libertarie. Per quelli che sono appassionatamente devoti ai principi libertari, e li considerano di suprema importanza (specialmente noi "moralisti/religiosi"), questa perdita d'interesse è molto difficile da capire. Le cose però stanno così. La mia opinione su Nozick, basata sia sulla sua personalità sia sul modo in cui scrive i libri, è che sia molto meno interessato al contenuto dei suoi libri di quanto io sia per la brillantezza dei suoi processi mentali quando vi sta lavorando attorno. Questo genere di persone perde facilmente interesse per il contenuto dei suoi libri precedenti, e non ha difficolta a fottere un padrone di casa che gli sta antipatico senza pensare troppo ai principi libertari. Affrontiamo ora il colpo basso in sé e la questione sostanziale sollevata dall'articolo di Waters: indignarsi per la fregatura fatta da Nozick al suo padrone di casa equivale a rimproverare lui (o chiunque altro) quando cammina per le strade possedute dal governo, o prende un aereo da un aeroporto di proprietà del govemo?

Penso di no. L'errore fondamentale di Waters è quello di confondere l'azione di chi accetta una situazione che non ha creato con quella di chi si impegna attivamente per peggiorarla. In breve, non c'è niente di sbagliato nel comportamento di un libertario che vive in un appartamento a equo canone e che paga perciò un affitto inferiore a quello di mercato. Né io né Nozick siamo responsabili della legge sul controllo degti affitti, e pertanto siamo costretti a conviverci. Per questa ragione non c'è niente di sbagliato nel fatto che egli viva in un appartamento con l'affitto calmierato, così come non vi è niente di sbagliato nel fatto che passeggi per le strade pubbliche, prenda l'aereo da aeroporti statali, mangi pane il cui prezzo è sussidiato e così via. Nulla di tutto questo è opera nostra o di Nozick. Sarebbe perciò da folli o da martiri rinunciare a questi appartamenti se disponibili, rifiutare ogni cibo la cui produzione è regolamentata dal governo, non usare le poste di Stato e così via. La nostra responsabilità è quella di attivarci ed operare affinché siano rimosse queste situazioni di statalismo; questo è il massimo che possiamo razionalmente fare. Anch'io vivo in un appartamento ad affitto controllato, ma ho anche scritto e mi sono impegnato per anni contro il sistema di controllo degli affitti e ho esortato alla sua abolizione. Questa non è ipocrisia o tradimento, ma solo razionalità o buon senso. L'errore morale di Nozick (chiamiamolo "peccato", tanto per provocare Waters) va molto oltre il semplice fatto di vivere in un appartamento ad affrtto calmierato. La sua azione immorale è stata quella di perseguitare attivamente il padrone di casa, di rivolgersi all'autorità ed attivarsi a ripetizione
affrnché lo Stato lo costringesse ad abbassare I'affitto richiesto. Mi sembra che ci sia un'enorme differenza tra le due azíoni. Una cosa è vivere all'interno di una "matrice" creata dallo Stato, tentando al contempo di lavorare contro il sistema; tutt'altra cosa è usare attivamente lo Stato a proprio beneficio per fregare il prossimo, che significa dare inizio ed essere complici nell'aggressione e nel furto.

Lavorare per il governo

Il criterio da applicare nel caso di Nozick mi pare tutto sommato semplice, ma ci sono questioni molto più difficili. Come giudicare chi lavora alle dipendenze dello Stato? Non c'è dubbio che da un punto di vista libertario e pragmatico, a parità di condizioni, è molto meglio lavorare per un imprenditore privato piuttosto che per il govemo. Ma cosa succede nel caso in cui il governo abbia di fatto monopolizzato la tua occupazione, non lasciando altra alternativa pratica se non quella di lavorare per lo Stato? Prendiamo il caso dell'Unione Sovietica, dove il governo aveva effettivamente monopolizzato tutti gli impieghi, e dove in pratica non vi erano datori di lavoro privati. Dobbiamo condannare tutti i russi come criminali in quanto dipendenti pubblici? L'unico atto morale di ogni russo avrebbe dovuto essere quello di suicidarsi? Questa sarebbe un'idiozia. Nessun sistema morale può pretendere dalla gente il martirio. Anche negli Stati Uniti, per quanto non statalazati come la Russia, vi sono molte occupazioni virtualmente monopolizzate dal governo. È impossibile fare il medico senza diventare membro di una professione pesantemente regolamentata e centralizzata. Se la propria vocazione è l'insegnamento uriversitario è quasi impossibile trovare un'uninersità che non sia posseduta, economicamente se non legalmente, dallo Stato. Se per università pubbliche si intendono quelle che ricevono più del 50% delle proprie entrate dallo Stato, allora non vi è praticamente nessuria università "privata", salvo uno o due piccoli college. Durante le contestazioni di fine anni Sessanta gli studenti della Columbia University scoprirono che più del 50% delle enfrate di questa asserita universita "privata" provenivano dal govemo. In questa situazione, sarebbe folle e settario condannare gli insegnanti perché al servizio dello Stato. Non c'è niente di sbagliato, ed è perfettamente razionale, accettare la "matrice" della propria vita quotidiana. Quello che è sbagliato è aggravare e aggiungere altro Stato alla "matrice" statalista. Farò un esempio riguardante la mia carriera. Per molti anni ho insegnato presso un'università "privata" (anche se non mi sarei sorpreso di scoprire che più della metà delle sue entrate venissero dal govemo). Questa universita è stata per lungo tempo sull'orlo della bancarotta, e ad un certo punto tentò di rimediare a questa situazione facendosi "statalizzare", cioè chiedendo l'incorporazione nel sistema universitario statale di NewYork, che in quei tempi felici navigava nell'oro.

Per un certo periodo sembrava che la fusione si realizzasse, e c'erano forti pressioni affinché tutti i membri della facolta manifestassero ad Albany e facessero lobby a favore dell'accorpamento nel
sistema universitario statale. Io però mi rifiutati di farlo, poiché ritenevo fosse immorale impegnarmi ad accrescere lo statalismo attomo a me. Questo significa che tutti i libertari, se non fanno azione di lobby a favore dello statalismo, possono allegramente lavorare per lo Stato e lasciar perdere ogni scrupolo di coscienza? Certamente no. Qui è vitale distinguere tra due tipi di attività statali:
  1. attività che sarebbero perfettamente legittime se svolte da imprese private nel mercato;
  2. attività che sono immorali e criminali di per sè, e che sarebbero illecite in una societa libertaria.
Le seconde non devono essere svolte dai libertari in nessuna circostanza. In questo senso, un libertario non dovrebbe fare il direttore o la guardia di un campo di concentramento, il funzionario del fisco, l'arruolatore dei coscritti, il controllore o il regolamentatore della società o dell'economia. Prendiamo un caso concreto e vediamo come funziona il criterio proposto. Un mio vecchio amico, un anarco-libertario ed economista austriaco, ha accettato un importante posto di economista alla Federal Reserve. Lecito o illecito? Morale o immorale? Vediamo quali sono le funzioni della banca centrale. La Fed esercita il monopolio della contraffazione, crea dal nulla la moneta statale, cartellizza il sistema bancario, concede privilegi alle banche e salva quelle in difficoltà, regola o cerca di regolare la moneta e il credito, i livelli dei prezzi e l'economia stessa. Dovrebbe essero abolita non solo perché statale, ma anche perché le sue attività sono intrinsecamente immorali. Naturalmente non sorprende che questo mio amico vedesse il problema morale in maniera diversa dalla mia. Mi pare, allora, che il criterio fondamentale al quale dobbiamo attenerci per comportarci moralmente e razionalmente in un mondo statalizzato sia quello di:
  1. lavorare ed impegnarci al massimo a vantaggio della libertà;
  2. quando lavoriamo all'interno della "matrice" del mondo che ci è dato, rifiutarci di aggiungere ulteriore statalismo;
  3. rifiutarci assolutamente di partecipare alle attivita statali che sono immorali e criminali di per sé.

(Articolo apparso originariameúte su Liberty, n. 3, 1987 ; traduzione di Guglielmo Piombini)


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