venerdì 19 settembre 2014

Il rigor mortis europeo





di Francesco Simoncelli


[Questo articolo è apparso in precedenza sul magazine online The Fielder.]


Scrivere della crisi europea equivale ormai a sparare sulla croce rossa. La visione mainstream di una Europa unita sta cadendo a pezzi sotto gli incessanti fallimenti della pianificazione centrale. Gli eurocrati credevano, infatti, di poter dar luce al loro esperimento monetario unico senza intoppi; per un certo periodo di tempo è andata così, ma come accade sempre quando abbiamo a che fare con la pianificazione centrale, essa è destinata a vedersi sgretolare tra le sue mani i suoi piani presumibilmente ben congeniati. Di conseguenza, sono iniziati i salti mortali per tenere a galla una barca che fa, vistosamente, acqua da tutte le parti. Finora, tutto non ha fatto altro che fallire. Dai fondi di "solidarietà" tra i vari stati membri fino ad una burocrazia invadente, la persistenza della stagnazione (che man mano si è tramutata in stagflazione) sta facendo arrovellare il cervello di coloro i quali si presume "sappiano meglio" cosa sia bene per il resto delle persone.

L'unica idea che sono stati in grado di avanzare non è affatto originale: pungolare la BCE affinché arroventi le rotative. In questi giorni il cambio EUR/USD ha visto un considerevole assottigliamento, da 1,338 nella seconda settimana di agosto fino a 1,313 dell'ultima. Come possiamo vedere da questo grafico, la BCE è tornata ad emettere foglietti di carta colorata. Stando a quanto riferisce Bloomberg, Draghi è ancora impegnato a sorreggere in tutti i modi possibili un comparto bancario i cui ultimi spasmi vengono scambiati per segnali di vita. Se non fosse stato per l'intervento attivo della banca centrale, a quest'ora i banchieri commerciali starebbero vendendo polizze assicurative porta a porta. Ma tutto ha un suo tempo.

Ad ora, la BCE si limiterà ad una sorta di mini-QE andando ad acquistare titoli cartolarizzati nel mercato degli ABS. Questi titoli fanno riferimento principalmente al settore subprime dei prestiti automobilistici ed immobiliari, ovvero, si cercherà di alleggerire ulteriormente il fardello del comparto bancario commerciale trasformando la BCE in una discarica in cui gettare tutto quel pattume generato fino ad ora dal suddetto settore finanziario in grave crisi. Infatti, i bilanci delle banche sono totalmente un disastro e continuare a nascondere questa evidenza con soluzioni di fantasia che rimandano nel tempo il giudizio finale del mercato, non aiuterà affatto una ripresa dell'economia.

Quanto detto, però, non fermerà le banche commerciali dal prestare denaro agli stati comprando i loro bond, ma ciò che si vuole  conseguire (in potenza) con tale mossa è la ripresa del credito all'economia più ampia. In realtà questa è solo una pia illusione. Per quanto riguarda la società, e quindi gli individui in generale, essa è riluttante a prendere in prestito nuovi fondi per avviare un'attività. Il panorama economico è estremamente incerto, i segnali di mercato distorti e la voracità dello stato picchia forte sull'entusiasmo degli imprenditori. Inoltre, e ciò è più sconcertante, in Italia un terzo di tutte le richieste di prestito è destinato a saldare debiti preesistenti. Lo scoraggiamento è il vero padrone qui, ed i tassi di interesse reali raccontano tutta un'altra storia.





Al contrario, per le banche commerciali e lo stato i costi di finanziamento sono ultra bassi. Questo perché il compito ufficioso del settore bancario centrale è quello di aiutare in qualsiasi modo queste due entità. Sebbene i bond statali siano stati considerati "privi di rischi" da Basilea III, essi nella realtà non lo sono affatto poiché rappresentano la capacità dei singoli stati i estrarre ricchezza crescente dalla propria popolazione. Ovvero, la capacità degli stati di predare voracemente il bacino dei risparmi reali. Fin quando è in crescita, seppur esigua, questa strategia può andare avanti; una volta che diventa stagnante, o peggio si riduce, la capacità dello stato di garantire per le sue spese folli viene a mancare.

Il segnale di un bacino dei risparmi reali in pericolo è il fallimento coatto delle piccole e medie imprese, oltre ad una mancanza di rotazione economica all'interno dell'economia. Queste due principali condizioni rappresentano due spie dall'allarme che ci avvertono che bisogna fare attenzione a come si agisce. Allo stato attuale, tali segnali sono stati ignorati con noncuranza. Si offre allo stato un pasto gratis attraverso l'intermediazione delle banche commerciali che, forti dell'appoggio della banca centrale, sono disposte ad ingozzarsi di pattume oggligazionario statale per continuare a mandare avanti la giostra. Poi, a loro volta, gli stati salvano le banche in difficoltà.

Il coacervo di azzardo morale creato finora è qualcosa di abnorme, e va oltre qualsiasi cosa vista finora. Sin dal panico del 2008, è stato fatto poco e niente per risolvere il caos finanziario prolungato dalla necessità di salvaguardare i cosiddetti TBTF. Visto che gli artifizi contabili hanno consentito ai pianificatori centrali di schivare il proiettile fatale ancora una volta, si è preferito tornare a strafogarsi con l'indebitamento tronfi del fatto che in un modo o nell'altro è sempre possibile sfuggire alla sorte avversa. La formula magica è la solita: denaro dei contribuenti, interventismo crescente, manipolazione dei parametri economici. E' questo quello che è stato fatto finora, non c'è quindi da sorprendersi se le cattive si rincorrono giorno dopo giorno.

In Italia, ad esempio, in questi giorni si parla di un decreto del governo che dovrebbe finalmente sbloccare la situazione incagliata. In sostanza, lo stato italiano sta cercando in tutti i modi di ridare vita ad una bolla (presumibilmente quella dei lavori pubblici) per sostituire la bolla immobiliare scoppiata dopo la chiusura dei rubinetti da parte della BCE. Il governo Renzi non farà altro che spendere e creare nuovi investimenti improduttivi sopra quelli ancora da liquidare.


Ameco Chart: Total expenditure: general government :- ESA 1995 (Including one-off proceeds (treated as negative expenditure) relative to the allocation of mobile phone licences (UMTS)) (UUTG)


Ma la cosa che fa impallidire è come verrà utilizzata la CDP, la quale rappresenta una fonte di finanziamento non indifferente per lo stato italiano. Nel decreto ci saranno: "[...] disposizioni per il potenziamento dell’operatività di Cassa Depositi e prestiti a supporto dell’economia." Questo significa più passività off-budget. Questo significa più intromissione della burocrazia nel libero mercato. Questo significa un default più doloroso. Perché a tutto ciò dobbiamo aggiungere la falsa efficienza dello stato nel campo imprenditoriale, il deserto industriale incalzante ed un sistema pensionistico condannato sin dalla nascita.



PATTINARE SUL GHIACCIO SOTTILE

Tali problemi, tuttavia, non riguardano solo il nostro paese. La decisione di continuare a calciare il barattolo è ormai una strategia implementata a livello globale. Infatti, come ci spiega Reuters, i pianificatori centrali del mondo sono finalmente giunti ad una risposta all'annosa domanda "Cosa fare per uscire dal tunnel della crisi?" Come soleva dire Quelo: "La risposta è dentro di te, però è sbagliata." I leader mondiali del G-20 hanno fatto sapere che a novembre alle banche sarà permesso di emettere particolari obbligazioni che permetteranno loro di aumentare la qualità del loro capitale. Beh, come se JP Morgan e Deutsche Bank non fossero già abbastanza ingombrate di titoli di debito tossico da far girare in tutto il mondo!

Arrivati a questo punto, apprendiamo come gli stimoli economici attuati fino ad ora non siano più sufficienti per tenere in piedi l'attuale sistema (soprattutto grazie alla FED, la quale non solo ha supportato artificilamente il mercato americano ma anche quello europeo), quindi la richiesta è per una loro maggiorazione. Nonostante i bilanci delle banche commerciali siano una catastrofe, pieni zeppi di asset non performanti, si cerca di farli apparire sani con una domanda artificiale  per titoli che di produttivo non hanno nulla. Si continuerà semplicemente a gettare cartastraccia ai problemi economici.

Questa strategia è in netto contrasto con il volere del libero mercato, il quale sta forzando ancora una recessione in questo ambiente economico dati i livelli di errori accumulati fino ad ora.




Gli attori di mercato pagheranno a caro prezzo la presunzione dei pianificatori centrali, ricoprendo il ruolo di garanzia ultima dietro i loro azzardi morali. I contribuenti, infatti, saranno persistentemente chiamati a salvare la giornata qualora la situazione dovesse sfuggire di mano ed i piani ben congeniati dovessero dileguarsi in una bolla di sapone. Quanto può andare avanti una cosa del genere? Non per molto. Il numero di persone da parassitare si sta facendo sempre più esiguo, date le distorsioni che continuano ad accumularsi ed i fondamentali di mercato palesemente truccati.




Questo significa che più persone diventeranno dipendenti dagli assegni di Washington. Questo significa spesa pubblica fuori controllo. Questo significa Grande Default. Il welfare state manderà in bancarotta il moderno sistema statale, e con esso verranno infrante le tante promesse fatte all'elettorato. Quel giorno la maggior parte delle persone che verrà colta di sorpresa imparerà una lezione che, si spera, ricorderà a vita: non prestare più denaro allo stato e non credere nel suo potere presumibilmente salvifico.




Nel frattempo, sul fronte estero lo Shanghai Cooperation Organisation (SCO) continua a raccogliere adesioni. Il suo intento è chiaro: spodestare il dollaro come valuta universale nei pagamenti internazionali. Ultima a cedere al suo fascino è stata la Turchia, il cui ruolo di intermediario l'ha avvicinata ai BRICS sgonfiando il suo interesse per la NATO. Russia e Cina si stanno muovendo per offrire un'alternativa concorrenziale al biglietto verde, ed è davvero interessante notare come la banca centrale della Russia e tutte quelle facenti parte dello SCO abbiano aumentato le loro riserve d'oro negli ultimi anni.



UNA PROPOSTA MODESTA

Il contesto finora presentato, ha le sue radici in un sistema bancario protetto da un cartello e forte di privilegi d'impresa unici. La possibilità di poter in qualche modo manipolare il mezzo di scambio della società, pone il settore bancario in una posizione decisamente invidiabile. Questo risultato è stato raggiunto, nel corso degli anni, attraverso favori chiesti ed attuati dagli stati, i quali non hanno fatto altro che consolidare il potere degli istituti di credito. Propaganda e leggi ad hoc hanno lavorato per mettere fuori gioco le forze di mercato e sopprimerle quanto più a lungo possibile. Ciò ha posto barriere all'ingresso nel mercato monetario, impedendo ad eventuali concorrenti di presentare la loro offerta.

Seppur soppresse, le forze di mercato sono ancora vive. Non ci hanno mai abbandonato, perché siamo noi stesse ad alimentarle. I pianificatori centrali lo sanno, ed è per questo che stanno intensificando le normative per rendere il sistema bancario commerciale il referente principale per la maggior parte delle persone. Pensate, ad esempio, ai vostri conti in banca, a cosa succederebbe se voleste ritirare tutto il contato depositato. Sareste sommersi di scartoffie, per non parlare della visita a casa vostra di un agente del governo intenzionato "ad aiutarvi". Il vostro controllo sulla vostra vita è qualcosa che lo stato in questo momento non può permettersi. La volontà volubile degli individui li rende delle mine vaganti impossibili da predire. Questo significa che la situazione potrebbe sfuggire di mano in modi repentini ed imprevedibili.

Gli stessi metodi utilizzati per reprimere le libertà individuali si ritorceranno contro a coloro che li stanno implementando. La riserva frazionaria dà, la riserva frazionaria toglie. Se volete guardare la morte dello stato e dei suoi tentacoli, allora tenete d'occhio Bitcoin. Non ci sarà alcuna rivoluzione. Non ci sarà alcuna riforma partorita da una commissione qualsiasi. Il dinamismo del mercato spazzerà via, una volte per tutte, l'immobilismo anacronistico dello stato. Pensate alle poste.

Nel futuro prossimo, sempre più persone si rivolgeranno al laissez-faire per riscoprire quanto potenziale è stato finora represso da una manica di parassiti in giacca e cravatta. Ed è per questo che vi dico: abbracciate il laissez-faire! E' l'unico modo per velocizzare il processo di erosione di quei privilegi costruiti nel tempo da un sistema truffatore ed ingannatore. E' l'unico modo per smantellare le barriere all'entrata erette a difesa dello status quo monetario. E' l'unico modo per liberarsi una volte per tutte del cartello rappresentato dalle banche centrali.

Un ritorno alla concorrenza nel sistema monetario significherebbe disciplina, ponderazione del rischio e, soprattutto, calcolo economico. Le banche commerciali non avrebbero più salvagenti lanciati dalla politica per uscire da situazioni pericolose create da esse stesse. Niente più FDIC. Niente più soldi dei contribuenti. Niente più pistole e distintivi a guardia di entità protette. Solo la libertà, e nel nostro caso il free banking, metterebbe un serio freno alle espansioni monetarie incontrollate ed ai tremendi bust che ne seguono. Le azioni degli individui faranno il resto, andando a soddisfare le necessità di coloro che desiderano accendere prestiti e di coloro che desiderano depositare denaro.

Non c'è niente che la normativa civile e commerciale non possa affrontare quando si parla di banche, obbligando coloro che intendono fare affari con gli istituti di credito a rispettare gli oneri dei termini contrattuali stipulati. Lasciare che lo stato continui a controllare e regolamentare il settore bancario commerciale fino alle sua inevitabile implosione, non farà altro che ingigantire gli errori ed il dolore economico da sopportare quando questa situazione non potrà più andare avanti.


12 commenti:

  1. Ed anche io non mi sento troppo bene...

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  2. cresciitalia, sbloccaitalia, salvaitalia... patetici. non sanno neanche scrive re una legge. paese ridicolo, pieno di buffoni, dai governanti ai sudditi. è giusto che sia civiltà in decadenza. in questo mercantilismo c è chi vince e chi perde. gli italiani perdono, giustamente.

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  3. Al costo di apparire insopportabilmente didascalico va detto che il primato della politica e' il sonno della ragione(volezza) che genera mostri e mostruosita'.

    Se volete aggiornarvi sugli ultimi deliri degli zombie che ci divorano come nei videogiochi, cercate con google: primato della politica.
    E fatevi del male...

    Cazzate mainstream all'ennesima potenza che hanno facilmente attecchito in quel letamaio culturale che e' il paese in cui siamo nati.

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  4. Articolo bello e condivisibile, come al solito. Il fatto e' che il ponzi globale vince, oggi metalli vendutissimi per acquistare l'ultimo bulbo di tulipano, alibaba. Tutti ci vogliono credere, vox populi vox dei. La fine sembra lontana.

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  5. Ciao a tutti

    Una piccola riflessione, forse uno spunto per farne altre.
    La globalizzazione dei mercati finanziari e' stata l'irresistibile vertigine cui l'azzardo morale monetario non ha saputo rinunciare. Ed i risultati si sono visti.
    Ma la globalizzazione ha avuto anche conseguenze inattese, le famose conseguenze inintenzionali degli atti di presunzione e della miopia dei pianificatori centrali: ha mostrato la insostenibilità economica (e politica) delle socialdemocrazie occidentali. Soprattutto di quelle gestite con maggiore irresponsabilità economica.
    Così, a fronte dei tanti QE messi in campo dai pianificatori centrali in giro per il mondo, siamo giunti alla volontà di metter fine o cmq un limite considerevole alla globalizzazione stessa. Ed il sistema più efficace sembrerebbe essere quello del confronto militare minacciato e realizzato qua e la' per il mondo.
    E' la globalizzazione che ha svelato i piedi di argilla dell'occidente.
    Con la forza verranno rialzate le barriere, i muri, i recinti. E ricominceremo ad essere cotti ciascuno nel proprio brodo.
    Andrà così? Sbaglio?

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    1. Ovviamente, sono favorevole alla globalizzazione. Ma credo che in Occidente i pianificatori, non conoscendo le leggi del mercato, abbiano agito senza rendersi conto di ciò a cui avevano dato avvio. La propria fine.
      Il libero scambio ha svelato l'insostenibilità del sistema socialista democratico occidentale.

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    2. Se ci sta una conclusione raggiunta dalle nostre riflessioni e' quella che non e' piu' possibile parlare di economia o di mercato libero quando la politica, cioe' la pianificazione e l'interventismo, gestisce tutto.
      Anche la globalizzazione dei mercati e' stata una decisione politica. Utile a chi pensava di approfittarne. Ma vedere nelle conseguenze della globalizzazione un fallimento del mercato e' sbagliato. E' la politica che ha cercato di cavalcare l'impossibile ad aver fallito. E la politica dominante del nostro tempo non e' certo il lasseiz faire, semmai un liberismo senza reciprocita', a senso unico, mercantilista e sostenuti con la forza.
      E' un secolo quasi che in Occidente ed altrove il modello economico dominante e' il controllo politico del mercato: il corporativismo fascista evoluto.
      Consiglio la lettura di: http://www.aapsonline.org/brochures/fascism.htm

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    3. Il rigore concettuale ed espositivo deve essere quasi un dogma per gli amanti della libertà individuale.
      Le mistificazioni linguistiche degli antiliberali non consentono imprecisioni. La lingua di legno va tagliata con lame affilatissime.
      Sono infinite le distorsioni della realtà che vengono propinate al punto da essere diventate la realtà stessa.
      Per esempio, il ricorrente riferimento alle multinazionali cattive e potenti va smascherato per quello che davvero significa. In un libero mercato vero nessuna azienda può raggiungere dimensioni multinazionali senza le facilitazioni e le regole ad hoc del potere statale, compreso l'uso della forza militare.
      Le multinazionali sono aziende imperiali favorite dalle politiche imperiali. Esentate dalla concorrenza del vero libero mercato grazie alla politica imperiale dello stato.
      Parlare male delle multinazionali come espressione tremenda ed evidente del peggiore capitalismo sfruttatore manca completamente la realtà delle cose. Le multinazionali sono espressione del capitalismo clientelare dello stato, sono la rappresentazione del liberismo, cioè di un imperialismo economico finanziario essenzialmente politico, cioè gestito in modo unilaterale per il dominio del potere dello stato di riferimento.
      Altro che capitalismo di libero mercato!
      Sono espressione politica di dominio.
      E quanti altri concetti consuetudinari vanno ridefiniti per essere svelati!
      Si dica chiaramente che l'interventismo è solo il fascismo economico imbellettato, che lo statalismo è la dottrina mainstream del nostro tempo e la causa di tutti i mali. Che la coercizione fiscale serve solo a tenere in piedi un apparato intrinsecamente illiberale ed antiindividualista che inevitabilmente degenera sempre nel renderci tutti schiavi di chi sta al potere, cmq ci sia giunto.
      Che la storia del mondo sta nel confronto duro tra entità simili, seppure diversificate nelle apparenze e nelle realizzazioni. Ma che sono gli stati che fanno le guerre mondiali o regionali. Non gli individui. E certamente non le fanno gli scambi liberi, ma quelli protetti dagli stati.
      È inevitabile che i liberali evolvano in anarchici. Non ci può essere compromesso con il fascismo ne' con le sue evoluzioni più sofisticate!

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    4. Ciao Dna.

      Il commento 5 è proprio la sinossi di The Road to Serfdom. :)

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  6. Super-rich rush to buy 'Italian Job' style gold bars

    Ohibò! Eppure il prezzo è da un po' che sta colando a picco. A meno che le leggi dell'economia non siano partite per la tangente o gli alieni scarichino regolarmente barre d'oro nelle discariche mondiali, c'è qualcosa di "strano" in questa storia. Soprattutto se si pensa all'LBMA ed a come "aggiusta" i prezzi...

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    1. Al fiatpeople si danno 80 fiateuro.
      Fascisti inconsapevoli tenuti al guinzaglio e plaudenti.

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  7. "Gli schiavi e gli animali domestici sono quasi uguali e rendono su per giù gli stessi servizi. La natura stessa vuole la schiavitù, perché fa differenti i corpi degli uomini liberi da quelli degli schiavi: gli schiavi col vigore che richiedono i lavori a cui sono predestinati, gli uomini liberi incapaci di curvare la loro diritta statura a opere servili e adatti, invece, alla vita politica e alle occupazioni guerresche o pacifiche. Dunque gli uomini sono liberi o schiavi per diritto di natura: la cosa è evidente. La schiavitù, quindi, è utile agli stessi schiavi, per questo è giusta” - Aristotele

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