venerdì 13 febbraio 2015

Scacco matto alla riserva frazionaria





di Francesco Simoncelli


Ogni sistema, ogni istituzione, ogni garanzia, ha al suo interno quella componente o quella caratteristica che la esporrà fatalmente ad attacchi ai fianchi. Qualsiasi sistema è vulnerabile, nonostante la potenza e la supremazia che possa sfoggiare. Qualsiasi sistema può crollare. Questo a patto che si trovi il suo punto debole. Quale può essere un punto debole dell'attuale sistama politico/monetario? Ce ne sono molti a dire la verità e tutti saranno visibili una volta che il prezzo da pagare per mantenere vivo un apparato politico/monetario insostenibile diventerà troppo alto. Uno, ad esempio, è rappresentato dalle passività presenti non finanziate. Ovvero, i costi attuali a cui l'apparato statale non può far fronte. Se credete che lo stato possa essere paragonato ad un'impresa, allora dovete anche credere che esso possa avere una doppia contabilità. Le passività non finanziate degli stati sono debiti fuori bilancio che rappresentano la spada di Damocle che pende sulle loro teste sin da quando sono nati.

Essendo incapaci di produrre alcunché possono solo rivalersi sulla popolazione attraverso le tasse, depredando quindi il frutto del lavoro altrui, o possono prendere in prestito. Lo stato è un'istituzione sciocca. Prende in prestito a breve termine e spende a lungo termine. Non può fare altrimenti. Infatti, non avendo punti di riferimento all'interno del panorama economico, esso deve destreggiarsi con queste sue "armi" per rimanere a galla e barattare il futuro dei suoi sudditi col suo inutile presente. Nel perorare questa sua recalcitrante esistenza è costretto a ricorrere ad una serie infinita di trucchi contabili e artifizi finanziari in modo da poter sopravvivere un giorno in più. Non è in grado di recepire gli errori che commette. Anche se li intuisse, non potrebbe operare per correggerli pena un suo disfacimento. Lo stato è un'organizzazione che è in sintonia con la sua stessa natura predatoria, e non con la natura cooperativa del mercato.

In questo modo, ogni intervento con cui viene perturbato il panorama economico distorce progressivamente l'ambiente in cui gli attori economici svolgono i loro scambi. Si tenta presuntuosamente di voler indirizzare secondo i propri scopi un tessuto economico composto da miliardi di azioni individuali altamente mutevoli. Sebbene all'inizio si può osservare un certo conformismo ai dettami partoriti da coloro che vorrebbero portare a buon esito questo piano delirante, il mercato ci metterà poco ad aggiustarsi alle nuove regole e creerà i propri anticorpi per contrastare quelle informazioni artificiali che non hanno scopo in un ambiente libero ed onesto. Ciò scombussolerà i piani presumibilmente ben congeniati di coloro che pretendono di "sapere di più", costringendoli ad alzare la posta in gioco per cercare di tenere salde le loro briglie sull'ambiente economico che hanno deciso di dirigere.



SFRUTTARE IL PUNTO DEBOLE

Sebbene vogliano direzionare a loro piacimento un'economia composta da miliardi di persone, gli stessi pianificatori centrali immettono nel sistema quelle scappatoie che possono essere sfruttate per evadere da una prigione costituita da fragili sbarre. Nel libro To Build a Castle, Vladimir Bukovsky ci fornisce un esempio perfetto di come un sistema presumibilmente "perfetto" e inespugnabile abbia in realtà punti deboli (all'apparenza invisibili) che possono essere sfruttati in modo da farlo crollare. L'autore, infatti, venne incarcerato per un intero decennio all'interno di un gulag. Non si diede per vinto. Sapeva che non poteva scappare, quindi si adoperò per rendere la vita impossibile ai suoi carcerieri. Venne a conoscenza di una regola curiosa: ad ogni reclamo scritto, bisognava rispondere entro un mese. Qualunque funzionario non l'avesse fatto, sarebbe potuto incappare in qualche sanzione proveniente dai superiori.

Dovete capire che la burocrazia non ha parametri di efficienza, perché essa agisce in opposizione al mercato. L'unica cosa di cui ha paura una burocrazia è un taglio del budget. Quindi coloro che ne fanno parte faranno di tutto per rendersi "operosi". Il modo migliore per farlo è soffiare risorse e burocrati da altri reparti burocratici, in modo che chi si mette in mostra poi otterrà una promozione. Infatti, quando la burocrazia non può espandersi attraverso l'acquisizione di maggiori risorse economiche, lo fa a spese di un altro reparto burocratico. Ciò non era differente nei gulag, dove un burocrate solerte avrebbe potuto fare la spia e guadagnare punti a suo vantaggio mettendo, però, in cattiva luce un altro burocrate.

Quindi all'interno dei campi di detenzione c'era una certa attenzione alle regole. Bukovsky lo capì e lo sfruttò a suo vantaggio. Capì il punto debole di quella burocrazia: seguire le regole alla lettera. Organizzò una vera e propria catena di montaggio costituita da prigionieri che fabbricavano lettere di reclamo, invogliandone centinaia e centinaia a seguire il suo esempio. La burocrazia sovietica era letteralmente inasata di lettere di reclamo, le quali ragiungevano anche il migliaio al giorno. Fondamentale era la divisione del lavoro: “Al culmine della nostra guerra, ognuno di noi scriveva dalle dieci alle trenta lettere di reclamo al giorno. Comporne una trentina in un giorno non era facile, per cui ci dividevamo i compiti e ogni uomo scriveva un suo pensiero prima di farlo girare affinché tutti gli altri lo potessero copiare. Se ci sono cinque uomini in una cella e ogni uomo prende sei argomenti, ognuno di questi ha la possibilità di scrivere una trentina di denunce mentre egli stesso ne compone solo sei.”

Le lettere di reclamo erano destinate a singoli individui e organizzazioni importanti: i deputati del Soviet Supremo, gli amministratori regionali, gli astronauti, gli attori, i generali, gli ammiragli, i segretari del Comitato Centrale, i pastori, gli sportivi, ecc. La burocrazia sovietica era disperata. Ci rimetteva in premi e benefici. Sebbene i prigionieri venissero minacciati di violenza e spesso puniti fisicamente, la protesta avviata da Bukovsky crebbe e non vi fu modo di fermarla.

[...] Dopo che l'ufficio del carcere ha ricevuto le lettere di reclamo, e ne è letteralmente inondato, non sarà in grado di inviarle entro il termine dei tre giorni. Per aver sforato il termine, i burocrati che ne fanno parte verranno rimproverati e perderanno qualsiasi bonus che avrebbero potuto ottenere. Quando la nostra guerra era al suo culmine, il direttore del carcere convocò fino all'ultimo dipendente per dare una mano con questo lavoro -- bibliotecari, ragionieri, censori, istruttori politici, agenti di sicurezza.

Tutte le risposte alle lettere di reclamo e alle spedizioni dovevano essere registrate in un apposito libro, e doveva essere prestata un'attenzione rigorosa ai termini corretti. Dal momento che le lettere di reclamo seguivano un percorso complesso e dovevano essere registrate passo dopo passo, necessitavano di dossier e documenti propri. Alla fine tutti finivano in uno di questi due luoghi: l'ufficio del procuratore locale o il dipartimento locale del Ministero dell'Interno. Questi uffici non potevano tenere il passo con tale diluvio cartaceo e anche loro non potevano rispettare le scadenze, per cui anche loro venivano rimproverati e perdevano i loro bonus. La macchina burocratica veniva quindi costretta a lavorare a pieno regime e a trasferire la valanga di carta da un ufficio all'altro, seminando il panico nelle file del nemico. I burocrati sono burocrati, sempre ai ferri corti l'uno con l'altro; e spesso i nostri reclami diventavano vere e proprie armi nelle guerre intestine tra burocrate e burocrate, reparto e reparto. Questa storia è andata avanti per mesi e mesi, finché, alla fine, è entrato in gioco il fattore più potente di tutti nella vita Sovietica: la statistica. Il record statistico del campo di prigionia e dei campi regionali venne rovinato, e tutta la burocrazia ne soffrì.


LA RISERVA FRAZIONARIA

La storia dell'economia è piena di errori madornali, e uno dei peggiori è datato 1844. In quell'anno, a seguito dell'ennesima crisi economica in Inghilterra, Robert Peel propose l'approvazione di una legge che rendesse obbligatoria la redimibilità e la copertura in oro di ogni banconota presente sul mercato. In questo modo, si pensava, che la sequenza interminabile di boom e bust sarebbe finalmente terminata. Sebbene il Bank Charter Act del 1844 comprese giustamente che l'origine delle crisi economiche è da ritrovarsi nei cicli di espansione artificiale del credito, non estese suddetta obbligatorietà anche ai depositi a vista. Per questo motivo, fu un fallimento.

Come descrive il professor Huerta De Soto nel suo libro Money, Bank Credit and Economic Cycles, gli Scolastici della Scuola di Salamanca appresero questa lezione circa 500 anni fa quando dimostrarono come i chirographis pecuniarum (o depositi a vista) facevano effettivamente parte dell'offerta di denaro. Non solo, ma aggiunsero anche che da un punto di vista legale l'incuria nel mantenere una riserva al 100% nei depositi a vista rappresenta un'appropriazione indebita e, quindi, un crimine (non una contraffazione, come lo è nel caso di un'emissione eccessiva di banconote). Facciamo un esempio per capire meglio. Immaginate di portare un cappotto a lavare in lavanderia. Una volta consegnato il capo d'abbigliamento al gestore dell'attività si ottiene una ricevuta la quale dichiara che voi siete il possessore legittimo di quell'indumento specifico. Sicuri di ottenere un servizio in un periodo di tempo determinato, lasciate a cuor leggero la lavanderia pensando di poter tornare in qualsiasi momento per rivendicare la vostra proprietà.

A vostra insaputa, però, il gestore della lavanderia non si limita a fare solo il suo dovere, ma da in prestito per una serata la vostra giacca ad un altro cliente. Rilasciando sempre una ricevuta, viene data la possibilità al nuovo cliente di poter sfruttare un bene che non gli appartiene senza l'approvazione del legittimo proprietario. Infatti se il primo proprietario dovesse presentarsi nella lavanderia per ripredersi ciò che è suo, scoprirebbe che la sua proprietà ha "momentaneamente" un altro proprietario. Nel nostro caso ciò non avviene e il secondo proprietario riporta indietro il cappotto prima che il primo proprietario torni a reclamare ciò che è suo di diritto. Il gestore della lavadenria, azzardando questa attività, riesce a spuntare un doppio guadagno: il lavaggio della giacca e la locazione del capo d'abbigliamento. Apparentemente un affare proficuo: al gestore della lavanderia è bastato aumentare le ricevute esistenti per creare l'illusione di un aumento dei beni materiali. Ma non sempre le cose vanno come ci prefiggiamo, quindi immaginiamo che il secondo proprietario non riporti indietro il cappotto per un motivo o un altro. In questo modo il gestore della lavanderia non solo non verrebbe pagato per la locazione del capo d'abbigliamento, ma adesso dovrebbe sborsare di tasca sua il denaro necessario per ricomprare una giacca identica a quella perduta. In caso contrario, verrebbe citato in giudizio. E se ipotizzassimo, per assurdo, che il primo proprietario si accontenti in cambio di un'altra giacca presente nello stock della lavanderia? Ciò farebbe guadagnare tempo al gestore della lavanderia, ma il problema rimarrebbe: manca all'appello una giacca che deve essere rimborsata.

I depositi a vista non sono tanto diversi. Gli individui che pensano di poter staccare un interesse dal proprio denaro depositato presso una banca e al contempo usufruire della cifra depositata, ignorano come funzioni realmente l'attuale sistema finanziario. Essi, infatti, vantano un credito perché una volta che depositano denaro presso una banca quel denaro viene assorbito dall'istituto bancario stesso. Inoltre, secondo la legge, essi sono legittimati a prestare il nuovo denaro tenendone in riserva solo una frazione del totale che devono al proprietario originale. In Europa, ad esempio, questa cifra è passata dal 10% al 2% in brevissimo tempo. Ma come nell'esempio del cappotto che viene "perso", anche la banca può perdere i depositi: prestando denaro ad attori di mercato che li investiranno in attività che ex-post si riveleranno improduttive. Sebbene il depositante crede di poter avere accesso al totale dei soldi depositati, la banca per riparare al suo errore cercherà di tamponare la falla prendendo denaro dagli altri depositi in suo possesso. Ciò non toglie che il buco di bilancio c'è e la sua scoperta è stata solamente rimandata nel tempo. E' chiaramente una frode. O per meglio dire, è l'ennesimo schema di Ponzi di cui la popolazione è caduta vittima e la natura di queste frodi (data la componente psicologica coinvolta) è difficile che abbia breve durata. Infatti finché le perdite possono essere accollate a qualcun altro, coloro che sono stati trascinati in uno schema di Ponzi resteranno al gioco finché non riusciranno a recuperare parte di quello che hanno perso.

Nel caso del sistema bancario, ci sono delle leggi che permettono di accollare le perdite a qualcun altro. La garanzia sui depositi ne è un esempio. Sebbene in Europa ancora non esista una cosa del genere (ma a ciò si sta ponendo rimedio), negli Stati Uniti c'è il FDIC. Questo accorgimento, insieme alla promessa della banca centrale di svolgere il suo ruolo di prestatore di ultima istanza, calmò quei depositanti che negli anni '30 stavano ritirando in massa i depositi presso le varie banche statunitensi. Il presupposto cardine di questa frode è che il depositante originario non ritiri in toto il proprio deposito, il che esporrebbe ad un rischio d'insolvenza le banche stesse; se una banca subisse poderosi ritiri dai depositi, l’offerta di moneta si contrarrebbe, poiché l’espansione del credito in precedenza effettuata non sarebbe più possibile, pena l’insoddisfazione del requisito di riserva. Infatti, come ci ricorda la teoria Austriaca del ciclo economico, un'espansione artificiale del credito induce in errore gli attori economici poiché distorce i prezzi relativi e di conseguenza il calcolo economico, rendendo apparentemente proficui progetti di investimento a lungo termine che in un ambiente non manipolato non sarebbero stati affatto proficui. Il coordinamento temporale tra produzione e consumo viene deturpato dalla presenza di nuovi mezzi fiduciari che si fanno largo nel panorama economico, abbassando artificialmente il tasso di interesse del denaro. In questo modo l'ambiente economico viene pervaso da un'euforia dettata da un credito più accessibile a basso costo, cosa che sprona l'investimento in beni capitali piuttosto che in beni di consumo. Ovvero, la produzione viene re-indirizzata verso lidi che in realtà non richiederebbero un'urgenza di soddisfazione.

Infatti i consumatori, non avendo cambiato i loro desideri, continuano a consumare quei prodotti che soddisfano i loro desideri, generando di conseguenza un'abbondanza artificiale di prodotti "inutili" e una carenza artificiale di prodotti "utili". Nel frattempo, però, i risparmi reali sono stati progressivamente consumati perché la produzione errata ha pur sempre richiesto risorse reali per essere completata e i consumatori hanno attinto dai loro "fondi d'emergenza" per entrare in possesso di quei beni che man mano hanno visto aumentare il loro prezzo. Non appena questa verità viene alla luce, i progetti d’investimento a lungo termine devono essere liquidati e le risorse re-indirizzate verso quei settori che producono beni richiesti con più urgenza dai consumatori. E proprio come la stampa di denaro da parte della banca centrale spinge verso il basso i tassi di interesse, l’espansione del credito scoperto ha lo stesso effetto. Finché  la maggioranza dei clienti lascia i propri depositi intatti e non li ritira velocemente, lo schema di Ponzi può continuare all’infinito... almeno in teoria.



UN CASO DI STUDIO: IL TESTO UNICO BANCARIO

L'eliminazione della riserva frazionaria rappresenterebbe un grande passo in avanti verso il ritorno ad una pratica bancaria onesta. Non sarebbe la soluzione definitiva, ma di certo rappresenterebbe un drastico rallentamento all'insorgere ormai cronico di cicli di boom e bust. Allo stato attuale, prendersi il rischio di concedere prestiti rischiosi è pesantemente attenuato dalla presenza della banca centrale. Come ci ricorda, invece, Nicolás Cachanosky, le cose stavano diversamente tempo addietro prima della comparsa del cartello bancario centrale:

[...] La crisi del 1890 nel sistema free banking australiano è significativa. Mentre le banche insolventi avevano problemi finanziari e perdevano riserve, quelle più efficienti aumentavano le proprie riserve invece che perderle, un risultato opposto a quello che ci si aspetterebbe seguendo la tesi dell’instabilità strutturale. Quote di mercato passavano dalle banche inefficienti a quelle efficienti. Il sistema bancario non era instabile. In realtà, fu l’interferenza governativa introdotta per “controllare” la crisi a peggiorare le cose. L’emanazione di 5 giorni festivi per le banche rese incerta la differenza fra quelle solventi ed insolventi; il mercato non aveva una netta distinzione fra quali banche meritassero fiducia e quali no. Inoltre, l’intervento governativo permise alle banche ormai fallite di riaprire senza dover pagare i propri debiti passati. Quelle che utilizzarono le proprie riserve ed i propri depositi in maniera efficiente si trovavano, dunque, in una situazione peggiore di quella di banche a cui fu permesso di ignorare i propri obblighi finanziari. Gli istituti bancari efficienti cominciarono a perdere le loro riserve in favore di quelli inefficienti, ormai liberi da debiti.

Un altro esempio storico è quello dell’Ayr Bank, durante il periodo del free banking scozzese. La Ayr Bank fece ciò che non era tenuta a fare: emise banconote convertibili in oro in eccesso. Com’era prevedibile, la banca fallì. Questo caso viene, talvolta, preso ad esempio di come il fallimento di una banca possa danneggiare altri istituti, dato che il fallimento dell’Ayr Bank colpì negativamente molte piccole banche. Tuttavia, ciò è solo parzialmente vero: le banche che fallirono erano quelle che avevano investito nell’Ayr Bank, esponendosi finanziariamente ad essa. Fallirono dunque le banche che si comportarono esattamente come la Ayr Bank stessa: gestendo male le proprie risorse, ovvero investendo in maniera imprudente.

Sebbene esempi simili ne esistano in abbondanza, siamo ancora impantanati nell'attuale situazione in cui la banca centrale riesce ancora a barcamenarsi nel marasma fiannziario mondiale e l'azzardo morale viene giustificato da parte della popolazione in generale distogliendo lo sguardo. Come è possibile emanciparsi da questa tragica situazione? La risposta è come sempre il libero mercato. O per meglio dire, puntare sulla presunzione di conoscenza dei pianificatori centrali convinti di avere sotto controllo tutto ciò che li circonda. Così come i sovietici che volevano mascherare i gulag come "prigioni civili" agli occhi dell'Occidente imponendo al loro interno regole feree a cui la burocrazia doveva rigorosamente conformarsi, oggi i banchieri centrali hanno generato i semi di quella che potrebbe essere la loro disfatta. Detto in modo diverso, nella loro presunzione di onnipotenza e nella loro incapacità di controllare tutte le informazioni presenti sul mercato, hanno esposto un punto debole. Infatti leggendo le nuove norme presenti nel Testo Unico Bancario, apprendiamo che esso è stato modificato affinché comprendesse nella sua normativa una nuova figura spuntata nel lontano agosto 2010: gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica.

Queste figure imprenditoriali competono nel mercato dell'intermediazione dei pagamenti insieme a banche e Poste. Tutti sono regolamentati dal TUB. Mentre gli istituti di pagamento svolgono servizi di pagamento secondo l'articolo 1, comma 2, lettera f), n° 4 del TUB, gli istituti di moneta elettronica possono svolgere anche servizi di emissione di moneta elettronica. In sintesi, gli istituti di pagamento e gli IMEL si sono aggiunti alle banche nell'attività di emissione di moneta elettronica e di prestazione di servizi di pagamento. La nascita di questi nuovi servizi ha richiesto l'adattamento delle regole vigenti in base a questi nuovi soggetti, ovverosia, dovevano diventare anch'essi istituti vigilati. Per coerenza interna e sostenibilità giuridica complessiva del TUB, l'apparizione di questi soggetti ha creato qualche problema con le regole contabili e con la tutela dei diritti di proprietà dei nuovi soggetti vigilati. Non essendo banche, ma gestendo conti di deposito di clienti, al fine di esercitare la loro attività di tramite e di servizi di pagamento (con o senza moneta elettronica), non possono gestire i depositi da soli, ma devono nominare una banca depositaria. Qui nasce la necessità di qualificare il contratto di deposito tra un soggetto depositate vigilato dal TUB e un altro soggetto depositario (es. la banca) anch'esso vigilato dal TUB. Così recita l'articolo 114 quinquies del TUB riguardante gli istituti di moneta elettronica:

Articolo 114-quinquies.1 (1)
(Forme di tutela e patrimonio destinato)
1. Gli istituti di moneta elettronica registrano per ciascun cliente in
poste del passivo, nel rispetto delle modalità stabilite dalla Banca d’Italia,
le somme di denaro ricevute dalla clientela per l’emissione di moneta
elettronica.
2. Le somme di cui al comma 1 sono investite, nel rispetto delle
modalità stabilite dalla Banca d’Italia, in attività che costituiscono
patrimonio distinto a tutti gli effetti da quello dell’istituto di moneta
elettronica. Su tale patrimonio distinto non sono ammesse azioni dei
creditori dell’istituto di moneta elettronica o nell’interesse degli stessi, né
quelle dei creditori dell’eventuale soggetto presso il quale le somme di
denaro sono depositate. Le azioni dei creditori dei singoli clienti degli
istituti di moneta elettronica sono ammesse nel limite di quanto registrato
ai sensi del comma 1. Se le somme di denaro ricevute per l’emissione di
moneta elettronica sono depositate presso terzi non operano le
compensazioni legale e giudiziale e non può essere pattuita la
compensazione convenzionale rispetto ai crediti vantati dal depositario nei
confronti dell’istituto di moneta elettronica.

Passiamo quindi all'articolo 114 duodecies del TUB riguardante gli istituti di pagamento:

Articolo 114-duodecies (1)
(Conti di pagamento e forme di tutela)
1. Gli istituti di pagamento registrano per ciascun cliente in poste del
passivo, nel rispetto delle modalità stabilite dalla Banca d'Italia, le somme
di denaro della clientela in conti di pagamento utilizzati esclusivamente per
la prestazione dei servizi di pagamento..
2. Le somme di denaro sono investite, nel rispetto delle modalità
stabilite dalla Banca d’Italia, in attività che costituiscono patrimonio
distinto a tutti gli effetti da quello dell’istituto di pagamento. Su tale
patrimonio distinto non sono ammesse azioni dei creditori dell’istituto di
pagamento o nell’interesse degli stessi, né quelle dei creditori
dell’eventuale soggetto presso il quale le somme sono depositate. Le azioni
dei creditori dei singoli clienti degli istituti di pagamento sono ammesse
nel limite di quanto registrato ai sensi del comma 1. Se le somme di denaro
registrate nei conti di pagamento sono depositate presso terzi non operano
le compensazioni legale e giudiziale e non può essere pattuita la
compensazione convenzionale rispetto ai crediti vantati dal depositario nei
confronti dell’istituto di pagamento.
3. Ai fini dell’applicazione della disciplina della liquidazione coatta
amministrativa i titolari dei conti di pagamento sono equiparati ai clienti
aventi diritto alla restituzione di strumenti finanziari.

Cosa significa tutto ciò? Differentemente da un istituto bancario o postale, il cliente di un istituto di pagamento o di un istituto di moneta elettronica non vanta un credito, bensì è proprietario al 100% dei fondi depositati presso uno di questi istituti. Il deposito in questione è quasi come se fosse un qualcosa di "speciale", uno strumento finanziario non da trattare come un qualsiasi altro deposito piuttosto come "beni di terzi in deposito" al di fuori del bilancio bancario. Proprio così. Sebbene gli istituti di moneta elettronica, ad esempio, debbano appoggiarsi ad una banca per gestire i depositi, quest'ultima deve avere i fondi di tali depositi sempre disponibili in caso di bisogno. Deve tenerli avulsi dal suo bilancio. Anche perché, in caso di liquidazione, come recita il TUB: "Ai fini dell’applicazione della disciplina della liquidazione coatta amministrativa all’istituto di moneta elettronica, i detentori di moneta elettronica sono equiparati ai clienti aventi diritto alla restituzione di strumenti finanziari." Tutto il denaro presente al momento del fallimento deve essere restituito al legittimo proprietario, senza che esista una gerarchia di coloro che vengono liquidati per primi e per ultimi.

Qui stiamo parlando di depositi con riserva al 100% garantiti nientemeno che dalla BCE e dalla Banca d'Italia. Infatti queste ultime devono vigilare affinché la banca depositaria dei conti di un istituto di pagamento, ad esempio, li mantenga disponibili in ogni momento nel tempo senza la possibilità di usarli per altri fini. Per scardinare il sistema a riserva frazionaria che tanto distorce il panorama economico attraverso la sua natura truffaldina, basta semplicemente attenersi alle regole. Il libero mercato, generando nuove attività in accordo con le esigenze reali degli individui, ha creato una potenziale falla nel sistema economico e finanziario che non è stata riconosciuta dall'establishment. Perché no? Perché non poteva immaginare una cosa del genere, data la sua impossibilità a trattenere tutte le informzioni presenti nell'ambiente economico. Pensando a salvaguardare gli interessi privilegiati e cercando di fare le cose apparenemente secondo un certo criterio legale, l'establishment ha gettato quelli che possono essere i semi della sua disfatta. Almeno per quel che concerne la riserva frazionaria.

Scrive Fabiano Parzani, collega Austriaco che per primo mi ha fatto notare questo fatto: "Se un istituto di pagamento fosse costituito con uno statuto adeguato e un regolamento fatto a puntino e delle forme contrattuali nientemeno che legali, potrebbe esercitare quella parte di attività 'bancaria' che sarebbe limitata all'intermediazione di servizi finanziari di pagamento con un necessario deposito previo di somme da parte del cliente. L'importante è che nessuna forma di credito, nemmeno solo funzionale alle operazioni di pagamento, sia possibile. Se un istituto fa le cose per bene, potrebbe godere di una copertura giuridica e la vigilanza dovrebbe tenere indenne l'istituto di pagamento anche in caso di bank run, perchè le somme destinate a coprire il deposito obbligatorio dell'istituto di pagamento presso la banca depositaria dovrebbero esistere per legge."



CONCLUSIONE

Per anni il problema della riserva frazionaria ha disturbato i sonni degli studiosi Austriaci. Murray Rothbard, nel libro Il Mistero dell'Attività Bancaria, ha descritto per filo e per segno come la riserva frazionaria sia una piaga per il sistema monetario attuale e come ne distorca i segnali economici. Anche Milton Friedman arrivò alle stesse conclusioni nel libro Freedom and Capitalism. Fino a ieri, però, ci si poteva semplicemente limitare ad informare gli individui sull'esistenza di questa pratica truffaldina, attingendo da un bacino severamente limitato di azioni concrete con cui contrastarla. Oggi, invece, abbiamo la possibilità di sfruttare la presunzione di conoscenza dei pianificatori centrali per rivoltare contro di loro un sistema che per decenni è stato manipolato a loro favore. La loro presunta onniscienza li ha accecati, e nella selva burocratica che per anni hanno creato per conformare i loro pivilegi ad un mondo in perenne mutamento, è spuntata fuori una legge che è possibile sfruttare contro lo status quo finanziario.


16 commenti:

  1. Accidenti! Ad averlo saputo MPS avrebbe potuto convertirsi in un IMEL e non prestare a destra ed a manca, forse per foraggiare clientele politiche, chissà!
    Comunque, la soluzione socialista e democratica ha previsto che le perdite di una banca strafallita siano socializzate. Potenza della politica. Tutta colpa del libero mercato e del kapitalismo!
    Fortuna che ci sta chi pensa alla povera gente! E perciò si adopera per salvare una banca, quella banca.
    È proprio vero quello che scrisse Orwell. Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri.

    Niente di cui meravigliarsi. Chi sta al potere si fa i cazzi suoi e dei suoi amici. Una volta si salvano alcune banche ed aziende bollite, altre volte se ne salvano altre. Non tutte, ovviamente. Solo quelle amiche e servizievoli.

    In fondo, così facendo potrebbero salvare anche la Grecia. Ed infatti è proprio questo che il socialismo democratico interventista vorrebbe fare. Perché la Grecia è bella e pure geostrategica. Socializziamone i costi e tutto va a posto.
    Non è buona economia. Ma è buona politica scaricare su qualcun'altro gli azzardi morali altrui.

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    1. Ciao Dna.

      Adesso MPS ha un totale di passività pari a circa €5 miliardi e il titolo azionario negli ultimi 5 anni si è letteralmente sfracellato a 0.48 cent ad azione. Non solo, dovendo emettere azioni che nessuno pare intenzionato a comprare per ripagare gli interessi maturati dei Monti-bond, il Tesoro italiano ne ha inglobato il 10% diventando a tutti gli effetti il maggior azionista della banca. TBTF in salsa italiana. Poi, ovviamente, dal punto di vista manageriale non cambia nulla: se prima la banca era direzionata (indirettamente) dal PD attraverso la fondazione, ora sarà direzionata (direttamente) dal PD attraverso il governo.

      Ma la storia che mi ha fatto saltare dalla sedia è questa: Debito pubblico in calo di 26 miliardi a dicembre. A fine 2013 è di oltre 2.068 miliardi.
      Da far accapponare la pelle. Come ogni stramaledetto inizio anno esce puntuale la notizia che il dicembre precedente il debito pubblico è "leggermente" calato, cercando di veicolare nell'immaginario del lettore la prospettiva di un'inversione di tendenza. Non è così. Il calo ridicolo a fronte delle spese e dei deficit fuori bilancio non rappresenta affatto un'inversione di tendenza. Questa è semplicemente la solita operazione di window dressing di fine anno. Il debito non ha affatto smesso di correre.

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  2. Risposte
    1. Ciao gdb.

      Ti ringrazio. Ero proprio in attesa di un tuo commento per questo articolo. :)

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    2. guarda, all inizio ho pensato che avrei avuto qualcosa di interessante da dire, stante l argomento. poi ho visto che avevi già detto tu in modo così egregio ed esaustivo che non ho nulla da aggiungere

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  3. Dopo aver letto questo articolo, Italy is Europe’s ticking time bomb, date un'occhiata al rendimento ridicolo del decennale italiano: 1.61%. Non solo, ma riportate alla mente tutti gli assurdi entusiasmi di statistici del governo e della Confindustria che a dicembre sbandieravano il 2015 come "l'anno della ripresa". Questo paese è defunto, così come lo è l'intero esperimento monetario europeo

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  4. Catastrofe in arrivo... https://www.youtube.com/watch?v=TLV4_xaYynY

    Rifugio... https://www.youtube.com/watch?v=R3rnxQBizoU

    Vediamo tutti i segni ed i sintomi del tracollo ed i quattro pilastri del Potere politicofinanziario (fiatmoney system) in azione ed a pieno regime:

    PROPAGANDA
    SORVEGLIANZA
    SVALUTAZIONE MONETARIA
    SPAURACCHI

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  5. tempo fa, per davvero, pur non avendo letto quel punto del tulb, mi era venuto il sospetto che le carte di debito fossero riserva 100%. ma poi, se sono soggette a bail in, bail out, prelievo forzoso e patrimoniale, cosa cambia? sono fuori "contabilmente" ma sono fuori anche dalle pretese mafiose?

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    1. beh, magari a nulla individualmente, ma se lo fanno tutti al crollo del sistema bancario. allora si passa a 100% riserva e credito in mano a banche centrali? e fosse questo il "la"?

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    2. Ciao gdb.

      Non credo proprio siano fuori dalle pretese mafiose. Sebbene sulla carta ci sia scritto che tali depositi debbano essere garantiti al 100%, stiamo parlando pur sempre di stato e questo significa che le promesse possono essere rotte. In una società governata dal rule of law sarebbe ovviamente diverso, perché la legge scavalcherebbe le pretese dei predatori statali. Al giorno d'oggi non è affatto così perché sistemi simili vengono "sospesi" surante i periodi guerra, e questa in cui siamo immersi è una guerra. La vera guerra non si combatte più su un campo di battaglia materiale come eravamo abituati a pensare. Stavolta il campo è il mondo finanziario. I tagliagole e i fanatici islamici sono solo un "diversivo", gli hobgoblin delle frasi di Mencken, per spignere quante più persone tra le braccia dei vari stati. Questo significa che Main Street finirà sotto il fuoco incrociato delle varie bande di criminali, quelle della superclass, che si contenderanno il diritto di controllare le vite degli individui. La notizia del grande fratello di Londra che ho pubblicato qualche giorno fa su queste pagine è solo l'inizio.

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  6. Una volta c'era la riserva frazionaria... ora le banche non solo fanno questo ma molto di più, non hanno più nessun freno inibitorio.
    Del resto se non mi sbaglio, applicano la norma "cipro", se ci sono debiti della banca questa può andare a prenderli dai conti correnti.
    Sono andato troppo avanti?
    Orazio

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    1. Ciao Orazio.

      Sebbene la "norma" preveda che in caso di crollo di una banca gli azionisti siano i primi ad essere sacrificati, seguiti da obbligazionisti junior, senior e correntisti/depositanti oltre i €100,000, ciò non dovrebbe affatto far sentire al sicuro i correntisti/depositanti "normali" (o, per meglio dire, quelli al di sotto della soglia dei €100,000). In Italia, ad esempo, esiste un istituto chiamato Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che è una sorta di FDIC italiano (in Europa ancora non esiste un meccanismo comune simile). In una delle sue ultime relazioni, si fa notare quale sia il totale dei fondi rimborsabili (pagina 17), qual è il rischio delle banche in cui sono depositati e qual è l'ammontare a disposizione del Fondo per ovviare a caos bancari (pagina 37).

      Ebbene sì, solo lo 0.4% sarebbe immediatamente rimborsabile equesto fa capier che questa assicurazione è più che altro psicologica. In caso di ulteriore aumento delle sofferenze bancarie e possibilità di crollo, non ci saranno scrupoli a cambiare le carte in tavola. Quando cìè di mezzo lo stato, nessuno è al sicuro o può vantare garanzie sempiterne.

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  7. Buongiorno a tutti

    Ci sta qualcosa di divertente e pure esilarante nella trovata di Bukowski, come nel comunista reale Tsipras che fa tremare i tecnocrati ademocratici della Troika e della UE, come un Lotito ai vertici di un sistema magna magna ed i politici che gli fanno la morale, come una expo dedicata al cibo che fa tanto pensare ad un altro magna magna, come voler riportare le olimpiadi a Roma per un altro magna magna, .... :D

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  8. Gira e rigira la guerra, la salute dello stato (R.Bourne), resta tra le soluzioni alla crisi del sistema fiatmoney.
    Ogni giorno un altro tassello in quella direzione.
    E l'inettitudine dei governanti non depone a nostro favore.
    A pieno regime: propaganda, sorveglianza, predazione e minacce.

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