lunedì 23 febbraio 2015

Una guida introduttiva all'economia Austriaca





di Jason Peirce


«Ognuno di noi porta una parte della società sulle sue spalle; nessuno è esonerato dalla sua parte di responsabilità nei confronti degli altri. E nessuno riuscirà a trovare un modo sicuro per salvarsi se la società si dirigerà verso la distruzione. Pertanto ognuno di noi, nel proprio interesse, deve inserirsi con forza nella battaglia intellettuale. Nessuno può restare in disparte con indifferenza; gli interessi di tutti dipendono dal risultato. Che lo voglia o meno, ogni uomo è scaraventato nella grande lotta storica, la battaglia decisiva in cui ci ha catapultato la nostra epoca.» Ludwig von Mises


Naturalmente Mises si sta riferendo alla necessità che "tutti" comprendano le basi di una teoria economica coerente. Questo è il motivo per cui è incoraggiante vedere un rinnovato interesse per la Scuola Austriaca sin dalla crisi finanziaria del 2008.

Ecco una guida per principianti in cui esamineremo brevemente i principi di base e risponderemo alle domande di base riguardo l'economia Austriaca.

La "Scuola Austriaca" è emersa nel tardo XIX secolo grazie ai lavori di alcuni economisti viennesi come Carl Menger, Eugen von Böhm-Bawerk, Friedrich von Wieser, Ludwig von Mises e Friedrich Hayek. Gli Austriaci si concentrano fortemente sull'analisi dell'azione umana. Questo campo di studio è noto come prasseologia, ovvero, l'analisi delle implicazioni logiche del fatto che gli individui agiscono in modo propositivo, assioma da cui si può dedurre tutta la teoria economica. Gli Austriaci fanno anche notare la correlazione tra una maggiore libertà economica ed una maggiore libertà politica e morale. Questo spiega in parte perché l'economia Austriaca è la base intellettuale per il libertarismo. Gli Austriaci attribuiscono le ripetute implosioni dell'economia keynesiana all'ossessione di quest'ultima per le osservazioni empiriche, i modelli matematici e le analisi statistiche.

E' importante notare che gli Austriaci rappresentano una voce di minoranza nel panorama economico e sono ampiamente emarginati nel mondo accademico e nei media... contrariamente agli economisti keynesiani. Chiedetevi perché. Non è certamente dovuto ad una teoria infondata. Forse a causa del pensiero accademico dominante, dal momento che le cattedre sono in gran parte negate agli Austriaci? O forse perché vi è una mancanza di incentivi finanziari per essere Austriaci, proprio perché gli Austriaci non possono essere comprati da stato, banchieri e lobbisti vari? Cosa ne pensate?




I contributi Austriaci al pensiero economico sono meglio evidenziati quando si confronta l'economia Austriaca con l'economia keynesiana. Di seguito trovate 3 esempi di come gli Austriaci differiscono dai keynesiani.





Esempio 1: Il Ruolo del Risparmio, del Capitale e dei Prezzi

I keynesiani sostengono che i consumatori e la spesa pubblica alimentino la crescita economica e che il PIL determini la forza dell'economia. Considerando il risparmio come il nemico della crescita, i keynesiani sostengono una spesa in deficit, un'inflazione monetaria e tassi di interesse artificialmente bassi in modo da aumentare la "domanda aggregata". Ovviamente l'inflazione, la spesa e il debito distruggono il risparmio, il capitale e i prezzi.

“Keynes non ci ha insegnato a trasformare le pietre in pane, ma a mangiare i semi del grano.” — Mises

Gli Austriaci, invece, considerano il risparmio e la produzione come quegli elementi che guidano la crescita economica e determinano la forza di un'economia. Inoltre gli Austriaci riconoscono che i prezzi agiscono come segnali nell'economia, e che i tassi di interesse e i prezzi determinano la quantità di risparmio e la produzione nell'economia.

“L'essenza del keynesismo è la sua totale incapacità di concepire il ruolo che svolgono il risparmio e l'accumulo di capitale per il miglioramento delle condizioni economiche.” — Mises



Esempio 2: La Causa delle Recessioni

I keynesiani attribuiscono le recessioni ai cosiddetti "spiriti animali" che guidano la fiducia dei consumatori e ad una diminuzione della spesa, con la comparsa di uno degli acerrimi nemici keynesiani: il risparmio (o "accaparramento"). Secondo i keynesiani il risparmio conduce a "salari viscosi", licenziamenti, meno consumi e meno spesa. I keynesiani sostengono che il rimedio sia una spesa in deficit maggiore e tassi di interesse artificialmente bassi (si pensi allo "stimolo" del 2009 e a quello degli ultimi anni, alle "opere pubbliche" di FDR e ai progetti "shovel-ready" di Obama).

“Quello che (Keynes) fece veramente, fu scrivere una giustificazione per le politiche prevalenti dello stato.” — Mises

Gli Austriaci attribuiscono le recessioni all'interventismo dello stato e della FED, non a cause nebulose o agli "spiriti animali". La Teoria Austriaca del Ciclo Economico (ABCT) descrive accuratamente i boom e i bust dei cicli economici. In breve, ecco come funziona:

  • La FED abbassa artificialmente i tassi di interesse e crea nuovi fondi "a buon mercato" da pompare nell'economia;

  • Il denaro a buon mercato finisce tipicamente in quei settori dell'economia già distorti dall'intervento statale (pensate al settore immobiliare a metà degli anni 2000);

  • Queste distorsioni fanno sembrare alcuni investimenti più redditizi rispetto a quanto lo sarebbero stati in un libero mercato;

  • L'economia va in crisi quando i tassi di interesse salgono poiché diminuiscono risorse e risparmio.

Gli Austriaci hanno ragione quando dicono che la "domanda" artificiale creata dalla FED — che ha causato il boom — deriva dall'inflazione e non dal risparmio reale. Gli Austriaci ritengono che il rimedio sia quello di eliminare l'interventismo e lasciare che i mercati si ripuliscano.

“La causa ultima di quel fenomeno composto da ondate di alti e bassi economici è puramente ideologica. I cicli non scompariranno finché la gente crederà che il tasso di interesse può essere ridotto dalla politica bancaria, e non attraverso l'accumulo di capitale.” — Mises



Esempio 3: Inflazione

I keynesiani hanno cambiato la definizione classica di inflazione. Secondo i keynesiani l'inflazione è un aumento dei prezzi, e per la crescita economica è necessario un tasso costante di inflazione.

“Mediante un processo continuo di inflazione, gli stati possono confiscare, segretamente e inosservati, una parte importante della ricchezza dei loro cittadini.” — J. M. Keynes
“L'inflazione continua porta inevitabilmente ad una catastrofe.” — Mises

Gli Austriaci definiscono l'inflazione come l'espansione artificiale della massa monetaria. L'aumento dei prezzi è solo un sintomo dell'inflazione dell'offerta monetaria e di tassi di interesse artificialmente bassi. Gli Austriaci comprendono che un calo dei prezzi è un fenomeno naturale, poiché migliorano tecnologia e capacità di produzione, e ciò va a beneficio della popolazione in generale (pensate al calo dei prezzi negli Stati Uniti per tutto il XIX secolo). Gli Austriaci riconoscono che l'inflazione alimenta un consumo di capitale, scoraggia il risparmio, agisce come una tassa che distrugge il potere d'acquisto della moneta e falsifica il calcolo economico.

“I sostenitori di un controllo statale non possono fare a meno dell'inflazione. Ne hanno bisogno per finanziare la politica di spesa sconsiderata e per sovvenzionare o corrompere gli elettori... L'inflazione è il complemento fiscale dello statalismo e del governo arbitrario. Si tratta di un ingranaggio nelle complesse trame della politica che porta gradualmente verso il totalitarismo.” — Mises

Altri contributi Austriaci importanti al pensiero economico comprendono il "problema del calcolo economico", la teoria del capitale e degli interessi, e la teoria della moneta e del credito:

Il problema del calcolo economico si riferisce al problema del socialismo. In breve, il problema del socialismo è il problema dei prezzi distorti. In un'economia socialista o pianificata centralmente, l'interventismo distorce i prezzi e alloca malamente le risorse al punto che per gli individui diventa impossibile prendere decisioni economiche razionali ed efficienti. Hayek affrontò questo problema in The Road to Serfdom, e Mises in Economic Calculation in the Socialist Commonwealth. Applicate questa lezione all'assistenza sanitaria negli Stati Uniti di oggi, o pensate alla bolla immobiliare a metà degli anni 2000.

Eugen von Böhm-Bawerk sviluppò per primo la teoria del capitale e degli interessi, distruggendo la teoria del valore del lavoro di Marx e la teoria dello sfruttamento. Disse che i tassi di interesse e il profitto sono determinati dalla domanda, dall'offerta e dalla preferenza temporale. Quest'ultima si riferisce a quelle persone che imputano un valore maggiore al consumo attuale rispetto a quello futuro. L'enfasi sul ruolo del tempo per spiegare l'azione umana è una caratteristica distintiva dell'economia Austriaca.

Se si vuole comprendere appieno l'economia Austriaca bisogna comprendere anche la teoria della moneta e del credito. Mises nel 1912 vi scrisse un libro intitolato, The Theory of Money and Credit.

“L'economia non deve essere lasciata a circoli esoterici. Incarna la filosofia della vita e dell'azione umana, e riguarda tutto e tutti. Incarna il midollo della civiltà e dell'esistenza umana. Non vi è alcun mezzo attraverso il quale si può eludere la responsabilità personale. Chi trascura di esaminare al meglio delle sue capacità tutti i problemi che si trova davanti, si arrende volontariamente ad un'élite auto-nominata di superuomini. In questioni vitali la fiducia cieca negli "esperti" e l'accettazione acritica di slogan e pregiudizi popolari, equivale ad abbandonare l'auto-determinazione e a subordinarsi alla dominazione di altre persone. Da come stanno le cose oggi, per ogni uomo intelligente nulla può essere più importante dell'economia. C'è in gioco il suo destino e quello della sua progenie. Pochi sono capaci a contribuire allo sviluppo del pensiero economico. Ma tutti gli uomini dotati di ragione sono chiamati a familiarizzare con gli insegnamenti dell'economia. Nella nostra epoca, questo è il nostro dovere civico primario. Che ci piaccia o no, è un fatto che l'economia non possa diventare un ramo esoterico del sapere accessibile solo a piccoli gruppi di studiosi e specialisti. L'economia si occupa dei problemi fondamentali della società; riguarda tutti e appartiene a tutti. E' lo studio principale e appropriato per ogni cittadino.” – Ludwig von Mises

E questa è una breve introduzione all'economia Austriaca. Ora capite l'importanza dell'economia Austriaca?

Forse un buon modo per rispondere a questa domanda sarebbe quello di porsene un'altra: Se la maggior parte degli americani avesse posseduto una comprensione di base dell'economia Austriaca, sarebbe accaduta lo stesso la crisi finanziaria del 2008?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. LIBERA IL DENARO!

    dovrebbe essere lo slogan anti-bc

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  2. Non distruggono solo il denaro, distruggono anche il lavoro e i pochi risparmi, sempre se si riesce a scansarli,,,meglio fare il sussidiato come in certi paesi, almeno ora ancora te lo permettono...un giorno saremmo tutti schiavi di poche persone, come nel comunismo

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    1. Ciao Anonimo,

      è probabile che sia quella la strada verso cui stiamo camminando ora. Una progressiva discesa verso un abisso di oppressione ed erosione delle proprie libertà. Finché sarà possibile tenere in piedi l'attuale sistema le cose andranno così. Ma l'insostenibilità di questo sistema ci garantisce un esito diverso: il fallimento porterà verso il decentramento. Infatti, nel futuro non vedo centralizzazione bensì il contrario. L'informatizzazione galoppante a cui assistiamo ogni giorno e la progressiva incapacità della pianificazione centrale di controllare peculiramente i singoli individui, scardineranno silenziosamente le pastoie soffocanti che tendono a tenerci legati alla pianificazione centrale. Non ci sarà alcuna rivoluzione. Non serve. Le rivoluzioni sono solamente dei cambiamenti di facciata; servono infatti a sostituire un gruppo di comando con un altro gruppo di comando. Per una stabilità monetaria non abbiamo bisogno di banche centrali, ma della loro abolizione. Per una migliore istruzione non serve occupare l'attuale sistema pubblico d'istruzione, bensì andare online e seguire i vari corsi messi a disposizione degli utenti (es. Khan Academy).

      Le rivoluzioni occupano il sistema esistente e lo mandano avanti. Non fanno alcun servizio alla libertà. Ciò di cui abbiamo bisogno è una secessione. Ciò di cui abbiamo bisogno è ritirare la legitimmità che si infonde nelle attuali istituzioni. Sta accadendo. Non c'è bisogno di acluna organizzazione centrale affinché dica agli individui "cosa fare". Accadrà semplicemente scandalo dopo scandalo, inefficenza dopo inefficienza. L'ordine centrale resterà a corto di supporto e di finanziamenti. La tecnologia opensource rivoluzionerà il mondo decentralizzandolo in modo crescente; nessuno insedierà le istituzioni esistenti, nessuno insedierà i posti di comando esistenti, saranno semplicemente lasciati morire sotto il peso delle loro passività ed inefficienze. C'è di meglio là fuori. Le persone se ne stanno rendendo conto. Stanno capendo che l'importanza del decentramento. La secessione, quindi, ci porterà ad un decentramento dei poteri, e non ad un loro accentramento. Non c'è assolutamente bisono di prendere le armi contro lo stato; basta semplicemente smettere di collaborarvi. Di questo passo, per lo stato, sarà più difficile tiranneggiare i singoli individui.

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