lunedì 2 marzo 2015

Il successo canadese non si basa su politiche monetarie allentate





di Robert P. Murphy


In un post precedente ho parlato del grande successo economico del Canada, evento nato da grandi tagli di bilancio per scongiurare la crisi fiscale del 1995. Sebbene possa sembrare una storia anomala per i feticisti della domanda aggregata, rappresenta la chiave di lettura per comprendere le recessioni perché all'epoca il Canada stava uscendo da una brutta crisi. La pesante inversione del deficit di bilancio seguita una linea di 11 eccedenze consecutive, è andata di pari passo con un calo della disoccupazione.

Come ho spiegato in questo post, i keynesiani e i monetaristi cercano di conciliare l'episodio con il loro quadro teorico affermando che la Banca del Canada abbia compensato "l'austerità fiscale" con una politica monetaria espansiva. In altre parole, i keynesiani e i monetaristi dicono che l'unica ragione per cui i tagli di bilancio del governo canadese non hanno peggiorato la recessione, è che la banca centrale ha salvato la baracca. In questo post vi mostrerò che questo punto di vista non è corretto; mediante varie misure, la Banca del Canada ha ristretto la politica monetaria proprio quando il governo federale stava tagliando la spesa. Questo è l'esatto opposto di ciò che dicono i keynesiani e i monetaristi.



I Commenti di Krugman sul Canada

Prima di addentrarci nei dettagli, permettetemi di riportare un commento di Paul Krugman dell'agosto del 1996, in cui usò l'esempio del Canada per illustrare un punto più generale. Krugman parlava del pericolo di un basso tasso di inflazione:

Quando i salari nominali sono rigidi, cercare di ottenere un basso tasso di inflazione danneggia la flessibilità dei salari reali e quindi aumenta il tasso di disoccupazione, anche nel lungo periodo. Si consideri il caso del Canada, una nazione la cui banca centrale ha cercato di raggiungere con una certa persistenza la stabilità dei prezzi (il tasso di inflazione attuale è inferiore all'1%). Negli anni '60 il Canada aveva lo stesso tasso di disoccupazione degli Stati Uniti. Ma quando negli anni '70 e '80 è salito significativamente, molti economisti hanno attribuito la differenza ad un sistema assicurativo contro la disoccupazione più generoso. Ma anche se quel sistema è diventato meno generoso, il divario nella disoccupazione ha continuato ad allargarsi: il tasso attuale del Canada è del 10%. Perché? Un economista canadese, Pierre Fortin, sottolinea che dal 1992 al 1994 il 47% dei contratti collettivi del suo paese ha visto un congelamento dei salari. La maggior parte degli economisti concorda sul fatto che le economie con una disoccupazione alta, come il Canada, soffrono di una rigidità dei salari; la testimonianza di Fortin suggerisce, tuttavia, che la causa di tale rigidità non sta solo nei problemi microeconomici strutturali, ma anche nello zelo anti-inflazionistico della Banca del Canada.

Tra l'altro, per quanto riguarda l'analisi di Pierre Fortin, in un post precedente ho anche mostrato come Krugman vi si riferisse come ad un "punto di riferimento"; inoltre Fortin si espresse in questo modo per quanto riguardava l'allora politica economica canadese: "Probabilmente l'ultimo decennio di questo secolo sarà ricordato come il decennio della Grande Recessione Canadese."



Le Voci di un Collasso Economico del Canada Erano Esagerate

Col senno di poi, sappiamo che gli avvertimenti di Fortin erano assurdi. Sopra abbiamo mostrato come Krugman scuotesse il dito per il tasso di disoccupazione canadese al di sopra del "10%". Beh, guardate cosa è accaduto successivamente:




Il tasso di disoccupazione in Canada ha raggiunto il picco quando Krugman ha scritto il pezzo riportato sopra, dopo di che è costantemente sceso di circa 3 punti percentuali. Ricordate, il governo canadese stava ancora tagliando la spesa in termini assoluti nel 1997 – non intendo solo un rallentamento, intendo riduzioni di spesa effettive – impedendone, successivamente, una nuova crescita. (E' passata da un 4.0% del PIL nel 1995 al pareggio di bilancio nel 1997.) E potete vedere dal grafico qui sopra che il Canada aveva subito una brutta recessione solo pochi anni prima, nel 1990, dove la disoccupazione superò il 12%.

Credo che ora siete in grado di capire perché, secondo la visione del mondo di Krugman, la Banca del Canada avrebbe dovuto aprire totalmente i rubinetti monetari. Ma come mostrerò, non è quello che è accaduto.



La Crescita Quasi Inesistente della Base Monetaria

Secondo me la misura migliore per inquadrare la politica della banca centrale è la crescita del suo bilancio. La Banca del Canada ha ristretto l'offerta di denaro, smentendo la versione di Krugman.

Come mostra la tabella qui a fianco, la crescita totale degli attivi della Banca del Canada si è quasi arrestata nel 1996, anche se il tasso di disoccupazione ha raggiunto il picco a metà anno. Inoltre è difficile sostenere che la crescita del 4.2% nel 1997 possa considerarsi un "allentamento" che ha fatto scendere la disoccupazione: quelli erano gli stessi ritmi con cui il bilancio è cresciuto nei primi anni '90, nel bel mezzo di una recessione terribile, un periodo che Krugman e Fortin hanno descritto come caratterizzato da una politica monetaria "ristretta".



L'Inflazione al Consumo E' Stata Moderata

OK, quindi se la crescita totale degli attivi della Banca del Canada non ha mostrato un'impennata improvvisa nel 1996 o nel 1997, che dire del tasso di crescita del'ICP? Nella citazione di sopra, Krugman si lamentava di come il Canada avesse solo un misero 1% di inflazione (dei prezzi), e di come era necessario che salisse per evitare il problema dei salari viscosi. Beh, diamo un'occhiata a ciò che è effettivamente accaduto nel corso degli anni '90 con l'ICP canadese.

Ho ombreggiato la fila riguardante il 1996, quando Krugman si lamentava di come la Banca del Canada fosse avara con i suoi obiettivi di inflazione (dei prezzi) – è per questo motivo che Krugman pensava che il Canada avesse una disoccupazione al 10%. Beh, come potete vedere dalla tabella qui a fianco, l'aumento effettivo dei prezzi al consumo non è salito in modo significativo nei tre anni successivi, andando di pari passo con una "austerità" nel budget e una disoccupazione in costante calo. Inoltre, fatta eccezione per il 1994 (con l'inflazione al consumo dello 0.1%), i tassi d'inflazione dei prezzi erano paragonabili a quelli durante la terribile recessione dei primi anni '90.

Così, guardando i tassi di inflazione dei prezzi al consumo, non sembra proprio che la Banca del Canada abbia fatto di tutto per "allentare" e compensare la contrazione fiscale. Seconda falla nella storia keynesiana.



Anche Utilizzando la Crescita del Prodotto Interno Lordo Nominale (NGDP), la Banca del Canada Non ha Adottato una Politica Monetaria Espansiva

Come ho detto, non è solo Krugman e i keynesiani che hanno detto che la Banca del Canada avrebbe adottato una politica monetaria espansiva tra la metà e la fine degli anni '90; anche i monetaristi, come David Beckworth afferma esplicitamente in questo post. Beh, in aggiunta ai punti di cui sopra sul bilancio della Banca del Canada e il tasso di inflazione dei prezzi al consumo, ecco un altro parametro che è caro ai monetaristi: i tassi di crescita del PIL nominale (con cifre che ho preso dalla Statistics Canada Table 380-0064).

Come mostra la tabella qui a fianco, la crescita del PIL nominale dopo l'implementazione dei grandi tagli di bilancio, è stata inferiore rispetto ai tre anni precedenti. Se Scott Sumner o David Beckworth non avessero conoscenza del contesto, e io mostrassi questi tassi di crescita e chiedessi, "Quando la Banca del Canada è passata da una politica restrittiva ad una espansiva?" non credo che risponderebbero "1996". Penso che risponderebbero "1999", tre anni di ritardo.



E i Tassi di Interesse?

Infine arriviamo ai tassi di interesse, una misura che sembrerebbe avallare l'ipotesi di una politica monetaria espansiva da parte della  Banca del Canada. Tuttavia non è una conclusione così ovvia da trarre, ovvero che il calo dei tassi di interesse debba essere attribuito ad una politica monetaria "allentata". Dopo tutto, il governo federale canadese ha eliminato un grande deficit di bilancio dal 1995 – 1997. Inoltre, al di là della semplice inversione dell'effetto crowding out, c'è il fatto che gli investitori internazionali siano stati rassicurati sull'affidabilità del governo canadese; nel 1995 c'era la crisi – la gente cominciava a preoccuparsi che i canadesi sarebbero andati in default. Quindi non è scioccante che i rendimenti sul debito canadese siano calati.

Anche David R. Henderson si chiede quanto il calo dei tassi di interesse sia da attribuire alle azioni della Banca del Canada, piuttosto che alle condizioni internazionali della domanda e dell'offerta nel mercato dei fondi mutuabili. Ecco un modo per analizzare i diversi effetti guardando i rendimenti dei decennali USA e canadesi:




Non è una dimostrazione perfetta, dal momento che il governo degli Stati Uniti stava passando da un deficit di bilancio ad un surplus (almeno sulla base dei flussi di cassa) alla fine degli anni '90. In ogni caso, il grafico qui sopra ci suggerisce che il calo di un punto percentuale nei rendimenti del debito sovrano canadese, era specifico del Canada. Tuttavia, per tutti i motivi che ho già elencato, non credo che sia corretto dire che la Banca del Canada abbia adottato una politica monetaria "allentata", piuttosto penso che i tassi di interesse siano diminuiti per motivi fiscali (la rapida diminuzione della spesa del governo federale).



Conclusione

In sintesi, la svolta fiscale canadese tra la metà e la fine degli anni '90 confonde i keynesiani e i monetaristi. Come la depressione del 1920-1921, ecco un altro esempio di un governo che si impegna in una politica fiscale "ristretta" senza compensazione della politica monetaria, favorendo di conseguenza una ripresa costante.

Se nel 1997 il Canada fosse finito in una terribile recessione con disoccupazione fino al 12%, possiamo stare certi che Paul Krugman avrebbe detto: "Ve l'avevo detto! Cosa pensavate che fosse accaduto con questi tagli di bilancio nel bel mezzo di un'economia debole?!" Ma dal momento che l'economia ha continuato a migliorare, i keynesiani sono costretti a ripiegare sulla "compensazione attraverso la politica monetaria", che in realtà non esiste.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Un articolo interessante che conferma le pre-visioni dei romanzi distopici: una menzogna ripetuta diventa la verità. E gli economisti del potere sono maestri della menzogna. Anche grazie all'apparato di propaganda che ne moltiplica la presa.
    Carbone, su Usemlab, segnala, sconsolato, l'articolo di Scalfari inneggiante allo zio Mario ed al mitico QE.
    D'altronde, è il megafono dello statalismo, dell'interventismo, del capitalismo clientelare, del sistema finanziario internazionale. E' il megafono della conservazione dello status quo al potere.
    Scalfari è un autoritario spacciato da autorità.
    Non ci si può aspettare altro da quella fonte.
    Purtroppo, a quella fonte si abbeverano in molti. E se la bevono. E si ritengono adulti!
    E, prima o poi, useranno i suoi articoli come testo ministeriale di educazione civica.

    Io, invece, come già scritto una volta, continuo a regolarmi come Callimaco:

    "Non amo seguire la via su e giù ricalcata dai piedi della folla.
    Odio l’amante che a tutti si dona; a fontana di piazza non bevo; mi ripugna tutto ciò che è comune."

    *Callimaco Epigrammi, A.P. XII 43*

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    1. Ciao Dna.

      Esatto. Oltre a quanto dici, l'articolo di oggi tende a sottolineare come le misure consigliate dagli Austriaci non portano a miseria e distruzione come continuano a sottlineare keynesiani e spazzatura intellettuale affine. Decisamente il contrario.

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