lunedì 7 settembre 2015

Il grande schema di Ponzi cinese — Un incidente economico e finanziario che sconvolgerà il mondo

L'incidente annunciato chiamato "capitalismo rosso cinese" ha aggiunto ulteriore polvere da sparo a quella che aveva accumulato negli anni passati, dopo il suo intervento massiccio per abbassare artificialmente i tassi di riferimento nel mercato monetario. L'economia delle bolle non aspetta altro: intervento del settore bancario centrale per salvare i clientelisti. "Buy the dips!" Questo è il nuovo motto del casinò dei mercati azionari, dipendenti cronici dal credito a buon mercato per finanziarie riacquisti d'azioni, fusioni & acquisizioni, LBO, ecc. Ma ci stiamo avvicinando ad uno dei meeting più importanti di quest'anno, il quale si terrà il prossimo 17 di questo mese. Aspettatevi un nuovo grido nei confronti della FED affinché torni a rifornire il casinò con nuova liquidità a buon mercato, poiché, come apprendiamo anche dal WSJ, si stanno sfaldando i carry trade grazie ai quali gli avventori del casinò avevano potuto trarre guadagni inattesi. I recenti aumenti del VIX ce lo ricordano. L'ottobre scorso è bastato che James Bullard lasciasse ventilare una possibile inversione del tapering per scatenare di nuovo i robo-trader affinché affollassero le sale di Wall Street per comprare durante lo stesso ribasso che di recente ha sperimentato l'S&P 500. È probabile che il prossimo 17 settembre uno tra Fischer o Bullard possa tentare di ripetere lo stesso trucchetto da salotto per "ridare spinta" ai mercati USA e giustificare l'ennesimo posticipo dell'innalzamento dei tassi d'interesse. Perché, signori e signore, sono queste le uniche "armi" in mano alle banche centrali, la loro presunta onnipotenza era ed è un bluff.
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di David Stockman


C'è un incidente economico e finanziario annunciato nell'economia mondiale. Vale a dire, il grande schema di Ponzi della Cina. In tutta la storia economica non c'è mai stato niente di simile. È solo una questione di tempo prima che finisca in un crollo tonante, gettando nel caos la bolla finanziaria globale gonfiata negli ultimi due decenni.

Ma ecco la storiella di Wall Street che genera un cieco compiacimento nonostante lo sconvolgimento imminente: la stessa gente che ha spacciato il mito del miracolo dei BRICS, ora vorrebbe farvi credere che la Cina sta vivendo un momento difficile ma transitorio — passando da un'economia alimentata da un boom delle esportazioni ed investimenti fissi, ad una simile a quella degli Stati Uniti basata su consumi e servizi.

Veniamo avvertiti che ci potrebbero essere alcuni dossi lungo la strada, come la recente agitazione nel mercato azionario e delle valute. Ma non siate turbati — la grande locomotiva dell'economia mondiale ne uscirà migliorata e più forte. Ecco perché i leader saggi, pragmatici e potenti e i dirigenti economici che supervisionano abilmente la versione cinese del capitalismo, hanno la capacità di fare in modo che tutto fili liscio.

E invece non andrà così!

La Cina non è un clone dell'economia americana — anche se tale modello fosse stabile e sostenibile, cosa che non è. La Cina è in realtà sui generis — un incidente che non ha una destinazione diversa da un atterraggio di fortuna.

I suoi leader non sono né saggi né abili manager economici. In realtà, essi sono un gruppo di comunisti che ha una presa ferrea sul potere statale, perché la Cina è solamente una dittatura. Ma la loro comprensione dei fondamenti del diritto economico e finanziario non può nemmeno essere definita come vaga; è letteralmente inesistente.

Infatti la loro reputazione come manager economici di buon senso e di successo, è un mito che circola solamente nelle sale di Wall Street. La verità è che il boom pluriventennale cinese è solo un gigantesco schema di Ponzi alimentato dal credito facile. Qualsiasi pazzo può azionare una stampante monetaria finché le sue rotative non si arrovnetano.

Alla fine questo è tutto ciò che riescono a comprendere i suzerain di Pechino, ed è tutto ciò che hanno effettivamente fatto. Non hanno affatto creato le basi del capitalismo. Non ci sono mercati finanziari onesti, non ci sono banche solvibili, non c'è allocazione del capitale guidata dal mercato e nessuna disciplina finanziaria.

In Cina, ad esempio, ci sono 287 milioni di conti di trading, la maggior parte dei quali aperti nel corso dell'ultimo anno e intestati a scommettitori semi-analfabeti. In meno di 12 mesi hanno contratto $1,000 miliardi di margin debt attraverso i canali d'intermediazione ufficiali e una fitta rete di fonti bancarie ombra (comprese le modalità di prestito peer-to-peer).

Si sono lanciati in una bolla nel mercato azionario che si è espansa di $3,000 miliardi in soli 60 giorni di negoziazione, e poi, dopo il 14 giugno, hanno affollato precipitosamente le uscite in preda al panico, liquidando quegli stessi $3,000 miliardi in appena 20 giorni di negoziazione.

Poi lo stato ha inviato i suoi sgherri per arrestare e intimidire i venditori in preda al panico e ha aperto linee di credito della banca centrale per finanziare centinaia di miliardi di titoli indesiderati. Questo non è capitalismo; è follia insensata.

Allo stesso modo, non ci sono istituzioni credibili di diritto contrattuale e fallimentare. Non ci sono neanche documenti contabili onesti, e nessuna restrizione alle scommesse nel settore immobiliare, in quello azionario, nei programmi di finanziamento delle materie prime, negli ingannevoli club di prestito privato e negli schemi truffaldini per arricchirsi rapidamente.

Ancora più importante, non ci sono linee di demarcazione tra la proprietà dello stato e la possibilità di burocrazia e clientelisti d'espropriarla. In una parola, la Cina sguazza nella più grande pozza di corruzione della storia, perché è quello che succede quando si erige praticamente dal nulla un'economia di comando da $10,000 miliardi.

E l'edificio traballante del capitalismo rosso ha fondamenta fatiscenti. Nel momento in cui Deng ha cambiato radicalmente la linea del partito — proclamando come fosse bello essere ricchi e la PBOC nel 1994 ha tagliato il tasso di cambio del RMB del 60% al fine d'innescare un boom delle esportazioni — il debito nei mercati del credito era meno di cinquecento miliardi di dollari. Ahimè, questa cifra è arrivata oggi a $28,000 miliardi secondo il computo prudente di McKenzie, e probabilmente sono molto di più.

Non è affatto prudente far crescere del 56X qualcosa di pericoloso come il credito fiat, soprattutto in un ambiente in cui non esistono neppure le basi del capitalismo di mercato. Se si continua ad alimentare questa sorta di Frankenstein finanziario, è esattamente quello che si ottiene, e questo è ciò che hanno ottenuto i compagni di Pechino.

Però la legge inossidabile delle bolle finanziarie non scompare. Cioè, quando si smette di fornire quantità crescenti di nuovo credito per quella che alla fine diventa una bolla elefantiaca, essa inizia a sgonfiarsi.

Ciò avviene dapprima lentamente, poi accelera e, infine, culmina in una crisi di panico. Questa sequenza l'abbiamo già vista nella crisi dei mutui cartolarizzati a Wall Street del 2006-2008, nel boom & bust immobiliare alla fine degli anni '80 e all'inizio dei '90 a Tokyo, nelle bolle dell'oro e dell'argento nel 1979-1980 e innumerevoli altre volte nei tempi passati.

L'atteggiamento passivo-aggressivo della burocrazia della Cina nei confronti di una bolla del credito ormai fuori controllo, non ha né capo né coda. La speranza di Pechino è radicata nella pura disperazione, cercando di stimolare e al contempo frenare un'economia impazzita.

Wall Street non riesce a vedere nulla di tutto ciò, e per un motivo davvero ironico: dal momento dell'insediamento di Alan Greenspan alla FED nel 1987, l'epicentro del capitalismo mondiale — cioè, i mercati monetari e dei capitali di Wall Street — è caduto preda di un regime di pianificazione monetaria centrale. Il price discovery nei mercati finanziari è stato soppiantato dalla manipolazione dei prezzi attuata dai dodici mortali che compongono il FOMC. O un politburo monetario, se preferite.

Non solo quest'intrusione crescente delle banche centrali ha falsificato i prezzi degli asset finanziari, ma ha anche sovvenzionato una speculazione dilagante per i carry trade, ha eliminato un calcolo onesto rischio/rendimento e ha distrutto i venditori allo scoperto e gli altri strumenti naturali di disciplina finanziaria, e infine ha anche cambiato drasticamente la cultura dei mercati finanziari.

L'enorme numero di giocatori in quello che ormai è diventato un casinò gestito dalle banche centrali, è de facto statalista. Ritengono che le agenzie dello stato possono e devono ancorare i tassi d'interesse del mercato monetario, sostenere il mercato obbligazionario con una massiccia monetizzazione del debito pubblico ed eliminare i focolai di "contagio" nei mercati azionari e negli altri asset rischiosi.

A parte il fatto che la storiella del "contagio" è una falsa pista. Non lasciatevi ingannare, è solo un altro nome dato alla classica pulizia dei mercati. Questo tipo di liquidazione è essenziale affinché i mercati dei capitali e monetari possano tornare ad essere sani, soprattutto dopo che sono stati martoriati dai continui interventi di Greenspan/Bernanke/Yellen e dalla convinzione del casinò che le banche centrali avrebbero inondato il mercato con liquidità infinita semmai fosse apparso un altro crollo in stile Lehman.

Tutto questo si aggiunge alla convinzione che gli stati guidano il processo di crescita economica e di creazione della ricchezza, e che il capitalismo prospera meglio quando è nutrito e guidato dalla mano dello stato, più in particolare dalla banca centrale.

Inutile dire che 50 anni fa tale ideologia sconclusionata non avrebbe mai messo radici a Wall Street. Nei giorni in cui il grande William McChesney Martin tolse la brocca del "punch" sei mesi dopo la recessione 1957-1958, conclusasi con una serie d'aumenti dei tassi d'interesse e requisiti di margine azionario al 90% del valore di mercato, i capitani del mondo finanziario non si sarebbero mai sognati la presenza di 80 mesi consecutivi di tassi zero nel mercato monetario, come invece è accaduto fino ad oggi.

Avrebbero urlato che tale finanziamento infondato avrebbe rappresentato un pericolo mortale per la ricchezza della nazione. Al contrario oggi pensano d'aver diritto "all'accomodamento" sfornato delle banche centrali, in modo da far aumentare le medie azionarie. Così, mentre gli 80 mesi di ZIRP non sono altro che una ricetta per la speculazione di massa che inesorabilmente porterà ad un bust disastroso, non si accorgono neppure del pericolo che stanno correndo.

Peggio, gli avventori del casinò di Wall Street non si rendono conto che mentre l'economia delle bolle è abbastanza pericolosa in un ambiente capitalistico maturo come quello degli Stati Uniti, rappresenta nitroglicerina pura in un ambiente come lo schema di Ponzi cinese.

Né hanno il minimo sentore che il capo della PBOC, Zhou Xiaochuan, non è affatto la versione asiatica di Janet Yellen.

Detto in altro modo, Wall Street non capisce quello che sta accadendo in Cina, perché le sue lenti cripto-keynesiane lo portano a supporre che Zhou possa sganciare liquidità e salvare qualunque cosa gli capiti a tiro, e che i suoi colleghi a Pechino possano aprire i rubinetti dello stimolo fiscale se la crescita continua a vacillare.

Beh, Zhou può anche parlare la lingua dei banchieri centrali, ma è solo un servo dei padroni comunisti il cui scopo è quello di rimanere al potere e la cui colossale ignoranza economica e finanziaria li porterà ad implementare espedienti esponenzialmente distruttivi al cui confronto le brigate di furgoni della polizia che pattugliano le case di brokeraggio sembreranno degli agnellini.

È troppo tardi per un atterraggio morbido e una deflazione "controllata" del Grande Schema di Ponzi Cinese. E nel disperato tentativo di prevenire l'inevitabile incidente, i suzerain del capitalismo rosso ricorreranno al pugno di ferro della repressione statale.

Ad esempio, l'industria siderurgica cinese è cresciuta dell'11X nel corso degli ultimi 20 anni, espandendosi da 125 milioni di tonnellate, già più grande delle industrie statunitensi e di quelle giapponesi a metà degli anni '90, a 1.1 miliardi di tonnellate di oggi. Ma né la Cina né il mondo possono usare più di tot. acciaio, anche se il "dumping" aggressivo della Cina sul mercato mondiale guadagnerà forza.

Infatti la produzione d'acciaio della Cina sta già sbiadendo — con un calo della produzione nel mese più recente di quasi il 5% anno/anno, e prezzi più bassi del 26% da gennaio e del 40% rispetto al picco di tre anni fa. Durante la prima metà del 2015, le acciaierie grandi e medie hanno vomitato $3.5 miliardi d'inchiostro rosso, e questo è solo un riscaldamento rispetto alla carneficina futura.

In una parola, la Cina ha 400-500 milioni di tonnellate di capacità produttiva in acciaio che risulterà inattiva una volta che il suo boom edilizio si arresterà e il resto del mondo innalzerà barriere contro le sue esportazioni. Ciò equivale ad un malinvestment economicamente distruttivo su una scala senza precedenti. Le giganti acciaierie della Cina, a loro volta, creeranno un vuoto economico che causerà un crollo enorme dell'attività imprenditoriale, dell'occupazione e del reddito lungo tutta la catena industriale del ferro e dell'acciaio.

Allo stesso modo, il mondo delle costruzioni della Cina è grottescamente popolato da produttori e distributori di macchine per le costruzioni, forni da cemento, scavatori e venditori immobiliari di ogni risma. Negli ultimi tre anni la Cina ha usato più cemento rispetto a quanto abbiano fatto gli Stati Uniti durante tutto il XX secolo!

Questo non solo indica un boom vertiginoso; rappresenta anche un sistema impazzito che non ha fatto altro che scavare, costruire e mentire perché c'era credito illimitato per finanziare la macchina immobiliare della Cina.




Per avere un'idea di questa epidemia di follia collettiva, guardate il quartiere finanziario di Shanghai nel 1987 e di nuovo nel 2013:

Questo è il quartiere finanziario di Shanghai a Pudong, dominato dall'Oriental Pearl Tower e dalla nuova Shanghai Tower da 125 piani, l'edificio più alto della Cina e il secondo grattacielo più alto del mondo con i suoi 632 metri (2,073 piedi) d'altezza. Shanghai, la città più grande per numero d'abitanti in tutto il mondo, è cresciuta ad un tasso di circa il 10% annuo negli ultimi 20 anni, e ora è sede di 23.5 milioni di persone — quasi il doppio di quelle che c'erano nel 1987.




Oppure date un'occhiata alle città fantasma cinesi, attrezzate di tutto tranne delle persone. Questo è solo un esempio dello spreco economico che ricopre il paesaggio cinese:




In breve, l'economia della Cina è solo una grande collezione d'impossibilità che non possono essere stabilizzate o sostenute per molto altro tempo. Ma nella loro disperazione per prevenire l'incidente inevitabile, i suzerain del capitalismo rosso faranno sempre più ricorso al pugno di ferro della repressione statale.

Infatti non possono più contare sulla proposizione che il potere del partito fuoriesca dalla stampante monetaria, perché in tal caso si aggraverà la fuga di capitali che è già in corso e che minaccia un ulteriore tonfo devastante del tasso di cambio del RMB.

Quest'ultimo è il tallone d'Achille di tutto lo schema di Ponzi. Per arrestare la fuga di capitali dovranno fare l'opposto di quello che hanno fatto negli ultimi 20 anni. Cioè, dovranno ridurre l'offerta di moneta nazionale e l'ampiezza del sistema bancario vendendo dollari ed euro piuttosto che espandere il credito interno sequestrando le passività in dollari (cioè, buoni del Tesoro) nella PBOC.

A tempo debito la Cina sarà infiammata da campagne contro la corruzione e i nemici dello stato, mentre si cercherà di contenere il collasso delle bolle finanziarie e le mandrie interminabili di elefanti bianchi economici. L'assioma del presidente Mao, secondo cui il potere dello stato fuoriusciva dalla canna di un fucile, diventerà di nuovo il modus operandi dei governanti del partito comunista.

La spirale deflazionistica risultante risucchierà l'economia globale nel suo vortice. E Wall Street non si salverà, perché questa volta la FED sarà del tutto incapace d'invertire la tendenza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. e pensa che in italia dall 87 al 2013 non sono riusciti neanche a fare la ferrovia in val di susa, tra verdi, rossi, blu, tar, polizia, fascisti, europa e governi cadenti!

    la cina in quest scenario social-libersita ha un grande vantaggio: gente viva che lavora ed obbedisce. e puo chiudere il flusso in uscita di capitali.

    nessun capitalismo liberale in vista. chi ha vittime da sacrificare vince

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    1. Ho visto ora che sono link a libri. Letti gli abstract.
      Guerra eterna. Con tutti i mezzi. Tradizionali, ma soprattutto nuovi e sofisticati e misconosciuti (l'immigrazione di massa per destabilizzare gli "alleati" in libera uscita). Von Clausewitz genio sempre attuale, la politica con altri mezzi.
      Destabilizzare l'obiettivo, Contenere gli avversari strategici, Manipolare l'opinione pubblica, Invadere o Riconquistare l'obiettivo. Basta guardarsi intorno e ricordarsi di Brezinski sull'Eurasia.

      Poi, ci sta chi guadagna anche con le guerre e profitta da tutte le parti senza farsi scrupoli particolari. Di questi esseri cosa dire? Psicopatologia: cinismo sociopatico. Nel piccolo, Ciarrapico a Roma apriva le porte coi piedi recandosi dai comunisti ai fascisti per ottenere gli appalti pubblici (l'articolo di DeBellis).

      Grazie gdb

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    2. Quello del flusso dei capitali è un argomento da tenere d'occhio, perché continua a subodorarsi aria di panico visto che il fiume di capitali in fuga non tende a diminuire. Direi di far partire le scommesse sulla tempistica che ci vorrà ai suzerain rossi per spostare gli sgherri che pattugliano le case di brokeraggio alle dogane.

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  2. Ciao Francesco,

    considerazioni veloci su di un grande articolo di Stockman: siccome l'immagine dell'incidente ferroviario al rallentatore è calzante, utilizziamola.
    Qui si parla della locomotiva numero uno che sta rallentando e forse deraglierà per la totale incompetenza degli apprendisti stregoni. In questi casi, bisognerebbe sganciare la locomotiva, sganciarsi per non esser trascinati nel disastro. Ma i vagoni di Wall Street non lo fanno perché da decenni superdrogati con metodi simili, anche se più "sobri". Pertanto, pare che gli andranno dietro nel disastro fiatmoney. Tutto il resto del treno a seguire. Ogni vagone con un destino simile, ma diverso. Il vagone giapponese forse sarà quello messo peggio. Ma andranno male pure i vagoni BRI(C)S e quello australiano. E quello europeo a seguire. Insomma, un vero disastro. Un maxireset da malinvestment globale. Molto più che un passaggio da economia industriale ad economia dei servizi. L'articolo segnalato da Luca sul Sole24ore ignora od omette, secondo me ignora, il ruolo primario del credito/debito creabile dal nulla (dal debasement ufficiale del 1971).
    Per chi ha compreso questo inevitabile destino, la cosa migliore è provare a saltare giù dal treno, dal sistema fiatmoney, in tempo. Ed è da sempre il consiglio di questo blog.

    P.S.: tutto quell'acciaio cinese inutilizzato mette i brividi se si pensa ai conflitti del '900...

    PPSS: ciao gdb, appena posso mi leggo i tuoi link.

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    1. Ciao Dna.

      La metafora del treno è azzeccata. Nessuno può guardare avanti. Si può guardare di lato, ma non davanti. Siamo diretti verso un ponte in fiamme. Gli imbonitori dicono, invece, che si tratta di un barbecue in città. A chi credere? Gli imbonitori raccontano una storia confortevole e alla maggior parte delle persone piace il comfort; a loro non piace quando qualcuno disturba questa visione idilliaca. Qundi tenderanno a credere agl iimbonitori e alle loro strambe teorie.

      In questo caso particolare, il pagliaccio è tornato alla riscossa per farci sapere come un possibile aumento dei tassi d'interesse battezzato il prossimo 17 settembre, rappresenterà un errore da parte del politburo monetario. Inutile affermare come questa campagna dei media finanziari mainstream, capitanata da esponenti di spicco della teoria accademica dominante, non sia altro che una giustificazione a favore di un ritardo nella presa di questa decisione. È una pratica, questa, che ha avuto inizio con la General Theory ed è proseguita nel tempo coinvolgendo nomi come Tobin, Samuelson, Mirdhal, Stiglitz, ecc.

      Oltre a ciò fa ridere la parte in cui afferma che l'inflazione è ancora sotto il target di riferimento (fantasioso) della FED. Malgrado il pagliaccio non riconosca come a questo giro il canale della trasmissione monetaria sia ormai rotto, non s'è accorto che addirittura il vice-presidente della FED lo scorso mese a Jackson Hole ha ricordato come esista un certo ritardo tra la politica monetaria e la sua influenza dell'economia più ampia.

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  3. A quanto pare è venuto fuori il nome di chi si sta ingozzando del pattume obbligazionario USA che ultimamente viene scaricato dalla Cina. Più questa storia va avanti, più sembra d'essere tornati di 15 anni indietro ai tempi di LTCM, dove l'unpegging del thai-baht rispetto al dollaro iniziò dapprima a scatenare il panico in Asia e poi, un anno dopo, intaccò il debito russo di cui LTCM era stato in precedenza un grande acquirente.

    Non oso immaginare le leva finanziaria che è stata utilizzata per finanziare le posizioni odierne di Element, né il (im)probabile hedging, ma i casi sono due: o Talpins è uno sciocco che crede davvero nella veridicità di Basilea III, oppure spera di guadagnare vagonate di cartastraccia presupponendo (es. front-running) un salvataggio da parte della FED.

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