giovedì 3 dicembre 2015

Petrolio, bancarotte e comportamento umano

In questa nota introduttiva vorrei puntualizzare alcune cose che nell'articolo sono presentate in modo un po' confuso. Infatti l'articolo di oggi potrebbe veicolare l'affermazione secondo cui l'azione degli individui potrebbe essere dettata dalla presunta irrazionalità di alcuni membri della nostra specie. Secondo questo modo di pensare, quindi, l'azione umana dovrebbe seguire determinati canoni di normalità al di fuori dei quali dovrebbe essere considerata irrazionale. Questo modo di pensare è sbagliato. Il prasseologo sa che l'azione umana è un'azione propositiva e di conseguenza rappresenta la volontà dell'agente di modificare una determinata condizione al fine di condurla in uno stadio del tutto nuovo rispetto al precedente. In questo modo possiamo affermare che l'agente agisce perché desideroso di migliorare la propria condizione. Le conclusioni tratte dal prasseologo, quindi, devono limitarsi ai fatti osservati senza scadere nella previsione degli eventi. Se, ad esempio, osserviamo un individuo bere dell'acqua, possiamo concludere celermente che egli sta semplicemente placando la propria sete? No, dovremmo aspettare ulteriormente e vedere la catena di azioni seguenti per trarre questa conclusione. Infatti la sua potrebbe essere benissimo la preparazione di uno scherzo, o un dispetto, o qualsiasi altra cosa. Il comportamento umano non è "irrazionale", è invece "incomprensibile" agli altri poiché l'azione umana è imprevedibile e, dato che non possiamo asserire con certezza quale azione stia compiendo una determinata persona, dovremmo limitarci ad osservare e trarre le dovute conclusioni in base al comportamento osservato. L'osservatore non ha tutte le informazioni a sua disposizione poiché non ha la piena conoscenza dell'osservato. (Cfr. Kirzner, "Market Theory and the Price System".)
La falsa scientificità dei modelli matematici in economia, infatti, deriva proprio dalla loro esclusione del ragionamento umano nella determinazione della realtà osservata. La teoria Austriaca osserva un mondo in divenire e si astiene dal modificarlo in base a presupposti fondati su modelli matematici che lo privano della sua componente principe: l'azione umana.
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di James Rickards


L'economia è stata notevolmente arricchita dalla diffusione delle conoscenze comportamentali.

Fino agli anni '90 l'analisi economica è stata dominata da idee come quella sui "mercati efficienti" e sulle "aspettative razionali". Queste dottrine dicevano che le persone erano robot e agirebbero per massimizzare la ricchezza in tutti gli aspetti del loro comportamento.

Veniva ipotizzato che se i mercati erano in declino, gli investitori razionali sarebbero entrati nei mercati per fare buoni affari. Questo comportamento tenderebbe a stabilizzare i mercati e a ridurre la volatilità.

Si scopre, invece, che il comportamento umano è ben lungi dall'essere "razionale" (come lo definiscono gli economisti). Alcuni ingegnosi esperimenti di scienze sociali condotti da Daniel Kahneman e da altri negli anni '70 e '80, hanno dimostrato che le persone agiscono in conformità con tutti i tipi di pregiudizi e impulsi irrazionali.

Se i mercati crollano, la maggior parte degli investitori va nel panico e scarica le azioni piuttosto che guardarsi intorno per fare buoni affari. Più spesso, il comportamento umano tende ad amplificare i movimenti estremi piuttosto che a calmarli.

Questi pregiudizi si presentano in molte forme. C'è l'herding (la tendenza a seguire la folla), l'anchoring (la tendenza a dare troppo peso ad un particolare evento) e la confirmation (la tendenza ad abbracciare i dati con cui siamo d'accordo e ad ignorare i dati contrari).

Se la folla tende ad essere irrazionale, c'è un modo per rimanere concentrati e sfruttare l'irrazionalità a proprio vantaggio?

La risposta è sì, ma solo se è possibile superare le distorsioni della natura umana. Dovete tenere d'occhio i segnali (quelli che noi chiamiamo "indicazioni e avvertenze"), i quali mostrano ciò che sta accadendo realmente.

Non c'è miglior esempio del mercato petrolifero quando si vuole analizzare il braccio di ferro tra i pregiudizi umani e i fondamentali di mercato.

Ricordate il petrolio a $100 al barile? Non è stato molto tempo fa. Non più tardi del 25 luglio 2014, meno di 15 mesi fa, il petrolio era a $102.09 al barile.

Che tipo di comportamento ha prodotto questo prezzo elevato? Molti produttori di petrolio hanno presunto che $100 al barile fosse un plateau permanente. Questo è un buon esempio del pregiudizio legato all'anchoring. Dato che il petrolio era costoso, le persone hanno presunto che sarebbe rimasto costoso.

L'industria del fracking ha presunto che il petrolio sarebbe rimasto in un range tra $70-$130 al barile. Sono stati spesi più di $5,000 miliardi per l'esplorazione e lo sviluppo, in gran parte in Canada e negli Stati Uniti. Ciò ha prodotto una marea di petrolio, la quale ha ridotto la quota di mercato dei produttori dell'OPEC. L'Arabia Saudita stava perdendo terreno sia rispetto ai concorrenti dell'OPEC sia rispetto ai fracker.

A metà del 2014, l'Arabia Saudita ha sviluppato un piano per distruggere l'industria del fracking e riconquistare la sua quota di mercato perduta. I dettagli esatti del piano non sono mai stati divulgati pubblicamente, ma sono stati rivelati in privato al vostro scrittore da una fonte attendibile che opera al vertice del settore energetico mondiale.

Il piano saudita ha coinvolto un programma d'ottimizzazione lineare progettato per calcolare un prezzo al quale i fracker sarebbero stati distrutti senza danneggiare più del necessario la situazione di bilancio saudita.

A $30 al barile i fracker sarebbero stati sicuramente spazzati via, ma i sauditi avrebbero anche distrutto il loro bilancio. A $80 al barile il prezzo sarebbe stato comodo dal punto di vista economico saudita, ma avrebbe dato troppo spazio di manovra ai fracker. Qual è stato il prezzo ottimale per raggiungere entrambi gli obiettivi?

Tali programmi d'ottimizzazione coinvolgono molte supposizioni e non sono una scienza esatta. Eppure producono risposte utili a problemi complessi e sono molto più affidabili di una semplice congettura.

Si è scoperto che la soluzione ottimale per il problema saudita sarebbe stata $60 al barile. Un prezzo nel range dei $50-$60 al barile sarebbe andato bene per i sauditi. Questa era una fascia di prezzo che nel tempo avrebbe eliminato i fracker, ma non avrebbe gravato troppo sulle finanze saudite.

Ciò che rende unica l'Arabia Saudita tra i produttori d'energia, è che in un certo modo riesce a dettare il prezzo di mercato. L'Arabia Saudita ha le riserve di petrolio più grandi del mondo e i costi medi della produzione più bassi di tutto il mondo. L'Arabia Saudita può fare soldi sulla sua produzione di petrolio a partire da $10 al barile.

Questo non significa che i sauditi vogliono un prezzo di $10 al barile. Significa solo che hanno un'enorme flessibilità quando si tratta di definire il prezzo. Se i sauditi vogliono un prezzo più elevato, ne pompano di meno. Se vogliono un prezzo più basso, ne pompano altro. È così semplice. Nessun altro produttore può farlo senza impoverire le proprie riserve o andare in bancarotta.

Naturalmente ci sono molti altri fattori in gioco nel mercato del petrolio. Solo perché l'Arabia Saudita aveva un prezzo base di $50-$60 al barile, non significa che potesse ottenere questo prezzo esatto.

Tuttavia, conoscere l'obiettivo di prezzo è un enorme vantaggio per analizzare le dinamiche di mercato. In particolare, ci aiuta ad affrontare il problema in modo razionale e ad evitare i pregiudizi emotivi di cui cadono preda altri analisti ed investitori.

Ad esempio, il prezzo del petrolio ha raggiunto l'obiettivo di prezzo saudita di $60 al barile alla fine del 2014. Ma è continuato ad andare giù: il prezzo ha raggiunto i $45 al barile a gennaio 2015 e $40 al barile l'estate appena passata. Ciò a causa del normale overshooting del mercato e del momentum di trading. Oltre a ciò non dimentichiamoci che i fracker disperati hanno aumentato la produzione per soddisfare il pagamento degli interessi sui loro debiti, sebbene fossero in procinto d'andare in bancarotta.

I sauditi sapevano come tutto questo fosse solamente temporaneo. I fracker non avrebbero potuto ottenere nuovi finanziamenti per perforare nuovi pozzi. Inoltre l'eccessivo pompaggio dei pozzi esistenti li avrebbe fatti solo sparire più velocemente.

Non appena il prezzo del petrolio s'è schiantato, un altro pregiudizio umano ha cominciato ad insinuarsi nelle analisi di Wall Street. Le stesse voci di primo piano che in precedenza avevano detto che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto alto, ora stavano dicendo che sarebbe sceso ancora di più!

Alcuni analisti noti hanno previsto un prezzo di $30 al barile; un analista ha addirittura fissato il suo obiettivo a $15 al barile. Queste cifre sono state tanto fuori luogo quanto le precedenti aspettative di $130 a barile. Infatti i sauditi hanno tenuto le cose abbastanza sotto controllo.

Utilizzando la nostra analisi di mercato, abbiamo visto che quando il petrolio ha raggiunto i $60 al barile (come accaduto ai primi di maggio), ben presto sarebbe sceso di nuovo. Quando il petrolio è sceso troppo in basso (come accaduto alla fine d'agosto al prezzo di $38 al barile), ben presto sarebbe risalito. Questo quadro d'analisi basato sulle nostre fonti ha dimostrato d'essere uno strumento predittivo a breve termine altamente preciso.

In assenza di uno shock geopolitico nel Golfo Persico, il petrolio non raggiungerà i $100 al barile e non raggiungerà i $30 al barile. Rimarrà tra i $50-$60 al barile (con occasionali superamenti per ragioni tecniche) fino al 2017. Ecco quanto tempo ci vorrà per distruggere i fracker.

Dopo di che i sauditi potranno aumentare gradualmente il prezzo senza doversi preoccupare della quota di mercato perduta.

Questa storia è stata una cattiva notizia per i fracker e una ben peggiore per i trader a leva sulle commodity (come Glencore). Ci sono dei vincitori? La risposta è sì, ma bisogna distaccarsi un po' dalla massa per vedere chi sono.

L'industria petrolifera è permeata dal pessimismo in questo momento, a causa di un eccesso dell'offerta e di una domanda debole. I piccoli produttori stanno andando fuori mercato e un'ondata di default dei titoli legati all'energia sommergerà i mercati del reddito fisso.

Chi vince in questo scenario? Vincono i maggiori produttori mondiali di petrolio. Hanno la diversificazione, la solidità finanziaria e la capacità di proteggersi dalla tempesta.

Le major possono aspettare il loro tempo e, una volta che i fracker andranno falliti, acquisire i loro asset a pochi spiccioli. Hanno anche rapporti stretti con i sauditi (attraverso la Saudi Aramco, la compagnia energetica statale dell'Arabia Saudita). Ciò significa che sono insider quando si tratta di strategie, come il piano per distruggere i fracker.

A causa dei pregiudizi umani e del comportamento della folla, i prezzi delle azioni delle grandi compagnie petrolifere sono stati abbattuti insieme al prezzo del petrolio e ai prezzi delle azioni dei player più piccoli.

Ma le major del petrolio sono in una lega tutta loro e stanno posizionandosi per beneficiare del rimbalzo dei prezzi verso la fine del 2016 e l'inizio del 2017.

Il tempo per giocare questo rimbalzo è ora, non quando la folla se ne accorge.

Vi auguro il meglio,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. "L'interpretazione delle parole e dei gesti delle manipolazioni magiche porta l'autore a precisare i concetti basilari di magia e stregoneria. " parole di una recesione di libro di evans pritchard sugli azande del sud del sudan. mi sembrava invece parlasse dei governatori delle banche centrali. diciamo anche che l essere umano è diviso tra numinoso e volonta di potenza, e la magia è sempre piu tecnologiamente raffinata. che poi, non per essere preciso ma per essere filosoficamente pignolo, l economia austriaca non si astiene affatto dal modificare il mondo, ma - tramite l analisi dell azione umana - lo modifica attraverso la non azione wu wei taoista (... bella questa eh?). cio detto, che ne pensate di quel che dicevo ieri, cioe che i tassi negativi servono ad alimentare la bolla azioni / obbligazioni?

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    1. Ciao gdb.

      È necessario che i depositanti facciano qualcosa se vogliono evitare la tagliola della ZIRP, la quale cannibalizza i loro interessi. Quel che l'investitore comune, ignora, però è la protezioen del proprio patrimonio. Egli ritiene che quest'ultima sia insita nell'investimento stesso, ovvero, che il presunto guadagno dalle sue posizioni di trading possano schermarlo in qualche modo dalle perdite in determinati settori. Crede che sia un gioco a somma zero, nel peggiore dei casi. In realtà, le cose stanno peggio di così e ne abbiamo avuto prova oggi dopo la conferenza dello zio Mario. "When everything else fails, cash is the king." E così è stato, con gli investitori che hanno abbandonato la presunta sicurezza dei bond per volare in massa nella valuta europea. Niente più fondamentali di mercato, ormai sono le banche centrali i market maker e le loro parole dirigono il sentiment degli investitori.

      Ma dove stanno andando le banche centrali? Sarebbe un eufemismo affermare che stanno finendo come i lemming giù da una rupe. Quindi la maggior parte degli investitori apre e chiude posizioni senza pensare a proteggersi come prima mossa. Chi, invece, ha ben chiara la natura dei mercati odierni è anch'esso costretto a posizionarsi sui mercati per non venire cannibalizzato dalla ZIRP, ma ha un vantaggio rispetto ai suoi pari. Avere un vantaggio molto spesso separa i vincitori dai perdenti.

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  2. chance presidente!!!!! https://www.youtube.com/watch?v=NvMlt7ju4uA

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