giovedì 3 gennaio 2019

Italia: una tempesta all'interno dell'UE





di Claudio Grass


Negli ultimi due anni la principale spina nel fianco alla coesione dell'UE è stata la Brexit, con i media fortemente incentrati sui negoziati e su tutti gli sviluppi rilevanti. Dopo la pubblicazione del progetto di accordo sulla Brexit, largamente percepito come una vittoria per l'UE, coloro che sostengono il progetto europeo e credono in una forte leadership di Bruxelles hanno proiettato fiducia e ottimismo per il futuro. Secondo queste voci, le divisioni causate dall'aumento del nazionalismo e del populismo negli anni passati stanno sparendo, la relazione tra gli stati membri si sta normalizzando ed è alle porte un futuro di stabilità ed armonia.

Tuttavia un punto di vista del genere potrebbe rivelarsi ingenuo, poiché prende sottogamba un rischio molto maggiore per l'UE rispetto a quello della Brexit: la polveriera politica ed economica che è l'Italia.



Il tira & molla sulla bozza di bilancio

Per oltre tre mesi il piano di bilancio del 2019 in Italia e l'attrito che ne è derivato con Bruxelles hanno fatto scalpore e hanno fatto emergere numerose preoccupazioni sulla stabilità economica del Paese e sulle relazioni con l'UE. Il governo italiano, con l'obiettivo di onorare le sue promesse pre-elettorali populiste, ha presentato un bilancio fortemente in disaccordo con i piani e gli obiettivi dei funzionari dell'UE. Acclamato dal governo italiano come un bilancio che "porrà fine alla povertà", il piano include (tra vari altri programmi di spesa e tagli fiscali) un'età pensionabile più bassa e un reddito di base garantito dallo stato di €780. Per finanziare la sua ambiziosa corsa alla spesa, il nuovo governo italiano prevede di aumentare il deficit di bilancio al 2,4% del PIL, un numero che i funzionari dell'UE hanno trovato molto difficile da digerire, soprattutto perché i piani di bilancio dei governi precedenti richiedevano solo un deficit dello 0,8%. Dati i livelli del debito pubblico italiano, i funzionari dell'Eurozona hanno visto una chiara minaccia di instabilità futura, la quale potrebbe facilmente diffondersi in tutto il blocco.

A ottobre le tensioni sono culminate in una mossa senza precedenti da parte della Commissione Europea: il progetto di bilancio italiano è stato respinto e sono state imposte una serie di revisioni. L'Italia ha provocatoriamente annunciato che sarebbe andata avanti per la sua strada e la Commissione ha risposto con minacce di sanzioni e multe significative contro il Paese. Le ammende che la Commissione ha minacciato potrebbero ammontare allo 0,5% del PIL italiano, mentre ulteriori misure disciplinari potrebbero includere il blocco dei fondi di sviluppo. In questa fase una soluzione di compromesso dell'ultimo minuto potrebbe scongiurare le sanzioni, tuttavia l'intera faccenda ha gravemente danneggiato la relazione già tesa tra l'Italia e l'UE.



Una storia di attriti

Mentre la posizione dura della Commissione nei confronti della bozza di bilancio del governo italiano è stata vista da molti come un passo insolitamente aggressivo, è utile ricordare che questa non è la prima volta in cui Bruxelles alza la voce affinché le cose vadano come da loro deciso. A giugno, quando il nuovo governo era ancora in trattative per occupare i posti chiave, Paolo Savona era stato selezionato come prima scelta per ricoprire il ruolo di ministro delle finanze. Professore di economia con esperienza presso la Banca d'Italia, Savona è stato sommariamente scartato a seguito delle pressioni dell'Unione Europea, poiché le sue posizioni non erano in linea con il progetto europeo e ancor meno con la moneta comune, la quale definiva "una gabbia tedesca". Il nascente governo lo nominò ministro per gli affari europei, nominando un candidato molto meno controverso come ministro delle finanze.

Tuttavia è importante notare che i due partiti di cui è composto il governo italiano costituiscono insieme oltre il 50% dei voti. Matteo Salvini, leader del partito nazionalista della Lega, vice primo ministro e ministro dell'interno, ha ripetutamente espresso la sua opposizione all'euro che ha definito "un crimine contro l'umanità" e solo il mese scorso ha detto che "persone come Juncker e Moscovici hanno rovinato l'Europa e il nostro Paese". Il governo di coalizione ha anche chiarito che se l'UE continuerà con questo suo atteggiamento da bullo, non calerà le braghe come ha fatto Grecia, anche se ciò significa turbolenze nei mercati. Invece abbandonerà l'euro e adotterà una valuta parallela; una mossa conosciuta anche come "Piano B."



Una bomba ad orologeria

L'Italia è la terza economia più grande nella zona Euro, ma porta il secondo debito più grande in rapporto al PIL, superata solo dalla Grecia. Con il 131% di tutta la sua produzione economica, il debito pubblico italiano si attesta a oltre €2.300 miliardi. Il Paese l'anno scorso ha speso il 3,7% del suo PIL solo per i pagamenti degli interessi, una cifra che si prevede aumenterà al 3,9% entro il 2020.


A peggiorare le cose, c'è anche la crescita economica che è sostanzialmente piatta. Le proiezioni del governo prevedono una crescita dell'1,5% per il 2019, in netto contrasto con l'ultima previsione di Morgan Stanley di appena lo 0,5%. Queste cifre potrebbero sembrare pessimiste, ma sono coerenti con il record di crescita dell'Italia negli ultimi anni. Dal 2008 il Paese ha attraversato una lunga recessione da cui deve ancora riprendersi. Il PIL pro-capite attuale, aggiustato all'inflazione, è inferiore a quello del 2000.

Inoltre il Paese sta affrontando un grave problema demografico, il quale peggiorerà la sua crisi del debito. Un rapporto dell'ISTAT ha rivelato che il tasso di natalità è nuovamente diminuito nel 2017. Questa persistente tendenza al ribasso degli ultimi anni solleva preoccupazioni significative, poiché, dopo il Giappone, l'Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo in termini di anziani/popolazione totale.

Inoltre le banche italiane sono ancora un anello debole a livello sistemico. Nel complesso le banche europee hanno circa €944 miliardi di prestiti in sofferenza che intasano i loro bilanci. Le banche italiane sono in cima alla lista: detengono €224,2 miliardi di NPL che appesantiscono il settore bancario del Paese.

È quindi chiaro che, a parte l'attrito politico con l'UE, i problemi dell'Italia sono sfaccettati, deteriorati dopo decenni di incuria e arrivano molto in profondità, ponendo un reale rischio sistemico non solo per il Paese stesso ma anche per l'intero blocco europeo. Crescita anemica, settore bancario in difficoltà, debito pubblico enorme, andamento demografico sfavorevole e aumento dei costi di finanziamento formano una combinazione tossica che può seriamente destabilizzare l'Eurozona.



"Troppo grande per essere salvata"

L'ultima volta che l'Italia si è trovata vicino alla bancarotta è stata salvata dalla decisione della BCE di inaugurare un decennio di stampa dil denaro, pesanti interventi nell'economia e massicci acquisti di titoli di stato.

Tuttavia la BCE è ora pronta a fermare ed invertire le misure che hanno alimentato un ambiente favorevole all'intera economia europea dopo l'ultima recessione. Questa decisione potrebbe rivelarsi catastrofica per l'Italia. L'aumento dei tassi d'interesse renderà quasi impossibile il servizio del debito senza incidere sui principali programmi di spesa e sui servizi statali. Senza un sostegno esterno, sistemico ed ampio, il Paese è destinato ad annaspare pesantemente nei prossimi anni. A differenza della Grecia, l'Italia sarà molto più grande da salvare e l'incapacità di farlo avrà implicazioni peggiori.

Mentre i problemi economici hanno una miccia che brucia lentamente e alla fine porterà inevitabilmente ad una grave crisi, sono i problemi politici che potrebbero accelerare questo processo. Le recenti tensioni hanno attirato l'attenzione sulla capacità che Bruxelles ha di interferire con le politiche nazionali e gli affari degli stati membri. È anche servito come prova di quanto sia disposto a spingersi per esercitare questi poteri, se uno stato membro si rifiuta di conformarsi ai suoi dettami.

Inoltre questioni quali il divario sempre più ampio con l'UE sulla migrazione hanno anche accresciuto il malcontento della popolazione. Le implicazioni reali delle sfide che gravano sull'Italia hanno penalizzato la vita media dei cittadini e questo si riflette fortemente nelle loro opinioni e prospettive sul futuro. Secondo uno studio pubblicato ad agosto da Ipsos solo il 16% degli italiani ritiene che la globalizzazione abbia avuto un impatto positivo sull'economia, mentre il 73% afferma che i partiti ed i politici non si preoccupano delle persone reali. Mentre sempre più elettori sono attratti dagli estremi dello spettro politico, la spaccatura tra sinistra e destra continua a crescere.

Sebbene non sia ancora chiaro quale mossa dell'UE il governo italiano interpreterà come "goccia che fa traboccare il vaso" e lo indurrà a ricorrere Piano B, ciò che possiamo dire con certezza è che il progetto europeo, la moneta comune e la burocrazia di Bruxelles non saranno in grado di reggere il colpo rappresentato da un'altra uscita; soprattutto se è l'Italia che decide di andarsene.

Detto questo, dovrebbe anche essere ovvio che i problemi sistemici esistenti dal 2008 non sono scomparsi; al contrario, sono semplicemente peggiorati. Sebbene non possiamo prevedere il futuro, possiamo sicuramente prepararci. Pertanto vorrei chiudere con una citazione di Anthony C. Sutton che una volta disse:
Quelli intrappolati dall'istinto del branco sono annegati negli alluvioni della storia. Ma ci sono sempre i pochi che osservano, ragionano e adottano contromisure, e quindi sfuggono all'alluvione. Per questi pochi, l'oro è stata la risorsa di ultima istanza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.com/


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