giovedì 10 gennaio 2019

Cos'è (e cosa non è) la crescita economica?

La rivoluzione industriale ebbe inizio in Gran Bretagna poco dopo il 1750, ma prima del 1800. Gli storici non sono d'accordo su come sia successo, così come non sono d'accordo su come tutto il resto sia successo. Ma il fatto che ciò sia accaduto, e sia accaduto prima in Gran Bretagna, è fuori discussione. I figli crescono dando per scontate le benedizioni del capitalismo come parte del loro ambiente. Non ci pensano tanto. Si limitano a constatare l'esistenza del loro ambiente, anche quando è qualcosa di analogo ad un miracolo. Pensate all'interruttore della luce e a tutto ciò che rappresenta. Pensate a tutto ciò che è servito per renderlo possibile. L'elettricità ha fatto di più per rendere uguali le razze e i sessi di quanto non abbia mai fatto la legislazione sulle pari opportunità. Intono a noi ci sono una serie di benedizioni (es. salute, ricchezza, comunicazioni, istruzione, trasporto, case, servizi, lavoro, opportunità, computer, divertimento) che persino lo stato non è stato in grado di portarci via, nonostante i suoi sforzi per "migliorare le cose". Tendiamo a presumere che siano normali, invece sono anormali se guardiamo al mondo prima del 1750.
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di Per Bylund


C'è una certa confusione su cosa significhi crescita economica. Molti pensano erroneamente che abbia a che fare con il PIL, o la produzione di cose. Non è così. Crescita economica vuol dire la capacità di un'economia di soddisfare i bisogni delle persone, qualunque essi siano, per produrre miglioramenti nel benessere generale.

Il PIL è un modo terribile per catturare tutto ciò, poiché usa le statistiche [pubbliche] ed è quindi corrotto da coloro che traggono vantaggio dal manipolare tali cifre. Il PIL non è crescita

Allo stesso modo, avere più cose nei negozi non vuol dire crescita. Produrre quantità sempre maggiori di cose che nessuno è disposto ad acquistare è l'esatto opposto della crescita economica: vuol dire sprecare la nostra limitata capacità produttiva. Ma prestate attenzione alla parola "volere". Il benessere non riguarda i bisogni [oggettivi], ma l'essere in grado di sfuggire al disagio percepito. Può rivelarsi giusto o sbagliato, ma non è questo il punto. La crescita economica è la capacità di soddisfare qualsiasi desiderio abbiano le persone, per qualsiasi ragione.

Esempi di crescita economica non sono il più nuovo iPhone, o il giocattolo di plastica fatto in Cina, bensì la disponibilità di alloggi di qualità, cibo e la capacità di curare le malattie.

Un ovvio esempio di crescita economica dai tempi di Malthus è l'enorme aumento della nostra capacità di produrre cibo. La quantità e la qualità sono aumentate immensamente. Usiamo meno risorse per soddisfare più desideri, questo è il significato di crescita economica. Economico significa semplicemente economizzare, o trovare il miglior uso per le risorse scarse (non solo quelle naturali). La crescita economica è quindi un'economia migliore, nel senso che possiamo permetterci di soddisfare più desideri e non solo i bisogni di base.

La cosa bella della crescita economica è che si applica alla società in generale così come ai singoli individui: una maggiore capacità produttiva significa più modi di soddisfare i desideri, ma anche modi più economici di farlo. Questo, naturalmente, non implica che la distribuzione e la capacità di consumare siano uguali e istantanei. Si diffonderanno in modo graduale e raggiungeranno tutti.

Inoltre l'aumento della produttività aumenta davvero il potere d'acquisto del denaro, compresi (e soprattutto) i salari bassi, rendendo così molto più "conveniente" soddisfare i propri bisogni e desideri. Ma va sempre ricordato che la distribuzione di tale prosperità non può essere uguale o istantanea: qualsiasi nuova innovazione, nuovo bene, nuovo servizio, ecc., sarà creata da qualche parte, da qualcuno; non può essere creata per sette miliardi di persone istantaneamente. Quindi tutto ciò che è nuovo, inclusi i nuovi posti di lavoro e le nuove capacità produttive, deve diffondersi in tutta l'economia come se fosse un'onda.

Poiché le cose nuove vengono create continuamente, significa che non riusciremo mai a raggiungere un punto in cui tutti riescono a godere esattamente dello stesso standard di vita. Non può essere altrimenti, perché la crescita economica e il benessere che genera attraverso la capacità di soddisfare i desideri è un processo continuo. L'uguaglianza perfetta è possibile solo non avendo la crescita: tirare il freno a mano, non aumentare il benessere generale. In altre parole, non aumentare la convenienza e non migliorare gli standard di vita; rifiutarsi di capire come trattare le malattie che altrimenti saremmo in grado di curare molto presto.

Queste sono le nostre opzioni, non la favoletta del cosiddetto "accesso uguale alla crescita".

Ciò non significa, ovviamente, che dovremmo essere soddisfatti delle disuguaglianze. Significa solo che dovremmo riconoscere che alcune disuguaglianze sono inevitabili, se vogliamo che tutti godano di standard di vita più elevati. Ma dovremmo anche riconoscere che gran parte della disuguaglianza che vediamo oggi non è "naturale": è una disuguaglianza di origine politica piuttosto che economica. L'abbiamo ereditata dai privilegi di cui godevano alcuni in passato, è stata rafforzata dalle strutture politiche e sociali contemporanee, e viene ampliata dai privilegi creati oggi attraverso alcuni tipi di politiche (es. clientelismo, favoritismo, ricerca di rendite, ecc.)

Dal punto di vista della crescita economica come fenomeno economico, la disuguaglianza originata dalla politica ha effetti sia sulla creazione che sulla distribuzione della prosperità:
  1. La politica crea vincitori (a) proteggendo alcuni dalla concorrenza presente e futura; (b) limitando (monopolizzando) l'uso di nuove tecnologie e sostenendo in tal modo gli operatori storici.
  2. La politica crea perdenti ridistribuendo valore e capacità economiche a coloro che sono favoriti politicamente.

Ciò significa che la politica ha due effetti principali sulla crescita economica: limita la creazione di valore e ne distorce la distribuzione. Inutile dire che questa disuguaglianza non è vantaggiosa per la società in generale, ma solo per coloro che sono favoriti. È la creazione di vincitori perché prima vengono creati dei perdenti.

Questa non è crescita economica. Infatti il favoritismo politico e la disuguaglianza che provoca è l'opposto della crescita economica, poiché crea vincitori (ricchi) a spese di tutti gli altri (generalmente distribuiti su una popolazione più ampia). È solo una ridistribuzione di un valore già creato, introducendo nel contempo inefficienze nel sistema: allocazione di capacità produttive che non si basa sulla creazione di benessere, ma sul peso politico.

Nel corso del tempo l'economia non fa che peggiorare, e quindi ne soffre anche il processo di crescita economica. È importante tenere a mente questi due "lati" della medaglia riguardo la disuguaglianza. Premere il pulsante "stop" sulla crescita economica non farà altro che alimentare una maggiore influenza da parte della politica sull'economizzazione. Ciò non è di grande beneficio, almeno non per tutti gli altri. Invece è estremamente vantaggioso per la classe politica e gli "addetti ai lavori" nel sistema della grande impresa.

Una soluzione sarebbe quella di liberarsi dei privilegi creati politicamente e permettere ai processi economici di riadattarsi alla realtà: mirare alla produzione di benessere invece che di favori e influenze. Ciò non eliminerà l'ineguaglianza in quanto tale, ma la ridurrà in modo significativo ed eliminerà gran parte dei suoi effetti dannosi. Significherebbe un'economia in cui imprenditori e lavoratori trarrebbero vantaggio dalla produzione di valore per gli altri. In altre parole, crescita economica e standard di vita più elevati.

Le alternative sono piuttosto facili da comprendere, tuttavia esperti e commentatori politici chiacchierano di alternative inventate, spesso utopie ignoranti che distorcono i significati del privilegio e della crescita economica. Le alternative che abbiamo sono quelle sopra indicate, nient'altro. Fate la vostra scelta. Sforzarsi di realizzare favolette impossibili è uno spreco di tempo, sforzi e risorse. Non è così che aumentiamo il benessere e miglioriamo il tenore di vita.

Per me la soluzione è abbastanza ovvia. La maggior parte delle persone sembra scegliere la favoletta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.com/


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