mercoledì 2 gennaio 2019

Soccombere all'Impero e affogare nella Palude: Trump ha fatto tilt





di David Stockman


Non si può mantenere in piedi l'Impero e drenare la Palude allo stesso tempo. Questo perché la Palude è in gran parte il frutto dell'Impero ed è anche la ragione per cui Donald sta venendo rapidamente ammansito.

Infatti è il budget per la sicurezza nazionale di $800 miliardi dell'Impero che alimenta il vasto complesso di fornitori di armi, appaltatori dell'intelligence, burocrati della sicurezza nazionale, ONG, think tank, lobby di K-street, le cosiddette imprese "legali" ed i racket vari ed eventuali. È ciò che spiega la prosperità indecorosa della Città Imperiale.

Va da sé che la priorità numero uno di questi abitanti dell'Impero è quella di continuare a mungere questa vacca. Ciò si ottiene inventando ed esagerando le minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e formulando missioni fuori portata progettate per estendere e rafforzare l'egemonia globale di Washington.

Come abbiamo dimostrato altrove, un vero bilancio per la difesa della sicurezza nazionale consisterebbe nello spauracchio nucleare strategico e nelle modeste forze convenzionali per difendere le coste e lo spazio aereo della nazione; costerebbe circa $250 miliardi all'anno.

Quindi la differenza di $500 miliardi è il costo dell'Impero, il quale sta spingendo gli Stati Uniti verso un'immensa crisi fiscale generazionale. Ma è anche una misura della gigantesca dispensa che riempie la Palude con progetti per un'egemonia globale di Washington.

In realtà, è la vastità di tale dispensa che dà origine alle forze che non solo ostacolano il desiderio di Donald di drenare la Palude, ma in realtà lo arruolano come causa dell'ampliamento delle sue acque salmastre.

Inoltre queste missioni comprendono molto più delle occupazioni militari dirette, come in Afghanistan e in Iraq; o aggressioni indirette, come nell'armamento di terroristi anti-governativi in Siria e nell'agevolare i bombardamenti in Arabia Saudita nello Yemen; o persino il genere di provocazione implicita nei 29.000 soldati di Washington che ancora bivaccano nella penisola coreana 65 anni dopo la fine della guerra e le migliaia di forze USA e NATO che conducono manovre e giochi di guerra proprio ai confini della Russia.

Oltre la dimensione militare dell'Impero, c'è un vasto strato di guerre economiche e finanziarie. Gli Stati Uniti attualmente hanno imposto sanzioni in più di 30 Paesi, inclusi presunti stati-canaglia come Russia, Iran, Corea del Nord, Libano, Liberia, Libia, Somalia, Sudan e Siria per citarne alcuni.

Queste sanzioni sono applicate da un ufficio del Dipartimento del Tesoro statunitense, che è chiamato Office of Foreign Asset Control (OFAC). Oltre alle azioni di contrasto nei confronti delle suddette tre dozzine di Paesi, la portata globale dell'OFAC è stata straordinariamente ampliata dalla cosiddetta guerra al terrore e dal meccanismo di sanzione "Specially Designated Nationals", o SDN.

Stiamo parlando di singoli cittadini e funzionari di Paesi stranieri, uno alla volta. Accade così che l'OFAC pubblichi periodicamente un elenco di SDN e l'ultimo (24 maggio 2018) è di una lunghezza impressionante: 1132 pagine. Secondo i nostri calcoli elenca oltre 500.000 stranieri "malvagi" di un tipo o dell'altro.

Il fatto che occorrano 221 pagine solo per passare oltre la "A", a causa della prevalenza di Ali, Abdul e Ahmed, è forse indicativo della natura e della portata della SDN di Washington.

Inutile dire che sanzionare 500.000 stranieri genera infiniti lavori per gli abitanti della Palude, per la falange delle agenzie di sicurezza nazionali e per gli appaltatori privati ​​che li impiegano. Ma questa lista esiste solo in virtù del ruolo auto-nominato di Washington come poliziotto mondiale ed egemone dell'ordine globale.

Inoltre la lista ora comprende molto più di quella masnada di Abdul e Ahmed derivanti dalla "guerra al terrore" della Città Imperiale. Si è trasformata in un incubatoio di terrore sotto forma di contraccolpi e vendette per la devastazione militare di Washington in Medio Oriente e altrove.

Ciononostante ci sono anche migliaia di nomi russi, iraniani e cinesi in questa lista, perché Washington li sta maledicendo per certi comportamenti e politiche disapprovate dall'Impero. E ce ne sono molte decine di migliaia di altri nomi per il solo peccato di aver fatto affari con terzi che Washington aveva sanzionato.

Cioè, l'OFAC ha portato la guerra economica ad un livello superiore: sanzionare coloro che non riescono a sanzionare il sanzionato.

Ecco il punto: quasi nessuna di queste operazioni dell'Impero ha qualcosa a che fare con la sicurezza della patria americana.

È il frutto di interventi e occupazioni in Medio Oriente che non avrebbero mai dovuto accadere, le quali risalgono fino alla prima Guerra del Golfo e a tutto ciò che ne seguì.

Anzi, risale al tempo dell'accordo di Washington con Saddam Hussein durante la guerra Iran/Iraq degli anni '80 e alla cosiddetta guerra di Charlie Wilson durante la quale la CIA reclutò e armò i mujaheddin in Afghanistan contro i sovietici nel 1979.

È anche il frutto di una inutile demonizzazione della Russia e di Putin, che, come abbiamo visto, non costituiscono alcuna minaccia per la patria americana, e della designazione di presunti malfattori cinesi per il mancato rispetto della politica estera di Washington.

Il recente tentativo dell'amministrazione Trump nel voler distruggere il secondo più grande fornitore di telecomunicazioni della Cina (ZTE) è un caso esemplare. Una volta sarebbe stato considerato un atto di guerra, ma sotto l'egida dell'Impero le cose funzionano alla rovescia: è colpa della Cina se ZTE non ha rispettato le sanzioni di Washington sull'Iran.

Infatti Trump sta agendo come l'ennesima ancella dell'Impero piuttosto che svolgere il nobile lavoro di prosciugare la Palude. Dopo tutto, l'essenza di questo compito richiederebbe ridurre lo stato e scatenare le energie del capitalismo del libero mercato, compresa la generazione di ulteriori esportazioni nel resto del mondo.

Ma nel caso di ZTE, Trump ed i suoi consulenti neocon stanno facendo esattamente l'opposto. Hanno emesso un editto rivolto ai fornitori di componenti e software di telecomunicazione statunitensi, come Qualcomm, vietando loro di fare affari con il produttore di apparecchiature per telecomunicazioni n°2 in Cina e il fornitore di telefonia mobile n°4 al mondo.

Hanno riempito ancor di più la Palude con normative più ficcanaso e ancora una volta sono state sventolate false minacce alla sicurezza nazionale.

In questo caso, ZTE pare abbia violato le "sanzioni" imposte all'Iran e alla Corea del Nord dall'Impero nel suo ruolo auto-nominato di poliziotto mondiale.

Proprio così. Non ci sono state accuse che ZTE abbia "rubato" tecnologia americana, o abbia sovvenzionato le esportazioni a danno delle fabbriche di cellulari americane... anche perché, beh, non ne è rimasta nessuna.

L'unico presunto reato della compagnia statale cinese è stato quello di non rispettare le sanzioni estere di Washington.

Ma minacciando di fermare la produzione giornaliera di ZTE, perché nel breve termine non può realizzare telefoni cellulari senza le parti di Qualcomm, Donald rischiava di mettere in pericolo la produzione e i posti di lavoro in America.

Dal momento che ZTE si trova su una montagna di debiti, i cinesi non hanno avuto scelta nel breve termine se non piegarsi a Washington. A tal fine stanno organizzando la completa pulizia del consiglio di amministrazione e dei dirigenti, sostituendoli con nomi adatti alle volontà di Washington.

Infatti, quando questo accordo di compromesso con la Cina è stato annunciato pochi mesi fa, abbiamo appreso che Donald aveva detto al suo "amico" Xi Jinping che in cambio del perdono a ZTE, Washington sarebbe stata felice di incassare un'ammenda di $1,3 miliardi e prendere il controllo del consiglio di amministrazione dell'azienda!

Ma ecco il punto: ZTE non è solo una società statale; è anche un importante campione nazionale della tecnologia nella gestione statale dello Schema Rosso di Ponzi.

Quindi l'idea che Washington dovrebbe controllare ZTE è un'idiozia. Come abbiamo più volte spiegato, l'Iran dovrebbe essere libero di condurre una politica estera di sua scelta; e se avessimo tolto di mezzo la macchina della guerra e dell'Impero, i coreani avrebbero facilmente trovato un modo per denuclearizzare, smilitarizzare e riunirsi economicamente.

Eppure questa non è nemmeno la metà della storia. Il segretario al commercio di Donald, il capitalista clientelare Wilbur Ross, ha spiegato che la "conformità" sarebbe stata assicurata collocando un intero squadrone di agenti di Washington all'interno dell'azienda su base permanente, in modo da essere sicuri che non avrebbe violato nuovamente le sanzioni di Washington.

Proprio così. Wilbur propone di gestire la gigantesca compagnia di telecomunicazioni statale cinese dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.

È così che si bonifica la Palude?

E questo ci porta alla ricerca di Donald di un "accordo commerciale" con la Cina. Significherebbe semplicemente un nuovo giro di ingerenza economica, gestione del commercio, legioni di burocrati e sanzioni varie ed eventuali.

Il fatto è che l'America non ha bisogno di un accordo commerciale pessimo con la Cina.
Sì, l'anno scorso abbiamo importato cose dalla Cina per $526 miliardi rispetto a soli $130 miliardi di esportazioni. Ma tale deficit di $396 miliardi è dovuto a fattori che i negoziatori commerciali ed i burocrati non potevano risolvere Come abbiamo dimostrato più volte, è un artefatto del denaro fasullo e delle macchinazioni dei banchieri centrali, a cominciare dalla FED.

Infatti le esigue importazioni della Cina non sono dovute ai dazi, o al suo labirinto di barriere commerciali. La realtà è che Pechino ha arroventato la stampante monetaria nazionale negli ultimi 25 anni e ha quindi seppellito la sua economia in $40.000 miliardi di debiti insostenibili e non rimborsabili; debiti che alla fine faranno crollare la sua economia o innescheranno la madre di tutte le implosioni finanziarie.

Nel frattempo non importerà molte cose, perché la maggior parte dei fornitori stranieri (e soprattutto gli Stati Uniti) non possono competere con un'economia controllata dallo stato, temporaneamente benedetta da nuove attrezzature di capitale finanziate con debito, lavoro proletario, un piccolo welfare state che grava sulle imprese (temporaneamente) e dati demografici favorevoli.

Quindi anche se Donald dovesse riuscire a far triplicare le attuali esportazioni agricole ($15 miliardi) ed energetiche ($20 miliardi) verso la Cina, il conseguente aumento di $50 miliardi nelle esportazioni combinate da questi settori non ammorbidirebbe il deficit commerciale.

E anche se Pechino tagliasse i dazi sulle importazioni di auto come promesso, la situazione non cambierebbe di molto. Questo perché molto tempo fa tutti i produttori di auto statunitensi (GM, Ford e Chrysler) hanno spostato tutti i loro impianti di assemblaggio e i loro fornitori di ricambi in Cina, dove si trovano ad affrontare costi di capitale e di lavoro che sono solo una minima parte di quelli negli Stati Uniti. Di conseguenza è impossibile che la produzione basata negli Stati Uniti possa competere nel mercato automobilistico della Cina da 30 milioni di unità.

Infatti le esportazioni di automobili e componenti in Cina ammontano attualmente a meno di $5 miliardi e non c'è motivo di credere che ci sia molto spazio per un aumento, anche in assenza di dazi.

Anche quando si parla di Caterpillar o della Boeing, questi fornitori statunitensi hanno praticamente spostato baracca e burattini in Cina, non a Peoria o a Seattle. Per non parlare poi della maggior parte dei beni di consumo!

Tra l'altro Donald ignora l'altra parte dell'equazione: i $526 miliardi di importazioni americane annuali dalla Cina. Questo fatto è il retaggio di 30 anni di pianificazione monetaria centrale da parte della FED, non degli imbrogli da parte dei cinesi.

L'essenza della falsa prosperità partorita dalla stampante monetaria della FED era quella di consentire alle famiglie americane di vivere oltre i loro mezzi alzando i loro debiti di quasi il 6X, a $15.600 miliardi, negli ultimi trent'anni, nonostante i salari siano cresciuti di solo il 3,7X. La differenza rispecchia essenzialmente consumo preso in prestito dal futuro.


Allo stesso tempo la ricerca del 2,00% d'inflazione da parte della FED ha sostanzialmente gonfiato la struttura salari-prezzi-costi dell'economia statunitense, e nel momento peggiore che si potesse immaginare: dopo l'annuncio di Deng all'inizio degli anni '90 che è "glorioso essere ricchi" e la sua adozione di un modello di sviluppo economico mercantilista, alimentato a credito e guidato dallo stato.

In una parola, la Cina stava prosciugando le sue risaie di manodopera industriale a basso costo, spingendo così verso il basso la curva del costo del lavoro globale; proprio nel momento in cui i geni nell'Excles Building facevano del loro meglio per gonfiare i livelli nominali degli stipendi delle fabbriche degli Stati Uniti. Il consumo preso in prestito dal settore delle famiglie americane è stato rifornito dai lavoratori dello Schema Rosso di Ponzi.

Quindi una sorta di "accordo commerciale" promosso dalla Città Imperiale cambierà questi retaggi storici?

No, almeno non prima che politiche monetarie sane siano nuovamente ripiantate nell'Eccles Building.

Ciò non è dovuto solo alla nomina di Jerome Powell, che è un cittadino della Città Imperiale keynesiana, ma anche alla costante litania della Casa Bianca che preferirebbe conservare lo status quo monetario che finora ha imperato; o addirittura che la FED tagli di nuovo i tassi d'interesse arrivando in zona negativa in termini reali.

Allora perché Donald sta sprecando il suo tempo alimentando la crescita della Washington imperiale duellando con il presidente Xi?

In parte perché Donald è stato un protezionista per tutta la vita. Inutile dire che il protezionismo e il mercantilismo sono la salute della Palude, perché rappresentano accordi da governo. Di conseguenza il pilastro centrale della politica economica di Trump, nuovi "accordi commerciali" bilaterali, è intrinsecamente progettato per riempire la Palude, non per bonificarla.

Se i Suzerain Rossi fossero abbastanza abbienti dal punto di vista economico da gettare le rocce nei propri porti per respingere le importazioni e sovvenzionare le esportazioni con credito a buon mercato, salari repressi e altre sovvenzioni statali, indovinate un po' cosa succederebbe?

Sarebbe la loro ricchezza ad essere penalizzata, non quella americana. Lo Schema Rosso di Ponzi invierebbe praticamente aiuti esteri in America!

Il warfare state considera il commercio solo come un altro luogo di battaglia e in questo caso basato sulla nozione completamente falsa che il presunto furto della proprietà intellettuale degli Stati Uniti da parte della Cina rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale.

È un'assurdità, perché quasi tutte le tecnologie nel mondo di oggi sono a duplice uso. Quindi se iniziate con la falsa premessa che la Cina ha volontà e capacità di minacciare l'America militarmente, vi state automaticamente imbarcando sulla strada del controllo statale dell'economia e sempre più in profondità nella Palude della Città Imperiale.

Il fatto è che lo Schema Rosso di Ponzi è un gigantesco castello di carte che non può sopravvivere nel lungo periodo e che a medio termine è completamente dipendente dai mercati degli Stati Uniti per guadagnare i dollari di cui ha bisogno per mantenere in piedi i suoi $40.000 miliardi di debiti.

Quindi la verità è che non importa quali tecnologie abbiano i cinesi, non sono una minaccia per gli Stati Uniti. Nondimeno il protezionismo di Trump ricade nelle mani degli egemonisti di Washington.

Ora lo hanno impegnato per impartire una lezione alla Cina perché a quanto apre non compra abbastanza soia americana, LNG e Ford Explorer.

Ma il Deep State ha in mente qualcosa di molto più grande: il completo controllo del commercio in nome della sicurezza nazionale e su questo fronte Trump si sta rivelando un perfetto cavallo di Troia.

Inutile dire che l'ingannevole accordo commerciale con la Cina è solo una delle tante vie attraverso le quali l'Impero ha arruolato Trump nel business di ampliare la Palude, non bonificarla.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.com/


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