mercoledì 30 ottobre 2019

Bravo Donald! Una guerra da cui Washington potrebbe finalmente ritirarsi





di David Stockman


Proprio quando potreste pensare che Donald abbia perso completamente la ragione, ecco che tira fuori un coniglio di razionalità dal suo cappello. Ci riferiamo alla sua ragionevole decisione di rifiutare l'opportunità di mettere in pericolo i soldati americani in una imminente resa dei conti tra turchi e curdi al confine settentrionale della Siria. A nostro ricordo questa particolare inimicizia tribale è andata avanti per secoli e non ha bisogno di alcun aiuto da parte di Washington e rovinarsi negli anni a venire.

Ma già viene attaccato dalle scimmie urlatrici dal Partito della Guerra bipartisan, perché con il ritiro delle forze statunitensi dalle città contese lungo il confine, Trump sta fondamentalmente abbandonando il progetto di cambio di regime sanguinoso, illegale e demenziale dei neocon in Siria.

Ora i curdi dovranno fare un accordo con Assad e i suoi alleati russi e iraniani per contrastare l'incursione della Turchia, compresa la creazione di una "zona sicura" lungo il confine turco che sarebbe vietata alle forze armate curde.

E quindi?

Nella mappa qui sotto c'è la striscia (rossa) dello storico Kurdistan che abbraccia il confine nord-nordorientale siriano/turco. Non c'è assolutamente nulla che metta a rischio la sicurezza della patria americana in ciò che accade in quelle città e villaggi.

Infatti Donald si è ritrovato alle strette tra due fuochi solo perché in precedenza erano stati alleati di convenienza in una guerra di cambio di regime condotta da Washington contro Assad... che non sarebbe mai dovuta accadere tra l'altro.

In sostanza, Washington ha armato e addestrato una milizia curda per respingere la pestilenza del califfato dell'ISIS, il quale aveva invaso le loro città e territori storici, terrorizzando le loro popolazioni con la sua forma demenziale di jihadismo sunnita.

Ma da dove proviene il califfato se non dall'Iraq occidentale, territorio dominato dai sunniti grazie alla distruzione di Washington dello stato iracheno? Washington ha aperto le porte dell'inferno quando ha interrotto il modus vivendi (discutibile, ciononostante efficace) che Saddam Hussein aveva cucito insieme tra sunniti, sciiti e curdi.

Dove l'esercito del califfato dell'ISIS ha ottenuto i mezzi per terrorizzare e occupare ampie zone delle polverose città della Siria settentrionale a est dell'Eufrate?

Dai grandi magazzini di carri armati, artiglieria, veicoli militari, pistole e munizioni lasciati dall'esercito americano quando abbandonò la provincia di Anbar e Mosul; senza dimenticare come tali capacità belliche siano state aumentate dal massiccio flusso di armi fornito dalla CIA ai cosiddetti ribelli moderati, che il più delle volte le vendevano all'ISIS o se le lasciavano indietro mentre si ritiravano dal campo di battaglia.

In breve, il YPG curdo di sinistra ed i suoi aiutanti militari, compreso il battaglione internazionale marxista-terrorista, sono diventati alleati di Washington. Ma questa mossa di opportunismo è nata solo dopo che Washington aveva scatenato su queste comunità curde una piaga che non sarebbe mai esistita se non ci fossero stati progetti di cambiamento di regime neocon (prima in Iraq e poi in Siria).

Inutile dire che una stupidità del genere ne dà vita ad una peggiore. In questo caso la Turchia ha continuato i suoi storici litigi con la famiglia Assad, permettendo al suo territorio di essere utilizzato come linea di rifornimento, addestramento e campo base per l'esercito siriano, che era anche sponsorizzato, addestrato e armato da Washington.


Inutile dire che, in questo angolo etnicamente e religiosamente complesso del Medio Oriente, l'esercito siriano arabo-sunnita (FSA) e le forze democratiche siriane curde-sunnite (SDF) erano dalla stessa parte, ma solo nel senso che tutti loro venivano riforniti dalle armi e dalla sponsorizzazione di Washington.

In realtà la Turchia ha sempre visto l'FSA come uno strumento per contenere l'SDF, per quanto apparentemente fosse una forza di combattimento contro l'ISIS. Questo perché un esercito curdo armato e addestrato dai migliori di Washington è il peggior incubo che i nazionalisti turchi ad Ankara avrebbero potuto immaginare.

Uno degli attriti duraturi in quel fazzoletto di terra è la forte nazione del Kurdistan che non ha uno stato ma annovera tra le sue fila 30 milioni di persone, diffusa tra la Turchia (12 milioni), l'Iran (6 milioni), l'Iraq (6 milioni) e un piccolo frammento di popolazione (2 milioni) nella Siria nord-orientale.

Sfortunatamente i curdi furono tra i pochi a Versailles nel 1919 che non ottennero il loro stato, perché le politiche colonialiste di Francia e Inghilterra preferivano le demarcazioni territoriali e le rispettive sfere di influenza che portarono agli stati artificiali di Libano, Siria e Iraq.

Di conseguenza le popolazioni curde degli stati menzionati poco sopra sono state spesso aggredite a causa del loro status di minoranza; e sono state una forza latente di separatismo e talvolta insurrezione armata, soprattutto in Turchia, dove le inimicizie sono molto antiche e precedono l'arrivo di Colombo in America.

L'unica cosa che si può veramente dire delle ostilità ormai decennali tra il governo turco e le forze curde è che l'America non ha niente a che vedere con questa faida.

Non ci deve interessare prendere le parti di qualcuno, cioè, se Erdogan è un tiranno brutale o i ribelli curdi organizzati sono terroristi, come insiste Ankara.

Ma è dannatamente ovvio che quando Washington armò e addestrò le milizie curde della Siria settentrionale come mercenari per fare morire il mostro dell'ISIS, era solo una questione di tempo prima che la Turchia le attaccasse, come sta facendo ora.

Inutile dire che il Partito della Guerra sta gridando a gran voce il presunto tradimento di Trump nei confronti di un "alleato", ma questa è l'essenza del perché Washington è attaccata alla sua Guerra Infinita.

I repubblicani neocon sono i peggiori, perché sono arrivati ​​a sostenere il YPG curdo di sinistra non perché avesse qualcosa a che fare con la sicurezza nazionale americana o coi valori politici condivisi o l'ideologia, ma per contenere il cancro dell'ISIS creato in prima istanza da Washington e indebolire il regime di Assad nel loro grande piano per il cambio di regime e la divisione della contea per gli obiettivi di Bibi Netanyahu.

Pertanto il senatore Lindsay Graham, il peggiore tra i peggiori nella Città Imperiale, non ha perso tempo e ha subito invocato una rinnovata guerra in Siria. A ciò Donald ha replicato in un modo che dice tutto: "Lindsey vorrebbe rimanere lì per i prossimi 200 anni e forse aggiungere alla pila di cadaveri altre centomila persone".

Infatti, mentre la Turchia ha lanciato il suo attacco contro le posizioni della milizia curda, Trump si è allineato con i non-interventisti guidati dal senatore Rand Paul.

Quindi questa settimana abbiamo assistito al meglio di Donald, il quale ha essenzialmente messo alla berlina le idee folli dell'Impero a cui Washington è così irrimediabilmente schiava. Stiamo andando via dalla Siria, ha insistito Trump, e forse questa volta è vero perché non ha completamente dimenticato le sue promesse elettorali, o perché la nazione è stanca della Guerra Infinita. I suoi tweet meritano di essere letti per intero, perché dice chiaramente che un'antica disputa tra turchi e curdi non ha nulla a che fare con la sicurezza dell'America.

Quell'affermazione particolare, le ancelle bipartisan della Città Imperiale non potevano rispettare perché le città di confine abbandonate dalla frontiera turca sulla frontiera turca sono semplicemente un microcosmo della maggior parte di ciò con cui Washington imperiale si impegna. In altre parole, le altre persone litigano che non minacciano né la pace del pianeta né la libertà e la sicurezza degli americani domiciliati in modo sicuro tra i grandi fossati oceanici.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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