martedì 12 gennaio 2021

L'ennesimo errore madornale della BCE

 

 

di Daniel Lacalle

Uno dei più grandi errori commessi dagli economisti è prendere le misure delle banche centrali come se fossero una verità indiscussa. È tanto sorprendente quanto preoccupante che ci sia questo obbligo di difendere le azioni delle banche centrali. Questo, ovviamente, in pubblico. In privato molti colleghi scuotono la testa increduli per l'accumulo di bolle e squilibri nei mercati. E, come in tante occasioni, la mancanza di critiche costruttive porta all'autocompiacimento delle istituzioni e ad una catena di errori di cui in seguito tutti i cittadini si pentiranno.


Sostenere lo status quo

La politica monetaria in Europa è passata dall'essere uno strumento per aiutare gli stati a realizzare riforme strutturali, ad una scusa per non attuarle.

Il finanziamento costante dei deficit dei Paesi che perpetuano squilibri strutturali non ha contribuito a rafforzare la crescita, poiché la zona Euro ha visto tagli costanti alle stime del PIL già prima della crisi sanitaria, ma sta facendo l'occhiolino ai populisti di estrema sinistra che difendono la stampa di denaro e la MMT. Il comunismo non si combatte assecondandolo e l'impatto a medio e lungo termine sull'area Euro sarà indiscutibilmente negativo.

Oggi i politici europei di estrema sinistra dicono ai cittadini che le riforme strutturali e la prudenza di bilancio sono cose che sono volute da politici corrotti con intenti maliziosi; c'è denaro illimitato per qualsiasi cosa, ogni volta fornito dalle banche centrali.

È sorprendente sentire che gli economisti della Banca Centrale Europea o della Federal Reserve rimangono increduli di fronte all'idea che il denaro possa essere stampato eternamente e senza rischi, quando sono le stesse banche centrali a fornire quel falso senso di sicurezza. Il sistema bancario centrale può mascherare il rischio per un po', ma non lo elimina.


Il problema con i tassi negativi

Grecia, Cipro, Lituania, Slovacchia, Spagna, Portogallo e Slovenia stanno già prendendo in prestito a tassi reali negativi. Tuttavia i tassi negativi non sono un segno di fiducia nelle politiche statali, ma un'aberrazione della politica monetaria che nasconde il rischio reale. E prima o poi scoppierà.

Quando i politici affermano che i rendimenti negativi riflettono la fiducia dei mercati nel Paese, stanno mentendo. La BCE è in procinto di possedere il 70% del debito sovrano nella zona Euro e, secondo Pictet e il Financial Times, acquista tutte le emissioni nette. Non c'è mercato.

Questa fiducia temporanea nella capacità della BCE di modificare il rischio è sostenuta solo se l'area Euro aumenta il suo surplus commerciale e la sua produzione economica, ma soprattutto se la Germania continua a finanziarla. Non è qualcosa di eterno; non è illimitato e sicuramente non è privo di rischi.


Un decennio di credito facile

Molti lettori diranno che questa è una politica per tempi straordinari data la crisi sanitaria, la quale richiede misure straordinarie. C'è solo un problema con questo argomento: è falso.

La politica della BCE è stata ultra espansiva per più di dieci anni, in periodi di crisi, ripresa, crescita e stabilizzazione. I tassi d'interesse sono stati abbassati a valori negativi e gli acquisti di asset si sono estesi in periodi di crescita in cui non c'erano rischi di liquidità nell'economia.

La Banca Centrale Europea è diventata ostaggio degli stati che non vogliono ridurre i propri squilibri strutturali, ma mirano a perpetuarli perché il costo del debito è basso e la Bce li “sostiene”. La BCE dovrebbe essere preoccupata per il fatto che i partiti più radicali, molti allineati con le politiche economiche di Argentina e Venezuela, come Podemos o Syriza, incoraggiano questa follia monetaria come convalida delle loro teorie.

Non è un caso che lo slancio riformista nella zona Euro si sia interrotto bruscamente dal 2014. Coincide esattamente con le massicce iniezioni di liquidità. Le riforme strutturali e la prudenza di bilancio sono percepite come politiche malvagie. I tassi bassi e l'elevata liquidità non sono mai stati un incentivo a ridurre gli squilibri, ma piuttosto un chiaro incentivo ad aumentare il debito.

Il problema è evidente: una volta in atto, la cosiddetta politica monetaria espansiva non può essere fermata. Qualcuno alla BCE crede che gli stati con un disavanzo strutturale superiore al 4% del PIL l'anno lo elimineranno quando emetteranno debito a tassi negativi? Qualcuno alla BCE crede onestamente che, dopo la crisi sanitaria, gli stati europei taglieranno i bilanci gonfiati? Verranno inventate decine di scuse per perpetuare una politica fiscale e monetaria i cui risultati sono, a dir poco, deludenti considerando l'enorme volume di risorse impiegate.

La scusa peggiore di tutte è che "non c'è inflazione". È come guidare un'auto a 300 miglia all'ora in autostrada, guardare nello specchietto retrovisore e dire: "Non ci siamo ancora uccisi, acceleriamo allora".


Inflazione dei prezzi degli asset

Non è una sorpresa che l'Eurozona abbia assistito ad un numero crescente di proteste contro l'aumento del costo della vita, mentre la banca centrale ci dice che "non c'è inflazione". Inoltre è poco saggio dire che non c'è inflazione senza considerare gli asset finanziari, i quali sono saliti vertiginosamente di prezzo a causa di questa politica.

I Paesi insolventi con obbligazioni sovrane decennali a rendimento negativo incarnano un'enorme inflazione; l'aumento dei prezzi per beni e servizi non replicabili, che in molti casi triplica il tasso di inflazione ufficiale, è un'inflazione enorme; i forti aumenti degli affitti e delle abitazioni non si riflettono adeguatamente sull'inflazione ufficiale. È particolarmente preoccupante quando la politica monetaria incoraggia la spesa improduttiva e perpetua la sovraccapacità, ciò significa una minore crescita della produttività e a sua volta una riduzione dei salari reali in futuro.

Un recente studio di Alberto Cavallo della Harvard Business School mette in guardia dal differenziale tra l'inflazione reale subita dai consumatori, soprattutto i più poveri, e l'IPC (indice dei prezzi al consumo) ufficiale. Prendiamo, ad esempio, l'IPC della zona Euro a novembre: la cifra è -0,3%. Non c'è inflazione, giusto? Tuttavia, negli stessi dati, il cibo fresco è aumentato del 4,3%, i servizi dello 0,6% e la componente energetica è scesa dell'8,3%, ma nessun cittadino europeo ha visto un calo dell'8,3% sulla bolletta energetica, perché né la benzina né il gas naturale o l'elettricità (tasse incluse) sono diminuiti così tanto.

Infatti, se analizziamo il costo della vita utilizzando i beni e i servizi che usiamo di frequente, ci rendiamo conto che in una crisi senza precedenti come quella del 2020, i prezzi per la classe media e per gli strati più poveri aumentano molto più velocemente di quanto mostra l'IPC, e questo, sommato al fattore distorsivo dell'enorme inflazione negli asset finanziari, genera enormi problemi sociali.


Ignorare il rischio

Il fatto che, per ora, enormi rischi non siano percepiti (o non siano percepiti dalle banche) non significa che non si stiano accumulando. Il debito a rendimento negativo, che ha raggiunto la cifra record di $18.000 miliardi a livello globale, i cui portabandiera sono Eurozona e Giappone, non è un segno di fiducia, ma piuttosto un enorme rischio di stagnazione secolare.

Quando il sistema bancario centrale sostiene di offrire solo uno strumento ma allo stesso tempo dà raccomandazioni di politica fiscale e di bilancio incoraggiando a "non temere il debito" ed a spendere molto di più, non solo perde l'indipendenza a medio termine, ma è come un cameriere che non smette di servirvi da bere, vi incoraggia ad abbuffarvi e poi si indigna per il fatto che siete ubriachi.

L'introduzione di questi enormi squilibri comporta rischi significativi e non sono ipotesi sul futuro, sono realtà oggi. L'enorme disconnessione tra gli asset finanziari e l'economia reale, gli stati insolventi che si finanziano a tassi negativi, le bolle negli asset immobiliari e infrastrutturali, il debito delle società zombi, il debito spazzatura con rendimenti storicamente bassi, l'aumento aggressivo degli investimenti con leva finanziaria nei settori ad alto rischio, la perpetuazione della sovraccapacità, ecc. Ignorare tutti questi fattori è più che pericoloso, è da irresponsabili.

Non è il momento di fare tutto il possibile qualsiasi sia il costo o qualunque cosa accada. È tempo di difendere il sound money, o la credibilità delle istituzioni affonderà ancora di più con il coro del consenso mainstream che canterà alleluia mentre l'intero edificio crollerà.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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