martedì 5 luglio 2022

Le sanzioni di Washington mettono a tappeto l'Occidente, non la Russia

 

 

di David Stockman

La codarda guerra per procura di Washington contro la Russia ha raggiunto un nuovo livello di assurdità.

I tirapugni del G-7 hanno dichiarato un embargo sulle importazioni di oro di provenienza russa e hanno costretto la Russia a un default tecnico sui suoi debiti esteri, vietando alle società statunitensi di riscuotere i pagamenti che i debitori russi avevano depositato nei loro conti presso banche russe non sanzionate.

In una parola, il commercio ordinario è diventato così armato da Washington che il denaro più antico del mondo non può più essere scambiato liberamente sui mercati internazionali. Allo stesso tempo, i pagamenti degli interessi, effettuati in buona fede dai mutuatari russi, sono stati sequestrati e congelati dal governo degli Stati Uniti.

Dove sono i repubblicani favorevoli alla libera impresa?

Risposta: così intossicati dalle febbri belliche istigate dai neocon, da essere disposti a subordinare i diritti fondamentali dei proprietari e dei trader ​​statunitensi al perseguimento di una guerra delle sanzioni contro la Russia – una "guerra" che non è stata dichiarata dal Congresso e che non ha nulla a che fare con la libertà e la sicurezza della patria americana.

Infatti il "default" forzato da Washington è così assurdo da suggerire che la burocrazia si sia completamente distaccata dalla realtà. Guarda caso, la scorsa settimana la Russia ha approvato i piani per pagare gli obbligazionisti in rubli con un decreto firmato dal presidente Putin.

In base ai termini, la Russia ha inviato pagamenti in rubli sui conti degli obbligazionisti stranieri presso banche russe non sanzionate. Gli investitori stranieri sono stati quindi autorizzati a convertire liberamente i rubli in dollari o altre valute estere, ricevendo così il 100% degli importi dovuti e nella forma prevista dagli accordi di prestito.

Infatti il ministero delle finanze russo ha affermato di aver effettuato circa $400 milioni in tali pagamenti agli obbligazionisti nell'ambito del nuovo meccanismo, quindi non c'è stato alcun "default" del mutuatario.

Eppure gli obbligazionisti statunitensi e di altri Paesi occidentali suderanno sette camicie per spostare il denaro fuori dalla Russia senza violare le sanzioni. Questo perché suddetti pagamenti devono passare attraverso il National Settlement Depository della Russia, il quale è stato sanzionato dall'Unione Europea, mentre gli Stati Uniti hanno impedito alle banche americane di elaborare i pagamenti russi sin dalla fine di maggio.

Quindi se questo non è un vero e proprio furto di proprietà, non sappiamo cos'altro sia. Il Tesoro degli Stati Uniti ha rubato $400 milioni di proprietà privata in modo che i guerrieri del fine settimana sulle rive del Potomac possano fingere di fare guerra alla Russia, mentre incoraggiano il governo di Kiev a inviare decine di migliaia di soldati e civili ucraini al macello.

Dovrebbe essere ormai evidente che l'Ucraina ha perso la guerra e che è solo questione di tempo prima che sia costretta a chiedere la pace e a rinunciare ai territori orientali e meridionali di quella che era storicamente nota come "Novorussiya", la quale si estende da Kharkiv a Odessa. Questi territori hanno fatto parte della Russia per più di 200 anni fino a quando il trio malvagio della storia sovietica – Lenin, Stalin e Krusciov – li hanno aggiunti a un'unità amministrativa totalitaria nota come Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina tra il 1922 e il 1954.

La distruzione e la perdita di vite umane sin dal 24 febbraio avrebbe potuto essere evitata se la fantasia di Zelensky di entrare a far parte della NATO, se i suoi brutali attacchi ai separatisti del Donbas e se i suoi piani per riconquistare la Crimea fossero stati bloccati da Washington prima dell'invasione russa.

Cinque mesi dopo quell'omuncolo è diventato ancora più delirante e genocida, mentre i funzionari di Washington si limitano a rimanere pigramente a bordo campo. Come ha detto al G-7 durante lo scorso fine settimana:

Il leader ucraino ha detto ai leader del G-7 che non era il momento di negoziare con la Russia. "L'Ucraina negozierà quando sarà in grado, vale a dire quando avrà ristabilito una posizione forte", ha detto il presidente ucraino, secondo un funzionario francese.

(Come al solito) il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto ai leader del Gruppo dei Sette che ha bisogno di maggiore sostegno da parte degli alleati per spingere la Russia fuori dai territori conquistati prima che il freddo consenta agli invasori di consolidare le loro conquiste.

L'Ucraina ha bisogno di un maggiore sostegno militare, politico e finanziario da parte de Paesi del G-7 in modo da concludere la guerra prima della fine dell'anno e riportare la Russia sulla linea di separazione prima dell'invasione di febbraio, ha detto lunedì Zelensky, secondo questo e altri funzionari.

In verità, non c'è possibilità che ciò accada. Ciò che ci aspetta sono altri mesi del cinico tritacarne di Washington. Gran parte dell'Ucraina è stata trasformata in macerie, un luogo in cui le armi degli Stati Uniti e della NATO vengono praticamente testate sul campo, con tanto di rigranziamenti di Raytheon et. al.

Ma ciò che non emergerà da questa crudele follia è una posizione militare ucraina "più forte", né una vendetta contro la folle strategia di Washington di sacrificare arbitrariamente gli ucraini e le infrastrutture economiche nella sua inutile guerra per procura contro la Russia.

Nel frattempo la Guerra delle Sanzioni è stata un fallimento totale. Ad esempio, quest'anno l'India ha notevolmente aumentato i suoi acquisti di petrolio russo dopo essersi assicurata accordi con Mosca per ottenerlo a un forte sconto sui prezzi di mercato. E non intendiamo solo un normale aumento frazionario come il 10% o addirittura il 25%.

No, il Paese ha acquistato in media 1 milione di barili al giorno a giugno, rispetto ai 30.000 barili al giorno di febbraio, secondo i dati Kpler. Stiamo parlando di un balzo di 33 volte in quattro mesi!

Detto in modo diverso, ciò sposta gli acquisti dell'India da un errore di arrotondamento di pochi mesi fa all'equivalente di oltre un quarto degli acquisti dell'Europa, secondo i dati dell'Agenzia internazionale per l'energia.

Inutile dire che lo spostamento delle esportazioni russe di energia verso India, Cina e gli altri acquirenti tra i Paesi in via di sviluppo ha reso carne macinata la strategia di punizione economica di Washington. Infatti i ricavi della Russia dai combustibili fossili, di gran lunga la sua più grande esportazione, sono saliti nei primi 100 giorni della sua guerra contro l'Ucraina, trainati da una manna di vendite di petrolio a causa dell'aumento dei prezzi.

Durante tal periodo la Russia ha guadagnato un record di $97 miliardi dalle esportazioni di petrolio, gas e carbone, secondo i dati analizzati dal Center for Research on Energy and Clean Air con sede a Helsinki, in Finlandia. Circa due terzi di questi guadagni provenivano dal petrolio e la maggior parte dal gas naturale.

"L'attuale livello di entrate è senza precedenti, proprio perché i prezzi sono senza precedenti e i volumi delle esportazioni sono vicini ai livelli più alti mai registrati", ha affermato Lauri Myllyvirta, analista che ha guidato la ricerca del CRECA.

Non a caso, quando si parla del G7 e dell'embargo sull'oro, i maggiori acquirenti di oro negli ultimi anni non sono stati i Paesi del G7 (Stati Uniti, Francia, Canada, Germania, Giappone, Regno Unito e Italia). Essi hanno ingenuamente venduto molto, se non tutto, il loro oro nel recente passato e non hanno i fondi per rifornirsi.

Invece gli acquisti di oro sono stati principalmente da parte di banche centrali di Paesi in via di sviluppo come India, Turchia e Cina. Si sono preparati tranquillamente a fare ciò che la Russia ha fatto prima della guerra: de-dollarizzarsi posizionando il capitale in un asset senza rischi di controparte, ovvero, l'oro.

Come mostra il grafico qui sotto, gli sforzi congiunti di Cina e Russia non sono stati trascurabili. Le loro partecipazioni combinate di obbligazioni in dollari sono diminuite del 20% negli ultimi anni, mentre le loro disponibilità combinate di oro sono aumentate di oltre l'80%.

La banca centrale russa in particolare è stata un'aggressiva acquirente di oro, non un venditore. Di conseguenza, come ha osservato Zero Hedge: "[...] semmai la decisione di Biden farà in modo che il mercato dell'oro segua l'esempio di quello del petrolio: più economico per gli amici russi e molto più costoso per i nemici russi".

Quindi, sì, la Russia è diventata il secondo produttore di oro dietro la Cina, ma l'embargo sull'oro appena imposto difficilmente ridurrà il suo modo di agire. I minatori d'oro russi hanno comunque venduto il loro oro principalmente alle banche commerciali russe, gran parte del quale poi è finito nella banca centrale russa.

In questo contesto, la Russia è stata anche tra i principali acquirenti di oro negli ultimi dieci anni, spingendo le sue riserve auree da 883 tonnellate a fine 2011 fino a 2.302 tonnellate a fine 2021. Complessivamente il Paese ha aggiunto oltre 1.900 tonnellate di oro sin dal 2005, il che significa che le riserve auree della Russia ora costituiscono circa un quinto delle sue riserve totali e sono approssimativamente equivalenti a $140 miliardi.

Quindi è probabile che l'embargo sull'oro sposti semplicemente la direzione delle vendite di oro da parte dei minatori russi verso mercati non allineati e verso la propria banca centrale, ma il valore aggiunto sottostante alla sua economia, dal quasi raddoppio della produzione mineraria nell'ultimo decennio, non sarà affatto influenzato.

Produzione russa di oro, 2011-2021

Le sanzioni di Washington, che vanno dai funzionari pubblici e oligarchi russi alle principali banche russe, non hanno trasformato il rublo in macerie o nemmeno lontanamente schiacciato l'economia russa.

Al contrario, il rublo russo, che Biden ha deriso a febbraio, da allora è salito al massimo degli ultimi sette anni rispetto all'euro.

Per quanto riguarda la "punizione" della Russia, ecco un grafico del saldo delle partite correnti degli Stati Uniti contro quello della Russia: l'avanzo record appartiene a quest'ultima, mentre il disavanzo in caduta libera è stato realizzato da Washington.

Avanzo/Disavanzo delle partite correnti: Russia & Stati Uniti, 1999-2022

Alla fine della fiera, Washington ha messo in ginocchio le economie occidentali e soprattutto i consumatori americani. Al momento dell'invasione del 24 febbraio, l'indice totale delle materie prime si attestava a 203, esattamente al picco del luglio 2008.

Purtroppo l'indice ora si trova a 227, o quasi il 12% in più. Questo è sicuramente un dazio della guerra: un peso sulla prosperità tanto inutile e stupido quanto la stessa guerra per procura di Washington alla Russia.

Indice totale delle materie prime, 2003-2022

 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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