lunedì 31 luglio 2023

Un metodo senza tempo per resistere alla tirannia

 

 

di Barry Brownstein

Se dovessi riassumere il messaggio della monografia di Étienne de La Boétie, The Politics of Obedience: The Discourse on Voluntary Servitude, direi che non siamo vittime del mondo che vediamo. Abbiamo invertito causa ed effetto: la tirannia che stiamo sperimentando è a causa nostra.

Ci auto-assolviamo per quanto riguarda il nostro ruolo nell'aver dato potere ai nostri oppressori? Come disse Murray Rothbard nella sua brillante introduzione al Discourse di La Boétie: “La tirannia deve necessariamente fondarsi sull'accettazione da parte del popolo”.

Ancora peggio, Aldous Huxley aveva ragione sul fatto che le persone avrebbero abbracciato con gioia la loro oppressione? Come ha scritto Neil Postman in, Amusing Ourselves to Death: “Nella visione di Huxley, nessun Grande Fratello è tenuto a privare le persone della loro autonomia, maturità e storia. Per come la vedeva, le persone sarebbero arrivate ad amare la loro oppressione, ad adorare le tecnologie che annullano le loro capacità di pensare.

Huxley scrisse: “La maggior parte della popolazione non è molto intelligente, teme la responsabilità e non desidera niente di meglio che sentirsi dire cosa fare”.

Se non vivete a San Francisco, o in un'altra città distopica, camminate per la vostra città e notate come le persone siano collaborative e pacifiche per natura. Potreste chiedervi, come fece La Boétie:

Com'è che tanti uomini, tanti villaggi, tante città, tante nazioni, soffrono sotto un solo tiranno, che non ha altro potere se non quello che gli viene dato? Chi è in grado di danneggiarli se non loro stessi? Chi potrebbe far loro del male a meno che non siano loro a sopportarlo piuttosto che smettere di farlo?

“Sopportarlo piuttosto che smettere di farlo” è sempre stata una tendenza umana e qualcosa che conosciamo fin troppo bene.

Il Discourse di La Boétie è stato influenzato dal saggio del filosofo greco Plutarco "On Compliancy". Michael Fontaine, professore di lettere classiche alla Cornell, sta lavorando a una nuova traduzione di "On Compliancy". In una serie di conferenze, Fontaine spiega che Plutarco esplorò la disopia (da non confondere con la distopia). La disopia è sia una “sensazione emotiva di essere sotto pressione e vittima di bullismo” sia un “atto di cedere a una richiesta impropria o inappropriata”. Abbiamo tutti sperimentato la disopia quando qualcuno ci chiede qualcosa di irragionevole e contro il nostro miglior giudizio lo facciamo comunque.

Plutarco non scriveva necessariamente di interazioni coercitive, era concentrato su situazioni in cui “è in proprio potere dire di no”. Forse avete partecipato a una riunione sul posto di lavoro in cui qualcuno proponeva di licenziare i non vaccinati. Avete prestato il vostro consenso non dicendo nulla contro? Avete discusso contro gli obblighi di vaccinazione per gli studenti dove i rischi superavano i benefici? Avete sostenuto i diritti degli altri affinché potessero prendere le proprie decisioni in materia sanitaria?

La Boétie disse giustamente che siamo “traditori” di noi stessi se cooperiamo con la nostra oppressione:

Chi vi domina non ha che due occhi, due sole mani, un solo corpo, niente di più di quanto possegga l'ultimo uomo tra i tanti che abitano nelle vostre città; infatti non ha altro che il potere che gli conferite per distruggervi. Dove ha acquisito abbastanza occhi per spiarvi, se non li fornite voi stessi? Come può avere tante braccia per picchiarvi, se non le prende in prestito da voi?

La Boétie disse: “Decidete di non servire più. Non vi chiedo di mettere le mani sul tiranno per rovesciarlo, ma semplicemente di non sostenerlo più; allora lo vedrete come un grande Colosso a cui è stato strappato il piedistallo, cadere sotto il suo stesso peso e spezzarsi”.

La Boétie riconobbe che ci sono pochi al centro del potere, ma che essi ne impiegano centinaia che a loro volta ne impiegano a migliaia che poi a loro volta ancora ne oggi impiegano a milioni “affinché possano servire come strumenti di avarizia e crudeltà, eseguendo gli ordini al momento opportuno”.

Oggi lo stato ha i suoi tentacoli ovunque e impiega una percentuale significativa della popolazione. Come possiamo revocare il consenso? Se non paghiamo le tasse, potremmo finire in carcere anche se siamo Hunter Biden.

A prima vista l'analisi di La Boétie può sembrare non offrire alcun percorso per rovesciare i tiranni di oggi. Ma guardate meglio.

Dove dobbiamo ritirare il nostro consenso è dagli apologeti dello stato. Rothbard spiegò:

La Boétie sottolinea un punto importante: questo consenso è progettato, in gran parte dalla propaganda dei governanti e dei loro apologeti intellettuali. Gli espedienti, dal panem et circenses fino alla mistificazione ideologica, che oggi i governanti usano per ingannare le masse e ottenere il loro consenso, rimangono gli stessi dei tempi di La Boétie. L'unica differenza è l'enorme aumento dell'impiego di intellettuali specializzati al servizio dei governanti. Ma in questo caso il compito primario degli oppositori della moderna tirannia rimane educativo: sensibilizzare il popolo a questo processo, demistificare e desacralizzare l'apparato statale.

Oggi potrebbe non essere facile revocare il consenso allo stato, tuttavia possiamo ritirarlo ai cortigiani contemporanei dello stato: gli accademici, i giornalisti, gli esperti, gli influencer e gli amministratori che, come scrisse Rothbard, “ingannano le masse per ottenere il loro consenso”. 

Questi "apologeti" vi trattano in modo irrispettoso: affermano di essere oracoli e dicono che non avete la capacità di comprendere i loro dogmi. Fanno appello alla loro competenza e autorità, ma offrono poche prove. Bramano denaro e potere servendo i consumatori, ma spadroneggiano su di essi. I principi che consentono all'umanità di prosperare non significano nulla per loro. L'antidoto è ignorarli o smettere di adorarli per esporre la loro vuota retorica. Spegnete la televisione e trascorrete le serate estive con i vostri cari o con un buon libro che rafforzi il vostro coraggio morale.

Fontaine, traducendo Plutarco, ci chiede di superare la nostra disopia notando la nostra tendenza a voler “piacere alla gente” e riconquistando il potere di dire di no.

La Boétie mostrò un percorso per trovare il nostro coraggio morale. I tiranni, disse, non sono mai amati né amorevoli. L'amicizia genuina “non si sviluppa mai se non tra persone di carattere e non mette radici se non attraverso il rispetto reciproco; fiorisce non tanto per la gentilezza quanto per la sincerità”. Siamo sicuri dei nostri amici quando abbiamo “conoscenza della [loro] integrità”. 

Né i tiranni né i loro apologeti agiscono con integrità. Sviluppare il nostro carattere rispettando l'autonomia degli altri è un cammino verso la libertà. Plutarco sosteneva, e La Boétie avrebbe concordato, che “il cedimento aggrava i problemi piuttosto che risolverli”. Non ci sarà alcuna soluzione come nel Mago di Oz: non possiamo semplicemente battere i tacchi tre volte e tornare nella "terra dei liberi". La lettura di La Boétie non libera nessuno. Come scrisse il poeta William Blake, le nostre manette sono forgiate dalla mente. Con un cambiamento di mentalità, diventiamo impermeabili alla nostra disopia. Man mano che molti di noi ritirano il consenso, è possibile evitare un futuro distopico.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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