lunedì 14 luglio 2025

Il blackout spagnolo dimostra perché il sogno verde è insostenibile

I governi nazionali europei si sono impegnati a chiudere le centrali nucleari, rendendole insostenibili con una tassazione predatoria; a penalizzare gli investimenti nella distribuzione con normative assurde; a imporre un mix energetico volatile e intermittente; a gravare il settore energetico con tasse elevate e ritardi amministrativi. Cosa poteva andare storto? Tutto. E così è stato. Le energie rinnovabili, pur essendo essenziali in un mix energetico equilibrato, non possono garantire sicurezza e stabilità a causa della loro volatilità e della loro natura intermittente. Ecco perché è essenziale disporre di un sistema bilanciato con energia di base in funzione ininterrottamente, come l'energia idroelettrica, nucleare e il gas naturale come riserva. Distruggere l'accesso all'energia nucleare con chiusure inutili e una tassazione predatoria è stata una delle cause principali del blackout spagnolo ad aprile di quest'anno. Spagna e Portogallo producono elettricità con oltre il 60% di energia solare ed eolica. Le centrali idroelettriche, nucleari e a gas a ciclo combinato devono coprire le carenze. Non è possibile avere un sistema stabile e sicuro con un'alimentazione continua se la rete elettrica non è bilanciata per evitare blackout totali. Secondo Euronews, la Francia a volte produce troppa elettricità, costringendo il gestore di rete RTE a disconnettere i siti solari ed eolici. Il consumatore paga le tasse per coprire le perdite del gestore. Questa procedura impedisce un blackout generale della rete, ma rappresenta una doppia spesa che non esisterebbe se l'Europa non avesse un pregiudizio nei confronti del mining di Bitcoin. Un sistema privo di inerzia fisica, fornito da fonti energetiche di base in costante funzionamento – nucleare e idroelettrico – rende impossibile stabilizzare la rete in caso di interruzioni dell'approvvigionamento. Quando si è verificato il blackout la rete elettrica spagnola era composta per quasi l'80% da fonti rinnovabili, per l'11% da fonti nucleari e solo per il 3% da gas naturale. Non c'era praticamente alcuna generazione di base, o inerzia fisica, in grado di assorbire lo shock. I blackout, che avrebbero dovuto essere qualcosa di obsoleto e dimenticato, sono diventati la norma da quando i politici hanno ideologizzato l'energia. Altri Paesi hanno sofferto di problemi simili: Australia (2016), Germania (2017) e Regno Unito (2019) hanno subito blackout a causa di riserve energetiche o di misure di stabilità della rete insufficienti. E per quanto riguarda quest'ultima, in particolar modo, le cose non sono cambiate da allora e ciò metterà ulteriore pressione nel futuro prossimo sulla rete energetica francese. Tuttavia, nessuno di questi incidenti è stato così drammatico o scandaloso come quello in Spagna. Ciò che è accaduto in Spagna è un sintomo, non un incidente. I governi spagnoli hanno deciso che la chiusura di tutte le centrali nucleari sarà effettiva nel 2035. Nonostante tutti i tecnici ci ricordino che funzionano perfettamente e che la loro durata potrebbe essere prolungata di almeno dieci anni, questa azione aumenterà la dipendenza dalle energie rinnovabili e dal gas naturale russo. In altre parole, la politica miope della Spagna renderà il Paese ancora più dipendente da Cina e Russia per l'energia, costringendolo a continui blackout e tagli alle forniture per l'industria. La propaganda ci ha fatto credere che le energie rinnovabili avrebbero portato competitività e stabilità alla rete, ma la realtà dimostra che un'eccessiva dipendenza dalle fonti rinnovabili e una carenza di fonti energetiche di base indicano che la rete elettrica dipenderà sempre più dalle poche centrali nucleari e a gas naturale rimaste per mantenere la stabilità dell'approvvigionamento.

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di Joakim Book

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/il-blackout-spagnolo-dimostra-perche)

Quando la rete elettrica spagnola è crollata in un normale lunedì di fine aprile, sono morti con essa anche i sogni di energia rinnovabile e il team per la transizione verde.

Ryan McMaken si è affrettato a sottolineare che, secondo convinzioni politiche simili a quelle del Green Deal europeo, convenienza e affidabilità non sono virtù importanti della rete elettrica europea. Quando si mettono tutte le proprie risorse in un unico posto, una tale strategia è destinata a fallire... a maggior ragione, poi, se si tratta di rete elettrica.

Mentre le autorità spagnole hanno negato che le energie rinnovabili siano state la causa della perdita di frequenza che ha causato l'interruzione dell'elettricità per circa 60 milioni di persone in Spagna e Portogallo, diversi commentatori ed esperti si sono schierati pubblicamente e hanno confessato che la causa era l'eccessiva dipendenza dall'energia solare al momento del blackout.

La manipolazione da parte dei media generalisti, sempre più irrilevanti, è stata per lo più triste da guardare. Ironia della sorte l'autore dell'articolo di propaganda sulla Reuters ha cercato di allontanare la colpa dalle divinità verdi affermando che non erano loro da criticare bensì le “energie rinnovabili nella rete moderna”. Oh, ok.

Torniamo indietro. Avete sentito parlare di ESG (criteri ambientali, sociali e di governance) di recente? Neanch'io. Nel giro di pochi anni c'è stata una notevole inversione di tendenza nell'uso aziendale del termine “ESG”. Da concetto onnicomprensivo, pronunciato da ogni amministratore delegato e imposto a ogni dipendente da ogni ufficio risorse umane di ogni azienda sufficientemente grande, è semplicemente svanito.

Da un giorno all'altro, a nessuno importava più. Un recente sondaggio ha suggerito che solo il 7% di coloro che un paio d'anni fa erano stati assunti per lavorare sui criteri ESG a livello di aziende lo sono ancora oggi. Puff, spariti.

E tutto è avvenuto in silenzio. Matt Levine, famoso per “Money Stuff” su Bloomberg, ha ripetutamente ipotizzato che i criteri ESG – come tante altre cose – fossero un fenomeno legato ai tassi d'interesse bassi. Non appena tassi e inflazione hanno iniziato a farsi sentire, le persone hanno rapidamente abbandonato gli sforzi virtuosi per la giustizia ambientale e sociale.

Ecco una previsione alla luce del disastro spagnolo: la cosiddetta “onda verde” – o la minacciosa transizione energetica – che spinge pannelli solari su ogni tetto e ricopre il paesaggio di turbine eoliche, subirà un destino simile.

Perché? Oltre a rovinare le reti e a comparire nel dibattito politico e sociale, non sta facendo molto altro. La “transizione” verde non ha ottenuto praticamente nulla nei circa 30 anni in cui ha dominato le menti di intellettuali e politici. Non ci credete? Guardate un grafico del consumo globale di energia primaria per fonte e constatate voi stessi.

Nel 1991, l'anno in cui sono nato – per prendere un anno a caso dagli anni '90, quando il movimento per il cambiamento climatico si è davvero scatenato – il 77,5% del consumo energetico proveniva da petrolio, gas e carbone. Nel 2023, dopo migliaia di miliardi spesi per elettrificare le reti, costruire impianti solari e sovvenzionare questa o quella iniziativa ecologica, dopo folli sforzi sociali e politici per volare meno, mangiare in modo sostenibile e riciclare la plastica e così via, quella stessa percentuale si attesta al 76,55%. Tre decenni di energie, denaro e propaganda e l'ago della bilancia non si è minimamente spostato.

A quanto pare, le persone vogliono la loro energia, le loro auto, le loro cose, i loro viaggi e, in definitiva, sopravvivere. Qualsiasi cosa si faccia dall'alto per ostacolare tutto questo non ha altro che effetti marginali.

Ciò che è stato fatto è stato destabilizzare molte reti elettriche in tutto il mondo. Il solare e l'eolico hanno sostituito parte della biomassa e parte del nucleare con percentuali a una sola cifra, e le reti stanno già andando in pezzi – ad esempio, in Spagna. E non è che (“noi”) non lo sapessimo. Sepolte nei rapporti di ricerca e nei documenti informativi della Federal Energy Regulatory Commission all'Oxford Institute for Energy Studies, le conclusioni sono chiare: più inaffidabili, meno inerzia, più rischio di crolli di frequenza che innescano un blocco totale.

I grandi cambiamenti, storicamente parlando, che hanno portato alla sostituzione del biocarburante con il carbone e poi con il gas naturale erano già stati in gran parte completati alla fine degli anni '70. La lezione che possiamo trarre dalla storia dell'umanità e dal suo rapporto con il mondo naturale è che l'obiettivo è ottenere di più e meglio (più economico, più veloce, più sicuro, più stabile); non peggio, più costoso o meno affidabile. “Ogni transizione energetica che abbiamo avuto”, ho scritto l'anno scorso, “è stata additiva”. Come civiltà non “sostituiamo”, o “eliminiamo gradualmente”, le fonti energetiche; le facciamo evolvere con fonti migliori. E, come dimostra il disastro elettrico spagnolo, fonti inaffidabili come l'eolico e il solare non sono migliori.

Così come i criteri ESG stanno scomparendo silenziosamente dall'attenzione di quasi tutti, si spera che l'ossessione per tutto ciò che è green scomparirà da un momento all'altro.

La legge della politica climatica, alla quale Roger Pielke Jr. ha prestato il suo nome, afferma che “ogni volta che obiettivi ambientali ed economici vengono contrapposti, l'economia vince sempre”.

Questa è la lezione degli ultimi trent'anni di politiche e propaganda green, così come del più recente fenomeno ESG. Quando i fattori finanziari ed economici incidono, i sogni (in realtà gli incubi) di “crisi” climatiche e le relative urgenti proposte politiche svaniscono. Ora che la maggior parte delle reti elettriche occidentali è stata saturata da energia eolica e solare, con prezzi alle stelle e blackout sempre più frequenti, i sogni green sono destinati a finire.

Col tempo, l'intera portata della “transizione verde” diventerà oggetto di curiosità storica, di interesse esclusivo per sociologi e storici della politica. Che gran bella liberazione!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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