martedì 22 luglio 2025

L'OMS non può essere salvata

Ricordo a tutti i lettori che su Amazon potete acquistare il mio nuovo libro, “Il Grande Default”: https://www.amazon.it/dp/B0DJK1J4K9 

Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato “fuori controllo” negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.

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di Ramesh Thakur

(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/loms-non-puo-essere-salvata)

Come esseri umani, consideriamo comunemente noi stessi, le nostre convinzioni e il nostro lavoro di particolare importanza. Non sorprende, quindi, che quando formiamo istituzioni, coloro che ne fanno parte cerchino di promuoverne la rilevanza, ampliare il proprio lavoro e centralizzare il processo decisionale all'interno del proprio gruppo “particolarmente importante”.

Pochi vogliono disinvestire potere e risorse, figuriamoci perdere il lavoro e mettere a rischio sé stessi e i propri colleghi. Questo difetto fatale infetta tutte le burocrazie, da quelle locali a quelle nazionali, regionali e internazionali.

Non sorprende, quindi, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un'organizzazione sanitaria internazionale con oltre 9.000 dipendenti, un quarto dei quali a Ginevra, debba affrontare gli stessi problemi. Originariamente l'OMS aveva come obiettivo principale il trasferimento di competenze dagli stati in difficoltà che emergevano dal colonialismo e la sconfitta della maggiore incidenza di malattie dovuta a minori capacità amministrative e finanziarie. Questi obiettivi davano priorità a principi fondamentali come l'igiene, una buona alimentazione e servizi sanitari competenti, i quali avevano garantito una lunga vita alle persone nei Paesi più ricchi. Ora si concentra maggiormente sul rifornimento di prodotti di largo consumo. Nel corso degli anni il suo budget, il personale e le sue competenze si sono espansi con il diminuire delle reali necessità dei Paesi e della mortalità per malattie infettive.

Sebbene permangano importanti lacune nell'uguaglianza di base in ambito sanitario, recentemente aggravate dalle linee di politica dell'OMS sul Covid-19, il mondo è un posto molto diverso dal 1948, anno della sua fondazione. Invece di riconoscere i progressi, ci viene detto che ci troviamo semplicemente in un “periodo interpandemico” e che all'OMS e ai suoi partner dovrebbero essere attribuite maggiori responsabilità e risorse per salvarci dalla prossima ipotetica epidemia (come ad esempio la Malattia X). Sempre più dipendente da finanziamenti “specifici” provenienti da interessi nazionali e privati, investiti in soluzioni biotecnologiche redditizie anziché nei fattori di base della buona salute, l'OMS assomiglia sempre più ad altri partenariati pubblico-privati che canalizzano il denaro dei contribuenti verso le priorità dell'industria privata.

Le pandemie accadono, ma una naturale comprovata con un impatto significativo sull'aspettativa di vita non si verificava dai tempi dell'influenza spagnola, risalente all'era pre-antibiotica, oltre cento anni fa. Sappiamo tutti che una migliore alimentazione, fognature, acqua potabile, condizioni di vita migliori, antibiotici e farmaci moderni ci proteggono, eppure ci viene detto di avere sempre più paura della prossima epidemia. Il Covid è successo, ma ha colpito soprattutto gli anziani in Europa e nelle Americhe. Inoltre, come ora chiarisce il governo degli Stati Uniti, è stato un errore di laboratorio da parte della stessa industria pandemica che sta promuovendo il nuovo approccio dell'OMS.

Collaborare a livello internazionale in ambito sanitario rimane una pratica diffusa, come dovrebbe essere in un mondo fortemente interdipendente. È inoltre sensato prepararsi a eventi rari e gravi: la maggior parte di noi stipula un'assicurazione. Tuttavia non esageriamo il rischio di alluvione per espandere il settore assicurativo contro le alluvioni, poiché qualsiasi spesa in tal senso viene sottratta ad altre nostre necessità.

La salute pubblica non è diversa. Se dovessimo progettare una nuova OMS ora, nessun modello sensato baserebbe il suo finanziamento e la sua direzione principalmente sugli interessi e sui consigli di coloro che traggono profitto dalle malattie. Piuttosto si baserebbero su stime accurate dei rischi localizzati delle grandi malattie mortali. Un tempo l'OMS era indipendente dagli interessi privati, finanziata principalmente con fondi di base e in grado di stabilire priorità razionali. Quell'OMS non c'è più.

Negli ultimi 80 anni anche il mondo è cambiato. Oggi non ha più senso concentrare migliaia di operatori sanitari in una delle città più costose (e più sane!) del mondo, e non ha più senso, in un mondo tecnologicamente avanzato, mantenere un controllo centralizzato lì. L'OMS è stata strutturata in un'epoca in cui la maggior parte della posta viaggiava ancora via mare. Rappresenta sempre più un'anomalia rispetto alla sua missione e al mondo in cui opera. Una rete di enti regionali radicati nel loro contesto locale non sarebbe più reattiva ed efficace di una burocrazia distante, disconnessa e centralizzata costituita da migliaia di persone?

Nel contesto più ampio di tumulti che sconvolgono l'ordine internazionale post-1945, la recente comunicazione di ritiro degli Stati Uniti dall'OMS rappresenta un'opportunità unica per ripensare al tipo di istituzione sanitaria internazionale di cui il mondo ha bisogno, a come dovrebbe operare, dove, per quale scopo e per quanto tempo.

Quale dovrebbe essere la data di scadenza di un'istituzione internazionale? Nel caso dell'OMS, o la salute sta migliorando con l'aumento delle capacità dei Paesi e dovrebbe essere ridimensionata; oppure la salute sta peggiorando, nel qual caso il modello ha fallito e abbiamo bisogno di qualcosa di più adatto allo scopo.

Le azioni dell'amministrazione Trump rappresentano un'opportunità per rifondare la cooperazione sanitaria internazionale su standard etici e di diritti umani ampiamente riconosciuti. Paesi e popolazioni dovrebbero riprendere il controllo e coloro che traggono profitto dalle malattie non dovrebbero avere alcun ruolo nel processo decisionale. L'OMS, con i suoi quasi 80 anni di storia, proviene da un'epoca passata ed è sempre più estranea al suo mondo. Possiamo fare di meglio.

Un cambiamento radicale nel modo in cui gestiamo la cooperazione sanitaria internazionale sarà doloroso, ma in ultima analisi salutare.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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