Il manoscritto fornisce un grimaldello al lettore, una chiave di lettura semplificata, del mondo finanziario e non che sembra essere andato "fuori controllo" negli ultimi quattro anni in particolare. Questa è una storia di cartelli, a livello sovrastatale e sovranazionale, la cui pianificazione centrale ha raggiunto un punto in cui deve essere riformata radicalmente e questa riforma radicale non può avvenire senza una dose di dolore economico che potrebbe mettere a repentaglio la loro autorità. Da qui la risposta al Grande Default attraverso il Grande Reset. Questa è la storia di un coyote, che quando non riesce a sfamarsi all'esterno ricorre all'autofagocitazione. Lo stesso è accaduto ai membri del G7, dove i sei membri restanti hanno iniziato a fagocitare il settimo: gli Stati Uniti.
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(Versione audio della traduzione disponibile qui: https://open.substack.com/pub/fsimoncelli/p/luscita-di-scena-di-klaus-schwab)
Il pensionamento di Klaus Schwab e la sua successiva caduta in disgrazia simboleggiano i cambiamenti tettonici in atto nell'attuale ordine mondiale. L'obiettivo di tutta la vita di Schwab è stato costruire un ordine mondiale globalista governato dalle élite internazionali e dalle Nazioni Unite. Ha fondato e diretto il World Economic Forum (WEF) per decenni e ha promosso questa visione di governance globale per il bene dei popoli del mondo.
Schwab e i suoi compatrioti nutrivano grandi ambizioni: rimodellare l'ordine globale con un “Grande Reset”. La conferenza annuale del WEF a Davos è stata probabilmente l'incontro tra élite globali più prestigioso degli anni 2010. Da questo incontro sono scaturite decisioni politiche, priorità globali, cooperazione internazionale e numerose iniziative. L'incontro di Davos ha promosso i criteri ambientali, sociali e di governance (ESG) in tutto il mondo, nell'ambito della visione di Schwab di promuovere il “capitalismo degli stakeholder”.
Durante la pandemia, il mondo ha visto per quello che era l'impulso totalitario dietro l'agenda globalista di Schwab. La reazione pubblica post-COVID è stata dura. Nel 2022 la conferenza di Davos ha iniziato a perdere slancio; nel 2023 e nel 2024 hanno iniziato a mostrarsi le prime crepe; nel 2025 era diventata in gran parte una barzelletta. Le persone in tutto il mondo hanno respinto il loro elitarismo globale verticistico.
Schwab ha visto il suo sogno di un capitalismo degli stakeholder quasi realizzato... quasi, perché poi l'ha visto crollare. Ma con lui fuori dai giochi e l'ordine globale da lui sostenuto in rovina, cosa succederà adesso? Il successo di Trump, emblematico di molti movimenti populisti di destra in tutto il mondo, è stato in parte guidato da rinnovate preoccupazioni per la sicurezza e l'innovazione.
Le élite globali sono praticamente addormentate al volante, o peggio, complici della stagnazione dell'Europa e dell'aggressiva espansione della Cina. Di fatto il movimento ESG, e più in generale il movimento ambientalista, hanno intrappolato i Paesi occidentali in costose formalità burocratiche, lasciando in gran parte indenne la Cina. La linea di politica “la propria nazione al primo posto” dà priorità allo sviluppo economico interno e alla rapida innovazione, ed entrambe queste cose migliorano la posizione strategica di un Paese a livello internazionale, aumentando al contempo gli standard di vita dei cittadini.
Molti nazionalisti populisti non vogliono alcun “ordine” internazionale, ma il principio “la propria nazione al primo posto” può davvero funzionare senza riferimento al resto del mondo? I populisti a volte sminuiscono il cosiddetto “ordine internazionale basato sulle regole” degli anni '90, definendolo una copertura per le élite affinché manipolino tutti gli altri. Questa caratterizzazione, sebbene in gran parte ingiusta, ha portato a richieste di “disaccoppiamento” dagli altri Paesi a favore di agende nazionaliste.
La strategia “prima la propria nazione” può essere valida, ma deve comprendere le regole del gioco. In politica estera un approccio più moderato e isolazionista può essere la scelta migliore, soprattutto quando si tratta di interessi nazionali a somma zero; ciononostante presumere che tutte le relazioni e le interazioni internazionali debbano essere a somma zero è un grave errore.
La maggior parte delle nostre interazioni con le persone, sia nel nostro Paese che a livello internazionale, si svolge nel contesto di uno scambio reciprocamente vantaggioso. Entrambe le parti traggono beneficio dalla possibilità di stipulare accordi volontari e commerciare tra loro. Ciò crea un ordine spontaneo e complesso, sia all'interno dei Paesi che tra i Paesi stessi. Mentre un rinnovato interesse per l'identità nazionale e per la prosperità rappresenta un gradito antidoto al cosmopolitismo omogeneizzante del dominio delle élite mondiali, dovremmo riflettere su come potrebbe presentarsi il panorama internazionale.
Un ordine globale può essere sia spontaneo che organico. Può essere al servizio degli individui attraverso accordi e associazioni volontari. Sebbene questo tipo di ordine non richieda pianificazione o direzione da parte dello stato, richiede ai governi di esercitare moderazione e limitare il loro interventismo. Burocrazia, tasse elevate, sussidi e ogni sorta di obblighi legali possono impedire la formazione di un sano ordine spontaneo.
Un importante esempio negativo di mancanza di moderazione è la gravosa regolamentazione delle catene di approvvigionamento e delle normative ambientali dell'Unione Europea. Queste norme distorcono, e in alcuni casi distruggono, l'ordine spontaneo. Sostituiscono processi decisionali e piani decentralizzati con i piani coercitivi delle élite globali; il risultato ha spaziato dalla stagnazione economica alle proteste, fino a una produzione energetica costosa e inaffidabile.
Nazionalisti e populisti dovrebbero impegnarsi a fondo per smantellare questi strumenti di controllo legali e normativi. E lo stanno facendo, ma non dovrebbero creare nuove barriere all'ordine spontaneo.
Quest'ultimo emerge dal basso verso l'alto, non dall'alto verso il basso. Si sviluppa attraverso lo scambio e l'associazione volontari piuttosto che attraverso la coercizione. Non è soggetto ai capricci, agli interessi, o all'ideologia di poche persone influenti come Klaus Schwab. L'azione volontaria dal basso verso l'alto significa che un ordine spontaneo sarà decentralizzato, adattabile, creativo e innovativo.
Creare questo ordine richiede regole chiare che si applichino equamente a tutti i livelli. Queste regole dovrebbero essere relativamente semplici e stabili. Non abbiamo bisogno di orde di burocrati o autorità di regolamentazione per “gestire” questo nuovo ordine mondiale. L'associazione volontaria significa anche libertà. L'ordine spontaneo che emergerà dal coordinamento decentralizzato sarà un sistema aperto, piuttosto che chiuso, in cui i nuovi entranti saranno i benvenuti.
In un ordine spontaneo, gli operatori storici hanno una capacità limitata di proteggersi dai nuovi concorrenti. I nuovi entranti, più piccoli e agili, imporranno ai player consolidati innovazione e miglioramento continui. Anziché avere fossati legali e normativi a protezione di gruppi di interesse consolidati, in un ordine spontaneo ognuno può perseguire le proprie iniziative nell'arena internazionale. Questa competizione libera e aperta libererà molta più creatività, innovazione e soluzioni organiche di quanto la precedente élite globale, Klaus Schwab e il WEF avrebbero mai potuto immaginare.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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