mercoledì 17 novembre 2010

David Broder, Obama e la guerra contro l'Iran

Articolo stimolante, dal punto di vista riflessivo. Conferma ancora una volta come la politica, al di là dei separatismi "di facciata", pensa principalmente alla raccolta dei voti e non da parte dell'elettorato. Questo aspetto è solo il "sedativo quotidiano". Ciò che spaventa di più è l'esistenza di persone che giustificano la guerra sul piano economico, come un toccasana per i bilanci disastrati; niente di più falso.
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di Patrick Foy


Le recenti osservazioni di David Broder sul nostro Presidente vincitore del nobel per la pace hanno fatto rumore. Nel suo artciolo controverso nel Washington Post del 31 ottobre, "How Obama might recover?", Broder sollecita affinchè Obama possa scegliere l'opzione della guerra all'Iran. In realtà ha cercato di variare questo aspetto, sin da quando si è ritrovato dentro l'ufficio Ovale circondato dall'establishment bipartisan di Washington. In questo frangente — con i sans-culottes del Tea Party in ascesa ed i Repubblicani che presto controlleranno il Congresso — Mr. Broder, decano del corpo dei giornalisti di Washington, sta suggerendo che Obama possa confrontarsi con l'Iran più aggressivamente, fino ad una guerra su vasta scala, per recuperare il suo carisma e stimolare l'economia Statunitense prossima al capitombolo.

Ecco come Broder la giustifica:
"Con il sostegno forte dei Repubblicani nel Congresso per combattere le ambizioni dell'Iran di diventare una potenza nucleare, egli [Obama] può spendere molto del 2011 e 2012 ad orchestrare una resa dei conti con i mullah. Ciò lo aiuterà politicamente perchè il partito d'opposizione lo spronerà. E mentre le tensioni aumenteranno e noi accelereremo i preparativi per la guerra, l'economia migliorerà".


Tanto stupida quanto suona di primo acchito, questa tattica ha solidi precedenti democratici di successo se si considera il modello di Roosevelt nel 1939-1941 e, in minor modo, la decisione del 1960 di Johnson di tuffarsi a testa bassa nel Vietnam. Il pensiero di Broder è basato sulla politica interna, non su considerazioni di politica estera — e sicuramente non sulla moralità, sull'America o sull'umanità. In termini di politica estera, il suggerimento è feroce e folle. Moralmente, è vergognoso.

Ma per la politica interna, alimentare la falsa crisi Iraniana potrebbe essere una strategia vincente. Ha funzionato prima — straordinariamente per il padrino dei Democratici, Franklin Roosevelt. Basandosi su prove circostanziali e documenti precedentemente classificati, Roosevelt forzò gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale per salvare la sua presidenza fallimentare e per sconfiggere l'ostinata Grande Depressione. L'America non era minacciata dal Giappone o dalla Germania. L'autentico pericolo per l'America era all'interno, da Roosevelt ed il suo ampio entourage. La sola cosa non chiara è se Roosevelt sapesse personalmente o meno che la Flotta Navale Imperiale Giapponese stesse navigando verso Pearl Harbor con l'intenzione di bombardare la Flotta Statunitense del Pacifico e se la branca esecutiva avesse fallito nell'avvertire i comandanti sulla terraferma nelle Hawaii. Washington aveva creato una breccia nel codice navale Giapponese come anche in quello diplomatico e sapeva tutto.

Pearl Harbor fu una diretta conseguenza delle politiche guerrafondaie di Roosevelt, specificamente progettate per forzare il Giappone a fare la prima mossa. Roosevelt voleva la guerra e stava smuovemndo privatamente mari e monti per trascinare o ingannare i suoi conterranei anti-interventisti nel bagno di sangue, tutto mentre proclamava il contrario in pubblico (Wilson aveva fatto qualcosa di simile in precedenza per entrare nella Grande Guerra. Il suo slogan per la campagna della sua rielezione era "Ci ha mantenuto fuori dalla guerra!"). Il giorno dopo l'attacco a "sorpresa" a Pearl Harbor, Roosevelt diede il più grande discorso che un presidente Americano ebbe mai detto. L'orazione dell'8 dicembre 1941, denominato "giorno dell'infamia", ad una sessione congiunta del Congresso fu stupenda. Il fatto che fosse mendace, ipocrita ed estremamente disonesto è un'altra questione.

Per Roosevelt Pearl Harbor fu una manna dal cielo. Lo trasformò in un presidente in tempo di guerra, un dittatore a vita. La presidenza imperiale fu insediata. Il Congresso d'ora innanzi sarebbe stato una nullità, o al meglio un tafano, negli affari esteri. Gli Stati Uniti sin d'ora sarebbero vissuti sotto questa circostanza incostituzionale e malsana. I poteri sono soddisfatti con i piani. Consegna loro una maggiore libertà d'azione. E questo è ciò che il team di Obama ha necessità di raggiungere: un grande spettacolo patriottico, una distrazione in cui Obama diventa ancora una volta una figura eroica, il centro dell'attenzione, come lo era nella campagna elettorale del 2007 e 2008.

Non tutti concordano. Il professor Stephen Walt di "The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy" immediatamente ha posto la domanda: "Cosa stava fumando David Broder?" nel suo blog sulla politica estera. Walt ha condannato la notizia di Broder come "informazione malata e moralmente fallimentare". Il caporedattore di FP, Blake Hounshell, si è chiesto: "David Broder ha perso la testa?". TM gestito da Patrick J. Buchanan ha chiamato la cinica analisi di Broder come: "Il raptus di Broder".

Sia Walt che Buchanan hanno dannatamente ragione quando si applica il loro pensiero alla stessa politica di Washington nei confronti dell'Iran. Ma sia il Congresso che la stampa hanno abbracciato da anni con impegno totale questa politica bellicosa e bipartisan verso l'Iran. Sarebbe più appropriato chiedere: "Cosa hanno fumato tutti questi anni Barack Obama, Dick Cheney, G.W. Bush ed i funzionari di Capitol Hill?"; e poi: "Washington ha perso la testa?".

Se Mr. premio Nobel dovesse far guerra all'Iran, equivarrebbe ad una conseguenza naturale di una politica stabilita che egli ha ereditato e che è sostenuta da entrambi i partiti politici. Se dovesse scoppiare una guerra da questa situazione, sarebbe stupida e controproducente proprio come quella in Iraq. La linea politica è stata malsana, moralmente fallimentare e cinica fin dall'inizio. Grazie alla leadership disonesta dell'America, siamo già coinvolti de facto in una guerra con l'Iran. Il tutto richiede una domanda: Perchè?

La linea politica è sostenuta sulla finzione, espressa da Broder, che: "L'Iran è la più grande minaccia per il mondo nel nuovo secolo". Broder crede effettivamente a questa assurdità? A chi interessa? Importa solo che questa falsa premessa — parte della sciocchezza dello "scontro delle civiltà" — sia usata per la politica estera degli Stati Uniti. La premessa è generalmente accetata come vera. E' sicuramente ciò che Tel Aviv ed i suoi accoliti Statunitensi vogliono che tutti credano, specialmente ad un popolo di Americani che si sta rilassando, se la sta bevendo e sta pagando per essa. La lobby Israeliana propagandista è implacabile, spudorata ed è pubblicamente incontestata nelle questioni ufficiali da Washington.

Il fatto che l'Iran non possieda nessuna arma nucleare e non si è imbarcato in un programma di armamento nucleare preoccupa tanto quanto preoccupava che le armi di distruzione di massa dell'Iraq fossero una fabbricazione dei neocon Americani che lavoravano per Ariel Sharon ed il Likud. Le armi nucleari dell'Iran e la armi di distruzione di massa dell'Iraq sono storie di copertura per mascherare un programma nascosto. Il nostro premio Nobel per la pace, Bush jr., Dick Cheney, Nancy Pelosi, Harry Reid, John Boehner, ed altri, fingono che l'Iran sia una seria minaccia perchè è un bene all'interno del giro dei pezzi grossi della politica. Agire diversamente — dichiarare che l'Iran non sia posto sotto embargo, non sia tormentato e non sia bombardato — sarebbe un grande errore. I suddetti mezzi di sussistenza e la reputazione degli individui dipendono in gran parte dalla generosità, dall'influenza, dalla buona volontà e dalla tolleranza delle più potenti lobby di Washngton. Perchè sfruttare questa possibilità? La prossima elezione è sempre dietro l'angolo.

E questo è dove Walt e Buchanan sono leggermente lontani dal punto. Broder è un tossicodipendente di politica. Non pretende di essere un'esperto di business o d'economia. Con ciò in mente, la richiesta di Broder è interamente comprensibile ed ordinaria. Non sta sollecitando che Obama inizi una guerra per trincerarsi e fare carriera, anche se tale strategia funzionò come un sogno per Roosevelt. Piuttosto Broder sta illustrando l'ovvio. Ha l'abitudine di fare ciò (ho scritto di Broder in precedenza. Vedi "La Lunga Marcia Indietro"). Il sentiero di guerra contro l'Iran è un'opzione aperta e sarebbe vantaggiosa, basata su atteggiamenti e realtà diffuse a Washington. Enunciato semplicemente, aiuterà Obama politicamente perchè il partito d'opposizione lo spronerà. Qualcuno è in disaccordo? I Repubblicani saranno cooptati.

Ciò dice molto sullo stato deplorevole degli affari a Washington rispetto a quello che dice David Broder. Su questa falsariga non sono andate bene le cose per G.W. Bush e Dick Cheney nel 2004, anche dopo che divenne chiaro che la fabbricazione delle armi di distruzione di massa che hanno usato per giustificare la loro avventura in Iraq era fasulla? Il senatore John Kerry, che concorse contro il discutibile duo nel 2004, non si permise di chiedere spiegazioni su quella premessa o perfino di esprimere un dubbio sulla stessa invasione dell'Iraq. Come ha potuto farlo? Il suo stesso Partito Democratico era nello stesso progetto di prendere voti e finanziare la campagna elettorale come i Repubblicani. I Democratici sono stati cooptati.

All'annuncio del suo pensionamento dal Senato degli Stati Uniti, Ernest Hollings ha scritto intenzionalmente su G.W. Bush nel maggio 2004:
"Ricoprì quel ruolo impregnato con un solo pensiero — la rielezione. Bush si sentiva...di diffondere la democrazia nel Medio Oriente per assicurarsi che Israele togliesse il voto ebreo dai Democratici. Non te ne esci improvvisamente annunciando che la tua politica per Israele è invadere l'Iraq".


Proprio no. Agiti la bandiera e suoni l'allarme. Samuel Johnson può sbagliarsi? Non può. Il patriottismo è l'ultimo rifugio di una canaglia. In certi casi potrebbe essere anche la prima scelta. Perchè? Perchè funziona.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. Non credo che FDR si sia buttato nella mischia principalmente a causa della crisi economica. Gli stessi elementi si vedono tuttora.
    http://www.ihr.org/jhr/v04/v04p135_Weber.html

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