lunedì 8 novembre 2010

Abbasso il corso legale #1

L'oro sta scalciando ormai da mesi mentre si sta facendo di tutto per salvare il sistema della carta straccia, negando la possibilità al mercato di scegliere la moneta adatta per la popolazione. L'oro alle stelle è un segno, difatti. Questo passaggio di Hayek ci fa vedere uno dei più grandi gioghi con cui il governo tiene al lazzo il popolo-bue: il corso legale. Si dice spesso "l'occasione rende l'uomo ladro", ebbene una moneta-merce e non imposta farebbe svanire questa occasione a portata di mano dei "ladri".
Parte 1 di 2.
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di Friedrich A. Hayek

Quando si studia la storia del denaro, non ci si può non chiedere perchè le persone per tanto tempo avrebbero sopportato che i governi esercitassero un potere esclusivo da circa 2,000 anni che era regolarmente usato per sfruttarli e truffarli. Ciò può essere spiegato solo dal mito — che il privilegio del governo era necessario — divenuto così saldamente radicato che non sarebbe servito per gli studenti che si interessano di queste questioni (incluso l'attuale scrittore per un lungo periodo di tempo)[1] domandare spiegazioni sull'argomento. Ma una volta che la validità della dottrina stabilita viene posta nel dubbio, le sue fondamenta sembrano di colpo essere fragili.

Non possiamo tracciare i dettagli delle nefande attività dei governanti nella monopolizzazione del denaro oltre il periodo del filosofo greco Diogene, il quale da come è riferito, all'inizio del quarto secolo a.C., ha chiamato il denaro come il gioco dei dadi dei politici. Ma dai tempi dei romani fino al diciassettesimo secolo, quando il denaro di carta di varie forme iniziò a divenire significativo, la storia della coniazione è quasi una storia ininterrotta di svalutazioni, o di continua riduzione del contenuto metallico delle monete ed un corrispondente aumento in tutti i prezzi dei beni.


La Storia E' Largamente Costruita sull'Inflazione dal Governo

Nessuno ha ancora scritto un racconto completo su questi sviluppi. Sarebbe difatti un racconto troppo monotono e deprimente, ma non penso che sia esagerato dire che la storia è ampiamente una storia di inflazione, e di solito di inflazioni costruite dai governi e per il guadagno dei governi — sebbene le scoperte dell'oro e dell'argento nel sedicesimo secolo ebbero un effetto simile.

Gli storici hanno ancora ed ancora tentato di giustificare l'inflazione sostenendo che rendeva possibili i grandi periodi di rapido progresso economico. Hanno anche prodotto una serie di teorie inflazioniste della storia,[2] le quali sono, tuttavia, state chiaramente confutate dall'evidenza: i prezzi in Inghilterra e negli Stati Uniti erano alla fine del periodo del loro maggior sviluppo quasi esattamente allo stesso livello di 200 anni prima. Ma i ricorrenti riscopritori di queste teorie sono di solito ignari di queste discussioni precedenti.


Deflazione nel Primo Medioevo: Locale o Temporanea?

Il primo Medioevo potrebbe essere stato un periodo di deflazione che contribuì al declino economico dell'intera Europa. Ma nemmeno ciò è certo. Sembrerebbe che in generale il commercio in diminuzione portò alla riduzione della massa monetaria in circolazione, non il contrario. Troviamo fin troppe lamentele sull'alto prezzo delle merci ed il deterioramento della moneta, per accettare la deflazione come più di un fenomeno locale in regioni dove guerre e migrazioni distrussero il mercato e l'economia della moneta si ridusse non appena le persone seppellivano i loro tesori.

Ma dove, come in nord Italia, il commercio si riprese prima, troviamo subito tutti i piccoli principi che competono l'uno contro l'altro nella diminuzione della moneta — un processo che, nonostante alcuni tentativi senza successo da parte di mercanti privati di fornire un migliore mezzo di scambio, è durato per tutti i secoli successivi finchè l'Italia venne descritta come il paese con la peggior moneta ed i migliori scrittori sulla moneta.

Ma sebbene i teologi ed i giuristi si unirono nel condannare queste procedure, non smisero mai finquanto fu introdotta la moneta cartacea che forniva ai governi un metodo ancora più economico di truffare le persone. I governi non potevano, ovviamente, perseguire le procedure con cui forzavano la cattiva moneta nelle vite delle persone persone senza le misure più cruente. Un trattato legale sulla legge del denaro riassume la storia della punizione per il solo rifiuto di accettare la moneta legale:
"Da Marco Polo impariamo che, nel tredicesimo secolo, la legge cinese rendeva punibile con la morte il rigetto del denaro imperiale cartaceo e venti anni in cella, o in alcuni casi la morte, era la pena prevista per il rifiuto di accettare gli Assegnati francesi. Una delle prime leggi inglesi puniva il ripudio della moneta come lesa maestà. Al tempo della rivoluzione americana, la non accettazione delle banconote Continental era trattata come un'azione nemica e qualche volta funzionava come confisca della proprietà".[3]


L'Assolutismo Reprime i Tentativi dei Mercanti di Creare una Moneta Solida

Alcune delle prime fondamenta delle successive banche spuntarono ad Amsterdam ed in altre parti dai tentativi dei mercanti di assicurarsi una moneta solida, ma l'ascesa dell'assolutismo presto soffocò tutti questi sforzi di creare una moneta non governativa ufficiale. Esso proteggeva invece l'ascesa delle banconote emesse dalle banche secondo i termini della moneta ufficiale del governo. Anche meno rispetto alla storia del denaro metallico, possiamo qui osservare come questo sviluppo aprì le porte ad un nuovo abuso di potere.

E' stato detto che i cinesi sono stati guidati dalla loro esperienza con il denaro cartaceo quando provarono a proibirlo per sempre (ovviamente senza successo), prima che gli europei potessero inventarlo.[4] Sicuramente i governi europei, una volta che conobbero questa possibilità, iniziarono a sfruttarla spietatamente, non per fornire al popolo buona moneta, ma per guadagnare quanto possibile da questa seguendo i loro interessi.

Da allora il governo britannico, nel 1694, vendette alla Banca d'Inghilterra un monopolio limitato sull'emissione delle banconote, la preoccupazione principale dei governi non è mai stata lasciarsi sfuggire dalle loro mani il potere sul denaro, precedentemente basato sul privilegio della coniazione, verso banche realmente indipendenti. Per un periodo l'ascendente del sistema aureo e la coseguente credenza che mantenerlo era un'importante quesitone di prestigio, ed essere butatti fuori da esso rappresentava una disgrazia nazionale, mise un efficiente freno a questo potere. Diede al mondo l'unico lungo periodo — 200 anni o più — di relativa stabilità durante il quale la moderna indutrializzazione potè svilupparsi, sebbene soffrendo di crisi periodiche.

Ma non appena fu ampiamente compreso circa 50 anni fà che la convertibilità in oro era solamente un metodo di controllo sull'ammontare di una valuta, il che era il reale fattore che determinava il suo valore, i governi divennero estremamente ansiosi di evadere da questa disciplina ed il denaro divenne più che mai un balocco della politica. Solo pochi dei grandi poteri conservarono per un periodo di tempo tollerabile la stabilità monetaria e la elargirono anche alle loro colonie. Ma l'Europa Orientale ed il Sud America non conobbero mai un periodo prolungato di stabilità monetaria.

Ma mentre i governi non hanno mai usato i loro poteri per fornire una moneta decente per un qualsiasi periodo di tempo ed hanno evitato di abusarne eccessivamente solo quando erano sotto questa disciplina imposta dal sistema aureo, la ragione che ci dovrebbe far rifiutare di tollerare più a lungo questa irresponsabilità del governo è che noi sappiamo che oggi è possibile controllare la quantità di una valuta così da prevenire fluttuazioni significative nel suo potere d'acquisto. Per di più, sebbene ogni ragione è valida per non fidarsi del governo se non è legato al sistema aureo o a qualcosa di simile, non c'è ragione di dubitare che le imprese private, il cui business dipende sul successo nel tentare, potrebbe mantenere stabile il valore di una moneta che è emessa.

Prima di procedere a mostrare come un simile sistema potrebbe funzionare, dobbiamo chiarire due pregiudizi che probabilmente daranno adito ad obiezioni infondate contro la proposta.


La Mistica del Corso Legale

Il primo pregiudizio riguarda il concetto di "corso legale". Non è molto significativo per i nostri scopi, ma generalmente si crede che spieghi o giustifichi il monopolio del governo nell'emissione di denaro. La prima replica scioccata alla proposta qui discussa è di solito: "Ma ci deve essere un corso legale", come se questa nozione provasse la necessità di una singola moneta emessa dal governo e creduta indispensabile per la conduzione giornaliera degli affari finanziari.

Nel suo più stretto significato legale, il "corso legale" sta a significare nient'altro che un tipo di moneta che un creditore non può rifiutare in dismissione di un debito dovuto a lui nella moneta emanata dal governo.[5] Anche così è significativo che il termine non ha una definizione autorevole nella legge statutaria inglese.[6] Altrove si riferisce semplicemente al mezzo per dismettere un debito contratto in termini di moneta emessa dal governo o sotto un'ordine di una corte.

Pertanto visto che il governo possiede il monopolio dell'emissione della moneta e lo usa per stabilire un tipo di denaro, probabilmente deve avere anche il potere di dire da che tipo di oggetti i debiti espressi nella sua valuta possono essere dismessi. Ma ciò vuol dire né che tutto il denaro deve necessariamente essere a corso legale, né che tutti gli oggetti che per legge sono caratterizzati da corso legale devono essere necessariamente denaro (ci sono esempi storici in cui i creditori sono stati obbligati dalle corti ad accettare merci, come il tabacco, che difficilmente potrebbero essere chiamati denaro, in dismissione delle loro richieste di denaro).[7]


La Superstizione Smentita dal Denaro Spontaneo

Tuttavia nell'immaginario popolare il termine "corso legale" è arrivato ad essere circondato da una penombra di vaghe idee circa la presupposta necessità per lo Stato di fornire denaro. Ciò è una cosa derivata dall'idea medievale che è lo Stato che in qualche modo conferisce valore alla moneta che altrimenti non possiederebbe. E questo, a turno, è vero solo fino ad un certo punto, perchè il governo può forzarci ad accettare qualsiasi cosa voglia al posto di ciò che abbiamo contrattato.

In questo senso [lo Stato] può dare alla cosa sostituita lo stesso valore che l'oggetto originale del contratto aveva per il debitore. Ma la superstizione secondo cui è necessario per il governo (di solito chiamato "Stato" per farlo suonare meglio) dichiarare cosa sia denaro, come se avesse creato la moneta che senza di esso non poteva esistere, probabilmente si è originata dall'ingenua credenza che un simile strumento, come il denaro, doveva essere "inventato" e dato a noi da un certo inventore originale. Questa credenza è stata interamente scacciata grazie alla nostra comprensione della nascita spontanea di certe istituzioni da un processo di evoluzione sociale, di cui il denaro è stato sempre il primo paradigma (legge, linguaggio ed etica, sono gli altri esempi principali). Quando la dottrina medievale del valor impositus è stata ripresa in considerazione in questo secolo dal tanto ammirato professore tedesco G.F. Knapp, ha preparato la strada ad una politica che nel 1923 portò il marco tedesco giù di un trilionesimo del suo precedente valore!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Seconda Parte


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Note

[1] F.A. Hayek,
The Constitution of Liberty (London and Chicago: Routledge & Keegan Paul, 1960), pp. 324, et seq.

[2] Vedi Werner Sombart,
Der moderne Kapitalismus, 2nd ed. (Munich and Leipzig, 1916–1917), vol. 2; e prima di lui, Archibald Alison, History of Europe (London, 1833), vol. 2; ed altri. Cf. su di loro Paul Barth, Die Philosophie der Geschichte als Soziologie, 2nd ed. (Leipzig, 1915), che ha un'intero capitolo su "La Storia come funzione del valore del denaro," e Marianne von Herzfeld, "Die Geschichte als Funktion der Geldwertbewegungen," Archiv für Sozialwissenschaft und Sozialpolitik 56, no. 3 (1926).

[3] Arthur Nussbaum,
Money in the Law, National and International (Brooklyn: Foundation Press, 1950), p. 53.

[4] Circa gli eventi cinesi, vedi Willem Vissering,
On Chinese Currency, Coin and Paper Money (Leiden, The Netherlands, 1877) e Gordon Tullock, "Paper Money — A Cycle in Cathay," Economic History Review 9, no. 3 (1956), che non allude, tuttavia, alla storia spesso riferita della "proibizione finale".

[5] Vedi Nussbaum,
Money in the Law; F.A. Mann, The Legal Aspects of Money, 3rd ed. (London: Oxford University Press, 1971); e S.P. Breckinridge, Legal Tender (Chicago: University of Chicago Press, 1903).

[6] Mann,
Legal Aspects of Money, p. 38. Dall'altro lato, il rifiuto di pagare in qualsiasi altra valuta rispetto alla sterlina, fino al recente giudizio delle corti inglesi, ha reso questo aspetto del corso legale particolarmente influente in Inghilterra. Ma ciò potrebbe possibilmente cambiare dopo una recente decisione (Miliangos v. George Frank Textiles Ltd. [1975]) che stabiliva che una corte inglese poteva dare un giudizio in una valuta straniera all'interno di un reclamo monetario in valuta straniera, cosicché, per esempio, è ora possibile in Inghilterra imporre un reclamo per una vendita in franchi svizzeri. Vedi Financial Times, November 6, 1975; la notizia è riportata da F.A. Hayek in, Choice in Currency, Occasional Paper 48 (London: Institute of Economic Affairs, 1976), pp. 45–46.

[7] Nussbaum,
Money in the Law, pp. 54–55.

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