lunedì 22 novembre 2010

Caesar III e l'onnipresente fallimento della pianificazione centrale

Essendo oggi lunedì meglio intrattenersi con temi leggeri e non troppo complicati. Ho sempre avuto un conflitto interiore con questo giorno della settimana.

Presento, quindi, una traduzione di un'articolo tratto dal sito Mises.org, in cui attraverso l'esperienza ludica si trae un'importante verità sulla pianificazione centrale delle varie attività e risorse nella realtà.
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di Mattheus von Guttemberg


Qualche settimana fa ho intrattenuto un mio amico con un'amichevole discussione sulla politica. Essendo lui un'ardente socialista, sosteneva la propria tesi per cui il nostro paese aveva bisogno di applicare politiche redistributive A, B e C. Dopo che aveva finito, gli ho chiesto come poteva aspettarsi che qualcuno pianificasse o calcolasse tutto ciò che fosse richiesto. Mi chiese se avessi giocato ad un gioco chiamato Caesar III. Giurava che questo gioco modellava bene l'economia e che l'avrei dovuto provare di mia mano per vedere come una società pianificata centralmente potesse ben funzionare. Ho accettato la sua sfida.

Per coloro che non hanno familiarità con Caesar III, esso è un gioco in cui si costruisce una città ambientato ai giorni della colonizzazione Romana. Nel gioco il giocatore ricopre il ruolo di un governatore e deve vedere come la sua colonia possa soddisfare le richieste di Cesare (il quale invia richieste abbastanza arbitrarie per la città). Il proprio ruolo, come governatore, deve essere inquadrato nella costruzione di una città prospera e fiorente, con una robusta economia ed una popolazione felice.

Si parte con un appezzamento di terreno inviolato. Qualche volta ci sono montagne in cui scavare o mari in cui pescare oppure terreno coltivabile su cui coltivare piante. A un lato dello schermo c'è una barra delle applicazioni piena di edifici che si possono costruire. Si può scegliere di costruire dozzine di teatri uno accanto all'altro sulla stessa strada se si vuole. Non c'è niente che impedisca la costruzione di qualsiasi edificio in ogni momento — a parte il denaro per costruirlo e forse montagne o laghi sulla strada. Il gioco dà specifici criteri da soddisfare. Si deve avere un certo livello di "Cultura" (mostrato da quanto sfarzose sono le abitazioni), "Favore" (la disposizione di Cesare verso di te), "Popolazione", "Pace", ecc.

Come organizzatore della città si deve decidere in quale ordine ed in quale quantità si deve costruire tutto. Le scelte giuste sono ricompensate con l'aumento in quei criteri; le scelte sbagliate costano denaro e tempo. Per avanzare nei livelli, bisogna soddisfare quei criteri nella quantità che Cesare sceglie. In un livello iniziale potrebbe richiedere un livello di "Cultura" di 10, nel quale caso si può superare il livello con le palafitte, ma in seguito non si può completare un livello finchè l'indice non arriva a 50, il che richiede ville Romane elaborate con vino e vasi di ceramica, ecc.

Non appena si soddisfano tutti i requisiti, il gioco dichiara trionfalmente che la tua città è un successo.

Sfortunatamente non c'è alcuna opzione "Disabilita il Governo" (forse i creatori pensavano che ciò avrebbe semplificato eccessivamente il gioco), così siamo forzati ad assumere il pieno controllo e costruire una città da zero. Questo è il perfetto esempio di pianificazione centrale. Ho speso 3 ore su Skype col mio amico J.P. Gonzales per provare a finire un livello. Anche dopo aver unito le forze, dare ordini e governare le masse si è rivelato difficoltoso.

Nel mondo reale c'è una componente di pianificazione centrale che tutti dovremmo prendere in considerazione la quale non esiste in questo gioco: cioè la realtà di interessi egoistici da parte della casta che governa. E' abbondantemente chiaro nel mondo reale che i governi agiscono primariamente nei loro propri interessi, e così ogni affermazione che la democrazia/il socialismo sono "per le persone" può essere considerata ingenua nel migliore dei casi e crudelmente propagandista nel peggiore. Non è così in questo gioco.

Come ultimo pianificatore cittadino posso dire di fronte a voi tutti che ho fatto l'impossibile per portare avanti il paradiso immaginato da Marx. Ho lavorato sulle strade e sugli acquedotti, la mia fronte sudava quando riorganizzavo i progetti industriali; ho persino donato il mio stesso salario da governatore quando necessario per pagare i debiti arretrati in cui sono incorso con Cesare. Sono il governatore dei cieli, disinteressato all'accumulazione materiale a scapito della mia popolazione. Non ho tentazioni. Anche così, i miei tentativi sono falliti dopo un misarabile fallimento.

Per iniziare a costruire la città la prima azione è stata tracciare le strade. Dopo tutto se non ci sono strade non posso avere immigrati nella mia città, costruirei quindi una città per nessuno. Dopo il completamento delle strade, ho in seguito costruito le future case della mia gente, fattorie su terreno coltivabile (connesse ovviamente alla strada), granai in cui immagazzinare il grano e mercati per distribuire i beni ai consumatori.

Tutto il lavoro — dalla crescita del grano al nutrimento delle persone — deve essere organizzato da voi. Ho dovuto classificare i diversi lavori che la mia forza lavoro poteva compiere in ordine d'importanza, un processo decisionale critico infatti.

Poi arriva la parte dell'acqua potabile: ho dovuto costruire serbatoi vicino i laghi e connetterli attraverso gli acquedotti, affinchè potessero portare l'acqua in città. Ho dovuto pianificare attentamente dove posizionare gli acquedotti, per paura che potessi posizionare malamente preziose risorse. Infine ho costruito fontane per portare l'acqua alle persone.

Potete vedere come il gioco progredisce. In aggiunta a cibo ed acqua, lo stesso processo deve essere applicato a scuole, ospedali, templi (dedicati a cinque dei differenti), biblioteche, bagni, teatri, accademie, prefetture, giardini, sedi degli ingegneri, ecc. Questa è la diretta esperienza della verità del discorso di Mises contro il socialismo: che senza prezzi di mercato per i fattori di produzione, non esiste modo intelligente o razionale per organizzare la società. Non esiste la proprietà privata ed i prezzi che determinano i beni sul mercato sono completamente arbitrari. Il calcolo economico è impossibile.

Per di più l'intera città è costruita dai fondi del mio stipendio da governatore. Le case, le fattorie, i porti, i magazzini, gli anfiteatri, le banchine e tutto il resto viene direttamente dalle mie tasche. Per guadagnare denaro, devo incrementare le tasse o esportare beni in un'altra terra. Trovo questo sistema di tassazione abbastanza irrilevante perchè tutti i salari derivano dallo Stato. Se tutti i salari sono uniformemente imposti, come anche le tasse, che ragion d'essere hanno entrambi? Ciò è quello che Hazlitt intende quando parla di "togliere dalla tasca sinistra per mettere nella tasca destra".

Tra l'altro, sia chiaro che il Senato ed i tribunali — basi degli esattori delle tasse — sono alcune delle più utili costruzioni nel gioco. Immaginate una comunità socialista senza la tassazione!

Ad un certo punto nella carriera da giovernatore, bisognerà intensificare le entrate dall'esportazione. Per esportare, si deve acquistare il diritto ad una via commerciale. Dopo tale acquisto, si deve allocare il lavoro nelle industrie che producono quei beni che gli importatori vogliono comprare. Ciò richiede un completo cambiamento nella direzione del lavoro e spesso crea disoccupazione massiccia; i disoccupati diventano poi criminali e derubano gli esattori, emigrano o continuano a consumare il tuo capitale senza produrre nessun bene.

L'obiettivo del gioco è completare la serie di richieste ed andare avanti. Ogni livello diventa sempre più difficile ed i turni per la pianificazione da stimolanti a terrificanti. Ho fallito almeno una mezza dozzina di volte in ogni livello prima che imparassi a giocare.

Ci sono alcune cose importanti da imparare in questo gioco. In primo luogo si debbono costruire grandi quantità di stazioni di polizia (prefetture) ogni volta. Proteggono i cittadini e rendono le abitazioni in cui vivono sicure dagli incendi. I fallimenti in questi campi avranno come risultato esplosioni spontanee di edifici a caso (letteralmente!). Ci sono state volte in cui mi sono dimenticato (povero me) di piazzare 3 prefetture tutt'intorno i miei terreni coltivabili, e tutte le mie fattorie sono state invase dagli incendi ed eliminate.

Allo stesso modo il gioco richiede anche un'insolita grande quantità di sedi degli ingegneri per assicurarsi che l'architettura non crolli. Senza di essi si verificherebbero gli stessi crolli spontanei degli edifici ed una pulizia completa sarebbe richiesta. Ho trovato spassoso che il gioco ti forzi a costruire senza proporzione grandi quantità di uffici pubblici per assicurarti che "i tuoi cittadini siano al sicuro". Molte parti della città sono così: non abbastanza uffici dei medici per contrastare una peste epidemica; non abbastanza lavoro dedicato alla coltivazione dei campi ha come risultato l'emigrazione di massa.

Un'altra bella caratteristica è il pannello degli avvisi. Cliccando su questo pannello si può parlare con i consiglieri della città sul lavoro, sulla religione, sul cibo, sulle minaccie militari, ecc. La relazione che questo gioco ha col socialismno del mondo reale è paurosa. Non avrei nemmeno potuto avvicinarmi a concludere un livello se non fossi tornato a guardare i miei consiglieri ogni minuto. Se i progettatori di Caesar stavano provando a rendere i giocatori più compassionevoli nei confronti dei dittatori, avrebbero potuto rendere la pianificazione un lavoro più facile oppure, come minimo, avrebbero potuto dare ai consiglieri migliori modi di trattamento.

La quantità di notizie, allarmi, preoccupazioni, consigli, minacce, domande da Cesare ed esplosioni sono abbastanza da suggerire una valutazione da Contenuto per Adulti per questo gioco. Coloro che hanno problemi con il multi-tasking è meglio che facciano attenzione.

Insomma Caesar III è una lezione della futilità della pianificazione centrale. Il gioco non tenta neanche di trattare la popolazione come umani razionali con desideri che cambiano. Sono degli automi robotici sotto il vostro controllo. La difficoltà del gioco deriva dalla distribuzione di cibo, acqua, istruzione, salute, religione, legge e tutti i tipi di beni dei consumatori (vasi di ceramica, mobili, ecc.). Nonostante le condizioni non cambino, l'impossibilità di una pianificazione razionale rende questo un gioco difficile — e specialmente frustrante per gli Austriaci. Anche con un brillante pianificatore centrale, mi sono ritrovato nell'incapacità di soddisfare tutti i desideri dei miei plebei.

Una scoperta interessante era che le persone miglioravano le loro case in risposta a quanto bene il pianificatore soddisfava le necessità. Io non miglioravo le case: lo facevano da sole. Questa potrebbe essere l'unica traccia di individualità che Caesar III permette. E' stata una bella scoperta perchè almeno implicitamente ammette la verità che la ricchezza economica può solo essere creata dagli individui perseguendo scopi razionali. Posso fornire i beni, ma se la popolazione decide di vivere nello squallore, non c'è molto che io possa fare.

Sfortunatamente non ho più avuto la possibilità di dire al mio amico la completa inadeguatezza del gioco a catturare l'essenza dell'azione umana. Se il mio amico, come Platone prima di lui, pensa che la società possa essere modellata come una colonia di formiche, gradirei ascoltare i suoi tentativi di spiegare come. Per quel che è, Caesar III era un'esperimento di confutazione. Se un laureato della Mises University ha problemi a pianificare per finta una colonia romana, che speranza c'è che chiunque possa pianificare la realtà?


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


11 commenti:

  1. Non avevo ancora avuto modo di complimentarmi con te per la pazienza e per la qualità delle tue traduzioni, che meriterebbero ben altri riconoscimenti delle mie modeste valutazioni.
    Apprezzo il gusto del paradosso, tuttavia, in merito alla confutazione di Von Guttemberg, converrai con me che spiegare i limiti della pianificazione centralizzata con una simulazione ludica è un po' troppo facile, giacché (come emerge chiaramente dal testo) le dinamiche socioeconomiche sono circoscritte a poche variabili scolastiche, modellate sui limiti applicativi della IA del gioco.
    Giustamente il "fattore umano" ha un'influenza minima: nell'universo binario dei codici di programmazione non c'è spazio per l'irrazionalità umana, per gli istinti e la follia, che pure sono il fondamento alla base delle personalità e delle scelte.
    Ma al contempo l'homo oeconomicus, tanto caro a certa economia politica di matrice classica, con le sue scelte utilitaristiche, sequenzialità decisionali improntate sempre alla massimizzazione dei vantaggi, nella perfetta ponderazione di costi e benefici, presuppone una razionalità macroeconomica altrettanto artificiale (e dunque irrealistica) di quanto non lo sia il mondo virtuale di Cesar III.

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  2. Ciao Sendivogius, le tue "modeste valutazioni" valgono molto di più di quanto credi e ti ringrazio sinceramente per questo.

    Hai ragione de facto sulla linea paraddossale poratata avanti da von Guttemberg, infatti il suo, credo, sia solo un'esempio al limite per far capire anche ai più "maldestri frequentatori dell'economia" come una pianificazione dettata secondo un programma a tavolino, o da persone intorno ad un tavolo, sia platealmente fallace: sia dal punto di vista razionale che, appunto, economico. Azzarderei l'ipotesi che si sia inoltrato di proposito in questa selva per standardizzare (all'osso proprio) quelle palesi "sviste" che la pianificazione centrale si porta dietro. Il nocciolo della questione sarebbe la chiara ammonizione: guai a coloro che vogliono indirizzare artificialmente l'economia.

    Nota anche il fatto delle maggiori prefetture a scapito degli ambulatori: quando i risultati promessi della pianificazione centrale non si verificano o sono impediti, l'esercito (con tutti i loro giocattoli pagati dal contribuente) entra in scena per far rispettare la volontà dello Stato (Terzigno docet). Inoltre vorrei farti notare un'altra cosa (molto importante secondo me), ma poco rimarcata da von Guttemberg. Il fatto stesso che egli abbia dovuto riprovare più e più volte un livello; è il classico sintomo che i pianificatori hanno quando succeddono a quelli precedenti, credono di aver capito gli errori dei propri predecessori ma continuano sempre sulla via della pianificazione.

    PS: aspetto con ansia la pungente ed arguta puntata novembrina di "Cazzata o Stronzata" ;).

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  3. :) Dovrei testare di persona Caesar III... e in tal senso le mie esperienze sono limitate alla serie 'Total War': la parte gestionale è carente, le scelte limitate e condizionate da variabili indipendenti da qualsiasi forma di "buongoverno"; in T.W sembra che le città esistano con l'unico scopo di essere saccheggiate per pagare le spese militari.
    Del resto, l'eccezionalità del gioco risiede tutta nella conduzione sul campo delle battaglie.
    Invece, in merito alla classifica mensile, debbo dire che anche per il mese di Novembre dispongo già di una nutrita collezione....

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  4. Un buon gioco che posso consigliarti è Rollercoaster Tycoon. Fornisce ottime basi di marketing e di gestione finanziaria. Total War non l'ho provato, le mie esperienze ludiche purtroppo mancano di questa serie.

    Ci credo che hai parecchio materiale, con tutte le cose che stanno accadendo sarà difficile fare la selezione delle migliori 10 :). Freedonia, come di consueto, riserverà a questa rubrica il solito posto d'onore.

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  5. :)Grazie come sempre per la considerazione!
    Tempo permettendo, farò in modo di cercare anche i giochi consigliati..
    In fondo la serie TW possiede il suo punto di forza nella spettacolarità dei combattimenti e nella complessità della gestione strategica con livelli di realismo strabilianti (ad esempio "Empire"), ma non sempre alla portata di tutti i pc.

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  6. Alcune disordinate considerazioni:
    1.Trovo demenziale trarre conclusioni politiche dalla gestione di un gioco per computer.
    2.Conosco bene Caesar 3 e non è così difficile procedere nei livelli e organizzare bene la società.
    3.Parliamo di antica Roma, non di Unione Sovietica.
    4.Nel gioco ci sono sciocchezze adatte più all'Occidente che a un paese decentemente razionale (dèi, desideri del monarca, tasse, mercati, ecc)
    5.L'estensore dell'articolo trae conseguenze secondo la sua personale logica filomercato, perciò non capisce il gioco. Si attenesse invece alle regole.
    6.Ovviamente le variabili sono rigide: chi paragonerebbe gli scacchi a una reale battaglia militare?
    7.Nel gioco le prefetture prevengono gli incendi, non le rivolte
    8.Il gioco non è un gioco sulla società, in fondo, ma sull'individuo e le personali pianificazioni quotidiane.
    9.Qualunque amministratore di Cosa pubblica deve fare calcoli e valutazioni simili.
    10.Le case che migliorano da sé non dipendono dall'iniziativa di singoli che - magari abusivamente - alzano di un piano la propria abitazione, ma dal miglioramento delle condizioni generali. Se si dovesse manualmente migliorare casa per casa il gioco sarebbe di una noia mortale, come probabilmente è la persona che ha scritto l'articolo non meno di chi l'ha tradotto.
    11.Gli idioti filocapitalisti non perdono occasione per parlare a vanvera.
    12.Le rivolte legate alla tassazione sembrano più un effetto dell'individualismo attuale occidentale che di un'economia sanamente solidale.
    13.In fin dei conti i cosiddetti liberali hanno in mente una sola libertà: la propria. E considerazioni sul bene comune gli risultano un intralcio al perseguimento del proprio personale lusso: sarete inesorabilmente abbattuti.
    14.Non c'è gioco più arbitrario di quello della cosiddetta economia politica. Conoscete alla perfezione le dinamiche della borsa valori e il gioco del Monopoli, ma l'economia reale vi è totalmente estranea.

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    1. Salve Anonimo.

      Non risponderò alle considerazioni riguardanti il gioco in quanto tale, poiché non ho avuto il piacere di sperimentarlo.

      1. Lei ovviamente ha fallito nel comprendere la natura dell'articolo. Esso estende delle conclusioni che sono state tratte altrove (che non conosce dato il suo scarso studio della materia). Prende spunto da una situazione in particolare per avallare e semplificare una serie di concetti per i quali esistono studi più approfonditi e complessi.

      3. Mi perdoni, ma hanno fatto la stessa fine. Chissà, forse le coincidenze...

      5. Sia preciso perché non ho tempo da perdere. Cosa significa "posizione filo-mercato"? Cosa intende con mercato?

      6. Sun-Tzu non avrebbe problemi.

      9. Sia preciso perché non ho tempo da perdere. Quali calcoli? Quali valutazioni? In base a cosa? Cosa accade se sono errati?

      11. Bene. Ma non è più idiota chi si prende la briga di rispondere a suddetti (presunti) idioti?

      12. Individualismo occidentale? Lei è in grado di tracciare fenomeni di individualismo in un'epoca di starnazzante "coesione sociale"? Cosa intende con economia "sanamente solidale"? Ne deduco che chi addirittura vorrebbe pagare le tasse ma non riesce a tirare su i soldi non è "sanamente solidale"? Ne deduco che chi finisce nel mirino del fisco per cause avulse dalle proprie non è "sanamente solidale"? Ne deduco che chi si è suicidato perché impossibilitato a pagare prezzi da usura al fisco non è stato "sanamente solidale"? Ne deduco che rendere la vita impossibile ai commercianti dal punto di vista burocratico rappresenta lo specchio di un'economia "sanamente solidale"? Potrei andare avanti, ma non voglio correre il rischio di annoiarla.

      13. Mi perdoni, se io condividessi quello che lei ritiene bene per me dovrei semplicemente accodarmi in silenzio?

      14. Borsa valori... monopoli... mi dispiace ma non ha idea di ciò che sta dicendo. Le conviene studiare prima di utilizzare la tastiera e fare brutte figure davanti a un pubblico attento.

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    2. Be', dal momento che l'articolo fondava la sua ragion d'essere sull'ennesima riprova che Caesar 3 ci fornisce del fallimento di una qualsivoglia organizzazione dell'economia (a scapito dei privati privatissimi interessi di casta, quella proprietaria dei mezzi di produzione ovviamente), be' – dicevo – non conoscere il gioco quale credibilità dà alla Sua risposta?

      Ma comunque:

      1. Ho capito perfettamente la natura dell'articolo, e non mi sfugge la pretestuosità di certe argomentazioni, che nella semplificazione certo non ci guadagnano.

      3. Infatti, ambedue le società sono finite in mano e per mano dei Barbari. Già, le coincidenze.

      5. Intendo – come peraltro ho scritto chiaramente, e sono io che perdo tempo a rispiegare – che applicare con rigidità arteriosclerotica le logiche del moderno mercato capitalistico a Caesar 3 non aiuta a capire il gioco: bisognerebbe uscire dall'acquario ogni tanto.

      6. Sun Tzu non è il solo, il paragone è molto diffuso (soprattutto tra i giocatori mediocri).
      Personalmente non affiderei la mia parte di scacchiera a un generale, tantomeno il mio esercito a uno scacchista.

      9. Valutazioni (difficili) sulla distribuzione delle risorse pubbliche, specie quando sono ridotte all'osso perché commercianti senza vergogna, artigiani totalmente al nero, imprenditori (s)pregiudicati, professionisti furbacchioni, rubano allo Stato e quindi ai cittadini – di solito i più deboli – quantità enormi di denaro, per accumulare ricchezze e beni per sé e i propri discendenti. Chiaro ora?

      11. Probabilmente sì, ma di un altro tipo di idiozia. Serve spiegazione anche di questo?

      12. Se i soggetti di cui al punto 9 pagassero quello che devono, non si verificherebbero i casi da Lei elencati – noiosamente, sì – perché sono i soliti triti argomenti degli evasori fiscali, di solito quelli furbi.
      Ma davvero le tasse sono l'unica cosa a cui sapete pensare? Davvero non sapete guardarvi attorno? Non usate asili scuole ospedali mezzi pubblici? Credete davvero che la preoccupazione di un salariato o di un pensionato a pochi euro siano le tasse che pagano fino all'ultimo centesimo? O piuttosto lo strozzinaggio delle banche e dei palazzinari, l'inefficienza dei servizi pubblici, i costi delle scuole e delle università, dei farmaci e dei trasporti e dell'energia?
      O magari di non poter dare a un figlio una decente istruzione e cultura, una vita ricca di idee e di autentica libertà di espressione e sviluppo, in un paese sempre più compiaciutamente analfabeta che parla solo di denaro e morte e odia sempre di più chi gli sta attorno?

      13. No. Nella storia, antica e recente, sono sempre i deboli e i poveri ad accodarsi al pensiero dominante delle classi dominanti, e sarebbe ora che avesse spazio, ma per davvero, chi finora, da sempre, si è dovuto – e a forza – accodare a preti e papi, capitale e impresa, nobili e meno nobili, mafiosi e prepotenti, evasori fiscali e piazzisti della politica e delle arti e della cultura. Siete voi che occupate tutti gli spazi.

      14. Ribadisco pari pari quanto detto e so benissimo di cosa parlo. Siete voi a non conoscere e capire minimamente cos'è e come funziona l'economia reale, perché in testa avete soltanto il prodotto interno lordo o, forse, DEL prodotto interno lordo.

      Ma è la supponenza, figlia della vostra agiatezza, la cosa che più di tutte grida vendetta.
      (il tempo per bene argomentare non è mai tempo perso, ma il capirlo non è alla portata di tutti).

      Raniero B.

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    3. Salve Raniero.

      La credibilità della mia risposta deriva dagli studi che porto avanti in materia di prasseologia. Dedicando il mio tempo a sondare l'ambiente di mercato mi ritrovo sovente a cercare modi di semplificare ciò che è scritto nei trattati e nei libri, e, all'epoca, ho ritenuto giusto presentare questo pezzo per dimostrare come alcuni concetti all'apparenza complessi potessero essere trasmessi agli altri attraverso un esempio più concreto e digeribile. Il paragone con la realtà in cui siamo immersi oggi è estreamamente calzante, stando a rappresentare l'incapacità degli individui di poter imprimere le loro scelte (con una certa determinazione) in caso di disaccordo con le autorità di regolamentazione.


      1. No, non credo che ce l'abbia chiara. Soprattutto alla luce delle risposte che ha fornito.


      3. Ma per favore! Lei sta confondendo cause ed effetti. L'impero romano è crollato a causa di un deterioramento economico risultante da eccessiva tassazione, inflazione e iper-regolamentazione. Lo stesso lo si può dire dell'URSS. Non si tratta di barbari, si tratta di pianificazione cenetrale. E quest'ultima si conclude sempre con la bancarotta di quei Paesi che l'adottano.


      5. Non ha risposto alla mia domanda. Von Guttemberg parla chiaramanete di azioni degli individui e lei parla di con "rigidità arteriosclerotica delle logiche del moderno mercato capitalistico". Quindi le ripeto, cos'è il mercato?


      9. In realtà a me era chiaro sin dall'inizio dove voleva andare a parare. Lei considera legittimo il fatto che lo stato possa bussare alle porte delle case altrui, puntare una pistola alla tempia e richiedere il pagamento di un pizzo per una presunta protezione o la presunta elargizione di servizi. Quindi, qualora qualcuno tenda a resistere a questo furto, viene magicamente evocata la parola "evasore" e non si pensa minimamente al fatto che le risorse guadagnate in prima istanza siano frutto di lavoro onesto e giustamente retribuito. Non solo, il suo discorso presuppone anche che se lo stato avesse più risorse allora potrebbe garantire il paradiso in terra alle persone. L’equazione “pagare tutti = pagare meno” ha validità solo se la spesa rimane invariata, ma il Leviatano ha tanta fame e più denaro entra, più spende. Le maggiori entrate dovute al recupero dell’evasione andrebbero quindi subito a costituire nuove voci di spesa, non rimborsi ai contribuenti che hanno sempre pagato. A questo proposito se le ricorda le litigate interne al governo Prodi su come spendere il famoso “tesoretto”?

      Dopotutto Jean Baptiste Colbert, Ministro delle Finanze del Re Sole, diceva che «l'arte del tassare consiste nello strappare ad un'anatra il massimo numero di penne con il minimo di sibilli». Aumentando il numero di anatre si incrementa soltanto la quantità di penne da strappare.

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    4. 12. Ah, quindi lei ha la presunzione di sapere cosa vogliono salariati e pensionati? Utilizzando una reductio ad absurdum, perché i single senza figli dovrebbero pagare le scuole pubbliche? Lei è fiducioso nello stato, crede nel suo potere di salvezza. Io, diversamente, credo in una formula migliore e decisamente più orientata alla libertà: "Facciamo un affare ad un certo prezzo." Questi stimola la concorrenza. Questo stimola la capacità delel persone di far contare le loro scelte e quindi far prosperare la società. Ogni qual volta i consumatori possono decidere del loro destino, l'economia nazionale ne beneficia.

      Accade in Germania, ad esempio. Ma lei onn vuole concedere questa opportunità agli individui. Lei vuole che un burocrate con pistola e distintivo bussi alla porta delle persone e raccolga denaro da destinare in progetti presumibilmente solidali. Da quando le guerre, ad esempio, sono solidali? Come si può opporre lei a questa decisione? Non può. Le sventolano davanti al naso il paravento della solidarietà e dell'elemosina per arrogarsi il diritto di spendere il suo denaro in cose che lei non vorrebbe. Ci pensi due volte, quindi, prima di dire peste e corne sugli "evasori" e assolvere lo stato.


      13/14. Voi chi? Ma la smetta! Gli individui si accodano solo perchè vengono dati loro incentivi. Agiscono influenzati da una legge economica oggettiva: "Le persone rispondono ad incentivi, siano essi negativi o positivi." Parlando, quindi, di aggregati macroeconomici dimostra solo di non aver idea di cosa sia l'economia in quanto tale e cosa studi. Nella barra dei menù sotto la bandiera di questo blog, c'è la sezione "Per iniziare", le consiglio quindi di usarla.

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  7. Da 1. a 14. Non posso che rimandare a quanto ho già scritto, e che Lei volutamente travisa del tutto. D'altra parte la sua risposta supponente e arrogante, oltre che fare apologia di un reato che probabilmente anche compie, e proclamare idee contrarie alla Costituzione della Repubblica Italiana, non dimostra un bel nulla e maschera dietro presunte scienze e competenze soltanto Ideologia – per giunta della peggiore – e meschini interessi privati (solo per dire: non è interesse anche personale di un single senza figli che tutti possano studiare? In caso contrario con chi avrà a che fare negli anni a venire?). Il Suo mi sembra solo un frullato indigesto di trite ideologie reazionarie piuttosto datate. E' quindi perfettamente inutile continuare in questo pseudoconfronto. Sono fiducioso che se un giorno finiranno i tempi bui come quelli attuali, si porteranno via anche quelli come Voi. Ripensandoci, forse ho perso tempo. Grazie per lo spazio, Raniero B.

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