mercoledì 14 settembre 2011

Il Mercato e lo Stato

"L'ideale del socialismo centralista è come minimo discutibile; quella del sindacalismo è così assurda che bisogna sprecarci qualche parola. […] Preferire l'interesse della produzione sull'interesse del consumo, che è una caratteristica dell'anti-liberalismo, vuol dire essere protesi artificialmente a sostenere condizioni di produzione che sono state rese inefficienti dal progresso continuo. Un tale sistema potrebbe sembrare discutibile quando gli interessi speciali di piccoli gruppi sono protetti rispetto alla grande maggioranza di altri, dal momento che il partito privilegiato guadagna di più dal suo privilegio come produttore rispetto a quanto d'altra parte perde come consumatore; diviene assurdo quando viene innalzato a principio generale, dal momento che ogni individuo perde infinitamente di più come consumatore rispetto a quanto possa essere in grado di guadagnare come produttore. La vittoria dell'interesse della produzione sull'interesse del consumo vuol dire abbandonare l'organizzazione economica razionale ed impedire tutto il progresso economico. Il socialismo centralista sa tutto ciò molto bene. [...] Il sindacalismo pone deliberatamente l'interesse di produzione dei lavoratori in primo piano.[…] Il sindacalismo renderebbe tutta la ripartizione della produzione impossibile; non lascia spazio per il progresso economico." (Mises, Nation, State, and Economy, Parte 3, Cap. 3.)
____________________________________


di Ludwig von Mises


[Originalmente pubblicato in Germania nel 1968]


Per ogni specie di animali e piante i mezzi di sussistenza sono limitati. Di conseguenza gli interessi vitali di ogni essere vivente sono implacabilmente opposti a quelli di tutti i membri della sua specie. Solo gli esseri umani sanno come superare questo conflitto irriconciliabile e dato dalla natura imbarcandosi nella cooperazione. La maggiore produttività del lavoro, svolto sotto il principio della divisione del lavoro, sostituisce il tetro antagonismo creato dalla scarsità di cibo con la solidarietà di interessi tra persone intenzionate a raggiungere scopi comuni. Il pacifico scambio di merci e servizi, il processo di mercato, diviene la caratteristica standard delle relazioni interumane. L'accordo reciproco delle parti allontana la violenza della legge del più forte.



Cooperazione contro Violenza

La debolezza intrinseca di questo metodo di risoluzione del problema fondamentale dell'umanità (e non c'è nessun altro metodo disponibile) viene osservata nel fatto che dipende dalla totale ed incondizionata cooperazione di tutti gli esseri umani e può essere ostacolata dalla non-cooperazione di qualunque individuo. Non c'è nessun altro mezzo disponibile per eliminare l'interferenza violenta con gli affari degli uomini se non il ricorso ad una violenza più energica. Contro gli individui o gruppi di individui che ricorrono alla violenza oppure che non rispettano i loro obblighi derivanti dai contratti niente è più utile che il ricorso alla violenza. Il sistema di mercato di accordi volontari non può funzionare se non è sostenuto da un apparato di coercizione ed obbligo pronto a ricorrere alla violenza contro gli individui che non si conformano strettamente ai termini ed alle regole di accordo reciproco. Il mercato ha bisogno del sostegno dello stato.

Il mercato nel più ampio senso del termine è il processo che racchiude tutte le azioni volontarie e spontanee degli uomini. E' il regno dell'iniziativa umana e della libertà ed il terreno sul quale tutti i progressi dell'umanità prosperano.

Lo stato, il potere che protegge il mercato contro il ricorso distruttivo alla violenza, è un lugubre apparato di coercizione ed obbligo. E' un sistema di ordini e proibizioni, ed i suoi servi armati sono sempre pronti ad imporre queste leggi. Qualunque cosa faccia lo stato, è fatto da questi soggetti al suo comando. Il potere dello stato forza i suoi cittadini a costruire piramidi ed altri monumenti, ospedali, istituti di ricerca e scuole. Le persone vedono queste realizzazioni e lodano i loro autori. Non vedono gli edifici distrutti dal potere dello stato. Nemmeno vedono quelle strutture che non furono mai state costruite perché il governo tassò i mezzi che i singoli cittadini avevano destinato per la loro costruzione.

Oggi non c'è praticamente limite al favore verso lo stato da parte delle persone e dei loro governanti o, come si dice oggi, all'entusiasmo pro-socialista. Difficilmente qualcuno è abbastanza coraggioso da sollevare obiezioni se viene suggerita una certa espansione del potere dello stato — popolarmente chiamato "settore pubblico dell'economia". Ciò che rallenta ed in molti campi ferma il progresso verso una maggiore socializzazione delle imprese è il fallimento finanziario di quasi tutta la nazionalizzazione e la municipalizzazione. A questo riguardo, il riferimento alle Poste gioca un ruolo importante nelle filosofie socialiste dei giorni attuali e nelle politiche economiche. La loro ben conosciuta inefficienza ed il loro enorme deficit finanziario demoliscono le favole popolari sulle virtù della conduzione degli affari da parte dello stato, l'apparato sociale di azione violenta.

E' impossibile difendere onestamente la violenza contro la cooperazione pacifica. Così i sostenitori della violenza stanno facendo ricorso al trucco di invocare metodi di violenza e minaccia della violenza che chiamano "non-violenza". Il caso più eclatante sono i sindacati. La loro procedura essenziale, l'uso dell'azione violenta di vari tipi[1] o la minaccia di tali azioni, è di impedire alle imprese di lavorare con l'aiuto delle persone che non obbediscono agli ordini dei sindacati. Hanno avuto successo nel dare al termine militare "picchettaggio" una connotazione "pacifica". Tuttavia, nel modo in cui lo applicano, include la volontà di uccidere e distruggere con la forza bruta.

L'antagonismo fondamentale tra il reame dell'accordo reciproco e pacifico e quello di obbligo e coercizione non può essere sradicato con l'inutile chiacchiera di due "settori" dell'economia, il privato ed il pubblico. Non esiste concilio tra la costrizione e la spontaneità. I tentativi di resucitare il totalitarismo dei Faraoni d'Egitto o degli Inca del Perù sono condannati. E la violenza non perde il suo carattere antisociale quando viene ribattezzata "non-violenza". Tutto quello che ha creato l'uomo era un prodotto di cooperazione volontaria umana. Tutto quello che la violenza ha dato alla civiltà sonote i servizi — certamente indispensabili — che consentono alle persone amanti della pace di contenere i potenziali perturbatori della pace stessa.



Pianificazione Socialista

La civiltà occidentale apprezza ed ha sempre apprezzato la libertà come il più grande bene. La storia dell'Occidente è una testimonianza di lotte contro la tirannia e per la libertà. Nel diciannovesimo secolo l'idea della libertà individuale come sviluppata dagli antichi Greci e resuscitata dagli Europei del Rinascimento e dall'Illuminismo sembrava funzionare anche per le persone arretrate dell'Oriente. Gli ottimisti parlavano di un'età di pace e libertà.

Quello che accadde in realtà fu l'esatto contrario. Il diciannovesimo secolo, di enorme successo per le scienze naturali e per l'utilizzo della tecnoloiga, generò e rese popolare le dottrine sociali che descrivevano lo stato totale come il progetto ultimo della storia umana. I Cristiani come anche gli atei rigettarono l'economia di mercato, diffamandola come il peggiore di tutti i mali. Mentre il capitalismo incrementò la produttività dello sforzo economico ad un livello senza precedenti e lo standard di vita delle masse nei paesi capitalisti migliorò di anno in anno, la dottrina Marxista dell'inevitabile impoverimento progressivo delle "classi sfruttate" era accettata come un dogma incontestabile. Sedicenti intellettuali, anelando e desiderando fortemente quella che chiamano la dittatura del proletariato, fingono di continuare gli sforzi di tutti i grandi campioni della libertà.

L'ideale sociale e politico del nostro tempo è la pianificazione. Gli individui non devono più avere il diritto e l'opportunità di scegliere il modo della loro integrazione nel sistema della cooperazione sociale. Ognuno dovrà conformarsi agli ordimi emanati dalla supremazia della società — ovvero, dallo stato, dal potere della polizia. Dalla culla alla bara ognuno sarà forzato a comportarsi precisamente come gli viene ordinato di comportarsi da coloro che gestiscono il "piano". Questi ordini determineranno la sua formazione ed il luogo ed il tipo di lavoro, come anche i salari che riceverà. Non sarà in una posizione per sollevare alcuna obiezione contro gli ordini ricevuti; secondo la filosofia sottostante al sistema, solo l'autorità pianificatrice è in una posizione per sapere se o no l'ordine è o non è in accordo con il suo piano per una conduzione più "socialmente" desiderabile degli affari.

La totale schiavitù di tutti i membri della società non è solo un fenomeno accidentale della gestione socialista. E' piuttosto la caratteristica essenziale del sistema socialista, l'effetto di un qualsiasi tipo di conduzione socialista dell'economia. E' precisamente ciò che gli autori socialisti avevano in mente quando stigmatizzarono il capitalismo come "anarchia della produzione" e richiedevano il trasferimento di tutta l'autorità e tutto il potere alla "società". O un uomo è libero di vivere secondo il suo volere oppure è forzato a sottomettersi incondizionatamente al volere del grande dio stato.

Non importa che i socialisti si facciano chiamare oggi "di sinistra" e diffamino gli invocatori di un governo limitato e di un'economia di mercato come "di destra". Questi termini "sinistra" e "destra" hanno perso ogni significato politico. La sola distinzione significativa è che tra gli invocatori dell'economia di mercato ed il suo corollario, un governo limitato, e gli invocatori di uno stato totalitario.

Per la prima volta nella storia umana c'è un accordo perfetto tra la maggioranza dei cosidetti intellettuali e la vasta maggioranza di tutte le altre classi e gruppi di persone. Tutti loro vogliono ardentemente e veementemente la pianificazione — ovvero, la loro stessa schiavitù.



Libertà Individuale ed Economia di Mercato

La caratteristica della società capitalista è la sfera di attività che assegna all'iniziativa ed alla responsabilità dei suoi membri. L'individuo è libero e supremo fintanto che non limita la libertà dei suoi concittadini nel perseguire i loro scopi. Nel mercato egli è sovrano poiché è un consumatore. Nella sfera governativa è un elettore e perciò una parte del legislatore sovrano. La democrazia politica e la democrazia di mercato sono congeneri. Secondo la terminologia del Marxismo uno dovrebbe dire: il governo rappresentativo è la sovrastruttura dell'economia di mercato come il dispotismo è la sovrastruttura del socialismo.

L'economia di mercato non è solamente uno dei vari e possibili sistemi pensabili della cooperazione economica dell'umanità. E' l'unico metodo che permette all'uomo di stabilire un sistema sociale di produzione a cui la lealtà è ricamata per mirare al miglior soddisfacimento dei consumatori.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


__________________________________________________________________

Note

[1] Cf. Roscoe Pound, Legal Immunities of Labor Unions (Washington, D.C., American Enterprise Association, 1957).

__________________________________________________________________


Nessun commento:

Posta un commento