venerdì 24 agosto 2012

Bolle, Bolle Ovunque





di Francesco Simoncelli


Gli Stati Uniti sono dei palloni gonfiati. Beh, militarmente ed economicamente. Per la prima caratteristica sappiamo molto bene come se la stanno cavando in Afghanistan, con i Talebani che fanno loro il culo a strisce; mentre per la seconda stanno conducendo il paese su una strada fatta di montagne russe designate per mantenere in carica una mentalità ed una struttura di potere logore da anni di fallimenti continui mascherati da salvaguardia del benessere della popolazione. Questi alti e bassi sono alimentati da bolle economiche che, ripercorrendo le fasi del ciclo economico Austriaco, danno l'illusione della prosperità e di una ripresa economica. Ogni ripresa sarà nominale, basata su un'euforia finanziaria che ogni volta passerà da un settore ad un altro mandando in cancrena l'intera struttura economica, questa cancrena parte dalla bolla più grande al giorno d'oggi: la bolla dei bond del governo USA.

Storicamente, in un sistema di libero mercato, queste bolle terminavano con la loro totale liquidazione e con quella del debito cattivo. Tuttavia la stampa di denaro da parte  della FED sin dal 2008 ha fatto in modo che determinati settori fossero sganciati da questo onere, lasciando il settore privato in un limbo senza fine a causa del supporto della banca centrale di quelle entità connesse strettamente ad essa: governo e banche.




Sin dal 1998 l'offerta di moneta più ampia, M2, è raddoppiata; è aumentata di circa 10 volte sin dal 1971.




Questa espansione dell'offerta di moneta ha permesso la nascita di una serie di bolle che ancora persistono nell'ambiente economico. L'inflazione risultante e le conseguenze portate da queste bolle ha effetti deleteri.




Mises scrisse quanto segue nel capitolo 20 dell'Azione Umana:

L'espansione impoverisce. Ma ancora più disastrosi sono i danni morali. Essa rende la gente scoraggiata ed abbattuta. Quanto più ottimista nella prosperità illusoria dell'espansione, tanto maggiore diventa poi la disperazione e il senso di delusione. L'individuo è sempre disposto ad attribuire la buona fortuna alla sua personale efficienza e a prenderla come una ricompensa ben meritata al suo talento e alla sua probità. Ma addossa sempre agli altri i rovesci della fortuna, bersagliando particolarmente l'assurdità delle istituzioni politiche e sociali. Non biasima le autorità per aver favorito l'espansione. Le ingiuria per la conseguente rovina.

In un boom, quando le cose vanno bene, tutti sembrano stare bene; sembra che tutte le cose che ci capitano sono frutto del nostro lavoro. Poi, all'improvviso, quando le cose sembrano andare male, diamo le colpe agli altri senza ricordare a noi stessi che ogni azione in economia ha un prezzo e non esistono pasti gratuiti.



STUDENTI GALLEGGIANTI

"Non credo che i prestiti agli studenti siano un problema per la stabilità finanziaria nella stessa misura in cui, per esempio, lo era il debito ipotecario nell'ultima crisi perché la maggior parte di questo non è posseduto dalle istituzioni finanziarie ma dal governo federale" -- Ben Bernanke




I prestiti agli studenti che si incamminano sulla strada dell'educazione superiore, consentono a ragazzi di 18 anni di finanziare i propri studi negli anni successivi. Come vediamo dall'immagine, oggi gli studenti che escono dagli anni formativi scolastici sono immersi completamente in un debito che difficilmente riusciranno a ripagare, data anche l'enorme disoccupazione che continua ad imperversare nell'ambiente economico degli USA. Il governo degli Stati Uniti ha finanziato sconsideratamente delle attività che nel lungo periodo si sono dimostrate insostenibili, portando avanti un programma di spesa scriteriato. Il divario tra un'economia sostenibile ed un'economia drogata da stimoli è così ampio che i pianificatori centrali devono buttare sempre più risorse in investimenti improduttivi per sostenerli artificialmente.

Le persone si adattano alle avversità, i governi no. Gli squilibri scaturiti da errori imprenditoriali o da investimenti improduttivi vengono prontamente liquidati dal mercato stesso attraverso dei processi di purificazione dolorosi, ma una volta terminati si ritorna ad un panorama sostenibile in cui si può ancora una volta operare investimenti sani riallocando correttamente le risorse liquidate durante il bust. Oggi, invece, il sistema economico viene guidato lungo binari prefissati da una ristretta cerchia di individui che amano operare salvataggi di quelle raltà strettamente connesse alle loro preferenze, facendo continuare il ciclo economico indefinitamente. Gli errori non vengono corretti e vengono peggiorati.

Ecco un breve riassunto, preso dal WSJ, delle conseguenze che si porta dietro la bolla dei prestiti studenteschi:

  • I costi universitari in ascesa ed un'economia stagnante stanno diventando il peggior fardello per una classe sociale: le famiglie della classe media.
  • Secondo l'analisi del Wall Street Journal dei dati recenti rilasciati dalla Federal Reserve, le famiglie con redditi annuali dai $94,535 ai $205,335 hanno visto il più grande salto nella percentuale dei debiti legati ai prestiti studenteschi dal 2007 al 2010, secondo le ultime cifre disponibili. Questo gruppo ha anche visto un brusco aumento nella quantità media di debito.
  • Mrs. Hofmeister, una broker assicurativa e consulente finanziaria, dice che lei e suo marito, un operation manager, raggiungono insieme un reddito a sei cifre che li posiziona nella classe media superiore e sono rimasti sorpresi da quanto dovevano prendere in prestito. Dice di sentirsi intrappolata in un purgatorio finanziario, tra "persone con redditi bassi che hanno un sacco di sovvenzioni, e coloro veramente ricchi, per i quali questo non è un problema."
  • L'analisi del WSJ ha definito le famiglie con reddito medio-alto come quelle con entrate annuali tra i percentili 80 e 95 rispetto a tutte le famiglie a livello nazionale. Tra questo gruppo, il 25.6% aveva un debito a causa di prestiti studenteschi nel 2010, nel 2007 la cifra si fermava al 19.5%. Per tutte le famiglie, la porzione con debiti legati ai prestiti studenteschi è salita al 19.1% nel 2010 dal 15.2% nel 2007.
  • L'importo preso in prestito dalle famiglie con redditi medio-alti, nel frattempo, è lievitato. Avevano un debito medio di $32,869 per prestiti universitari nel 2010, nel 2007 la cifra si fermava a $26,639, dopo l'aggiustamento all'inflazione, secondo l'analisi del WSJ.
  • La tipica famiglia a basso reddito riceve borse di studio totalizzando il 36% del costo, dice il prestatore, mentre per le famiglie ad alto reddito questi pacchetti totalizzano il 21%.
  • Più di tre milioni di famiglie ora sono in debito per almeno $50,000 in prestiti agli studenti, rispetto alle 794,000 del 2001 e meno di 300,000 nel 1989, dopo l'aggiustamento all'inflazione.
  • Alcune famiglie accendono i prestiti perché hanno speso molto denaro extra o l'hanno risparmiato per la pensione. Più di u nterzo dei genitori co nredditi tra i $95,000 ed i $125,000 con un figlio che è andato all'università nel 2011 non ha risparmiato o investito per la sua istruzione, secondo un sondaggio condotto dai consulenti del Human Capital Research.
  • Con le loro finanze sotto pressione, alcuni genitori con un reddito alto stanno facendo in modo che i propri figli paghino il conto. Tra le famiglie con un reddito da $100,000 o più, gli studenti hanno pagato il 23% dei loro costi universitari nel 2012 mediante prestiti, guadagni e risparmi, secondo Sallie Mae, dato in aumento rispetto al 14% del 2009; la porzione coperta dai genitori è scesa al 52% dal 61%.

Il Dipartimento dell'Educazione degli Stati Uniti è diventato una grande agenzia di prestiti agli studenti, ripetendo gli errori commessi dalle agenzie di mutui durante la bolla immobiliare. Nel 2009 è iniziata una frenesia di prestiti che ha condotto il Tesoro a possedere nel suo portfolio circa $452 miliardi di titoli esigibili legati ai prestiti studenteschi. L'anno prossimo questi "asset" potrebbero subire una trasformazione proprio perché, come le opzioni ARM durante la bolla immobiliare, questi prestiti hanno una precisa tempistica: quattro anni dopo la concessione di tali prestiti, i mutuatari devono iniziare a ripagarli. Questo significa che presto questi titoli diventeranno delle passività.

Perché? Lo stimolo artificiale di tali sovvenzionamenti ha un prezzo. Se il trend attuale dovesse continuare, il futuro del mondo del lavoro ne risentirebbe, infatti l'Economist sottolinea che: "solo circa 400,000 Americani in più erano impiegati nel Dicembre 2009 rispetto al Dicembre 1999, mentre la popolazione è cresciuta di circa 30m."  E con queste cifre relative alla disoccupazione, il futuro è più tetro. Milioni di studenti si specializzeranno nelle stesse materie più popolari e si ritroveranno in competizione per i pochi posti di lavoro rimasti, poiché l'offerta di studenti che entrerà nel mondo del lavoro sarà infinita e le imprese abbasseranno la base delle buste paga per i nuovi impiegati a causa della loro abbondanza.

Lo scenario peggiore sarà che le imprese non li assumeranno affatto poiché già equipaggiati con personale con le stesse capacità dei neo-laureati, creando così sovrabbondanza in determinati settori e carenze in altri. Colpa delle imprese, quindi? Da come abbiamo visto, invece, è causa dell'interventismo del governo che sovvenzionando artificialmente un settore specifico ha dato vita a delle distorsioni che perturberanno inevitabilmente lo scenario economico. Non solo, Previdenza Sociale e Medicare soffriranno per questo interventismo. Infatti, la Social Security Administration ha indetto un programma di detrazione mensile dove i genitori pensionati che hanno aiutato i figli a prendere in prestito denaro per l'università, stanno ora affrontando detrazioni automatiche sui loro assegni. Nel 2012 ad ora, 115,000 pensionati hanno visto ridursi i loro pagamenti mensili. Erano 60,000 nel 2007. Il numero aumenterà dato che l'anno non è ancora finito.

Le detrazioni corrono nel range del 15%, e per coloro che vivono con gli assegni sociali è un bel colpo. Inoltre, Gary North ci ricorda che il Congresso ha cambiato la legge nel 1996 per permettere alla Previdenza Sociale di depredare gli assegni mensili in anticipo. Molte persone non ne sono a conoscenza, ma presto lo scopriranno amaramente. C'è un'altra legge approvata dal Congresso che ha effetti nefasti: Higher Education Technical Amendments Act. Se i mutuatari sono in debito per $60,000 o più, il limite di tempo sale a 30 anni. Altri otto anni possono essere aggiunti se i mutuatari affrontano un periodo di disoccupazione o altre difficoltà economiche; durante questi anni, non vengono richiesti pagamenti ma gli interessi si accumulano.

I rischi associati agli oneri dei prestiti vengono, quindi, spostati sul contribuente. Nasce un azzardo morale, dove i rischi vengono bypassati perché sdoganati su terze persone ed i salari diminuiscono a causa della sovrabbondanza di lavoratori. Il risultato? Default. Lo scoppio di questa bolla farà un bel botto ed influenzerà vari settori da quello automobilistico (anch'esso gravato da distorsioni causate da mutui subprime), a quello immobiliare, a quello del credito.




In conclusione, possiamo vedere come la teoria dell'assistenza finanziaria scolastica tramite l'intervento del governo non funziona candidamente come si pensa. Il programma danneggia solamente chi vorrebbe "aiutare." Ciò costringerà sempre più studenti a sprofondare nel debito prima di poter guadagnare qualcosa con il loro lavoro. Infine questa situazione danneggerà l'economia ed avrà un enorme impatto su altri settori. Il deficit esplosivo risultante costringerà la Federal Reserve non solo a perseguire la politica ZIRP, ma anche a stampare denaro a tavoletta per sostenere tali deficit comprando ulteriori bond del Tesoro.



LA CINA ANNASPA

Gli Stati Uniti non sono l'unica nazione a dover liquidare invesitmenti improduttivi portati avanti da interventismo del governo e painificazione centrale dell'economia attraverso le politiche della banca centrale. La Cina ha gonfiato un'enorme bolla immobiliare che sta trascinando a picco l'economia Cinese. Potete leggere un resoconto di questa bolla qui, qui, e qui.

Nel frattempo il deterioramento dell'economia Cinese sta accelerando, grazie anche al fantasma dell'aumento dei prezzi alimentari e dell'inflazione.

Leggiamo dalla relazione di SocGen:

I dati di Luglio sull'attività della Cina sono in generale più fiacchi di quanto ci si aspettasse

La produzione industriale è ulteriormente rallentata al 9.2% su base annua e la crescita nominale delle vendite al dettaglio è scesa al 13.1% su base annua, entrambi molto al di sotto delle aspettative. La crescita totale degli investimenti è rimasta al 20.4% su base annua, ma il tasso su base annua per il solo mese di Luglio è rallentato di 0.7ppt dal 21.1% del mese di Giugno.








Il settore immobiliare ha continuato ad esercitare una pressione al ribasso sulla dinamica della crescita complessiva. Nonostante il rimbalzo impressionante nelle vendite immobiliari (in termini di volume, +13% su base annua a Luglio rispetto al -3.3% di Giugno), la crescita degli investimenti in proprietà è scesa al di sotto del +10% su base annua, entro il quale gli investimenti in progetti residenziali è aumentato di solo il 4.8% su base annua a Luglio. Inoltre, il totale dei nuovi progetti è diminuito del 26.7% su base annua a Luglio ed i nuovi progetti residenziali si sono contratti del 30.4% su base annua. L'effetto di base è stato uno dei fattori che contribuiscono a tale forte calo, ma la tendenza in atto dal Q1 è stata inequivocabilmente lenta.

Gli investimenti infrastrutturali sono aumentati, ma erano ancora troppo modesti per compensare la resistenza del settore immobiliare. La crescita del settore ferroviario è arrivata al -6.6% su base annua nel mese di Luglio rispetto al -21.5% su base annua del mese di Giugno e la crescita del settore autostradale è rimbalzata al 8.5% su base annua dal -6.9% su base annua. Questo trend è destinato a persistere nei prossimi mesi, con l'aiuto dell'espansione del credito e dell'accelerazione delle emissioni obbligazionarie.

Abbiamo affermato che Pechino non è disposta a ripetere lo stimolo degli investimenti del 2009/10 e che una moderata spinta agli investimenti infrastrutturali senza un allentamento nelle politiche della proprietà non sarà sufficiente a portare una crescita complessiva sostanziale. I dati di oggi riconfermano il nostro punto di vista. E, purtroppo, il fondo sembra essere più profondo di quanto inizialmente previsto.

Chiaramente, le politiche allentate annunciate finora non sono pienamente penetrate attraverso l'economia reale. La determinazione del governo centrale di frenare i prezzi degli immobili continueranno ad ostacolare la sua spinta per gli investimenti pubblici. Pensiamo che le opzioni della PBoC potrebbero essere ancora più limitate se l'inflazione alimentare continuerà da qui in avanti. Pensiamo che l'azione più probabile dalla PBoC sarà un'ulteriore espansione di liquidità tramite il reverse repo e tagli al coefficiente di riserva, insieme ad un incremento dei prestiti bancari. Continuiamo a cercare un taglio di 50bp RRR nel mese di Agosto.

Visti i dati di oggi e le aspettative per un ulteriore allentamento incrementale, rivediamo le nostre previsioni sulla crescita del PIL nel Q3 dall'8% su base annua al 7.7% su base annua, ma la nostra previsione per il Q4 all'8% su base annua resta immutata. Questa revisione riduce la nostra previsione di crescita annuale al 7.8% dal 7.9%.





"ADDIO MONDO CRUDELE!"

Poi c'è l'Europa alle prese con bolle obbligazionarie, debiti crescenti, deficit crescenti, tassazione rampante, correzioni del mercato annullate a botte di cartaccia e politiche anticicliche volte a salvaguardare istituzioni zombie. Ma le peggiori paure dei pianificatori centrali si stanno avverando, poiché possono perdere da un momento all'altro le redini del loro gioco. Infatti, la Francia molto probabilmente finirà presto nei guai e si unirà alla mandria dei PIIGS

Uno dopo l'altro i pezzi del domino stanno crollando, e mentre cadono fanno vacillare paurosamente gli altri tasselli rimasti in piedi. Restano pochi paesi forti, molti sono ormai deboli. I pochi ancora con una parvenza di economia in crescita sono spaventati a morte. Ed ogni volta che un'economia si ritrova sull'orlo del baratro, le altre rimaste sono chiamate a spendere miliardi (centinaia di miliardi) di euro che non hanno per tentare di mantenere in vita dei cadaveri viventi. Ciò, a sua volta, crea un maggiore consumo del bacino delle risorse reali per sovvenzionare... il nulla.

Mi spiego meglio. L'Eurozona è formata da 17 nazioni. La Germania è la più grande, poi c'è la Francia, poi l'Italia, poi la Spagna, ecc. Ogni volta che un pezzo del domino cade, esso richiede che un altro stato-membro fornisca assistenza. Quando la Grecia si è trovata sull'orlo del fallimento ha chiesto aiuto alle restanti 16 entità. Quando l'Irlanda stava per cadere ne rimanevano 15. Il Portogallo ha assottigliato i ranghi a 14. Con Cipro scendiamo a 13. Ed ora i guai finanziari  Spagnoli lasciano il conto a 12. Mentre il domino continua a mietere tasselli, i costi dei fallimenti sono ripartiti tra i membri rimanenti. Stanno finendo.

La Spagna ormai è al di là della redenzione, con i mercati che dubitano fortemente della capacità degli Spagnoli di ripagare i propri debiti facendo aumentare i costi di finanziamento. Ora, il tassello che vacilla paurosamente è l'Italia. Leggiamo questo report di Goldman sull'implacabile implosione dell'Italia:

La crescita del PIL reale Italiano ha deluso nel secondo trimestre, al -0.7% su base trimestrale non annualizzata (0.1% al di sopra del consenso BBG, e dello 0.2% al di sotto delle previsioni GS), dopo un già debole -0.8% su base trimestrale nel primo trimestre. La contrazione su base annua è pari al -2.5%. Questo crea una base molto debole per la crescita nel 2012, spostando meccanicamente la nostra aspettativa di un punto di svolta più significativo a partire dal mese nel Q3, la regolazione "automatica" della nostra previsione suggerisce una contrazione prevista del PIL reale del 2.1% nel 2012.

  1. Il PIL reale si è contratto ad un ritmo forte sin dall'inizio dell'anno (Grafico). Il PIL in termini reali si è contratto dello 0.7% su base trimestrale nel Q2, dopo un -0.8% su base trimestrale nel Q1. La cifra del Q2 è stata una sorpresa negativa che va ad accumularsi ad una performance desolante già nel 1° trimestre. In prospettiva, gli indicatori principali non evidenziano alcun miglioramento significativo nel Q3.
  2. Non ci sono dettagli sulle componenti del PIL, ma è probabile che il declino sia ad ampio raggio. L'ISTAT non pubblica i dettagli della sua prima stima del PIL, ma ha dichiarato che l'attività si è contratta nell'agricoltura, nell'industria e nei servizi. Dati gli sviluppi del passato, presteremo particolare attenzione agli investimenti del settore privato, che sono diminuiti significativamente nel 1° trimestre (da -2.6% su base trimestrale nel 4° trimestre del 2011 a -3.6% su base trimestrale), fermi il 25% al di sotto del picco del 2007.
  3. La produzione industriale nel mese di Giugno ha deluso. Uscita questa mattina, la cifra della produzione industriale di Giugno si è rivelata più debole del previsto (-1.4% su base mensile, -1.7% per il 2° trimestre nel suo complesso, e un -8.2% su base annuale). La dinamica negativa è stata quasi equamente condivisa tra i settori industriali non energetici (consumo, investimento e beni intermedi).
  4. L'Italia sarà sotto stretto controllo macroeconomico nei trimestri a venire. La dinamica della recessione rischia di indebolire meccanicamente le entrate fiscali di quest'anno, creando ostacoli per il consolidamento fiscale che è altrimenti ben avviato. Guardando al futuro, saremo molto vigili sulle componenti del PIL, quando la seconda stima del PIL verrà rilasciata. Noi crediamo che l'economia nazionale -- in particolare il consumo privato e gli investimenti -- si trova ad affrontare forti venti contrari (risanamento dei conti pubblici, condizioni di finanziamento) che possono finire per danneggiare le dinamiche di crescita sequenziale di più di quello che attualmente prevediamo.




Il governo Italiano ha caricato il paese con un debito enorme ed ora, mentre procede nella Missione Impossibile di ripagarlo, le tasse stanno facendo a pezzi quello che rimane dell'attività imprenditoriale, incapace di sostenere tale onere. Il debito Italiano è arrivato alla tremenda cifra di €1.973 bilioni. Quello che davvero sorprende, oltre alle varie chiacchiere sull'austerità, sui tagli alla spesa e sulle riforme, è il ritmo a cui sta crescendo questo pesante carico. Il debito Italiano nel 1999 aumentava ad un ritmo di €2 miliardi al mese; nove anni dopo (grazie anche all'entrata nell'euro e la facilità di finanziamento dovuta ai tassi di interesse della Germania) questo ritmo è quasi raddoppiato a €3.8 miliardi al mese. Sin dal 2008, dopo lo scoppio della crisi e le ridicole ricette Keynesiane sulla spesa e sui deficit, il ritmo si è impennato ancora di più arrivando a €6.4 miliardi al mese.




Ma non è finita qui. Negli ultimi 9 mesi il ritmo della crescita del debito ha raggiunto i €9.5 miliardi al mese. E Monti parla ancora di ripresa? Nel suo mondo fatato, forse, dove i Keynesiani vanno girando con bacchette magiche e trasformano lo sterco in IOU del governo. E la gente li accetta.

Ma nella realtà sappiamo che la carta del governo non ha alcun valore. Ha "volore" solo perché ci sono tizi con pistole e distintivi che, minacciando la popolazione con la violenza, fanno in modo che ripensino ai propri set di valori e riordinino le priorità. Ma le persome scopriranno che le promesse hanno le gambe corte, e ne sono state fatte di assurde; dovranno cercare un salvagente per la tempesta che si addensa all'orizzonte.



SALVAGENTE

Questo salvagente risponde al nome di oro. Dopo il Comitato di Basilea e l'intenzione della Cina di utilizzarlo come copertura dell'offerta di moneta, la US Clearing House CME, il più grande mercato del mondo per i derivati, ha dichiarato di accettare l'oro come collaterale. Subito dopo, anche la branca Europea ha affermato di "aver esteso l'elegibilità a quello che può essere considerato collaterale per includere i lingotti d'oro."

Questo riconferma ancora una volta come l'oro sia denaro. Non solo, nonostante i veleni lanciati dai media mainstream sulle ultime performance di prezzo dell'oro, la sua resilienza è straordinaria.




Qui invece il grafico dell'S&P 500 prezzato in oro.




Attualmente, viviamo in un sistema paper standard e il problema è che la quantità di denaro nell'economia viene controllata dalle banche centrali. Dal momento che le banche centrali sono controllate dai pianificatori centrali e dai banchieri (ad esempio, Jamie Dimon di JPMorgan è membro del consiglio dei governatori della FED di New York), influenzeranno la FED affinché stampi denaro qualora ce ne fosse bisogno. Quando ciò avviene, scatenano nell'economia più ampia un processo scomposto di correzione al rialzo dei prezzi (ovvero, inflazione nei prezzi), truffando i poveri fessi che per ultimi ricevono il denaro creato da poco.

L'alternativa a questa mega-truffa è l'oro. I governi odiano l'oro, dal momento che non possono controllare l'offerta d'oro allo stesso modo con cui controllano il denaro cartaceo. Ecco perché nel corso della storia hanno spinto gli individui verso la cartaccia del governo (es. Ordine Esecutivo 6102), rendendo dapprima l'oro illegale e poi denigrandolo accademicamente ed informativamente.

Nonostante gli acquisti sfrenati della Cina e la sua volontà di ricostituire un nuovo gold standard, il fattore principale dietro la salita dei prezzi dell'oro sarà la stampa monetaria da parte delle principali banche centrali del mondo. Infatti, più cartaccia circolerà, più gli investitori cercheranno di proteggersi dall'inflazione nei prezzi acquistando oro; i primi a ricevere il denaro creato da poco avranno un enorme vantaggio, e man mano che circolerà e si diffonderà nell'economia più ampia, farà aumentare i prezzi in cui verrà incanalato.

Ad esempio, sin dalla creazione della FED, la base monetaria degli Stati Uniti ha subito crescenti pressioni al rialzo.




Ora, dopo l'inizio della recente crisi nel 2008, ci sono stati molti rallentamenti nella creazione di denaro da parte della FED.




Anche nell'ultimo anno, abbiamo potuto osservare questo rallentamento.




Quando ciò accade, la salita del prezzo dell'oro in dollari rallenta. Questo, infatti, è uno dei tanti fattori che influenzano il prezzo dell'oro. Ma è probabile che la FED inflazionerà di nuovo, forse dopo un nuovo crash o dopo le elezioni. Il Tesoro degli Stati Uniti è sommerso dai debiti e la FED è l'ultimo baluardo in grado di calciare il barattolo e permettere ai pianificatori centrali di governare ancora un altro pò.



CONCLUSIONE

Durante un boom artificiale uscito dalla stampante monetaria, l'inflazione crea l'illusione del profitto e distorce il calcolo economico. Quello che il libero mercato fa meglio è premiare l'efficienza e punire l'inefficienza. Ma a causa del suddetto boom, tutti vengono attratti dal settore che sforna illusioni. Tutti pensano di essere in grado di fare di tutto. Durante questo periodo, di conseguenza, la qualità del lavoro cala poiché si tenta di produrre il più velocemetne possibile incuranti della durevolezza degli oggetti creati. In generale, le persone si innamorano di schemi di guadagno che promettono una ricchezza veloce senza alcun prezzo... visibile. La bolla immobiliare ha lanciato questo monito a tutti quelli che pensavano di essere esperti nel settore immobiliare mentre invece facevano tutt'altro lavoro. Non hanno imparato la lezione. Ancora si fidano delle promesse dei pianificatori centrali. Avranno un brutto risveglio.

Nel 1929 Andrew Mellon disse ad Herbert Hoover: "Liquidare il lavoro, liquidare le azioni, liquidare gli agricoltori, liquidare il settore immobiliare [...]. Ciò purificherà le fondamenta del sistema. L'elevato costo della vita si abbasserà. Le persone dovranno lavorare duramente, vivere una vita più morale. I valori verranno aggiustati, e le persone intraprendenti spodesteranno quelle meno competitive."


14 commenti:

  1. Minchia Fra, ma come fai a tradurre tanta roba ogni giorno?! Cheers! :)

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  2. Ciao Er Monnezza.

    Stavolta c'ho messo molto del mio, pertanto le traduzioni hanno ricoperto un ruolo marginale nel post di oggi. Però di solito dò sfogo al Jerry Lewis che è in me ogni qual volta vedo un testo di economia. :)

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  3. A pag.45 dell' incartapesce keynesiano di via Solferino di oggi ho trovato una perla di rara bellezza.
    Intervista a Clint Eastwood.
    La mia parola d'ordine è keep going. Sono un libertario che a volte ha bisogno di regole da conservatore lontane cmq dal cosiddetto potere della politica. I miei genitori all'epoca della depressione, quando non c'era il welfare, mi hanno insegnato che se hai dieci dollari quelli devi spendere e non di più . Oggi tutti se ne dimenticano. ...

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  4. Keep going voglio tradurlo libertarianamente con ne cede malis.
    Che ne dici?

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  5. Ciao Andrea.

    Io a "keep going" anteporrei un "hang in," dato che la frase intera sarebbe tu ne cede malis sed contra audentior ito. Credo renda meglio l'idea.

    Comunque, Clint è sempre il buon vecchio Clint.

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  6. Ciao Francesco, vorrei sottoporre al tua attenzione questo articolo http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-11-03/sono-bolle-monetarie-denaro-090632.shtml?uuid=Ab03ndzG
    Secondo questa impostazione nessun aumento dell'offerta di moneta può creare bolle monetarie che ne pensi?

    Luca

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  7. Ciao Luca.

    Conosco l'autore dell'articolo e ci sono molte pubblicazione su questo blog riferite alle menzogne e alle stupidaggini proferite da questo Keynesiano doc. Infatti, ti invito a fare una ricerca con la praola chaive "krugman" ed avrai di che sbizzarrirrti.

    Giusto per mettere i puntini sulle "i," Krugman è la stessa persona che nel 2002 invocò e poi nel 2006 difese la bolla immobiliare.

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  8. Grazie Simone, lucido come sempre; un'ultima cosa: tutti i sostenitori della pianificazione centralizzata e dello statalismo prendo a modello i paesi scandinavi che , effettivamente, hanno un ingerenza statale impressionante nella vita economica...è davvero tutto rosa e fiori nel nord europa?

    Luca

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  9. Si ok ma c'è qualcosa che non mi torna: se davvero le istituzioni svedesi si sono accorte del fallimento dello stato assistenziale come mai la svezia continua ad avere il livello più alto di tassazione (l'aliquota massima arriva al 55%). Un livello così elevato si giustifica solo in quadro di politica economica fortemente interventista in cui il gettito tributario alimenta l'welfare. Se davvero si fossero resi conto dell'errore il primo passo sarebbe stato quello di una drastica riduzione della pressione fiscale.

    Luca

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  10. Ciao Luca.

    Sinceramente non sapevo di questo livello di tassazione. Anzi, come suggerisce il primo articolo del mio precedente commento, nel bel mezzo della recessione globale l'economia Svedese ha fatto registrare un aumento del PIL del 6.1% nel 2010 e del 3.9% l'anno scorso.

    Perché? Perchè è accaduto qualcosa di insolito: la banca centrale ha aumentato i tassi ed il governo ha abbassato le tasse per tutti compresi i ricchi.

    Per questo motivo credevo che le istituzioni si fossero ravvedute sulle politiche assistenziali fallimentari. Le finanze pubbliche sono relativamentez solide. Infatti, il governo ha un avanzo di bilancio (seppur esiguo) ed il debito (rispetto al crash valutario del 1992) è stato quasi del tutto ripagato.

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  11. Hai stuzziacato la mia curiosità Luca e ho fatto ulteriori ricerche sull'argomento che si indirizzassero precisamente ai dubbi che sollevi. Ti propongo questo paper in pdf che illustra pregevolmente la storia economica e politica della Svezia illuminandoci sulla natura della componente assistenziale, fiscale e liberale.

    Una lettura caldamente consigliata: The surprising ingredients of Swedish success – free markets and social cohesion.

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